75.

Arent uscì dalla caverna e tornò al campo. Sotto le chiome degli alberi erano stati accesi alcuni piccoli fuochi, intorno ai quali si erano radunati dei passeggeri che cercavano di asciugarsi. La pioggia era diventata quasi una nebbia, ma chiunque vi si esponesse anche solo per pochi minuti ne usciva zuppo.

I moschettieri trascinavano corpi, accatastandoli, mentre altri sollevavano i coperchi delle casse recuperate per fare un inventario delle scorte disponibili. Gridavano ciò che trovavano al piantone, che teneva un registro. Vedendo Arent, Van de Heuval gli rivolse un saluto veloce.

«Una cassa di agnello essiccato».

«Due casse di gallette».

«Tre barili di birra».

«Quattro bottiglie di brandy».

«Due giare di vino».

«Cera di sego e spago».

«Asce, martelli e chiodi lunghi».

Era davvero poco, si disse Arent. Sarebbe bastato a sfamarli per un po’ di giorni, non di settimane.

Due scialuppe solcavano l’acqua agitata, di ritorno dal relitto. Drecht doveva aver inviato degli uomini a recuperare i viveri e i tesori rimasti sulla Saardam.

Arent e Larme trovarono Drecht seduto su un pezzo di legno, la pioggia che gli batteva sul cappello, le gambe incrociate all’altezza delle caviglie.

«Dov’è il tuo consiglio?» domandò Arent a Drecht.

«Siamo noi, e adesso che siete arrivati, dichiaro iniziata la riunione» rispose lui, inclinando la tesa del cappello per far cadere l’acqua che vi si era raccolta.

«Dovremmo convocare tutti» disse Arent, cupo. «Siamo rimasti in pochi, e la questione riguarda ognuno di noi».

Larme tossì. «Prima di decidere, è meglio se ascolti quello che ha da dire».

Drecht puntò i suoi occhi glaciali su Arent. «Quasi tutto ciò che abbiamo messo in salvo servirà a tenerci caldi e all’asciutto, ma a meno che non siamo in grado di mangiare chiodi e bere pece, andremo a dormire a pancia vuota». Si umettò le labbra salate con la lingua rosa. «Sono sopravvissuti diciannove moschettieri, ventidue marinai e quaranta passeggeri, te incluso. Non possiamo sfamare tutti, e questo significa che dobbiamo prendere delle decisioni difficili in merito alle risorse a disposizione».

Fece una pausa per lasciare che le sue parole sortissero qualche effetto, osservandoli con aria eloquente.

«I moschettieri sotto il mio comando sono assassini e tagliaborse, ma sono in grado di garantire la sopravvivenza perché sanno andare a caccia e seguire piste. Quegli uomini ci terranno in vita. Non ho il controllo assoluto su di loro, e andrà peggio quando le razioni cominceranno a scarseggiare ancora di più. Prima o poi, decideranno di prendersi ciò che vogliono invece di aspettare che gli venga concesso. La mossa più intelligente sarebbe offrirglielo in cambio dell’obbedienza».

Drecht lanciò uno sguardo verso le donne che raccoglievano legna ai margini della foresta.

«Stai offrendo la libertà di stuprare come ricompensa» ringhiò Arent.

«Non le donne sposate o promesse» si affrettò a precisare Drecht. «Non sarebbe cristiano. Andiamo, cerca di ragionare, Arent. Tu e Sara avete un legame, l’ho visto coi miei occhi. Lei verrebbe risparmiata, così come Lia. Isaack, scegline una anche tu».

Arent aveva la nausea. Il Vecchio Tom aveva vinto. Aveva cercato di tirar fuori il peggio da tutti, sulla Saardam, e alla fine ci era riuscito. Non aveva nemmeno più bisogno di promettere qualcosa in cambio.

Stavano immaginando da soli i peccati da commettere e le ricompense che desideravano.

«Che ne pensi di Creesjie Jens?» disse, gelido. «Immagino che tu sia pronto a sacrificarti e sposarla».

«Ho già una moglie a Drenthe, non ho certo bisogno di un’altra» rispose Drecht con aria distante.

«Tu non hai nulla da dire, Larme?» chiese Arent.

«Che senso avrebbe?» Larme li fissava minaccioso. «Mi resta solo un manipolo di marinai. Sono quasi tutti feriti, e nessuno di loro è armato. È dei suoi moschettieri che dobbiamo preoccuparci. Io sono qui solo per far finta che ci sia equità».

«Ma che cosa ne pensi?» insisté Arent.

«Penso che sia quanto di più vergognoso abbia mai sentito in vita mia» rispose lui, con uno sguardo truce diretto a Drecht. «E penso che lui lo farà lo stesso, quale che sia la nostra opinione».

«Ha ragione» convenne Drecht senza la minima vergogna. «Ho la forza dalla mia parte, e di conseguenza ho il potere. So che è la cosa giusta da fare. Quei passeggeri ti rispettano, Arent. Sarebbe più semplice se potessi dare l’annuncio con te al mio fianco».

«E se dicessi di no? Dove mi collocherei, a quel punto?»

«Il più lontano possibile dalla mia sciabola, se sei saggio».

Si fissarono: erano tornati al punto di partenza, alla prima mattina sulla Saardam, quando aspettavano di scoprire chi avrebbe infilzato l’altro per primo.

«Voglio Sara e Lia» dichiarò Arent con aria solenne. «E Isaack deve accettare di sposare Creesjie, ma non la toccherà. Non possiamo lasciarla ai tuoi uomini».

L’ex capitano della guardia studiò il suo viso, cercando di capire se lo stesse raggirando, ma Arent si allenava da anni a resistere sotto lo sguardo indagatore di Sammy, e tutto ciò che gli lasciò scorgere fu un’espressione di resa furiosa.

«Sul tuo onore?» gli tese la mano.

Arent la strinse. «Sì».

Drecht emise un sospiro di sollievo, non riuscendo a nascondere la propria soddisfazione. «Non mi piaceva l’idea di dover fare questa conversazione, Arent, ma sono felice che tu abbia aperto gli occhi. Dobbiamo mettere al sicuro tutte le scorte. Fatto questo, comunicheremo il piano ai passeggeri. Suggerirei di farlo domani mattina, dopo che una dura notte senza viveri avrà chiarito a tutti cosa ci aspetta».

«Ho un’altra richiesta, prima che questo accada» rispose Arent, mentre si preparavano a separarsi. «Voglio Sammy sulla scialuppa di salvataggio».

Larme schioccò la lingua. «È un’idea da pazzi, quella» disse. «Non abbiamo più navigatori degni di questo nome. Chiunque parta avrà pochi viveri e nessun punto di riferimento. Sperano nel bel tempo e nella fortuna, e direi che finora non abbiamo avuto nessuna delle due cose».

«Le ferite di Sammy sono gravi. Morirà qui, oppure in mare. Voglio mandarlo via da qui, in modo che abbia almeno la possibilità di essere tratto in salvo».

«Se è questo che desideri, sia» concesse Drecht. «Dubito che ci saranno obiezioni. Larme, ti assegno il compito di mettere insieme un equipaggio per la scialuppa di salvataggio».

«Ah, certo» rispose lui, seccato. «Pensi che faranno a gara per assicurarsi un posto su una barca già condannata?»

«No, penso che dovresti cominciare a ragionare su chi hai voglia di spedire verso morte certa». Il suo viso era serio. «Signori, siamo noi a comandare, adesso. Non ci saranno decisioni facili da prendere».