QUANDO Hathaway si offrì di accompagnare quelli della TV attraverso il labirinto, Dwight si trovò di nuovo da solo nel suo ufficio.
Dallo sguardo che gli aveva rivolto Hathaway mentre usciva aveva capito che non era contento delle domande che la produttrice gli aveva fatto sulla REACH, ma almeno avevano evitato gli argomenti più delicati. Che Susan avesse avuto qualcosa a che fare con la loro tecnologia era completamente fuori strada.
Ciononostante gli sarebbe piaciuto poter portare indietro l’orologio e ricominciare quella giornata dall’inizio. Aveva intenzione di parlare del marito scomparso di Laurie nel tentativo di stabilire con lei un contatto a livello più personale. Invece il suo approccio era fallito miseramente. Quando lui e Hathaway avevano cominciato a vedersi con possibili finanziatori, Hathaway era stato ferocemente critico nei suoi confronti. «Sei così dannatamente rozzo!» lo aveva aggredito. «Vai giù pesante come un macigno. Va bene quando parli con me, ma quando si tratta di soldi, devi imparare a metterci un po’ di diplomazia.»
I loro rapporti erano diretti per costituzione. Tornò con la memoria al venerdì sera del suo secondo anno di università quando Hathaway lo aveva sorpreso in laboratorio a spiare il database delle registrazioni della segreteria accademica. Non stava imbrogliando o cercando di cambiare i voti, ma voleva semplicemente dimostrare a se stesso di essere in grado di superare i muri virtuali della sua stessa università. Quello che stava facendo era illegale, e una violazione del codice di condotta dell’ateneo, inoltre Dwight era stato tanto stupido da farlo usando le attrezzature del laboratorio, che venivano spesso monitorate dalle autorità accademiche. Hathaway disse di credere che Dwight non avesse cattive intenzioni e che lo avrebbe difeso nel caso fosse stato necessario, ma si era sentito in obbligo di informare l’amministrazione a protezione del proprio laboratorio.
Dwight era rimasto così male per aver deluso il suo mentore, da tornare in laboratorio la notte seguente con l’intenzione di ripulire il suo computer e lasciare una lettera di dimissioni. Invece di trovare il laboratorio deserto, ci aveva trovato una studentessa che aveva riconosciuto dal corso introduttivo di Scienze informatiche che teneva lui stesso come assistente. Stava uscendo dall’ufficio di Hathaway. Dwight aveva pensato subito alle voci che circolavano al campus del suo professore «da cotta».
Avrebbe potuto entrare lo stesso nel laboratorio senza farsi vedere e lasciare la sua lettera di dimissioni se le suole delle sue scarpe da tennis non avessero cigolato sulle piastrelle del pavimento. Hathaway era uscito dal suo ufficio e lo aveva informato di aver deciso che non valeva la pena riferire della sua mancanza in amministrazione. C’era il rischio che le autorità accademiche ne facessero una causa di stato non riuscendo a capire la naturale curiosità di uno studente dal notevole talento in via di formazione come lui. Aveva costretto però Dwight a promettere di incanalare le sue straordinarie capacità in attività legittime, quelle che avrebbero potuto fargli guadagnare una fortuna nella Silicon Valley.
Quella conversazione aveva dato origine a uno strano tipo di amicizia. Il precedente rapporto di studente-professore si era trasformato in una relazione alla pari, sulla base di un’assoluta sincerità reciproca. Hathaway era stato il primo adulto a trattare Dwight come una persona reale e non come un bambino strano che aveva bisogno di essere raddrizzato o isolato. In cambio Dwight aveva accettato la sua amicizia anche se trovava in Hathaway qualcosa di poco chiaro. Come avrebbe potuto nascere la REACH se lui e Hathaway non si fossero fidati ciecamente l’uno dell’altro?
Dwight rimpiangeva di non avere il dono di Hathaway nell’evitare spigoli e ostacoli. Forse avrebbe potuto accennare al marito di Laurie senza fare una terribile gaffe. Sperava di non averla offesa al punto da tagliarlo fuori dallo show.
Quando si fossero ritrovati tutti a Los Angeles, gli sarebbe bastato avere accesso per pochi secondi ai cellulari di tutti i protagonisti e avrebbe potuto trasferire sul suo computer tutti i messaggi, le e-mail e le telefonate inviate e ricevute. Il problema era che non sapeva se si sarebbero presentati tutti insieme o se ciascuno avrebbe avuto un appuntamento separato.
Pensare a Los Angeles gli diede un’idea. Richiamò l’ultima e-mail ricevuta da Jerry, l’assistente di Laurie che stava cercando un alloggio vicino all’università. Aprì un nuovo messaggio e cominciò a scrivere.
Dopo averlo inviato, si mise a guardare la fotografia accanto al computer. L’aveva scattata Hathaway tre anni prima in occasione di un’immersione durante l’annuale ritrovo societario ad Anguilla. La REACH ci aveva portato tutti i dipendenti, fino agli apprendisti, per un soggiorno di quattro giorni al lussuoso Viceroy. Tutti avevano approfittato il più possibile della splendida e vasta proprietà dell’albergo e della soffice sabbia bianca della Meads Bay, ma per Dwight quelle gite avevano valore solo per il tempo che passava sotto la superficie dell’acqua. La foto sulla sua scrivania era stata presa durante un’immersione davanti a Dog Island, dove c’era uno strapiombo di trenta metri. Aveva nuotato in mezzo a tonni, tartarughe, lutiani coda gialla, persino uno squalo dei reef e due razze. Era in fondo al mare che i suoi pensieri ritrovavano la calma.
Guardando l’acqua della fotografia desiderò poterci saltare dentro. Più che mai in quel momento aveva bisogno di calma. Quello show televisivo aveva resuscitato in lui tutto il dolore della perdita di Susan. E quando non riviveva quella pena, lo prendeva una tensione angosciante al pensiero che si potesse finalmente scoprire chi aveva ucciso l’unica persona che avesse veramente amato.