MAIA

Eravamo fuori dal vecchio e decrepito cinema di Carson, in attesa di Hayden e Gabby. Chris mi teneva per mano, stringendo un po’ troppo. O forse ero io. C’era qualcosa nell’aria tra noi, una sorta di elettricità impalpabile.

Hayden e Gabby avevano voluto conoscere Chris per forza. Se non altro, era un ambiente controllato: due ore in un posto in cui non si poteva parlare. Perché durante una conversazione ci sarebbe stato il rischio di dire qualcosa riguardo a Mallory o a me o alla stupida bugia che ormai mi era sfuggita di mano quest’estate.

«Tutto bene?» mi chiese Chris. «Sembri un po’ tesa.»

«No, sto bene» feci, sforzandomi di sorridere. Tuttavia lui stava imparando a comprendere i miei diversi sorrisi e strizzò gli occhi, come se fossi un bicchiere attraverso il quale riusciva a vedere.

«Presentarmi alle tue amiche ti rende nervosa, eh?» domandò, ma prima che potessi rispondere, aggiunse: «È normale, anch’io sono teso».

«Mi dispiace» gli dissi, ed era vero. «Dovrei essere io a calmarti, e non il contrario.»

«Vorresti che gli piacessi, lo capisco.»

«No. So già che gli piacerai.» Era quello il problema, ma non potevo dirglielo, invece mi chinai su di lui per un rapido bacio. Ero determinata a far filare liscia la serata e, mentre ci guardavamo negli occhi, per un istante, mi convinsi che sarebbe andata così.

«Ehi, ho aspettato di essere sicura prima di dirti una cosa», iniziò, prendendo un profondo respiro prima di continuare. «Sto cercando di convincere i miei a farmi restare qui.»

«Restare?» Sentii una fitta lancinante al petto. «Qui?»

«Sì, qui a Carson a vivere da mia zia e iscrivermi alla tua scuola, quest’anno.»

Mi si gelò il sangue.

«Pensaci; è la soluzione perfetta» continuò. «I miei genitori sono troppo spaventati per permettermi di tornare alla mia vecchia scuola, nella mia città. Invece così eviterei di portarmi dietro il peso di quello che è successo. Ma soprattutto» mi strinse entrambe le mani, «resteremo insieme.»

Una volta vidi un video di uno snowboarder intrappolato in una valanga. La neve cominciò prima a scricchiargli addosso, come tante scaglie di vetro poi, all’improvviso, il fianco della montagna crollò inghiottendolo nella sua corsa a centosessanta chilometri orari. Le valanghe non vengono sempre provocate da grandi esplosioni o terremoti; possono essere scatenate da qualcosa di piccolo, tipo i movimenti degli animali, la pioggia o la neve.

In quell’istante percepii la terra spaccarsi sotto i miei piedi.

Un conto era avere Chris lì e non frequentare o parlare con nessun altro, ritrovarci solo noi due in quel mondo dei sogni che avevamo creato – già mi preoccupava abbastanza gestire al meglio due ore di silenzio in un cinema buio con le mie amiche –, un altro era se fosse restato; avrebbe scoperto in un giorno ogni segreto che gli nascondevo.

«Voglio dire, vuoi che mi trasferisca qui, giusto?» domandò, dato che non avevo ancora commentato.

«Certo, sicuro» balbettai. «S-sì, è solo che sono sorpresa. Non sapevo neanche che ci stessi pensando.»

Sorrise di nuovo mentre mi portava la mano verso la sua bocca e la baciava.

«Credi che i tuoi genitori te lo permetteranno?» Persino io riuscivo a sentire la mia voce tremare, pronunciando quelle parole. Ma prima che potesse rispondermi, sentii dei passi avvicinarsi al marciapiede, accompagnati dalla voce tonante di Gabby.

«Ma ciao, piccioncini!»

Mi girai a guardare, e Chris fece altrettanto. Stava già salutando le mie amiche e mi sentii come trascinata via da una risacca, sempre più lontano.

Gabby rimase davanti a Chris e osservò: «Finalmente conosciamo la persona che ci ha rubato la nostra amica per tutta l’estate».

Chris mi guardò, avrei dovuto presentarli ufficialmente, ma non ci riuscivo, mi sentivo seppellita da una valanga.

