Nel tardo pomeriggio del 19 giugno, Pilgrim mandò il secondo messaggio a Forster.
Nel primo messaggio aveva scritto: MI È GIUNTA VOCE CHE STAI PREPARANDO L’EVACUAZIONE DAL SITO PRESENTE. COMPRA MAPPE: SVIZZ., FRANCIA. ANCHE 500 STERLINE PRESSO ZÜR. BANK. P.
Il secondo messaggio diceva: GINNASTICA GIORNALIERA GIARDINO MURATO DIETRO CLINICA. ATTENZIONE VETRO. SUGGERISCO SCALA DI CORDA CON IMBOTTITURA. COMUNICHERÒ DATA ORA PROSSIMI DUE GIORNI. CARBURANTE EXTRA PER AUTO. LUNGO VIAGGIO. P.
Restavano due piccioni nella gabbia.
Il giorno seguente, giovedì 20 giugno, Pilgrim, indossando un vestito bianco e occhiali scuri – faceva estremamente caldo – discese con l’ascensore al piano terra e si fece accompagnare al “cortile della prigione”.
Kessler blaterava di angeli.
«Ha sentito parlare dei nove gradi della gerarchia celeste, signor Pilgrim? Molto interessante. Ci sono serafini, cherubini, troni, dominazioni, principati, potestà, virtù, arcangeli e angeli. Sono fermamente convinto che lei abbia il potere di essere del nono ordine. Ho visto le sue ali quando è arrivato».
«Se lo dice lei».
«Sì, signore».
«E dove potrebbero essere adesso le mie ali?»
«Non ho la risposta, signore. Nella mia mente, immagino. So che non erano reali, ma il fatto è che sembravano reali, e io volevo che lo fossero. Non ha mai voluto che fosse vero qualcosa che non lo era, anche se sapeva che non poteva diventare vero? Come posti meravigliosi nei sogni, o gli angeli...»
«Sì. Ho voluto fortemente che fosse vero qualcosa che non era vero. Fortemente».
«Vede. È quello che dico io».
Pilgrim sorrise. L’innocenza di Kessler era incantevole.
Nel cortile c’erano molte altre persone. Pilgrim ne conosceva alcune, ma altre non le aveva mai viste. C’era l’uomo che credeva di essere un cane e l’uomo che sosteneva di aver mangiato i suoi figli. C’era anche la donna che aveva tentato di uccidere il suo guardiano e adesso era così imbottita di sedativi che riusciva a malapena a camminare. E la donna inglese che aveva l’aria da tenutaria di bordello.
C’erano altri due ospiti che attirarono l’attenzione di Pilgrim. Non li aveva mai visti prima. Uno era un uomo che stava accumulando un mucchio di sabbia su un tavolo ed era laboriosamente intento a contarne i granelli. «Neuntausendzweiundfünfzig», mormorava, «neuntausenddreiundfünfzig...» Il mucchio non sembrava si fosse ridotto.
L’altra nuova ospite era una donna che aveva l’aspetto di un’attrice bambina. Non raggiungeva forse nemmeno il metro e cinquanta, e portava i capelli stretti con un grande nastro rosa. Il vestito che indossava sarebbe andato bene per una bambina di dodici anni, con calze di maglia e un paio di pantofole rosse. Era affidata a Dora Henkel, che era ancora in lutto per la contessa Blavinskaja. Pilgrim notò il nastro nero appuntato sul petto dell’uniforme. Le due donne formavano una coppia dall’aria sconfortata, mentre camminavano a braccetto all’ombra di un parasole di carta giapponese.
Che curiosa collezione, pensò Pilgrim prendendo posto nella parata. Cani, infanticidi, aspiranti assassine, maniaci della sabbia, tenutarie di bordelli e finte bambine. Per non parlare di angeli, a dar retta a Kessler.
Un paio d’ali sarebbe benvenuto, pensò. Potrei fare l’Icaro e, ammaestrato dall’esperienza, non volerei troppo vicino al sole. Se non altro le ali mi porterebbero fuori di qui.
Libertà.
Qualunque cosa significasse. L’altra parte del muro. Una terra selvaggia di ignote possibilità.
Erano le due del pomeriggio.
Alle due e mezzo, i dottori Bleuler, Furtwängler, Menken, Raddi e Jung comparvero a una finestra aperta che dava sul cortile.
La visita precedeva una delle regolari riunioni nello studio del direttore, dove Bleuler riceveva i rapporti dei medici sui progressi dei pazienti e li valutava.
Vedendo le figure alla finestra, Pilgrim si innervosì. Dio non voglia che uno di loro, o chiunque altro, arrivi alla finestra durante la fuga. Il muro era perfettamente visibile da quel punto rialzato, e forse anche ciò che c’era oltre il muro.
Bleuler disse: «Ce ne sono così tanti nel cortile. Stiamo regredendo invece di fare progressi?»
