10

«Io mi chiamo Nicolaus» dice il bidello, in tono solenne. Ha addosso un vestito antiquato, camicia bianca, cravatta a strisce rosse e blu, e scarpe lucidate di fresco. Come se si fosse messo elegante. «Benvenuta, o Prescelta» prosegue. «Tu che hai peregrinato fino a questo sacro luogo, nella notte in cui la luna si colora di rosso!» Solleva le braccia verso il cielo.

Minoo si accorge di aver riacquistato il controllo del corpo nel momento in cui, istintivamente, arretra di un passo.

È chiaro che quest’uomo è matto da legare. Ora praticamente urla: «La profezia si sta avverando!»

«Quale profezia?»

Il bidello continua a farneticare, senza dare peso alla domanda. «Tu e io siamo stati risvegliati dal nostro sonno. E ora si aprono i nostri occhi! Presto contempleremo l’istante in cui il nostro destino si compirà!» Osserva Minoo come se si aspettasse che lei cominciasse a intonare un canto di lode.

«Deve avermi scambiata per qualcun altro» dice Minoo, sottovoce.

Lo sguardo del bidello si inchioda su di lei. «Dimmi, sei venuta spontaneamente? O sei stata guidata da una forza misteriosa? Qualcosa che trascende l’umana comprensione?»

Minoo non sa che cosa dire. Come fa, lui, a saperlo?

Nicolaus annuisce, tutto contento.

«Chi è lei, veramente?» domanda lei.

«Nicolaus Elingius è il mio nome. Sono la tua guida. Tu sei la Prescelta».

«Prescelta per fare che cosa?»

«Ancora non lo so» dice Nicolaus, impaziente.

«Cioè, in realtà non sa niente di più di quel che so io, riguardo a quello che sta succedendo?»

Lo sguardo di Nicolaus vacilla. «No. Cioè... Dobbiamo essere pazienti. Sto cercando di afferrare i ricordi, ma è come tentare di catturare un raggio di sole. Come l’agnello appena nato che apre gli occhi alla luce e viene abbagliato, anche noi...»

«Io vado a casa» dice Minoo.

Nicolaus le fa segno di tacere. Il suo sguardo è fisso su un punto alle spalle di lei. Un vento freddo si infila sotto la giacca del pigiama.

«Qualcuno dimora nelle ombre» dice lui, sottovoce.

Minoo pensa alla figura alla luce del lampione, e rabbrividisce.

Poi sente la ghiaia dell’ingresso del parco che scricchiola sotto i piedi di qualcuno. Si volta lentamente.

Da principio, non la riconosce. I capelli di Vanessa sono bagnati, come incollati alla testa. Il trucco, sempre impeccabile intorno ai suoi occhi castani, è colato giù per le guance. È avvolta in una coperta di lana grigia e strappa via con gesti irosi alcune foglie che si sono attaccate alle ciocche umide. Sotto la lana grigia, Minoo intravede un paio di mutandine e un reggiseno leopardati.

«Non capisco...» mormora Nicolaus, fissando spaventato Vanessa.

«Che cosa sta succedendo? E tu chi cazzo sei?» dice Vanessa, liberando un lembo della coperta che si è impigliato in un rametto. È evidente che non vuole dare a vedere di essere spaventata a morte.

«Io sono Nicolaus. La guida che deve... guidare il Prescelto» dice lui, con quel poco di autorevolezza che riesce a inalberare.

Vanessa dondola un poco, come per mantenere l’equilibrio. Dev’essere ubriaca. Altrimenti come mai se ne va in giro per il bosco mezza nuda? «Un momento. Ma lei è quel viscido bidello».

Nicolaus fa una smorfia rigida. «Anche».

Vanessa fissa Minoo come se soltanto in questo momento si fosse accorta che c’è anche lei. «Che cosa state combinando, qui fuori?»

Minoo si sente ridicola, ma anche ferita, a sentire che Vanessa la sta associando a Nicolaus. Dopotutto lei e Vanessa si trovano nella stessa situazione, come fa a non accorgersene? La coperta di Vanessa scivola giù e scopre il reggiseno.

«Figliola cara, copriti!» dice Nicolaus, orripilato.

«E lei la pianti di guardare! Pervertito!» sibila Vanessa, stringendosi nella coperta.

Nicolaus indietreggia, sbigottito. «In nessuno alberga più venerazione per il gentil sesso che in me... Rispondi soltanto alla mia domanda. Sei venuta qui spontaneamente? O sei stata guidata da una forza misteriosa, potentissima? Qualcosa che trascende l’umana comprensione?»

È la stessa domanda, ma posta in modo diverso da prima. Minoo vede chiaramente che Nicolaus spera di sentirsi rispondere di no.

«Se scopro che è stato lei, l’ammazzo» dice Vanessa.

