Il pranzo fu preparato nel grande salone del castello per la famiglia dei Ponthieu e per gli amici. Un pranzo informale e privato, mentre gli altri ospiti erano rimasti al campo dei cavalieri per prepararsi a disputare la quintana e le gare di tiro con l’arco. Re Luigi aveva preteso che il torneo continuasse, nonostante tutto, e si era fatto portare il cibo nel suo padiglione per mangiare in solitudine prima delle prove del pomeriggio.
«Vuole dimostrare al mondo di non essere stato scalfito dalla congiura» disse Ian, sedendosi a tavola accanto alla moglie. «Grazie a Dio, questa storia è finita bene.»
«Grazie a Dio» ripeté dama Isabeau.
Con orgoglio, Marc accarezzò le dita di Alex sul tavolo. Lei riuscì a sorridergli, ma notò al volo l’espressione infelice di Béatrice de Grandpré. La ragazzina si affrettò a distogliere lo sguardo.
«È finita bene grazie all’ardire del falchetto» rise il conte di Sancerre. «Hai avuto fegato, ragazzo mio, per affrontare ciò che hai affrontato, contro tutto e tutti.»
«Monsieur Etienne, credo che mio nipote sia già abbastanza esaltato per la sua impresa anche senza la vostra incondizionata approvazione» ammonì Ponthieu dall’altro lato della tavola, mentre il conte di Grandpré, di Bar e dama de Sancerre si mostravano concordi. La contessa rivolse ai suoi figli, Nicolas e Noelle, un’occhiata che valeva più di un intero discorso, dissuadendoli dal manifestare altro entusiasmo per quanto era accaduto.
«Dico soltanto che essere audaci non fa male, specie quando si vuole ottenere qualcosa» concluse Sancerre con un bel sorriso, affatto scoraggiato dal rimprovero.
«Sentito? Dovresti pensarci su anche tu per ottenere quello che vuoi» sussurrò Marc a Laurent, attraverso la tavola, e accennò a Elodie, che arrossì. Michel e Nicolas, finalmente seduti dopo aver servito il vino, furono entrambi d’accordo.
«Zitti» ammonì Laurent, mentre i ragazzi più giovani ridacchiavano.
«Zio, credo che Laurent debba chiedervi qualcosa» annunciò Marc, serafico, voltandosi verso il conte Guillaume, e attirò senza scampo l’attenzione di tutta la tavolata.
«E sarebbe?» domandò Ponthieu, inarcando un sopracciglio.
Laurent sbatté le mani aperte sul tavolo e si alzò in piedi, con uno sguardo che avrebbe assassinato un orso. Alex trattenne il fiato e persino Michel e Nicolas tacquero di colpo. Per un attimo Laurent rimase proteso verso Marc che continuava a sorridergli sardonico dall’altro lato del tavolo, ma poi Elodie gli mise la mano sulla sua. Si scambiarono un’occhiata. Laurent drizzò la schiena. «Poi facciamo i conti» disse a Marc, prima di andare verso il padrone di casa.
«Questa è stata proprio una vigliaccata. È così che si comporta il primo cavaliere del re?» sussurrò Alex a Marc. Lui scrollò le spalle. «Finché non mi scopre nessuno…»
«Ed ecco già superato il problema della sua nuova notorietà» commentò Michel. «Un’ora fa era tutto agitato per le sue presunte responsabilità dovute alla fama e adesso…»
Marc attirò di nuovo l’attenzione di Alex. «Ecco fatto» le sussurrò, accennando a Laurent in piedi a testa alta davanti al conte Guillaume. «Era ora che qualcuno gli desse una spinta o non si sarebbe mai deciso. L’amore sorride agli audaci, no?»
Alex abbassò gli occhi sul cibo.
Il banchetto di quella sera fu tranquillo e mise fine al torneo sconvolto da tanti imprevisti. Il re non aveva voluto rinunciare alla musica e alle danze, ma tutti mantenevano un contegno controllato, poiché non era il caso di festeggiare troppo dopo quanto accaduto.
