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Alle nove e mezzo si sente il rumore di un’auto che si avvicina, con la ghiaia che crepita sotto gli pneumatici. Minoo mette via il libro di biologia e si alza, mentre una Mercedes blu scura entra nell’area del parco.

Non appena l’automobile si ferma, Anna-Karin scende dal sedile passeggeri e si avvia a passi rabbiosi verso la pista da ballo. Si posiziona eloquentemente lontano dalle altre, a braccia conserte.

«Ciao» dice Minoo, ma Anna-Karin tiene lo sguardo fisso a terra.

«Buongiorno» dice la preside, uscendo dall’auto e avvicinandosi, seguita a ruota da Ida.

Ida ha le mandibole così strette che Minoo si domanda se sia ancora in grado di riaprire la bocca.

«Il vostro giretto in macchina dev’essere stato una delizia» dice Linnéa.

Vanessa fa un risolino, e Minoo ha un moto di sdegno. Non riescono proprio a darsi una regolata?

Adriana Lopez si posiziona al centro della pista da ballo, con un ampio cappotto nero che le arriva fino ai piedi. Porta guanti di pelle e un elegante cappello di pelliccia. Minoo, ammirandola, pensa che sembra uscita da un romanzo russo dell’Ottocento. In una mano tiene una grossa borsetta di pelle nera dall’aria costosa. La posa a terra accanto a sé. «Mi scuso per la mancata puntualità» dice. Poi si volta verso Ida, che si è fermata sugli scalini che portano alla pista. «Vieni all’interno del cerchio».

Minoo si guarda intorno, domandandosi a quale cerchio si riferisca la preside. Poi capisce, e maledice la propria scarsa perspicacia: la pista da ballo è rotonda, quindi è un cerchio.

Con evidente riluttanza, Ida avanza di qualche passo e sale sulla pista.

«Vediamo di alzare un pochino la temperatura» dice la preside, lanciando un’occhiata rapida a Vanessa e Linnéa. «Suggerisco che voi due scendiate dal palco».

Linnéa e Vanessa si alzano lentamente. Minoo immagina che siano incuriosite tanto quanto lei, anche se cercano di non darlo a vedere.

Da una tasca, la preside tira fuori un piccolo oggetto nero lucente, e ne sfila la parte superiore, come un rossetto. Quando comincia a disegnare un cerchio per terra, al centro della pista da ballo, Minoo ripensa ai simboli sul pavimento di casa di Adriana Lopez. Cerca lo sguardo di Vanessa, che però sta fissando la preside.

Adriana Lopez disegna un simbolo al centro del cerchio. Sembra concentratissima. Quando si raddrizza, toglie alcuni fili vischiosi dall’oggetto, poi rimette il cappuccio.

«Che cos’è quella roba?» chiede Vanessa.

«Ectoplasma» taglia corto la preside.

Minoo si domanda se le altre capiscano quella parola più di quanto non la capisca lei.

Dall’altra tasca, Adriana estrae un libro rivestito di pelle nera consunta, delle stesse dimensioni di un normale libro tascabile. Lo apre, poi tira fuori un oggetto luccicante che teneva nascosto sotto al cappotto. Sembra una lente d’ingrandimento fatta d’argento, assicurata a una lunga catenella che la preside porta attorno al collo. Adriana Lopez gira la lente come quando si mette a fuoco un cannocchiale, poi se la porta all’occhio.

Minoo si aspetta di sentirla pronunciare in tono solenne una formula magica. In effetti sta mormorando sottovoce qualcosa, come quando un lettore poco esperto muove le labbra scorrendo un testo scritto. Subito all’interno del cerchio disegnato si alza una fiammata alta mezzo metro.

Non è un fuoco normale, ma ha sfumature blu: cobalto alla base, celeste in cima. Minoo impiega qualche istante a rendersi conto di che cosa ci sia di strano, in questo fuoco: non tanto il fatto che sia azzurro, e che si sprigioni a diversi centimetri dal pavimento, quanto che arda in silenzio. Non si sente il minimo crepitio.

