23.

«Come avete conosciuto mio marito?» domandò Creesjie al predikant, chiudendo la porta alle loro spalle. «Avete detto di essere stato un suo grande amico».

Dorothea era rimasta sul ponte con i ragazzi, mentre il resto del gruppo si era ritirato nella cabina di Creesjie, identica nelle proporzioni a quella di Sara. Tranne ovviamente per il fatto che non aveva un’enorme arpa in un angolo, dettaglio che la faceva sembrare quasi spaziosa, in confronto. Sul pavimento era steso un bel tappeto, cosparso di giocattoli in legno. Appesi al muro c’erano dei quadri, tra cui un ritratto del secondo marito di Creesjie, Pieter.

Era in piedi tra i suoi segugi, davanti alla loro maestosa casa di Amsterdam. A parte lo splendido vestito, era l’immagine precisa dei due figli, con le stesse orecchie a sventola, gli occhi maliziosi e il mezzo sorriso che suggeriva il profilarsi, all’orizzonte, di qualche piccola disavventura.

Qualcosa, in quel quadro, inquietò Sara, che però non riuscì immediatamente a dire di che cosa si trattasse. Forse aveva a che fare con i destini contrastanti del cacciatore di streghe del quadro e di chi lo stava guardando. Le vesti di Sander erano quattro stracci con qualche cucitura, e le sue fragili e vecchie membra erano deformi. Ogni gesto che faceva sembrava arrecargli dolore.

«Predikant!» lo chiamò Creesjie, attirando la sua attenzione.

«Ah, sì» fece lui, distogliendo lo sguardo dal quadro con un’espressione sofferente. «Vogliate perdonarmi, ma è da molto tempo che non vedo il mio amico. Trovarmelo davanti, anche se così, be’... mi riporta alla mente una serie di ricordi».

«Di che tipo?» chiese Lia, che condivideva con il padre una certa impazienza di fronte ai sentimentalismi.

«Pieter è stato mio studente, per un periodo» rispose lui, «anche se ammetto francamente che era molto più abile di me». Scosse la testa, incapace di tenere gli occhi lontano dal quadro. «Era un grande uomo: un eroe».

Creesjie si stava versando del vino, con la mano che le tremava.

Non parlava molto di Pieter, ma Sara aveva capito quanto fosse stato profondo il loro amore. Creesjie era nata da una coppia di benestanti coltivatori terrieri che avevano bisogno di figli maschi per i campi, e non di femmine per il focolare. L’avevano data in sposa molto giovane, poi si erano dimenticati di lei. Il suo primo marito era un animale; ma quando la sua bellezza era sbocciata e lei aveva iniziato a intuirne il potere, si era resa conto che non era necessario soffrire.

Era fuggita a Rotterdam ed era diventata una cortigiana.

Ufficialmente, aveva conosciuto Pieter a un ballo. Ufficiosamente, lo aveva incontrato in un bordello, e tra i due era stata attrazione a prima vista. Su quelle insolite basi, era nata una nuova vita. Sara non lo aveva mai conosciuto, ma da tutti i racconti si desumeva che Pieter fosse di indole buona, un’anima generosa che elargiva denaro e risate, totalmente dedito a eliminare i malefici, ovunque ne trovasse.

Sander sospirò, passandosi una mano grigia e rugosa sul volto altrettanto grigio.

«È stata l’ammirazione che nutro per vostro marito a portarmi qui» raccontò, mentre Creesjie ingollava vino per calmare i nervi. «Due anni fa, ho ricevuto una sua lettera in cui mi pregava di aiutarlo. Diceva che un demone chiamato il Vecchio Tom, contro cui aveva combattuto nelle Province, gli stava dando la caccia. Ha aggiunto che stava fuggendo a Batavia e mi ha inviato del denaro in modo che potessi prenotare un passaggio su una nave e raggiungerlo. Credeva che insieme avremmo potuto finalmente sconfiggere questo demone».

Creesjie posò con delicatezza il vino, la confusione scritta chiaramente sul suo volto. «Non è così che è andata» lo contraddisse. «Il demone ci ha trovati, sì. Ma siamo fuggiti a Lille. Ed è stato quattro anni fa, non due. Mio marito era morto da tempo quando avete ricevuto quella lettera».

Sander rimase perplesso. «Forse aveva in mente di andare a Batavia in seguito, ma...»

«Non aveva mai sentito parlare di Batavia» negò Creesjie. «Nessuno dei due l’aveva mai sentita nominare. L’unica ragione per cui sono qui è perché Jan Haan mi ha mandata a chiamare, dopo aver saputo della morte di Pieter».

Il volto del vecchio predikant si contrasse in una smorfia, i suoi pensieri persi in acque sconosciute. «Ma mi ha chiesto di venire» ripeté ostinato.

«Siete sicuro dei dettagli?» gli chiese Sara.

«Naturalmente» sbuffò lui, seccato dalla domanda. «Ho letto quella lettera un centinaio di volte». Guardò Isabel. «Andresti a prendermela, mia cara? È nel mio baule». La ragazza si avviò verso la porta. «Per favore, lascia qui il libro, ci servirà».

Lei rispose a quella richiesta con un’occhiata dubbiosa, guadagnandosi un’espressione di rimprovero da parte dell’uomo. Intimidita, si tolse la pesante tracolla, depositandola con grande cura sullo scrittoio di Creesjie.

Un istante dopo, se ne era andata.

