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Era arrivata una pattuglia e subito i due agenti di servizio avevano preso in carico il nigeriano.

«Lo conosciamo a chisto», disse uno dei due, con un indubbio accento napoletano «È ’nu filo d’erba»

«Ma che cazzo dici, Gaetano?», ribatté Sideri che non aveva capito niente di quel dialetto.

«Ho detto che questo è ’no pesce piccolo, non conta ‘nu cazz. In genere spaccia n’coppa alla stazione Brignole.»

«Non avevo dubbi», aggiunse ancora Sideri.

«E pecché non li tenevi?»

«Perché i pesci grossi non attaccano le buste con la gomma americana.»

«Quale gomma americana? Che vai dicenno?»

«Te lo spiego in Questura dopo. Portatelo via, va.»

Tozzi intanto continuava a fissare negli occhi il cinesino che, nel frattempo, aveva chiamato al cellulare il titolare dell’esercizio e cioè suo padre Guo che era probabilmente il più grosso cinese che Tozzi avesse mai visto in vita sua. Guo, oltre ad essere molto grosso, era anche il titolare di tutta una serie di altre attività a Genova e l’Internet Point era soltanto la più piccola di tutte. Per questo c’aveva piazzato il figlio, sperando forse che non combinasse troppi guai. Quando i due della volante furono usciti insieme al nigeriano, Tozzi bisbigliò soltanto due paroline nell’orecchio dell’enorme uomo, ma furono due paroline sufficienti perché il padre schioccò le dita e subito il figlio si mise in movimento, iniziando a digitare velocissimo sulla tastiera di uno dei computer.

«È quello che usava lo slavo quando veniva qui?», domandò Sideri.

«Sissignore», confermò il ragazzo.

«E tu che stai facendo adesso?»

«Entro nella cronologia delle ricerche.»

«Ma non vengono cancellate ogni volta da chi usa il computer?», domandò il poliziotto che non sembrava avere molta dimestichezza con la tecnologia.

«Ricerche cancellate ma software segreto installato dal sottoscritto», rispose il cinesino «Trovato!»

Il ragazzo fece ruotare lo schermo del computer verso Tozzi che lesse attentamente.

«Ecco quello che stava facendo il tipo. Stava controllando gli autobus solo andata per Scutari.»

«Una gita a Scutari?, chiese Sideri «Come il romanzo di Camilleri ambientato in Sicilia?»

«E chi è ’sto Camilleri?», ribatté Tozzi, poco avvezzo alle cose di letteratura «Comunque qui dice che Scutari si trova in Albania.»

«Ma no? C’è un autobus che da Genova arriva addirittura fino in Albania?», domandò infine Sideri.

«Gli autobus ormai arrivano dappertutto e ci sono pochi controlli», rispose Tozzi «Qui c’è scritto che questa linea, in particolare, si chiama Sara Bus e arriva a Scutari, passando per Bologna, Venezia, Trieste, Zagabria e Spalato»

«E quanto ci mette a fare ’sto giro del mondo?»

«Trentatré ore.»

«Trentatré ore sull’autobus? Preferirei tagliarmi le palle da solo e mangiarmele col sugo», commentò Sideri, scuotendo la testa «Ma che date cercava?»

«Ieri mattina. Un autobus che è partito alle cinque da via Fanti d’Italia.»

«Cinque più trentatré. Allora vuol dire che»

«…se ha preso quell’autobus, dovrebbe essere arrivato a Scutari oggi alle due.»

«Comunque la gita di Camilleri era a Tindari, non a Scutari», commentò all’improvviso il cinesino, mentre loro si giravano a guardarlo, meravigliati.

Uscirono velocemente e, mentre camminavano a piedi lungo la parte bassa di via Pre, Tozzi tirò fuori il cellulare e compose un numero.

«È meglio che ’sto cazzo di Internet Point lo facciamo chiudere subito, così il cinesino avrà più tempo per leggere i libri. Tu che ne pensi?»