Dopo un paio di secondi, Minoo sente il viso cominciare a scaldarsi. La preside si toglie il cappotto, il cappello e i guanti e posa il tutto in una pila ordinata sul pavimento di assi, vicino alla ringhiera. Sotto, porta un elegante tailleur grigio scuro.

Anche Minoo si toglie il piumino, il berretto e i guanti e li posa a terra. Soltanto ora si accorge che intorno alla pista da ballo l’aria scintilla. Tende cautamente una mano, e sente una leggera resistenza, come di una sottile pellicola invisibile.

«Prova» le dice la preside.

Minoo si volta. La preside le rivolge uno sguardo di incoraggiamento e annuisce. Minoo tende la mano più in fuori, penetrando attraverso la pellicola. Dall’altra parte, l’aria è fredda.

«Un cerchio esterno» spiega la preside, facendo un ampio gesto verso il perimetro della pista circolare, per poi indicare il cerchio più piccolo, dal quale si sprigiona il fuoco. «E uno interno. Quello esterno racchiude, in quello interno c’è la fonte di energia».

«E quale sarebbe, questa fonte di energia?» chiede Vanessa.

«Il simbolo all’interno del cerchio più piccolo».

«Ma che segno è?» insiste Vanessa.

«Se devo istruirvi, dobbiamo procedere passo per passo. E dovete fidarvi di me».

«Ovvio» dice Linnéa, ironica. «Tanto nel frattempo ci ammazzano».

«Vi ho già spiegato la situazione una volta. E poi c’è un altro fattore che il Consiglio mi ha pregata di chiarire».

Minoo tira fuori il piccolo quaderno e la penna che porta sempre in tasca. Sì, è una nerd.

«Secondo la Profezia, per il male deve essere impossibile individuare il Prescelto. Almeno fino a quando la grande battaglia non sarà imminente. E ci vorranno diversi anni. Credevamo che aveste una qualche forma di copertura, che foste invisibili al male».

«Ha detto che la grande battaglia sarà fra qualche anno?» chiede Minoo, prendendo appunti. «E quanti?»

«Non si sa per certo. Al massimo dieci, come minimo due, secondo i nostri calcoli».

«In questo caso, l’Armageddon arriverà giusto in tempo per il nostro diploma. Come se non fossi già abbastanza demotivata a studiare» dice Linnéa.

«Questa cosa non ha nulla a che vedere con l’apocalisse biblica» dice la preside, in tono secco.

«Ma potrebbe spiegarci contro cosa dobbiamo combattere, in questa battaglia? Non sarebbe ora che la sentissimo, questa profezia?» chiede Vanessa.

«Non è così facile...»

«Come mai ci ha portate qui, se non vuole darci risposte?» domanda Linnéa.

«Ora basta». La preside leva una mano. «Nicolaus si sarà anche lasciato manovrare da voi, ma non potete trattare me allo stesso modo. Io sono qui per insegnarvi a padroneggiare e sviluppare i vostri poteri, ma voi vi comportate come bambine. E io non posso insegnare i principi della magia alle bambine».

Nessuno dice niente.

«I vostri poteri sono un grande dono» prosegue la preside. «Ma possono anche essere letali. Per voi e per gli altri. In questo momento le vostre facoltà sono ancora in una fase larvale ma, via via che si svilupperanno, avrete sempre più difficoltà a controllarle». Si volta verso Vanessa. «Forse un giorno ti renderai invisibile e scoprirai di non saper più invertire il processo, e sarai costretta a vivere il resto della tua vita come un’ombra».

Vanessa cessa immediatamente di masticare la sua gomma.

‘Chissà che incubo, per una che è chiaramente innamorata della propria immagine allo specchio’ pensa Minoo.

«La stessa cosa vale per voialtre» dice la preside, soffermandosi con lo sguardo su Anna-Karin per poi proseguire verso Ida, Minoo e Linnéa. «Anche per voi che non avete ancora sviluppato alcun potere».

Forse Minoo dovrebbe spaventarsi. Ma la parola ‘ancora’ la rallegra troppo. Forse anche lei ha un potere. La preside ne sembra convinta, in effetti.