«Dopo aver ricevuto la lettera di Pieter, ho prenotato un passaggio su una nave per Batavia» continuò Sander, zoppicando fino al tavolino. «Ma quando sono arrivato, ho saputo che madama Jens era ormai vedova. Ho immaginato che fosse successo lì e ho cercato di incontrarvi, ma voi avevate già preso residenza al forte. Le guardie non sono state comprensive e mi hanno mandato via. Non hanno nemmeno accettato di trasmettervi un messaggio, così ho fondato una piccola chiesa, chiedendo alla mia congregazione di portarmi notizie degli avvenimenti diabolici che avvenivano in città. Le mie indagini erano giunte a un punto morto, quando un carpentiere è venuto alla mia chiesa a confessarsi. Ha detto di aver udito un sussurro, nell’oscurità, qualcuno che si faceva chiamare Vecchio Tom, e di aver stretto con lui un accordo, con il quale gli veniva offerto di diventare ricco in cambio di qualche piccolo favore. Il carpentiere voleva sapere se Dio l’avrebbe perdonato».

Le parole del predikant erano talmente rigonfie di biasimo, che Sara rimase sorpresa che non ci si fosse strozzato.

«Il nome del carpentiere era Bosey?» gli chiese.

«Una cosa del genere» rispose lui vago, agitando la mano. «Era zoppo».

«Era Bosey» confermò Sara. «Aveva la lebbra quando l’avete incontrato?»

«No, ma quella è stata di certo opera del Vecchio Tom». Gli occhi gli brillavano crudeli. «Chi fa un patto con il diavolo, è legato a lui. Se resiste alla sua volontà, comincia a imputridire e può riaversi solo obbedendo ai suoi ordini. Il diavolo usa quelle creature sventurate come suoi messaggeri. Sono i suoi fanti».

Lia si stava agitando, preoccupata. «Mamma» bisbigliò. «Non possiamo fare tardi a colazione, papà...»

«Bosey vi ha detto quali favori gli erano stati richiesti?» la interruppe Sara, facendole cenno di fare silenzio.

«A quanto pare, il Vecchio Tom progettava di viaggiare a bordo della Saardam, ma prima doveva essere preparata».

«Preparata come?» si domandò Creesjie.

«Non l’ha detto. Mi ha detto solo che il Vecchio Tom aveva intenzione di banchettare con una sofferenza talmente grande che gli sarebbe bastata per anni, anche se il carpentiere non sapeva nient’altro, in proposito».

Aprendo la tracolla, il predikant tolse con cura un volume rilegato in pelle dall’involto di vello di pecora in cui era custodito. «È un libro dei demoni» disse Creesjie, sbalordita.

«Che cos’è un libro dei demoni?» chiese Lia, avvicinandosi al tomo.

«Una trattazione tassonomica dei demoni esistenti» rispose Sander, pulendo con la manica una chiazza di polvere dalla coperta del libro. «Ne elenca le gerarchie e i metodi caratteristici di corruzione, e spiega come sbarazzarci di loro. È l’arma più potente che un cacciatore di streghe possieda. Tutti gli appartenenti al mio ordine ne hanno una copia personale».

«Ho sentito dire che anche re Giacomo ha compilato un libro simile» disse Lia sbirciando nervosa da sopra la spalla ossuta del predikant.

Sara sorrise. Persino terrorizzata, sua figlia non riusciva a resistere al fascino della conoscenza.

«Incompleto e speculativo» lo liquidò Sander sprezzante. «Le sue conclusioni discendono da un’eresia». Passò un dito lungo la costa del volume con amore. «I membri del mio ordine si incontrano regolarmente per condividere quello che hanno scoperto durante le loro indagini, e scrivere poi le nuove informazioni nei loro tomi. Ogni libro dei demoni contiene il sapere riunito di tutti i cacciatori di streghe, ottenuto nel corso di vite e vite passate a indagare sui malefici. Quanto a conoscenza, solo la Bibbia può fargli concorrenza».

Sander scorse con le dita tremanti le pagine di pergamena del suo libro dei demoni. Erano tutte piene di intricati disegni e incorniciate da scritte in latino riccamente ornate. Dopo aver trovato la pagina che cercava, si fece da parte in modo che potessero vederla.

Le donne indietreggiarono. Lia emise un lieve gorgoglio di repulsione, mentre Creesjie fece istintivamente il segno della croce nell’aria. Persino Sara distolse gli occhi.

Il disegno era raccapricciante.

Mostrava un vecchio nudo con ali di pipistrello, a cavallo di un lupo che del pipistrello aveva invece la testa. Con una mano artigliata, il vecchio sfiorava la guancia di un bambino che il lupo teneva bloccato a terra. Il terzetto era attorniato da un cerchio di lebbrosi incappucciati.

«È quello il Vecchio Tom?» chiese Sara, rabbrividendo disgustata.

«Sì» replicò Sander.

«Se quel coso fosse a bordo della Saardam, lo sapremmo» esclamò Creesjie incredula.

«Questa è una delle tante forme che può assumere il demone, ma non quella che sta usando correntemente» replicò Sander. «Il Vecchio Tom che è salito a bordo della Saardam ha l’aspetto di uno di noi».

«State dicendo che...»

«Uno dei passeggeri è posseduto».

Nella cabina calò un silenzio stupefatto.

«Ma chi?» chiese Sara alla fine.

Il predikant scosse la testa. «Sono qui per scoprirlo».