LAURIE si accingeva a uscire quando sentì tre colpi alla porta dell’ufficio, seguiti dall’apparizione della testa di Grace.
«Hai tempo per una visita?» chiese la sua assistente con un tremito nella voce.
Era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento. Per quanto inopportuno avesse trovato il commento di Brett sul suo aspetto, il suo capo aveva sicuramente buone ragioni per esortarla a tornare a casa in anticipo. Da quando Rosemary Dempsey aveva accettato di partecipare allo show, aveva lavorato senza interruzioni. Ora le bastava chiamare Rosemary per darle la buona notizia dell’approvazione ufficiale da parte della direzione e rincasare in tempo per accogliere Timmy quando fosse tornato da scuola con il nonno.
«Scusa, Grace. Mi sono dimenticata di un appuntamento?»
Poi sentì una voce maschile alle spalle dell’assistente. «Posso sempre venire un’altra volta.»
Alex.
«Eh, già», mormorò Laurie. «Figurati», aggiunse poi alzando la voce e sforzandosi di mantenere un tono blando, «entra, entra, Alex.»
Quando l’avvocato ebbe varcato la soglia, alle sue spalle Grace sfarfallò le ciglia e finse di farsi aria con le mani. Era la sua espressione da «che gran pezzo», che non mancava mai di esibire a ogni apparizione di Alex Buckley. Durante la registrazione del primo special di Under Suspicion, quando Occhi Blu era stato ucciso da un poliziotto prima che potesse sparare a Laurie, Alex si era precipitato a prendere lei e Timmy fra le braccia. Probabilmente Grace e tutte le altre persone presenti avevano visto in quel gesto la reazione naturale di un uomo coraggioso in una situazione di pericolo, ma da quella volta Laurie non aveva più smesso di sentire il suo desiderio di allacciare una relazione con lei, forte come il calore emesso da una lampada a incandescenza.
Aspettò di parlare che Grace avesse chiuso la porta dell’ufficio. «Appena arrivi tu il QI di Grace precipita di quindici punti», commentò.
«Se solo potessi avere quell’effetto anche sui giurati», ribatté lui.
Laurie lo invitò ad accomodarsi sulla poltrona grigia girata verso la finestra e si sedette davanti a lui sul divano. «Come va?» domandò.
«Bene. Molto preso. Ho cercato di chiamarti un paio di volte.»
Lei annuì e sorrise. «Posso solo tentare di scusarmi, non faccio che corrermi dietro. Tra il lavoro e Timmy…» Sospirò. «Quel bambino ha un carnet lungo così, da non crederci. Quasi quasi devo prendere appuntamento per vedere mio figlio. Adesso prende lezioni di karate. Poi naturalmente c’è il calcio. E ora, dopo che ha accompagnato suo nonno a un evento benefico della polizia e ha visto suonare la banda, dice che vuole imparare la tromba. Così mio padre gli fa vedere su YouTube dei video di Louis Armstrong, Miles Davis, Wynton Marsalis e Dizzy Gillespie. Timmy guarda lo schermo, mima i movimenti con le mani e gonfia le guance come un pesce palla. Ne ho imparata una nuova: la tromba fatta con la bocca.»
Stava tergiversando e lo sapevano tutti e due.
«Leo mi aveva raccontato della mania della tromba. L’altra settimana, alla partita dei Rangers.»
«Già, ovvio.»
Tornato a casa quel giorno, suo padre le aveva raccomandato di rispondere ai messaggi che le aveva lasciato Alex per un invito a cena.
«Dunque», disse l’avvocato prendendosi una mano nell’altra, «il nostro Brett Young ha giocato un po’ sporco, vero? Prima che arrivassi tu mi aveva detto che avevi sostenuto che il caso di Susan Dempsey avrebbe potuto funzionare solo se ci fossi stato io come conduttore.»
«‘Giocare sporco’ è l’espressione giusta per lui. Ma bisogna rendergli atto che è vero che tu sia la persona giusta per lo show. Mi aspetto una certa reticenza da parte di Frank Parker.»
«Ho ben visto la faccia che hai fatto quando mi hai trovato da Brett. Ti ha appioppato la mia presenza senza consultarti, ma l’ultima cosa che potrei desiderare sarebbe di esserti tra i piedi se non mi vuoi.»
«No, tutt’altro…» S’interruppe ordinandosi di rallentare e di scegliere con cura come esprimersi. «Era tutto il giorno che aspettavo di sentire Brett. Perciò, se quando sono arrivata ti sono sembrata sorpresa, è perché mi aspettavo di trovarlo solo. Ma naturalmente sono più che felice della tua disponibilità. Questo caso mi sta molto a cuore. Quando è stata uccisa, Susan Dempsey aveva solo diciannove anni. E sono passati vent’anni senza che sua madre abbia avuto il conforto di una soluzione del caso. T’immagini come può aver vissuto per tutto questo tempo? Vent’anni senza sapere perché la sua unica figlia è stata uccisa, e da chi?»
