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La sbarra d’accesso alla clinica si abbassò lentamente.

La berlina scura si immise nel viale, quindi curvò a destra e sparì dietro la fitta siepe che costeggiava la piazzola d’ingresso.

«Che cos’è questo posto?» chiese Smilzo, più a se stesso che a don Pietro.

Se ne stavano nascosti dietro un camioncino fermo in seconda fila coi portelloni aperti. Un ragazzo scaricava casse di bibite e un altro le trasportava al bar di fronte.

«Si chiama Alma Pax, è una clinica» disse il ragazzo sul pianale. Aveva sospeso il lavoro e li guardava paziente, a braccia conserte. «E noi dobbiamo scaricare, per cui o vi scansate o ci date una mano.»

Si tolsero da lì e legarono il motorino a un palo. Adesso c’era da capire che cosa bisognasse fare. «Vieni» disse don Pietro, e si avviò.

«Dove?»

«Dentro. Entriamo.»

Smilzo decise di seguire l’onda, tanto le alternative si equivalevano, erano tutte col punto interrogativo in fondo. Si accodò al prete.

Attraversarono la strada e alla guardiola d’ingresso trovarono un custode dallo sguardo truce. «Siamo qui per prendere informazioni per un ricovero» disse don Pietro. L’uomo li fissò sospettoso. Il prete gli stava sorridendo come se dovessero fidanzarsi da un momento all’altro. Non la beve, pensò Smilzo. Cominciò a guardarsi intorno in cerca di una via di fuga.

Il guardiano, che dall’espressione ricordava un rinoceronte arrabbiato, a un tratto sorrise e disse: «Avanti sempre dritto, nell’atrio del padiglione principale c’è la reception». L’ha bevuta, si disse Smilzo, incredulo.

Si avviarono su per il viale.

«Abbiamo un piano?» chiese Smilzo, sapendo già che la risposta era un no secco, tanto sottinteso quanto superfluo. E infatti la sua domanda cadde nel vuoto.

«Forse dovremmo ornanizzarne uno» propose, forte dei suoi ricordi da Financial Times e Private Equity dove tutto andava programmato al millesimo per mettere in tasca qualche miliardo.

«Taci e segui l’onda» disse don Pietro.

Lo vedi che ci avevo visto giusto. Devo solo seguire l’onda, il flusso, la corrente. Mai nuotare controcorrente, è una faticaccia e non porta da nessuna parte, si rassicurò, in una specie di mantra autogestito e silenzioso. E però il prete non si ricorda che è a me che hanno sparato, non a lui. Per quanto, con tutto quello che succede oggigiorno potrebbero averlo crivellato di colpi in qualche circostanza misteriosa e io non ne saprei niente. Magari è un sopravvissuto della notte di San Bartolomeo o di quella di San Valentino. Chi può dirlo? E soprattutto, non siamo forse tutti dei sopravvissuti? Non proprio tutti, la ragazza del supermercato è morta, alla fin fine.

Era rientrato da poco nel mondo di prima, quello precedente al suo tracollo finanziario e già si sentiva stanco. Rimpiangeva le sue scatolette di fagioli mangiate in santa pace sotto i ponti, e l’osservazione del fiume, lento, inarrestabile, trascinatore di brandelli di altre esistenze silenziose come la sua.

La clinica Alma Pax appariva maestosamente minimalista.

La reception, ricavata da un luminoso bovindo con vetrate piombate, era delimitata da una massiccia balaustra in porfido lucido, da cui si affacciava il mezzobusto di una bella ragazza in giacca blu e filo di perle.

«Prego?» la voce era gentile ma sbrigativa. Non siamo qui per perdere tempo, sembrava sottintendere.

«Il Signore sia con voi» disse don Pietro cordialmente, poi si appoggiò alla balaustra e si chinò verso la ragazza, come a confessarle un segreto. «Sono il cardinale Farìa e questo è il mio segretario padre Dantès. Siamo in incognito e per il ruolo che rivestiamo abbiamo bisogno della massima discrezione.»

La ragazza sembrò piuttosto impressionata. «Naturalmente» mormorò. «La nostra clinica fa della riservatezza la sua massima bandiera. In cosa posso esserle utile?»

Don Pietro si guardò furtivamente intorno come ad accertarsi che nessuno potesse udire le sue parole.

«Un mio illustre confratello, il cardinale di Valmont, che è nella rosa dei futuri papabili... mi ha capito?» La ragazza sbatté gli occhi e annuì con reverenza. «Bene, dicevo, il cardinale deve sottoporsi a un intervento chirurgico molto delicato. Ci hanno detto che la vostra struttura è all’avanguardia in molti settori della medicina.»

«Ma certamente. Posso farvi ricevere subito dal direttore sanitario, il dottor Mori, al quale spiegherete meglio le vostre esigenze e...»

Don Pietro la interruppe con un grazioso gesto della mano. «No no no. Per carità... nessuna ufficialità, ancora. Massima riservatezza, siamo nella fase preliminare di sopralluogo. Dato il peso specifico del cardinale, sono stato mandato in avanscoperta per accertarmi che la vostra clinica sia all’altezza della situazione, soprattutto dal punto di vista della segretezza. Mi sono spiegato?»

La ragazza disse precipitosamente: «Naturalmente. Stia tranquillo, eminenza...»

«Bene, allora siamo d’accordo, ora io e il segretario faremo un piccolo giro esplorativo per valutare meglio le vostre potenzialità ricettive, al fine di determinare con certezza quando, dove e come ricoverare l’illustre paziente.»

«Senz’altro» disse la ragazza, stupefatta ella stessa della propria arrendevolezza.

L’ha infinocchiata, pensò Smilzo, e l’ha anche ipnotizzata. Che cosa mai faceva quest’uomo, prima di fare il prete? Il prestigiatore, il mago, il politico?

Don Pietro chinò appena il capo in un fugace gesto di saluto nei confronti della ragazza. «Allora noi andiamo. Lei non ci ha visto, massima discrezione. Un giro brevissimo e fra dieci minuti siamo di ritorno. Con permesso.»

Si allontanarono a grandi passi verso una scala laterale dove si apriva anche la porta dell’ascensore. Nessuno li fermò.