67.

Il capitano Crauwels scese i gradini due alla volta, correndo verso i ponti inferiori, dove erano tutti in preda al terrore.

La Saardam era bloccata, i suoi ordini inascoltati. L’Ottava Lanterna si era avvicinata abbastanza da abbordarli, ma li aveva danneggiati senza sparare nemmeno un colpo. Poi si era allontanata, paga del suo intervento infernale.

Giunto al locale sotto il mezzo ponte, trovò una massa di corpi sulla scala che portava al ponte inferiore, con marinai e passeggeri che lottavano per uscire.

Del fumo bianco passava sopra di loro e filtrava dalle griglie.

Chi era riuscito a fuggire era in ginocchio e tossiva.

Isaack Larme stava aiutando l’equipaggio all’altro capo della nave, mentre Arent Hayes liberava i passeggeri schiacciati. Aveva ancora un colorito grigiastro, la pelle coperta da una patina di sudore, ma sembrava che la sua forza fosse rimasta intatta.

«Dobbiamo scendere là sotto e spegnere il fuoco» gridò Crauwels nel clamore, osservando i passeggeri che si spintonavano sulla scala come formiche in fuga da un nido distrutto.

«Non c’è fuoco» gridò Hayes di rimando, tirando via un altro passeggero. «Non ci sono fiamme né calore. Non so cosa sia, ma l’unico pericolo là sotto è il panico».

Notando un bambino nella folla, Arent si allungò tra i corpi ammassati e lo sollevò tra le braccia, posandolo al sicuro sul ponte. La madre balzò avanti e lo strinse forte, in lacrime.

«Se non è un incendio, cos’è?» chiese Crauwels.

«Opera del lebbroso» tossì il piantone, facendosi largo sui gradini.

Aveva gli occhi arrossati dal fuoco, le lacrime che gli scivolavano lungo il viso. Era ancora debole per le frustate, ma aveva ripreso a svolgere le sue mansioni nella polveriera. «L’ho visto nel fumo... ha ucciso Wyck e...» Corse verso il parapetto e vomitò nell’oceano.

Arent si lanciò tra la folla, scendendo le scale.

Crauwels lo seguì, sfruttando la via che aveva aperto. Il fumo si stava già diradando, allungando le sue dita impalpabili fuori dagli oblò.

A terra erano rimasti dei corpi. Alcuni erano privi di sensi, altri gemevano, stringendosi arti insanguinati.

«Queste persone hanno bisogno di cure» gridò Crauwels verso l’alto, mentre s’inoltrava in quel disastro.

Non ci misero molto a trovare Johannes Wyck disteso in modo scomposto su una tavola, il viso contratto nell’ultima espressione che mai avrebbe avuto. Era stato sventrato, come gli animali nella stiva.

«Per tutti i demoni, che sta facendo il Vecchio Tom alla mia nave?» esclamò il capitano, lo stomaco sottosopra.

Nella sua carriera aveva visto una quantità di cadaveri, ma mai nessuno trapassato da una lama con tanto gusto.

Arent si era inginocchiato accanto al corpo e lo stava esaminando con attenzione. Emise un grugnito soddisfatto, poi si alzò.

«Bisogna mandare a chiamare Isabel» ordinò.

«Perché?»

«Perché Wyck odora di paprika».

Crauwels non riusciva a immaginare una risposta meno sensata, ma Arent non sembrava affatto disposto a spiegarsi meglio. Si stava già allontanando a passo deciso, diretto verso la porta più lontana.

«Dove andate?» gli gridò dietro Crauwels.

«A tirar fuori Sammy dalla cella. Questa storia è durata fin troppo. C’è bisogno di lui».