SEGUITA dal saluto di Jennifer, la segretaria di Brett, Laurie entrò nell’ufficio del suo principale, ma nell’aprire la porta vide che Brett non era solo. Su una delle poltrone per i visitatori c’era seduto un uomo di spalle.
«Tempismo perfetto», l’accolse Brett alzandosi in piedi. «Guarda chi abbiamo qui.»
Si alzò anche il visitatore voltandosi per salutarla. Era Alex Buckley. Ex giocatore di basket all’università, superava Brett in altezza di mezza spanna. Era almeno un mese che Laurie non lo vedeva, ma non era meno affascinante di come lo ricordava. Era più che comprensibile che fosse così amato da giurie e telecamere. Scorse con lo sguardo gli ondulati capelli bruni, il mento volitivo e gli occhi verde-azzurri dietro gli occhiali dalla montatura nera. Tutto nel suo aspetto trasmetteva un senso di forza e fiducia.
Grazie al cielo in quel momento Brett si trovava alle spalle di Alex e non poteva accorgersi in che modo Alex stesse guardando lei. Era il modo in cui la contemplava sempre quando la vedeva entrare in una stanza. Nonostante fosse evidente il piacere di rivederla, nei suoi occhi c’era sempre un che di tristezza, quasi malinconia. Era un’espressione che le faceva provare il desiderio di scusarsi, sia nei confronti di Greg per quel qualcosa di misterioso che suscitava in un altro uomo quell’espressione un po’ dolente, sia verso Alex per non essere capace di ricambiare i sentimenti che evidentemente provava per lei (almeno non ancora).
Distolse lo sguardo prima che Alex o Brett potessero leggerle nel pensiero. «Che bella sorpresa», esclamò con un sorriso. Gli allungò la mano, ma lui la prese brevemente tra le braccia.
Subito dopo, Laurie si sedette davanti alla scrivania.
«So di averti tenuto sulle spine per tutta la giornata, Laurie, ma volevo essere sicuro di aver ben chiari tutti i punti riguardo al Cinderella Murder. Il tuo riepilogo mi è stato d’aiuto. Ma mi ha anche fatto capire che per il nuovo programma ci sarà da sborsare un sacco di soldi.»
«In confronto a quello che possiamo ottenere dagli inserti pubblicitari, i nostri costi sono abbastanza bassi…»
Brett la zittì alzando la mano. «Non ho bisogno che mi spieghi tu come funzionano i dare e avere in televisione. Tu hai in programma di intervistare persone sparse per tutto lo stato della California, che, a proposito, è uno dei posti più costosi dove andare a registrare. Per non parlare del viaggio dell’ultimo minuto che hai fatto ieri, solo per poter arruolare anche Madison Meyer.»
Laurie aprì la bocca per parlare, ma si trovò bloccata di nuovo dalla mano di Brett.
«Lo so. Ha funzionato, quindi complimenti. Quello che sto cercando di sottolineare è che qui non si tratta di fare una chiacchierata con la moglie, l’amante e il socio in affari di un morto ammazzato, che vivono tutti a Westchester. Si tratta di saltabeccare dall’UCLA a Hollywood Hills, da lì alla Silicon Valley e da lì chissà dove ancora. E non puoi sperare di tenere agganciato uno come Frank Parker se intendi intervistarlo nella sala riunioni di un motel da una stella offrendogli sandwich al tonno come rinfresco. Per girare il programma hai bisogno di un posto come si deve, completo di tutti i lussi a cui sono abituati quelli di Hollywood. Stiamo parlando di soldoni.»
Questa volta alzò la mano prima ancora che Laurie avesse aperto la bocca.
«Ed è per questo che ho voluto sentire Alex. Tutti i critici, tutti gli addetti ai lavori, hanno detto che lui è stato la chiave del successo del nostro primo special.»
«Lo capisco bene, Brett, ma Alex ha i suoi impegni di lavoro. Potrebbe non avere il tempo che serve a noi.»
«La persona a cui stai facendo riferimento», sbottò Brett spazientito, «è lì seduto di fianco a te e, notizia delle notizie, ha già accettato.»
Alex si schiarì la voce. «In effetti…» mormorò. «Ma gli era anche stato detto che avevi chiesto specificamente di me.»
Tipico di Brett. Disposto a tutto pur di ottenere ciò che voleva.
«E siamo cascati a fagiolo», aggiunse Brett. «Mi stava giusto spiegando che all’improvviso è saltato un dibattimento importante che sarebbe dovuto durare circa un mese. Come me l’avevi spiegata, giustappunto?»
Laurie si accorse subito che Alex avrebbe preferito parlarle in privato, ma non c’era modo di allontanarsi da quell’ufficio in quel momento. «Ho convinto il pubblico ministero che il mio assistito aveva un alibi inconfutabile. Ho trovato una registrazione di una telecamera della sicurezza che ne accertava la presenza nel lounge VIP di un club di Chelsea quando sarebbe dovuto essere a Brooklyn a sparare a un membro di una gang rivale. A questo aggiungasi il cellulare del suo testimone oculare che veniva agganciato dalle antenne della Lower East Side nel momento in cui avveniva il delitto.»
«Bel colpo», esclamò Brett calando una manata sulla scrivania. «Ci sarà un motivo se si fa pagare profumatamente. Muoio dalla voglia di vederlo mettere Frank Parker sotto il torchio. Spero che sia stato lui. Vedo già i dati dello share. Qui c’è odore di Pulitzer!»
Laurie era più che certa che nessuno assegnava premi Pulitzer ai reality show della televisione.
Alex fece per alzarsi. «Credo che ora dobbiate parlare voi due. Se Laurie preferisce qualcun altro…»
«Non essere ridicolo», tagliò corto Brett indicandogli di tornare a sedersi. «Laurie è entusiasta.»
«Ovviamente», confermò lei. «Assolutamente entusiasta.»
E lo era. Alex era un inquisitore straordinario. Sapeva che della sua partecipazione sarebbe stato contento anche suo padre, per ragioni personali. Appena poteva, faceva di tutto perché loro due si frequentassero. «Molto bene allora», concluse Brett. «Ora prenditi il resto di questa giornata per festeggiare la bella notizia mentre io e Alex riprendiamo la nostra discussione sportiva. Avevamo un acceso dibattito su chi arriverà alle Final Four. E, senza offesa, magari hai voglia di darti una sistemata ai capelli o che so io. Mi pare che non ti sia ripresa del tutto dal tuo saltino a Los Angeles.»
Giusto. Senza offesa.