Aristofane nasce probabilmente tra il 444 e il 441 a.C. nel demo di Cidateneo ad Atene. La data viene ricostruita in base a varie testimonianze, tra cui quella di Apollodoro, che pone il floruit di Aristofane nella 194a Olimpiade, dunque tra il 404 e il 401 a.C., e quella dello stesso Aristofane, che nelle Nuvole (vv. 528-532) afferma che, al tempo della composizione della sua prima commedia (i perduti Banchettanti del 427 a.C.), era troppo giovane per presentarla a proprio nome e dovette affidarla alle cure registiche di qualcun altro. Dal momento che la prima commedia sicuramente ascrivibile in toto ad Aristofane è i Cavalieri (424 a.C.), si è presunto che ci fosse un limite di vent’anni per potersi presentare in proprio agli agoni comici: questo limite però non è esplicitamente attestato da nessuna parte e ciò ha portato alcuni a supporre che Aristofane sia nato prima, intorno al 450 a.C. In ogni caso si tratta di un autore molto precoce e prolifico se gli alessandrini conoscevano sotto il nome di Aristofane quarantaquattro commedie, di cui quattro già a quei tempi ritenute spurie e attribuite ad Archippo.
Se sappiamo abbastanza delle tappe della sua carriera di commediografo, poco sappiamo invece degli eventi della sua vita fuori dalle scene. Tra questi spicca il processo intentatogli da Cleone nel 425 a.C. per i Babilonesi del 426 a.C., dove il leader della democrazia radicale veniva attaccato esplicitamente: è lo stesso Aristofane a riferircelo nella parabasi delle Vespe (vv. 1016-1045), vero e proprio bilancio della sua carriera artistica fino ad allora, e nello specifico del confronto da cui uscì vincitore contro “la belva dai denti aguzzi” che lo accusava di infangare il nome di Atene. È sempre in questa parabasi che si parla di un periodo segreto e di un periodo manifesto della sua produzione che comincia ufficialmente con gli Acarnesi (Lenee del 425 a.C., primo premio), prosegue con i Cavalieri (Lenee del 424 a.C., primo premio), le Nuvole (Dionisie del 423 a.C., terzo premio, noi conserviamo la versione rimaneggiata del 417/416), le Vespe (Lenee del 422 a.C., secondo premio) e la Pace (Dionisie del 421 a.C., secondo premio): questa si classifica come la prima fase della drammaturgia aristofanea, tradizionalmente più impegnata e ascrivibile al filone politico della Commedia Antica (di cui fanno parte anche i due commediografi Eupoli e Cratino). A questa fase ne segue, sempre secondo la critica, una seconda meno “politicizzata”, più legata a temi di evasione e alla costruzione di utopie senza diretta incidenza nella realtà; ne fanno parte gli Uccelli (Dionisie del 414 a.C., secondo premio), la Lisistrata (411 a.C., si dibatte se Lenee o Dionisie e sul posizionamento in classifica), le Tesmoforiazuse (411 a.C., si dibatte se Lenee o Dionisie e sul posizionamento in classifica) e le Rane (Lenee del 405 a.C., primo premio). L’ultima fase, infine, è quella di cui conserviamo le Ecclesiazuse (Lenee del 391 a.C., piazzamento ignoto) e Pluto del 388 a.C. (agone e piazzamento ignoti), di sapore moraleggiante e proiettata nel futuro della storia della commedia e più incline ai temi del filone tradizionale della Commedia (già privilegiati in autori come Ferecrate e Cratete). Stando a un’epigrafe (IG II/III2 1740), Aristofane ricoprì a un certo punto della sua vita la carica di pritano.
Non abbiamo certezze circa l’anno della sua morte, che non dev’essere comunque di molto posteriore al Pluto: di solito viene collocata dopo il Cocalo (387 a.C.) e l’Eolosicone (386/385 a.C.), messi in scena da Ararote, uno dei figli. Ad avvalorare quest’ipotesi, Aristofane compare nel Simposio di Platone (scritto, con molta approssimazione, nel 380 a.C. e ambientato nel 416 a.C.) a discutere della fenomenologia di Eros, raccontando lo splendido mito dell’androgino (189a-193d): per come è presentato, si può ritenere che il commediografo fosse morto da tempo. Socrate stesso aveva citato Aristofane già nell’Apologia (18d1 e 19b2) come uno di quelli che avevano contribuito ad alimentare la sua fama di sofista e di corruttore di giovani e dunque come uno dei responsabili ante litteram del processo che lo avrebbe condannato a morte.