«Il mondo ha sempre avuto in sé una certa quantità di magia, e vi sono periodi nei quali il confine tra gli altri mondi e il nostro è più o meno forte».

«Cos’è questa cosa degli ‘altri mondi’?» la interrompe Vanessa.

«Il nostro mondo non è l’unico. Ne esistono innumerevoli altri. Non interrompermi più» risponde la preside, stizzita. «Negli ultimi millenni, abbiamo vissuto un periodo di siccità magica, con qualche singola manifestazione locale, una delle quali ha avuto luogo quattrocento anni fa. I poteri della Prescelta sono stati risvegliati, ed è avvenuta una battaglia sui confini tra le dimensioni. Io credo che i vostri sogni possano essere legati a ciò che è accaduto a quell’epoca».

«Come fa a sapere che cosa sogniamo?» chiede Vanessa.

«Il mio corvo ha visto e sentito tutto, la notte in cui siete state risvegliate. Io e il Consiglio siamo persuasi che la persona che parlava attraverso Ida fosse la Prescelta vissuta nel XVII secolo».

«Chi era?» chiede Minoo. «E che cosa le è successo?»

«Non lo sappiamo. La chiesa e la casa del prete sono state distrutte da un incendio nel 1675, nel quale sono andati persi molti documenti importanti. I sogni sono probabilmente una sorta di eco di ciò che è accaduto a quel tempo». La preside rivolge loro uno sguardo grave. «Se poco fa ho paragonato gli ultimi duemila anni a una siccità magica, ora è come se fossimo prossimi a un’inondazione. Individui con poteri come i vostri sono stati tremendamente rari, ma ora hanno ricominciato a presentarsi in diverse parti del mondo. Ma non hanno uno scopo chiaro come il vostro. La battaglia che avrà luogo qui potrebbe influire su tutta la nostra realtà».

«Ecco perché Nicolaus parlava del nostro destino» dice Anna-Karin.

Adriana contrae la bocca in una smorfia. «Preferirei chiamarla missione».

«Quindi sta dicendo che il destino del mondo verrà deciso a Engelsfors?» domanda Vanessa.

«Capisco che sia difficile da concepire» dice la preside, con l’accenno di un sorriso. «Ma è possibilissimo. Questo luogo ha un’alta attività magica, che continuerà ad aumentare».

Minoo ascolta affascinata. «Quindi la magia è dappertutto?»

«No» risponde la preside con aria di approvazione, come se quella di Minoo fosse un’ottima domanda. «Noi crediamo che l’energia si diffonderà in aree sempre più ampie, ma in questo momento si tratta di fenomeni localmente molto limitati».

Vanessa sembra pensierosa. «Vuol dire che i nostri poteri non funzionano dappertutto? Per esempio, se io andassi in vacanza a Ibiza, non riuscirei a rendermi invisibile, là?»

«Ibiza in particolare ha un’alta attività magica» risponde la preside. «Però il concetto è esatto. I poteri non provengono soltanto da voi. Dovete essere, per così dire, collegate a una fonte di energia. E qui ce n’è una. Avete bisogno di Engelsfors, allo stesso modo in cui avete bisogno l’una dell’altra ed Engelsfors ha bisogno di voi. Non sappiamo ancora perché siate... foste in sette. Ma insieme costituite un cerchio. Le streghe hanno sempre lavorato in cerchi. Non potrete compiere alcunché di rilevante, se non imparate a cooperare».

Minoo trova che la preside sbagli a ridurre tutto questo a una ‘missione’. ‘Destino’ è una parola molto più bella. È questo che Rebecka aveva capito. C’è qualcosa di molto più grande di loro stesse, qualcosa che loro sono chiamate a compiere. Ma il concetto è il medesimo: sono legate a Engelsfors. E l’una all’altra.

«Altre domande?» chiede la preside.

Tutte tacciono.

Adriana fa un sorriso soddisfatto. «Molto bene. Allora parliamo di magia. Teorica e pratica».