Nicolaus si accascia.

«È successo anche a me» dice Minoo a Vanessa. «Era come se qualcosa mi telecomandasse».

Uno scricchiolio nella ghiaia dell’ingresso.

Vanessa e Minoo si voltano.

Ecco che arriva Anna-Karin. La parte inferiore della sua camicia da notte di flanella è lacera. I piedi sono coperti di terra, di fango e di Dio sa cosa, fino ai polpacci. Ansima pesantemente e le guance sono arrossate per lo sforzo.

È Anna-Karin, eppure non è lei. Sembra più energica di quanto Minoo non l’abbia mai vista.

Nicolaus sgrana gli occhi. «Iddio mi aiuti» mormora. «Sono in tre».

«Quattro» lo corregge Vanessa, indicando Rebecka Mohlin, che spunta da dietro Anna-Karin. Rebecka ha addosso un paio di pantaloni di felpa e un pile. Si accovaccia e fissa gli altri.

Qualcosa tocca il braccio di Minoo, che si volta di scatto con un urletto patetico.

Dietro di lei c’è Linnéa, che ha ancora addosso la felpa nera col cappuccio. Gli occhi sono rossi e lo sguardo vacilla. «Minoo, che cosa succede? Sta succedendo davvero?»

«Pare di sì» risponde Minoo.

«Sto uscendo di cervello» dice Linnéa sottovoce, lanciando un’occhiata a Vanessa e Nicolaus.

«No, non stai uscendo di cervello...»

Linnéa non ascolta. La sua stretta sul braccio di Minoo si fa più dura, nel momento in cui vede qualcosa alle spalle di lei.

Minoo si volta e vede Ida Holmström venire verso di loro. I capelli biondi sono sparsi sulle spalle, e una camicia da notte di pizzo bianco svolazza intorno al suo corpo. Sembra uscita da un vecchio film dell’orrore in bianco e nero. C’è un luccichio sul cuore d’argento che porta al collo. Gli occhi fissano il vuoto, come quelli di uno zombie.

Minoo guarda Nicolaus, che mormora qualcosa tra sé e sé, mentre si passa le dita tra i folti capelli brizzolati. «Doveva essercene una sola!» esclama. «È così che c’è scritto. Il Prescelto peregrinerà fino al Luogo Sacro alla luce rosso sangue della luna. Là io la incontrerò, per guidarla...» La sua sonora tiritera scende di volume fino a diventare un sussurro. «Può essere soltanto una di voi. Come faccio a sapere...?»

Tace, e Minoo si rende conto che qualcuno deve porre le domande giuste. «Siete venute tutte qui come robot radiocomandati?»

Il silenzio che segue parla da sé. Minoo sente un grandissimo sollievo. Qualunque cosa stia succedendo, non accade soltanto a lei.

«D’accordo, allora tutte noi abbiamo ‘peregrinato fin qui alla luce rosso sangue della luna’».

«Aspetta...» dice Nicolaus. Sembra che abbia il fiato corto. Minoo lo vede sforzarsi di dissipare le nebbie che ha nella testa. Tutt’a un tratto, le parole sgorgano da lui. «Siamo stati risvegliati dal nostro sonno per una ragione precisa. Il Prescelto dovrà condurre la battaglia contro il male, e io lo guiderò. Il Prescelto possiede forze inaudite, e soltanto lui è in grado di salvare tutti noi dall’apocalisse».

Anna-Karin si scosta i capelli dalla faccia e guarda Nicolaus. «Voialtre andate pure a casa. La Prescelta sono io».

* * *

Il cuore di Anna-Karin martella così forte da darle l’impressione che stia per scoppiare, mentre tutti gli sguardi si dirigono verso di lei. Nicolaus ha parlato di male e di apocalisse, ma ritrovarsi a parlare davanti a queste ragazze è ancora più spaventoso. Però adesso bisogna essere coraggiosi. Dopotutto, Anna-Karin sa che quel che sta dicendo è vero.

«Sono capace di far fare le cose alla gente. È successo ieri, ed è successo di nuovo oggi» dice, accorgendosi di parlare troppo rapidamente e di fare la figura della stupida.

«Mi sa che qualcuno dovrebbe chiamare la neuro» ridacchia Ida, ma è una risatina sforzata. Chiaramente si aspetta che le altre ridano insieme a lei, ma non accade. Nessuno ride di Anna-Karin. Soltanto Ida. Brutta, bruttissima Ida.

Ecco che succede di nuovo. La paura passa, e lascia il posto a un odio puro, spaventosamente forte e tenace. In tutti questi anni, Anna-Karin non si è mai resa conto di saper odiare qualcun altro che non fosse lei. Può decidere di odiare quelli che per tutta la sua vita le hanno dato della brutta grassona patetica e repellente. Hanno torto. Lei è la Prescelta. Adesso vedranno. Subito.

