Grandi penalisti. Avvocati di grido. Li ho scelti apposta. Primi nella lista dei migliori studi legali. Si doveva pur tentare di equilibrare le forze in campo. Si doveva pur tentare di controbilanciare la reputazione del mio patrigno e quella di mia madre, i due grandi professori di Diritto. Ci si doveva pur preparare a contestare le potenziali confutazioni dei loro amici, grandi avvocati secondo alcuni, chiamati a difendere i loro silenzi.

Quando Évelyne è morta, io, Colin e Victor abbiamo preso un appuntamento. Gli abbiamo raccontato quanto era accaduto. Gli abbiamo raccontato anche in quale contesto era avvenuto il fatto. Abbiamo cercato di non dimenticare nulla. L’associata dello studio ci ha concesso un po’ del suo tempo, ha chiesto a Victor di dire tutto con la massima precisione. A noi ha chiesto di cercare di dire chi sapeva e da quando. E alcuni giorni dopo ci ha fissato un altro appuntamento, in modo da mettere definitivamente a punto il dossier.

*

Il giorno fissato, io e i miei fratelli ci siamo ritrovati al pianterreno dello studio, nella zona caffè. Abbiamo parlato dei nostri figli e poi siamo saliti. Facendo le scale, mi sono detta che era comunque bizzarro quel senso di paura che provavo quando mi accostavo alle persone di legge.

Gli avvocati ci stavano aspettando.

Un grande tavolo di vetro. Ci sediamo. Possiamo cominciare.

Linguaggio schietto, voce posata, la responsabile dello studio prende la parola: “Prima di iniziare, vorrei sgombrare il campo da ogni possibile equivoco.” Si rivolge a Victor e la sua voce riempie la stanza. “Lei, signore, è stato vittima di un crimine. Ho ascoltato quanto mi ha raccontato, il suo caso è molto chiaro. Ho confrontato altri dossier consimili: in un identico contesto, alla stessa età e con un analogo svolgimento dei fatti, il patrigno è stato ampiamente condannato. Lei, signore, è stato vittima di un incesto. E poco importa che lui provi a dire che lei non ha tentato di resistere. Poco importa che provi a dire che lei era più adulto di quanto in realtà non fosse. Stando ai dossier esaminati, non cambia nulla. A mio avviso, il suo patrigno è colpevole e dovrebbe essere in prigione.”

Mi si blocca il respiro. Il corpo mi si rattrappisce completamente. Persino l’idra, che aveva iniziato la sua danza, resta sospesa in aria, totalmente paralizzata. Nella stanza, a parte le parole pronunciate dall’avvocatessa, il silenzio è assordante.

Non riesco più a muovermi. Soltanto gli occhi. Il mio sguardo si sposta. Gli avvocati, Colin, gli avvocati, Colin. Victor oso appena guardarlo. Anche se vorrei prenderlo tra le braccia.

Le parole, quelle parole che Victor sta ascoltando.

Le parole, quelle parole che sono andata a cercare di continuo, lungo i miei anni di studio del Diritto, e che finora non erano bastate.

Le parole, quelle parole che aspettavo. Non sono più l’unica a pronunciarle. Quel dettato giuridico, così semplice. Non un giudizio morale. Un’infrazione. Un crimine punito dalla legge.

Quel riconoscimento della sofferenza. Da parte di terzi, finalmente.

Dentro di me si abbatte un torrente di lacrime, quel torrente che l’idra non ha smesso di alimentare da quando avevo quattordici anni. Mi sento crescere dentro come una marea.

Mi giro verso Colin. Voglio vederlo mentre ode le stesse parole che odo io. Voglio vedere come, in un lampo, anche per Colin, le cose diventino del tutto chiare.

Le parole, quelle parole, trent’anni dopo, che, spero, rafforzino la determinazione di Victor, arrivino a convincerlo che ha diritto di presentare denuncia.

L’avvocatessa non guarda che lui. Io so già il seguito:

“Oggi, questi crimini possono essere perseguiti per trent’anni dopo la maggiore età. Le vittime possono quindi presentare denuncia entro i loro quarantotto anni di vita. Lei, dunque, può farlo. Ma la legge non è retroattiva. Viene applicata solo alle vittime che hanno subito violenza in anni recenti. Come molti altri giovani, lei si è deciso a parlare dopo molto tempo. È normale. Denunciare un parente è ancora più complicato, sicuramente ne ha sentito il bisogno solo dopo la morte di sua madre... E ora è troppo tardi. O, più esattamente, il reato è stato commesso troppo presto. La legge, in materia di prescrizione, non distingue tra gli stupri sui minori e l’incesto. Contro di lui non c’è più niente da fare. Mi dispiace.”