I più felici erano Laurent ed Elodie, che si godevano la serata dopo aver lasciato ai padri l’incombenza di decidere i termini del fidanzamento e della dote. Alla fine del banchetto, quando la maggior parte degli invitati, compresa la famiglia reale, si era già ritirata a dormire, i due promessi sposi erano ancora mano nella mano, impegnati nelle ultime danze.
Marc li indicò ad Alex. «Adesso ripetimi che ho agito male» le disse, mentre erano seduti su una panca a guardarli ballare. Quella sera nessuno dei due aveva avuto molta resistenza: Marc perché ferito, Alex perché troppo inquieta.
Lei non fece in tempo a rispondere: il suo sguardo fu attirato all’improvviso da un cavaliere apparso nel salone. Pallido, trafelato, sembrava reduce da un lungo viaggio. O da una lunga ricerca.
Alex lo riconobbe subito. «Papà!» chiamò in inglese, balzando in piedi. In molti si voltarono a guardare. Tra i primi, Ian.
Daniel Freeland individuò sua figlia tra tutti gli invitati, attraversò il salone mentre Alex gli correva incontro. Lei gli si buttò tra le braccia. «Mi hai trovata!»
«Grazie al cielo sei salva» disse Daniel. La strinse a sé come se temesse di vederla sparire. «Sono corso appena ho potuto… Non sai che angoscia abbiamo vissuto io e tua madre!»
«Papà, mi dispiace! Io non volevo, non sapevo…!»
«Ti ho ritrovata, è solo questo che conta adesso.»
Alex non riusciva ancora a credere di avere suo padre accanto a sé in quel luogo antico. Vestito da cavaliere, con la spada al fianco, Daniel Freeland era un vero guerriero, come Ian Maayrkas. Alex si strinse a lui. Ian li raggiunse.
«Jodie se n’è accorta sabato sera, mi ha chiamato subito, ma io non sono riuscito a raggiungere casa prima di domenica pomeriggio» spiegò Daniel, con ancora l’angoscia negli occhi. «Il computer aveva riallineato la data e il luogo del gioco. Sono arrivato a Châtel-Argent e ho trovato solo Marianne. Là mi hanno detto che tu eri ad Auxi, ma di Alex non sapevano nulla. Ho dovuto ritornare indietro ed esaminare tutti i parametri della partita per scoprire che Alex era arrivata a Clois. Ho sperato di poterla raggiungere da qui…»
«È finita» lo rassicurò Ian, stringendogli la spalla con la mano. «Vieni a mangiare e a bere qualcosa. Dopo parleremo.»
Daniel annuì e cercò di calmarsi. Seguì Ian verso la tavola, tenendo il braccio intorno ad Alex che si aggrappava ancora a lui.
Marc era rimasto a guardare la scena in silenzio, troppo lontano come tutti gli altri per capire il dialogo. Era balzato in piedi nel vedere l’arrivo di monsieur Daniel e rimase in piedi anche per tutto il tempo in cui lui ricevette i saluti degli altri cavalieri e delle dame.
Il cuore aveva accelerato di colpo. Presto sarebbe stato ancora il momento di raccontare i fatti da capo, ma stavolta l’interlocutore era molto diverso da chiunque altro. Era il padre di Alex e Marc provò all’improvviso più soggezione di lui che di tutti i cavalieri messi insieme, anche se conosceva quell’uomo fin da quando era bambino.
Che gli dico adesso? si domandò, con l’orrenda sensazione di essere nel bel mezzo di un prato di spine.
«Se vuoi, posso annunciare io a monsieur Daniel che hai qualcosa da chiedergli» gli propose Laurent sottovoce, passandogli accanto con un sorrisetto.
«Non ti azzardare.» Marc reagì come se fosse stato morso.
Laurent rise.