DI’ LA VERITÀ, ordina. DI’ LA VERITÀ, perché hai letto la poesia nell’aula magna, oggi?

Ida impallidisce, mentre la sua bocca comincia a muoversi. Cerca di serrare le labbra, di reprimere le parole. Ma quelle escono da lei come vomito. «Ho letto quella poesia perché tutti credessero che me ne fregava qualcosa. Invece non me ne frega niente. Secondo me è una bella cosa che quelli come Elias si tolgano la vita».

Minoo e Rebecka hanno appena il tempo di afferrare Linnéa, prima che lei si scagli contro Ida.

«Non intendevo...» mormora Ida, stringendosi il collo. Si volta verso Anna-Karin. «Sei stata tu a costringermi a dirlo, brutto mostro!»

«Tu!» esclama Nicolaus, illuminandosi tutto e guardando Anna-Karin. «Sei tu, la Prescelta!»

«Scusate» dice Vanessa. «Ma si dà il caso che negli ultimi giorni io sia diventata invisibile».

Anna-Karin si arrabbia di nuovo. Vanessa non capisce che è già troppo tardi? Adesso tocca a lei stare al centro della scena.

«Non l’ho fatto apposta» continua Vanessa. «Però è successo. Due volte».

Nicolaus la guarda, terrorizzato. Non se la sente ancora di escludere che la Prescelta sia proprio lei.

«Io non saprei spiegarlo» dice Rebecka, lentamente. «Ma l’incidente di oggi, nell’aula magna... l’ho provocato io».

Tutti la fissano.

Anna-Karin fa più fatica ad arrabbiarsi con Rebecka. La trova simpatica.

«Voialtre avete avuto esperienze strane?» chiede Minoo. «A parte il fatto di essere qui, intendo». Dato che nessuno risponde, lei prosegue: «Ho fatto un sogno. Ero rinchiusa in una specie di cella, in un’altra epoca. E in quello successivo ero in una carrozza. E quando mi sono svegliata, i miei capelli puzzavano di...»

«...di bruciato» la interrompe Linnéa.

«Ma a parte questo, non ho notato niente di particolare» mormora Minoo.

Minoo è abituata a essere la più brava in tutto, e Anna-Karin la vede delusa del fatto di non avere facoltà soprannaturali. Crede che non si noti, ma Anna-Karin sa che cosa sta pensando. È un’esperta. Quando si passa una vita in posizione nascosta, si diventa osservatori attentissimi.

«Nemmeno io» dice Linnéa.

Tutti si voltano verso Ida.

‘Speriamo che non abbia nessun potere’ pensa Anna-Karin. ‘Perché altrimenti non ci sarebbe proprio giustizia’.

«Io me ne vado» dice Ida.

«Aspetta un attimo» azzarda Rebecka.

«No, non ho intenzione di aspettare. Non ho intenzione di partecipare! Non voglio avere niente a che fare con voi, brutte sfigate!»

«Non hai sognato niente di strano?» chiede Rebecka.

Anna-Karin non capisce perché Rebecka sprechi tempo con Ida. Nessuno la vuole, qui!

«Può anche darsi!» strilla Ida, con una voce che sale verso il falsetto. Poi il suo sguardo si fa duro. «Rebecka, possiamo ancora essere amiche, se vieni via con me subito...»

Rebecka non esita nemmeno un istante. «Io ho intenzione di restare qui».

«Aspetta che io lo racconti a G» dice Ida, andandosene.

Ma non fa molta strada.

* * *

Rebecka trova che la scena somigli a quella di un cartone animato. Quando Ida si ferma di botto, è come se si fosse scontrata con un muro. Rebecka sente addirittura il boooing, come quando il coyote sbatte contro una ‘porta’ disegnata su una parete di roccia. Si aspetta quasi di vedere gli uccellini che si mettono a girare intorno alla testa di Ida.

Ida vacilla ma resta ferma in piedi, ancora con la schiena voltata verso di loro.

«Ida?» tenta Rebecka.

Ida non risponde. Resta immobile.

E poi.

Poi non è più immobile.

Il suo corpo viene trascinato all’indietro verso di loro. Pende mollemente da una stretta invisibile, a qualche centimetro dal suolo. Le dita dei piedi sfiorano la ghiaia, mentre Ida attraversa l’aria.

Rebecka si avvicina di un passo a Minoo. Vanessa assume finalmente un’aria spaventata, e Linnéa arretra di diversi passi. Anna-Karin si avvicina di soppiatto a Nicolaus.

Nelle posizioni in cui si trovano, formano un cerchio. E al centro di questo cerchio c’è Ida, sospesa in aria.

