Anche Riccardo sapeva di avere alcune prove da superare. In fondo, era stato lui ad allontanare Margherita, e ora doveva farle capire di volerla di nuovo con sé.
Chiedetegli di cercare per me un acro di terra,
prezzemolo, salvia, rosmarino e timo,
tra l’acqua salata e la sabbia del mare,
e allora lui sarà per me il vero amore.
Non era difficile superare la prima prova. Riccardo tracciò lo schizzo per un nuovo dipinto, anche questo abbastanza figurativo da essere riconoscibile. Disegnò una distesa di tetti, una veduta aerea della città. Immaginava Margherita al riparo: lui aveva sempre ricambiato i suoi pensieri, offrendole qualcosa che la proteggesse. Qualcosa che poteva stare dappertutto, anche tra l’acqua e la sabbia del mare.
La prima prova era stata superata.
Chiedetegli di ararla con un corno di agnello,
prezzemolo, salvia, rosmarino e timo,
e di seminarla tutta con grani di pepe,
e allora lui sarà per me il vero amore
Ora veniva la seconda prova. Curare ciò che c’era tra loro, superando le inevitabili difficoltà. Riccardo era diffidente, da tanto tempo detestava le donne a causa di ciò che aveva subito in un giorno lontano. Mani crudeli avevano violato la sua innocenza, umiliando la sua natura di ragazzino timido ed educato. Era tempo di seppellire ciò che più gli faceva male. Margherita non lo avrebbe mai offeso, non aveva senso che lei scontasse qualcosa che era stato commesso tanto tempo prima da altre persone.
Riccardo era pronto. Lasciare alle spalle il passato gli avrebbe dato la forza di difendere quello che, pur senza rendersene conto, aveva iniziato a costruire con Margherita. Seminare il pepe. Non era difficile. Bastava seminare il pepe.
Chiedetegli di mietere con una falce di cuoio,
prezzemolo, salvia, rosmarino e timo,
e di raccoglierlo in una corda di erica,
e allora lui sarà per me il vero amore.
E ora, la parte più difficile. La terza prova. Raccogliere. Riccardo doveva chiamare Margherita. Ci volevano la salvia e il timo, la forza e il coraggio per poter compiere l’ultimo passo, quello più importante. Ma non era impossibile. Era questione di complicità, quella cosa simile alla magia, in virtù della quale condividere sensazioni, istinti, punti di vista e modi di percepire. Era quella cosa che faceva sì che ognuno captasse la presenza dell’altro. Era un legame di erica, non era una catena ma una ghirlanda. Qualcosa di forte e delicato assieme. Qualcosa da far sì che anche la terza prova fosse superata.
Era arrivato di nuovo il mattino.
Riccardo aveva nel cellulare il messaggio di Margherita.
Lei non avrebbe mai cercato di tenerlo legato a sé con qualcosa di diverso dal desiderio.
Lei non avrebbe mai provocato tempeste nella vita di Riccardo
Lei non aveva niente a che fare con le ragazze di quel giorno al parco. Un comportamento del genere era completamente al di fuori del suo modo di essere. Non c’entrava nulla.
Quanto tempo aveva perso Riccardo, allontanandola.
Quanta felicità aveva imprigionato tra i rami dei boschi del tempo.
Quegli stessi boschi che tanto lo amavano e che lui amava tanto, ma di cui non riusciva a capire il linguaggio.
Era arrivato il momento di liberare ciò che lui, per errore, teneva legato agli alberi.
«Margherita, sono Riccardo.»
«Ciao, Riccardo, come stai?»
«Bene… volevo chiederti: domenica ci sarà la festa del Patrono, qui a Brento. Ti va di fare un salto? È tanto che non ci vediamo.»
«Sì, Riccardo, verrò molto volentieri. A domenica!»