L’amore impone compiti impossibili,
prezzemolo, salvia, rosmarino e timo,
ma nientè più di quanto ogni cuore
possa chiedere,
io devo sapere se sei il mio vero amore.
(Ballata celtica)
Margherita sapeva di non aver fatto niente di sbagliato, eppure il suo cuore era senza le risposte.
Perché Riccardo si era allontanato? Si era solo a ottobre, ma Margherita, quella sera, aveva freddo.
Poteva riscaldarsi, un modo estremo c’era. Poteva lasciare che la memoria la avvolgesse come una coperta di piume. Sapeva che se avesse ripercorso le tappe della sua relazione con Riccardo, allora i ricordi l’avrebbero un po’ riscaldata. Certo, le piume sarebbero presto volate, e Margherita si sarebbe trovata intrappolata nel gelo della nostalgia. Era come un patto con la divinità del mare: «Ti darò le gambe», disse la strega alla Sirenetta «ma tu mi darai la tua voce, quindi il principe non ti riconoscerà.»
Come la Sirenetta, Margherita sapeva quel che stesse facendo, ma era pronta ad assumersi le proprie responsabilità.
“Ok, tra un po’ avrò ancora più freddo, ma ora devo lasciare che i ricordi si impadroniscano dei miei pensieri”.
Una serata d’inverno, la commessa maleducata di un bar che le aveva servito una tisana fredda anziché bollente come Margherita aveva chiesto.
Riccardo aveva una giacca a vento blu, Margherita aveva berretto, sciarpa e guanti che perdeva in continuazione, lasciando scie di lana colorata. Margherita pareva vivere in un ritmo accelerato, in quei pochi minuti in quel bar di periferia aveva parlato di almeno dieci argomenti contemporaneamente.
Riccardo le aveva chiesto quell’appuntamento perché aveva voglia di ascoltarla. Voleva vedere se mai fosse stato possibile che lei potesse indirizzare solo a lui quei suoi enormi sorrisi, quelle espressioni che la rendevano riconoscibile anche da lontano.
Sì, era possibile. Riccardo a sua volta l’aveva gratificata con i propri sguardi sognanti, quelle espressioni che Margherita non avrebbe dimenticato più.
Era stata un’uscita breve, un rapido incontro al bar, dopo il lavoro. Un incontro di quelli fatti apposta per rendersi conto di quanto non mancasse la voglia di rivedersi. Riccardo aveva un berretto forse confezionato da una mano gentile, sormontato da un pon-pon giallo.
Forse era stato proprio il pon-pon giallo a far sì che lei avesse voglia di abbracciarlo. Il pon-pon giallo lo faceva apparire dolce. Si erano solo sfiorati una mano, eppure Riccardo e Margherita avevano continuato ad avvertire, nei giorni successivi, ognuno la presenza dell’altra.
Poi c’era stata una uscita vera, un invito a cena in un ristorante giapponese neanche troppo silenzioso. Ma il rumore circostante non aveva nessuna importanza, quella sera era come se il resto del mondo fosse andato a nascondersi da qualche parte. Faceva freddo, quella sera. Riccardo e Margherita parlavano, si raccontavano di storie da scrivere, di storie da lasciare a chiunque volesse leggerle. Riccardo era tanto elegante con la camicia a righe e il cardigan firmato. Margherita aveva un abito nero, che faceva sembrare ancora più chiari i suoi capelli del colore della camomilla.
Faceva freddo, per strada non c’era nessuno quando uscirono dal ristorante. Allora, Margherita e Riccardo andarono in auto per continuare a parlare, ma i baci ingoiarono tutte le parole. Alla fine, non si sentiva più il freddo, e Riccardo e Margherita sentirono qualcosa che avrebbe cambiato la loro vita.
Ma mentre Margherita avvertì quella sera un senso di bellezza, quasi di miracolo per quello che stava succedendo con Riccardo, e si sentiva scintillare di mille raggi lunari, con il cuore colmo di gratitudine per quello che stava provando, Riccardo stava già pensando a come dirle che no, non se ne poteva fare nulla.
Glielo disse la prima volta in cui si videro di nuovo, dopo pochi giorni.
Il nuovo anno iniziato da poco, una gita fuori porta. Sembrava tutto perfetto, c’era il sole e le nuvole riflettevano una luce rosa che pareva messa lì per loro, per regalare romanticismo a una giornata che per Margherita era già piena di dolcezza. Riccardo che le teneva la mano mentre guidava. Riccardo che la baciava mentre le parlava di posti, di passaggi, le mostrava ruderi che un tempo erano stati castelli e ospedali, le faceva ammirare panorami che, fotografati con il cellulare, non venivano mai uguali ma che Margherita avrebbe ricordato per sempre.
Soffocarsi di baci davanti alla finestra che dava sul giardino. La casa di Riccardo era piena di luce, come i suoi quadri appesi alle pareti, tutto pareva così perfetto che Margherita credette che sarebbe riuscita a essere felice per sempre.
Invece, Riccardo pensava a quella cosa. Margherita era dolce, affettuosa, dotata di una sensualità che gli faceva vedere il mondo attraverso luci morbide. Lei era un mare di acqua calda, era onda che lo cullava, era il fuoco sulla spiaggia che lo scaldava dopo il bagno notturno.
A Riccardo Margherita piaceva, ma non poteva stare con lei, per via di “quella cosa”. Così, ancora mentre la baciava, Riccardo finì di mettere a punto il discorso che aveva iniziato a studiare la volta precedente. Non era facile, ma era doveroso. Altrimenti, se le cose avessero dovuto funzionare, sarebbe stato molto più difficile chiudere una volta che la relazione tra loro si fosse consolidata. E chiudere era imprescindibile. Il fatto che Margherita gli piacesse, per Riccardo non aveva nessuna importanza. C’era “quella cosa” a impedire qualsiasi relazione amorosa tra Riccardo e chiunque.