5.

Dieci minuti dopo, Jung fissava ancora la pagina, senza vederla.

Leonardo.

Certo. Di quale altro personaggio della Firenze del Quattrocento avrebbe potuto scrivere Pilgrim?

E di sicuro quel disegno era stato pubblicato nel suo libro su Leonardo da Vinci: era il primo originale leonardesco che Pilgrim avesse mai visto, a giudicare dall’appunto finale. E forse era anche la prima volta che aveva posato gli occhi sulla famosa scrittura speculare dell’artista.

Jung allungò la mano e spense la lampada. L’alba era già passata. Era sorto il sole.

Aveva freddo. Non poteva più leggere. Il giovane Angelo doveva attendere. Era abbastanza aver incontrato Leonardo.

Alzò il collo della vestaglia e rimase seduto per un istante, stringendosi e compiangendo la donna, morta ormai da quattrocentoquindici anni.

Un bottone di legno.

Abbassò lo sguardo sul diario, con la pagina ancora aperta, in attesa di essere voltata.

No. Non ora. Non ancora. Poteva bastare. Poteva bastare.

Jung afferrò il bicchiere mezzo pieno di brandy, si alzò e andò alla finestra.

Emma aveva dormito durante tutto quel tumulto?

Che bizzarra domanda. Che idea bizzarra. Com’era bizzarro immaginare che lei fosse stata testimone della scena che lui aveva appena finito di leggere, che avesse udito le raffiche di vento, lo strepito degli zoccoli dei cavalli, i cani che abbaiavano, che avesse visto le ombre che saltavano sui muri.

D’altra parte, gli sembrava che la scena si fosse svolta davanti ai suoi occhi, come se avesse guardato dalla finestra e avesse visto la figura che avanzava a grandi passi come un pellegrino verso la luce. Leonardo.

Jung udì la ragazza che passava dal corridoio oltre la porta aperta.

Santo cielo, come si chiama? Come si chiama? Era nuova. Frau Emmenthal l’aveva assunta solo la settimana prima. E come faceva lui a scordarsi il suo nome? Gli era stato inculcato tante volte con tanta cortesia, ripetuto otto volte al giorno! Sorridendo, chinandosi, parlando sottovoce: Sono... sono... sono... gli aveva detto la ragazza.

«Maledizione, come ti chiami?»

La ragazza portava un vassoio con del pane e una tazza di cioccolata a Emma, e si fermò sulla soglia, confusa. Il dottore aveva parlato, ma di sicuro non a lei.

Si voltò a scrutare nel buio alle sue spalle per vedere se c’era qualcun altro.

«Io, signore?»

«Sì. Tu».

«Mi chiamo Lotte, Herr Doktor. Charlotte, la nuova cameriera. Frau Emmenthal...»

«Ah, sì». E adesso cosa dire? Si stava rendendo ridicolo. «Ti ho già vista?»

«Sì, Herr Doktor. Sono qui da una settimana, ormai».

«C’è altra cioccolata in cucina?»

«Sì, Herr Doktor».

«Bene. Allora lascia qui quel vassoio e preparane un altro per Frau Doktor Jung».

«Sì, signore».

Lotte, che aveva capelli color miele stretti in una treccia che le ricadeva lungo la schiena, passò davanti a lui con il vassoio e lo posò sul tavolo dello studio in mezzo a cataste di libri. Poi scappò subito via.

Batté un orologio.

Le sette.

Non avrebbe dormito. Solo il pane e la cioccolata, poi la barba – mi spunterò i baffi! –, un bagno sontuoso e poi direttamente da Pilgrim.

Mentre riempiva la tazza, Jung sorrise. Che immagine: direttamente da Pilgrim senza infilare i vestiti! E guarda: nevicava ancora.

Inghiottendo il primo lungo sorso di cacao, chiuse gli occhi ed evocò l’immagine della sua figura nuda e fumante che si levava dal bagno e avanzava sotto una silenziosa nevicata.

Porterò il taccuino, naturalmente. E la penna. E forse un bastone.

Un bastone. Giusto.

L’immagine perfetta di un pellegrino nudo.