«Gabby, giusto?» fece Chris indicandola, poi si girò verso Hayden. «E tu sei Hayden?»

«Piacere di conoscerti, finalmente, Chris.» Hayden mi lanciò un’occhiata e io riuscii a sorriderle. «Allora» aggiunse. «Cosa vogliamo fare?»

«Cinema?» suggerii, indicando l’insegna gigantesca sopra di noi, per metà illuminata dal neon.

«Ah, già» intervenne in tono allegro Gabby. «Io e Hayden abbiamo deciso che ci sembrava molto noioso, perciò…»

«Non potete decidere voi due» ribattei. «Lo avevamo già programmato.»

Hayden intervenne, sovrastando le nostre voci. «Allora votiamo. Quelli a favore di un film….» Ci guardammo, fui l’unica a sollevare la mano finché non fissai Chris, al che la alzò anche lui. «E adesso quelli che preferiscono fare qualcosa di realmente divertente, o in un posto in cui si possa davvero stare insieme?»

Le mie amiche sollevarono immediatamente le mani e io incrociai le braccia per sottolineare che eravamo a un punto morto; Chris alzò lentamente la sua, cominciando solo con un dito, salvo poi scrollare le spalle e procedere con tutta la mano. «Scusa» disse, con espressione contrita.

Ma prima che potessi rispondergli, si misero tutti a ridere.

Presi un profondo respiro, avrei affrontato un disastro alla volta. Dopo la bomba a orologeria che mi aveva gettato addosso Chris, immaginai di poter gestire una serata improvvisata. Espirai, guardai Chris e commentai: «Traditore», in tono scherzoso, ma in realtà molto sconfortato.

Lui mi mise il braccio attorno alla spalla e si chinò per baciarmi la fronte, incoraggiando Hayden e Gabby a reagire in coro: «Oooh!».

«Andiamo a mangiare qualcosa» suggerì Hayden; subito dopo lei e Gabby si allontanarono dal cinema. Ci dirigemmo verso DairyLand, ma per arrivarci dovevamo superare una fila di negozi abbandonati e infine quello di antiquariato, Miss Teresa’s Antiques, che in pratica era una sorta di mercatino dell’usato al chiuso. Attraversavo le stesse vecchie strade che mi circondavano da sempre, solo che stavolta, con Chris al mio fianco e le mie amiche davanti, c’era qualcosa di frizzante nell’aria, di sconosciuto.

«Oh, wow, guarda qui!» Chris smise di camminare per scrutare la vetrina colma di oggetti, tra cui un antico telescopio su un treppiedi di legno e accanto, sul pavimento, la scatola originale.

Hayden e Gabby tornarono indietro per unirsi a noi e Gabby disse: «Entriamo».

Una campanella suonò non appena varcammo la soglia di quel mondo di cianfrusaglie dimenticate. L’aroma pungente di naftalina, muffa e vecchi libri mi riportò immediatamente alla memoria il periodo in cui ci andavo spesso con Mallory, in cerca di cornici perfette per le foto, anfibi vintage o bigiotteria antica. Mi venne mal di testa, un vecchio e noto senso di stordimento si insinuò fin dentro la bocca del mio stomaco.

Chris si diresse subito verso il telescopio e mentre lo stava ispezionando da ogni angolo, mormorò a se stesso: «Wow» e poi «Fantastico». Hayden mi sussurrò all’orecchio: «È adorabile». Gabby alzò i pollici, in modo niente affatto discreto. Gli diedi un colpetto con la mano e gli sussurrai di smetterla. Si allontanarono per curiosare tra l’abbigliamento.

Io diedi un’occhiata al reparto di bigiotteria. Stavo guardando la teca di vetro in cui si trovavano antichi anelli di fidanzamento e spille e fermagli, probabilmente dei pezzi unici costosi, quando si avvicinò la proprietaria: Miss Teresa in persona. «È interessata a qualcosa?» domandò.

«No, stavo solo…» iniziai, ma poi una catenina attirò la mia attenzione: aveva attaccato un ciondolo con incisa una mezzaluna attorno a una stella e una pietra mancante al centro. «Anzi, potrei vedere quella?»

La estrasse dalla teca e la sistemò sopra un quadrato di velluto. Mentre passavo le dita sulla catenina d’oro annerita e sui solchi del ciondolo, mi spuntò un sorriso.