La sua testa è chinata sul petto e il volto è completamente rilassato. Dalla bocca semiaperta esce del vapore, come se si trovasse in un punto molto freddo. Tutto ritorna fermo. Uno strano brivido attraversa il corpo di Rebecka. La pelle si accappona, e i peli delle braccia si rizzano. È come se l’aria fosse piena di elettricità.

Ida solleva lentamente la testa.

‘No’ pensa Rebecka. ‘Qualcuno o qualcosa sta sollevando la testa di Ida’.

Un denso muco biancastro cola dall’angolo della bocca di Ida, scendendo lentamente lungo il mento. Resta appeso. Gocciola a terra. La bocca si chiude. Gli occhi di Ida si aprono. Le pupille sono dilatate e fissano davanti a sé senza vedere. Eppure sembra che quello sguardo penetri all’interno di Rebecka e veda cose che nemmeno lei conosce.

«Non abbiate paura. Vi trovate in un luogo protetto». È la voce di Ida, eppure non è la sua. È morbida e calda. «Qui il nemico non può trovarvi. Soltanto qui siete al sicuro. Soltanto qui potete riunirvi tutti. Dovete celare la vostra amicizia a chiunque altro».

«Anche a scuola?» chiede Anna-Karin.

Il volto di Ida si contrae in una smorfia. «Soprattutto a scuola. Quello è un luogo del male».

«Fin lì ci arrivavo anch’io» mormora Linnéa.

Ida si guarda intorno. «Il cerchio è composto da sette. Ne manca uno». Una lacrima solitaria le scorre lungo la guancia. «Allora la guerra è già cominciata».

«Chi è che manca?» chiede Nicolaus.

«Elias» dice sottovoce Linnéa.

Ida annuisce. Nicolaus sembra sconvolto, e Rebecka crede di capire come si senta. Manca una tessera del puzzle, che non sarà mai completo.

«Se il male vince, le fiamme inghiottiranno il mondo» dice Ida. «Non potete permettervi dubbi. Il male è più vicino di quanto crediate. Vi sta cercando. Dovete esercitare i vostri poteri, diventare più forti insieme. Avete bisogno l’uno dell’altro».

Rebecka ha l’impressione di sentire dei sussurri provenire dal bosco. Come mormorii di approvazione da parte di esseri invisibili tutt’intorno a loro. Un istante dopo, Ida guarda dritto verso di lei, e una voce le riempie la testa, un sussurro caldo e amorevole. Devi guidarle, Rebecka. Loro non lo gradiranno, ma hanno bisogno di te. Il tuo compito è quello di rafforzare il legame tra di voi. Ma il fatto che io ti affidi questo compito deve restare un segreto tra me e te. Capisci?

Rebecka non riesce a fare altro che annuire. Ida le lancia uno sguardo di assenso, poi si volta verso gli altri. «Fidatevi l’una dell’altra. Fidatevi di Nicolaus. Presto gli torneranno alla mente altre cose, e vi sarà d’aiuto» dice ad alta voce.

Ida rivolge un sorriso affettuoso a Nicolaus, che se ne sta lì a bocca aperta a guardarla. Gli occhi azzurro ghiaccio sono lucidi.

«Non fidatevi di nessun altro» prosegue Ida. «Nemmeno dei vostri genitori, dei vostri fratelli e delle vostre sorelle. Nemmeno degli amici. Nemmeno del vostro più grande amore. E ricordate: la soluzione è il cerchio».

Il corpo di Ida comincia ad abbassarsi verso terra. Minoo corre verso di lei. Rebecka e gli altri la seguono, si raccolgono intorno a lei.

«Chi sei?» dice Minoo.

«Io sono voi. Voi siete me. Siamo una cosa sola. La soluzione è il cerchio».

«Qual è il male che dobbiamo combattere?» chiede Minoo.

Nessuna risposta. Le palpebre tremano, mentre la presenza estranea esce dal corpo di Ida.

La sensazione di dolore è quasi insopportabile, e Rebecka si accorge che la provano anche gli altri. È come una parte di loro stessi, un genitore che non sapevano di avere, e che sta per abbandonarli.

Il corpo di Ida resta immobile. Nell’aria aleggia un vago odore di bruciato.

«È... è morta?» chiede Vanessa.

Minoo posa delicatamente le dita sulla giugulare di Ida. «È viva».

«Allora è possibile» dice Nicolaus sottovoce. «Il Prescelto siete voi. Tutte quante».

Rebecka guarda gli altri. Sei persone senza nulla in comune, riunite da qualcosa di grande e inspiegabile. Improvvisamente sembra del tutto ovvio che siano qui insieme. Come se la cosa fosse stata decisa da sempre.

Ida spalanca gli occhi e fissa gli altri.

«Come stai?» sussurra Rebecka, preoccupata.

«Se non mi lasciate andare immediatamente, mi metto a urlare» dice Ida.