Nel corso dei secoli, Sant’Ansano è stato un punto di riferimento per le comunità che hanno abitato Brento e il territorio circostante. Da più di settant’anni è un luogo abbandonato, e dell’antica chiesa restano solo ruderi che si possono vedere attraverso il bosco. Il poco che resta dell’antico luogo di culto continua, pur in questo stato, a esercitare una particolare attrazione su chi visita questo posto. Ancora non si conosce il reale motivo per cui questo particolare luogo risulti così affascinante, anche perché amare un luogo è un atto che spesso passa inosservato: nella vita di ogni giorno rivolgiamo il nostro amore di solito a persone, animali o a cose materiali. Dedicare il nostro pensiero a un luogo ci permette di entrare in connessione con esso, di prendercene cura, di studiarne la storia e di conoscere le vite di chi vi ha abitato. Celebrare i ricordi legati a un luogo permette inoltre di coinvolgervi altre persone.
Questa è stata la mia esperienza: da bambino facevo delle passeggiate a Sant’Ansano; diventato adulto, ho studiato con estremo interesse la storia di questo luogo e ho sempre desiderato, nell’impossibilità di riportarlo all’antico splendore, di renderlo fruibile.
Ho ben presente l’esempio di Don Dario Zanini, nativo di Rioveggio, grande amante del territorio e parroco di Sasso Marconi. Don Dario, amareggiato per lo stato in cui versava l’oratorio di Monte Venere, imprigionato da una rete da cantiere e vandalizzato da mani ignote, nel libro Monte Venere cento anni dopo, tra sacro e profano scrisse: “Possiamo sperare che dopo cent’anni la storia continui, o dobbiamo scrivere che la storia è finita?”. Si celebrava infatti la ricorrenza del centenario della costruzione dell’oratorio il quale, grazie al contributo di tante persone, è stato recuperato. La speranza è che anche per Sant’Ansano si compia lo stesso miracolo.
Ermanno - Manlio Pavesi
Vice sindaco e assessore alla cultura
del Comune di Monzuno