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SI svegliò alle otto, un’ora più tardi del solito. Confusa, volò fuori del letto, s’infilò una vestaglia e corse da basso.

Jack era ancora in cucina con un bagel tostato in una mano e una tazza di caffè nell’altra. Indossava una camicia sportiva su un paio di calzoni di tela.

«Buon sessantesimo, tesoro», lo salutò. «Non ti ho sentito alzarti.»

Lui sorrise, mandò giù l’ultimo boccone e posò la tazza. «Non mi viene un bacio per il mio compleanno?»

«Te ne vengono sessanta», promise Rosemary consegnandosi al suo abbraccio.

Jack era alto una spanna più di lei. Quando indossava scarpe con i tacchi, la differenza non era così vistosa, ma quando era in pantofole, lui la sovrastava.

La faceva sempre sorridere. Jack era un bell’uomo, con folti capelli ormai più grigi che biondi, un fisico asciutto e muscoloso, un’abbronzatura blanda ma sufficiente a mettere in risalto l’azzurro intenso degli occhi. Susan somigliava soprattutto a suo padre sia nell’aspetto sia nel carattere. Era alta e snella, con lunghi capelli biondi, occhi blu e lineamenti classici. Era al suo livello anche intellettualmente. Portata per le materie scientifiche, era la migliore del suo corso in laboratorio ed egualmente brillante nelle lezioni di arte drammatica.

Quando erano tutti e tre insieme, Rosemary aveva sempre l’impressione di finire confusa nella tappezzeria. Anche su questo aveva avuto a che ridire sua madre. «Rosie, dovresti veramente farti dei colpi di sole. Quel color fango è così triste.»

Ora, anche se aveva preso l’abitudine di farsi le meches, quel «color fango» le era rimasto impresso nella mente.

Jack ricevette il suo bacio prolungato e la lasciò andare.

«Non uccidermi», disse, «ma speravo di sgattaiolare via per una partita a golf al club prima del party.»

«Me l’aspettavo. E fai bene!» rispose Rosemary.

«Non ti spiace se ti abbandono? So che non c’è speranza che tu mi faccia compagnia.»

Risero insieme. Jack sapeva fin troppo bene che avrebbe dedicato l’intera giornata ad affannarsi su ogni minimo particolare della festa.

Rosemary prese la caffettiera. «Bevi un’altra tazza con me.»

«Volentieri.» Jack guardò dalla finestra. «Sono contento che ci sia bel tempo. Non mi piace per niente quando Susan deve fare tutta quella strada in macchina nel pieno di un temporale, ma le previsioni sono buone per tutto il fine settimana.»

«E a me non piace che debba tornare indietro la mattina presto», brontolò lei.

«Lo so. Ma guida bene ed è abbastanza giovane perché questa spola non l’affatichi troppo. Ma tu ricordami lo stesso di sollecitarla a cambiare la macchina. La sua ha già due anni ed è dal meccanico fin troppo spesso.» Jack bevve ancora qualche sorso di caffè. «Bene, ora vado. Dovrei essere di ritorno per le quattro.» Posò un bacio veloce sulla fronte della moglie e uscì.

Alle tre del pomeriggio Rosemary si allontanò raggiante e soddisfatta dal tavolo della cucina. La torta di compleanno era perfetta, quando l’aveva rovesciata e impiattata non aveva perso una sola briciola. La glassa di cioccolato, una ricetta personale, era relativamente liscia, con le parole BUON SESSANTESIMO, JACK scritte con grande precisione.

È tutto pronto, pensò. E adesso cosa posso fare per rilassarmi?