Una tortura ancora peggiore dei cinque anni trascorsi da Laurie senza sapere chi avesse ucciso suo marito. La perdita di un figlio doveva essere un’esperienza devastante.
«Ma come fai, Laurie?» si meravigliò Alex. «Come mai sei così attratta da queste brutte storie di misteri che ti perseguitano per una vita intera? Non hai mai la tentazione di produrre, che so, uno show leggero sugli innamoramenti o la vita privata delle modelle?»
«Ci sono certamente donne che conoscono bene il settore delle storie d’amore e della moda, io conosco persone come Rosemary Dempsey.» Gli rivolse un sorriso triste. «Credo sinceramente che uno show come il mio possa aiutare questa gente, Alex. Alle volte mi chiedo cosa sarebbe successo se…» Si fermò prima di completare la frase.
«Se qualcuno avesse fatto per te quello che Under Suspicion ha fatto per altri.»
Lei annuì.
«E sei sicura di volere che ti aiuti?»
«Sono sicura», affermò con decisione Laurie. Per Rosemary, pensò mentre rispondeva. Se aveva proposto ad Alex di fare da conduttore per il lancio di Under Suspicion era stato proprio per la sua straordinaria capacità di indurre i testimoni nelle aule di tribunale a rivelare informazioni che avevano giurato di tenere segrete. Era un Perry Mason dei giorni nostri, ma molto più attraente.
«Allora lo farò. Dimmi cosa ho bisogno di sapere.»
Laurie avrebbe potuto consegnargli tutto il materiale e andarsene a casa, gli fece invece un resoconto di tutte le persone che avrebbero partecipato allo show e rispose come meglio poteva alle sue domande. Con quale grado di esattezza la polizia aveva stabilito l’ora della morte di Susan? C’era nessuno che potesse confermare dove si trovava a quell’ora Frank Parker oltre a Madison Meyer? Fino a che punto l’alibi di Keith Ratner era da considerarsi solido?
Ancora una volta Laurie rimase colpita dalla precisione chirurgica delle sue domande. Era stata quella l’interazione che aveva dato origine all’attrazione reciproca stabilitasi tra loro già quando avevano ricostruito il caso del Graduation Gala.
Finito di avere lo show come scusa per frequentarsi, si erano adattati a una confortevole relazione disimpegnata. Ogni tanto cenavano insieme e qualche volta Alex accompagnava suo padre e suo figlio a qualche avvenimento sportivo. Ora però sarebbero tornati a vedersi tutti i giorni e a lavorare insieme su moventi quali gelosia, invidia e collera.
Trasse un respiro profondo per impedire ai propri pensieri di correre troppo. «Adesso che è tutto ufficiale è ora di prepararsi per la pre-produzione. Credo di aver volutamente cancellato dalla memoria di che gran mole di lavoro si tratta. Come ha fatto Brett a indurti ad accettare di nuovo?»
«Lo conosci anche tu. Si è sprecato a spiegarmi perché secondo lui io sono tanto meglio di chiunque altro possa immaginare per questo ruolo. Evidentemente è convinto che per conquistarmi debba lavorarsi il mio amor proprio.»
«Grazie al successo che abbiamo avuto la volta precedente, lo studio mi ha messo a disposizione qualche dollaro in più. Baderemo un po’ meglio all’estetica del prodotto, ma il grosso del budget andrà nella raccolta delle informazioni. Invece di mettere tutti i partecipanti davanti a una telecamera, cominceremo con un lavoro di ricerca più approfondito. L’idea è di una serie di interviste preliminari per lo più senza telecamere. Si spera di mettere i protagonisti più a loro agio. E magari di far emergere nuove piste per le indagini.»
«Che è quello che fanno alle volte gli avvocati con le deposizioni. Nuove investigazioni fuori delle aule di tribunale. Per poi andar giù pesanti davanti alla giuria.»
Laurie sorrise sentendosi lusingata, poi diede un’occhiata all’orologio. «Devo essere a casa per Timmy. E, come ha ben detto Brett, la gita a Los Angeles mi ha provato non poco. Mi sento uno straccio.»
«A vederti non sembrerebbe.»
Laurie si costrinse a staccare gli occhi da quelli di lui e si alzò dal divano per accompagnarlo alla porta. Ora come ora doveva dedicarsi alla famiglia e alla ricostruzione della vicenda di Susan Dempsey. Non c’era spazio per nient’altro… e per nessun altro. Non ancora.