«Ti starebbe così bene» osservò Chris. Si avvicinò alle mie spalle e poi mi mise una mano sulla schiena.

Girai la piccola targhetta di carta legata con un filo a cappio attorno alla catenina… sessanta dollari. «Non posso spendere così tanto per una collana.»

«Ma se ti piace sul serio…?» chiese Chris, lasciando la domanda sospesa tra di noi.

«È vintage, vale ogni centesimo» argomentò Teresa, premendo sulla piccola leva che apriva il ciondolo, svelando un motivo inciso all’interno.

«Mi piace perché mi ricorda di te» feci a Chris. «Non ne ho bisogno, però. Ho già te, grazie comunque» dissi a Teresa.

«Maia! Chris?» ci chiamò Gabby dall’altra parte del negozio. Lei e Hayden erano vestite con abiti di diversi periodi. Hayden ci salutò, la mano con un paio di guanti bianchi lunghi fino al gomito. Gabby aveva messo uno scialle di pelliccia e una pochette con le paillette.

«Ci stanno adescando» mi avvisò decisamente divertito.

Emisi un lamento, arrancando verso le mie amiche.

«Puoi rilassarti» mi sussurrò all’orecchio e la sua voce era così rassicurante che quasi gli credetti. «Sta andando tutto bene, mi piacciono un sacco.»

Hayden e Gabby sorreggevano una vecchia giacca, di quelle con le toppe sui gomiti, che avevano trovato lì. «Provati questa.»

«E dai, ragazze» le avvertii.

«Che c’è?» domandò Hayden mentre Chris infilava le braccia nelle maniche. «Sta benissimo!» Poi gli mise un cappello di feltro, inclinandolo.

«Davvero?» Chris mi guardò mentre si sistemava la giacca.

«Sì» gli risposi. «Sei splendido.» Era vero, e per un secondo mi preoccupai di quel casino enorme che avevo creato, ma ancora di più di resistergli mentre eravamo nel negozio. Il suo sorriso era contagioso. Lo osservai sfoderarlo a Hayden e Gabby e poi a me.

Si tolse il cappello, me lo mise in testa e disse: «E tu sei meravigliosa».

Era incredibile, ma ero immensamente felice e profondamente triste allo stesso tempo… Mi mancava l’aria. «Torno subito» avvisai, restituendo il cappello a Chris.

«Dove va?» sentii Hayden chiedere mentre correvo verso il bagno.

Dovevo correre, andare via. Chiusi a chiave la porta e aprii il rubinetto al massimo. Cercai di rallentare il respiro, ma non ci riuscii. Mi mancava l’aria, non ce la facevo né a inspirare né a espirare. Ero frastornata. Mi sedetti sul pavimento perché avevo paura di cadere, mi tremavano le mani.

Qualcuno bussò.

«Solo un minuto» gridai.

Era la voce di Hayden oltre la porta. «Tutto bene?»

Scattai in piedi e chiusi il rubinetto. Mi guardai allo specchio per un solo istante prima di aprire la porta, e provai una fitta atroce, quella nota sensazione di non riconoscermi.

«Stai bene?» ripeté mentre uscivo.

«Sì» la rassicurai, mentre tornavamo verso Chris e Gabby. «Non sono in formissima, tutto qui.»

Si erano tolti gli abiti del negozio, e Chris aveva in mano una di quelle antichissime fotocamere. Mi informò con aria euforica: «Maia, guarda questa, e poi ci sono anche delle vecchie lenti lì». Proprio quando pensavo di essermi ripresa, sentii un rombo e la terra mi tremò sotto i piedi.

«Chris.» Mi resi conto di quanto fosse acuta la mia voce solo dopo aver finito di pronunciare il suo nome, dato che tutti mi fissarono. «Ehm, Chris» ripetei in tono più dolce, prendendogli la fotocamera dalle mani per appoggiarla su una sedia elegante. «Senti, dobbiamo andare, okay?» sussurrai. «Ce ne andiamo tutti, va bene?»

«Aspetta, cosa? Cosa?» domandarono tutti nello stesso momento. Tuttavia non potevo rispondere, non ero in grado, perciò mi diressi verso la porta.