12.
L’operazione, in effetti, durò in totale quattro minuti e mezzo. Pochi secondi dopo l’arrivo di Maryse, due degli uomini di Brian sollevarono Édouard e lo sistemarono su una barella all’interno del furgoncino; poi si tolsero le divise da infermieri, ormai inutili, e ripartirono in auto separate; non erano dovuti intervenire in nessun altro modo, ed era una fortuna, pensò Maryse, perché in loro si avvertiva comunque un potenziale di violenza difficile da contenere. Era già seduta davanti nel furgoncino. Brian mise in moto, prese rue Paulin Bussières, poi rue de la République, e in cinque minuti erano fuori da Belleville. Maryse rimaneva in silenzio.
“È andata bene?” chiese Brian, dato che continuava a tacere.
“Non proprio, no. Ho incrociato una collega; per di più era Suzanne, la delegata sindacale, quella che ha chiesto l’espulsione di Madeleine. Non mi ha detto niente, ma mi ha lanciato un’occhiata insospettita; sono abbastanza sicura che parlerà.”
“Merda!...” Diede un pugno al volante. “Cazzo, merda, era un’operazione perfetta!...” Poco per volta si calmò e riprese:
“È l’unica che ha incontrato?”
“Sì. Giusto mentre uscivo in cortile, tra l’altro, è una vera sfiga.”
“La sola cosa da fare è mantenere la posizione, come avevamo deciso: non capisce di cosa parla, deve essersi sbagliata.”
“La cancellazione video ha funzionato bene?”
“Sì, certo, non si preoccupi.”
“Ma siete sicuri che non c’è traccia della cancellazione? Che esaminando il nastro non ci si può accorgere che una parte è scomparsa?”
“Ah, bella domanda...” Sorrise e le rivolse uno sguardo che lasciava trapelare una nuova considerazione. “Be’, adesso si usa un disco rigido, penso che questo renda le cose più facili, ma è il caso che faccia comunque una telefonata.” Accostò al lato della strada, tirò fuori il cellulare e digitò un numero; la risposta fu immediata.
“Jeremy, sono Brian. Sì, puoi riattivare la registrazione, come ci eravamo detti. Ma c’è un’altra cosa. Pensi che potresti scaricare quella parte del disco rigido e manometterla un po’, in modo che nessuno possa individuare il tuo intervento?”
Questa volta ci fu una lunga spiegazione all’altro capo della linea. Brian ascoltava con attenzione il suo interlocutore, senza interrompere, e alla fine concluse: “Bene, bene, ok, fallo,” poi riattaccò.
Si girò verso Maryse: “Tutto risolto, non si preoccupi, la registrazione sarà impeccabile. Al limite, anzi, le consiglierei di chiedere al direttore di esaminarla, per dimostrare che non è affatto passata nel corridoio in quel momento.”
Ripartì. Pochi chilometri più avanti, appena prima di arrivare a Villié-Morgon, Maryse si girò verso Brian e gli disse:
“Lei è molto sicuro di sé, vero?”
“No, per niente.” Sorrise di nuovo con franchezza. “Non sono per niente sicuro di me stesso, è addirittura patetico; ma sono sicuro dei miei uomini.”
Madeleine era sola ad attenderli quando parcheggiò il furgoncino nel cortile, ma Paul e Hervé uscirono quasi subito dalla casa. Paul spingeva una sedia a rotelle primo prezzo che aveva comprato il giorno prima, in attesa che arrivasse il modello realizzato su misura. Con l’aiuto di Brian, non ebbero nessuna difficoltà a sollevare Édouard dalla barella e metterlo sulla sedia; era completamente sveglio. Forse Paul si ingannava, ma ebbe l’impressione che suo padre trasalisse riconoscendo la casa; a ogni modo i suoi occhi erano vivaci, guizzavano da sinistra a destra, esplorando i luoghi con attenzione.
Il letto da degenza era stato sistemato nella sala da pranzo; il giorno dopo sarebbe venuto un operaio per installare un montascale, che avrebbe permesso a Édouard di dormire nella sua vecchia stanza.
Era strano, molto strano, vederlo di nuovo a casa, in mezzo a loro. Cosa poteva mai passargli per la testa? Ancora una volta, Paul si ritrovava di fronte a quella domanda insolubile. Il suo sguardo comunque si era calmato, si spostava lentamente dall’uno all’altro dei figli, e alla fine si fermò su Maryse; doveva ricordarsi che lavorava all’ospedale, la sua presenza lì, in mezzo ai suoi familiari, doveva stupirlo.