Jung distolse lo sguardo. Pensò: L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono osservazioni sprezzanti come questa. Adesso e sempre. Come può un uomo di tale statura essere così insensibile? Ci stiamo provando! avrebbe voluto gridare.
Furtwängler, sempre pronto a dare spiegazioni, disse al dottor Bleuler che secondo lui la ragione per cui c’erano tanti pazienti nel cortile d’isolamento, come lo chiamava, era che troppi medici interferivano nel lavoro altrui. Non fece nomi.
«Un paziente è un paziente», disse Furtwängler, «e ogni paziente ha il suo medico, uno e unico. Ma ultimamente ci sono state interferenze...» e diede alla parola una curiosa enfasi «... e il risultato è che non solo abbiamo più pazienti nel cortile d’isolamento, ma anche una paziente morta».
«Immagino che intenda la contessa Blavinskaja», disse Bleuler.
«Sì», rispose Furtwängler. «A meno che, naturalmente, non ne abbiamo ultimamente perso un altro e io non lo sappia».
Nessuno parlò.
Poi Jung disse: «Sono pienamente disposto a ritirarmi se il dottor Furtwängler insiste con le sue accuse...»
«Non ho fatto nomi, Carl Gustav. Neanche uno», replicò Furtwängler.
Leccapiedi, pensò Jung. Cortigiano. Leccaculo.
Ad alta voce disse: «Sono io che ho perso la contessa Blavinskaja. L’ho persa perché non sono riuscito a salvarla in tempo dalle macchinazioni di Josef Furtwängler». Si voltò verso Furtwängler, che era impallidito, e gli disse direttamente: «Tu l’hai uccisa. Hai ucciso il suo spirito e la sua voglia di vivere. Hai distrutto la sua capacità di sopravvivere. E», ormai la sua collera aveva raggiunto un livello tale che alcuni dei pazienti in cortile si fermarono per guardare verso la finestra, «e quattro delle persone lì sotto sono tue!»
Ci fu un istante di silenzio e poi Bleuler chiese: «È vero?»
«Sì, signore», disse Raddi, che era responsabile del padiglione dei violenti. «Sfortunatamente è così».
«Quali pazienti sarebbero?» chiese freddamente Bleuler.
Il dottor Raddi nominò l’“infanticida”, l’“aspirante assassina”, la “tenutaria di bordello” e l’“uomo della sabbia”.
Bleuler annuì e poi chiese: «E gli altri?»
«L’uomo-che-vive-da-sempre è mio», confessò Jung.
E Archie Menken disse: «La donna-che-crede-di-essere-una-bambina è mia».
Bleuler disse: «E perché avete fallito con questi due? In che modo avete fallito?»
Archie guardò Jung e disse: «Credo che abbiamo un problema comune. Nessuno dei due pazienti sembra avere la più vaga idea del mondo reale. Non è un luogo che evitano, come accade agli altri, ma un luogo che non riconoscono».
«È d’accordo, dottor Jung?» chiese Bleuler.
«Sì, signore».
«E lei, dottor Furtwängler?» continuò Bleuler. «L’infanticida, l’aspirante assassina, la tenutaria di bordello e l’uomo della sabbia hanno qualche idea della realtà?»
Furtwängler fece uno dei suoi sorrisi incantatori.
«Ma naturalmente», disse. «Ci vivono».
Bleuler abbassò di nuovo lo sguardo sul cortile.
La parata continuava. I volti erano più o meno oscurati dall’angolo di visuale.
Se fosse un mulino, stava pensando Jung, potrebbero cavare l’acqua da un pozzo o trasformare miglio in farina...
«Andiamo giù», disse Bleuler.
E scesero.
L’“attrice bambina” inciampò e cadde. Gridò.
Si era sbucciata le ginocchia e le calze si erano rotte.
Dora la aiutò a rialzarsi e la fece sedere su una panchina, dove arrivò subito la tenutaria di bordello a confortarla.
«Oooh!» disse. «Che bella bambina! E sai cantare?»
L’attrice bambina, pur singhiozzando, riuscì ugualmente – come fanno i bambini quando piangono con gli occhi asciutti – a esalare una risposta soffocata.
«So cantare Maria aveva un agnellino».
«Allora cantiamo», disse la tenutaria di bordello, e cominciò: «Maria aveva un agnellino... Avanti, tesoro, canta anche tu! La lana era bianca come neve...»
La bambina finalmente si mise a cantare.
«Ecco! Va’ avanti! E ovunque andava Maria, l’agnello la seguiva...»
Gli altri si fermarono ad ascoltare. La voce della tenutaria di bordello era quasi baritonale, ma quella della bambina era dolce e delicata. Finirono Maria e passarono a Bo-Peep.
«Il piccolo Bo-Peep ha perso le sue pecore. E non sa dove trovarle...»
Pilgrim, sentendosi in extremis, scrutò le mura.
Si deve uscire di qui. Si deve...
Ma se fosse riuscito a suscitare la diversione offerta dal canto, avrebbe potuto scappare in pochi secondi, e nessuno se ne sarebbe accorto.