Non poteva fare a meno di partire, confermò Aurélien, doveva assolutamente essere a Chantilly il giorno dopo. In tal caso non era possibile festeggiare come si deve, si rammaricò Cécile. Ma bisognava comunque celebrare l’avvenimento, aggiunse agitando le mani. A dire il vero, ancora non riusciva a credere che fosse andata così bene, senza che si facesse male nessuno, senza il minimo incidente. Non sapendo cos’altro fare, aprì una bottiglia di champagne, insistendo che Brian ne accettasse almeno una coppa. “Non so davvero come ringraziarla...” disse porgendogliela. “Non lo dimenticherò mai.” Brian annuì, anche a lui mancavano le parole. Eppure non era la prima volta che gli capitava, le lacrime di gioia, i familiari, ma non ci si abituava mai.
Li lasciò poco dopo, ma le sue pene non erano ancora finite, attraverso la finestra Paul vide Madeleine precipitarsi verso di lui prima che risalisse sul furgone, abbracciarlo con veemenza, stringergli la mano destra tra le sue, a un certo punto si inginocchiò addirittura davanti a lui; gli ci volle almeno un minuto prima di riuscire a liberarsi.
Aurélien alla fine si decise a mettersi in viaggio solo verso le cinque del pomeriggio. “A dire il vero, anche noi domani lavoriamo...” osservò Paul. Aurélien si offrì di riaccompagnarli in macchina. “Avrete modo di tornare,” chiese Cécile, “per fare un vero festeggiamento?” Sì, certo, rispose Prudence, magari si sarebbero anche fermati qualche giorno.
Aurélien strinse a lungo Maryse tra le braccia prima di mettersi al volante. Sarebbe stato in pensiero per lei, disse, sarebbe stato veramente in pensiero. Lei scrollò le spalle in modo evasivo, non sapeva che pensare, in ogni caso era sicura che la sua collega non l’avesse seguita in cortile, si erano giusto incrociate qualche secondo; ma poi, davvero non avrebbe saputo dire. “Ti chiamo domani,” concluse prima di baciarlo un’ultima volta.
Appena ebbero raggiunto l’autostrada, piombò di nuovo in uno stato cupo e meditabondo, Maryse stava rischiando il licenziamento, e lo aveva fatto per loro, o meglio, lo aveva fatto soprattutto per lui, ripeté la sua antifona una buona decina di volte. Seduto accanto a lui, Paul non riusciva a trovare nulla da dirgli.
“Non pensi che potresti intervenire, a livello politico?” gli chiese tutt’a un tratto Prudence. “Cioè, non tu direttamente, ma magari chiedere a Bruno.”
“È da un po’ che mi faccio la stessa domanda...”
Aurélien tacque di botto, era evidente che non ci aveva pensato.
“Non credo che Bruno sia la persona giusta,” disse alla fine Paul. “Siamo già in piena campagna elettorale, non è proprio il momento per lui di assumersi dei rischi. Be’, so che se glielo chiedessi, lo farebbe comunque; ma è davvero molto lontano dalla sua sfera di competenza, non sono nemmeno sicuro che abbia mai parlato con il suo collega degli Interni. Però c’è qualcuno a cui potrei facilmente rivolgermi, è Martin-Renaud.”
Lo guardarono interdetti. “È vero, tu non lo conosci...” disse a Prudence. “E nemmeno tu, Aurélien, a pensarci bene non l’hai visto, si è fermato solo qualche ora, ed era il giorno in cui stavi imballando le sculture. Be’, per farla breve, è un ex collega di papà, lavoravano nella stessa sezione e a quanto pare erano amici, è venuto a trovarlo in ospedale. E occupa una posizione importante nei servizi segreti – anzi, una posizione molto importante.”
Non ne parlarono più fino al loro arrivo a Parigi, poco prima delle dieci. Aurélien si era più o meno abituato, nelle ultime settimane, a rincasare sufficientemente tardi da trovare sua moglie già a letto. Questa volta non aveva osato imporre loro un’ora così tarda, ma al momento di prendere la direzione di Montreuil fu sopraffatto da un’angoscia così evidente che Prudence gli chiese: “Vuoi rimanere a cena?” Accettò subito.
Verso l’una, ritenne di poter ripartire. “Puoi fermarti a dormire qui, se vuoi...” propose Prudence. “Potresti anche restare qualche giorno, abbiamo una stanza che non ci serve più a niente.”
Aurélien scosse la testa con rassegnazione. Tra non molto avrebbe sicuramente preso un monolocale, insomma, avrebbe cercato di trovare qualcosa, ma per il momento doveva parlare con la moglie, era assolutamente necessario che si mettessero d’accordo su alcuni punti. Se si parlavano solo tramite gli avvocati, le procedure per il divorzio non potevano che subire dei ritardi, ed era la cosa che più di ogni altra voleva evitare.
“Contatterai il tipo importante dei servizi segreti?” chiese a Paul sulla soglia.
“Lo chiamo domani mattina.”