OLTRE settecento chilometri a nord, Dwight Cook si stava svegliando in quel momento nella sua villa a Palo Alto. Nonostante i più di ottocento metri quadri a disposizione, trascorreva la maggior parte del suo tempo nella vasta suite padronale dalle cui vetrate dominava la valle. Quella mattina però aveva altro per la testa. Prese immediatamente il laptop che aveva lasciato sul comodino e richiamò a video le trasmissioni delle telecamere di sorveglianza della casa di Bel Air.
La prima era quella che controllava l’ingresso. C’era Laurie Moran che stava andando verso la porta principale. Nell’uomo che l’accompagnava riconobbe Alex Buckley, il conduttore del programma.
Dwight verificò le altre telecamere piazzate in vari punti della casa.
Grace, l’assistente, stava uscendo da una delle camere da letto del primo piano canticchiando un vecchio pezzo di disco music. Gli altri stavano finendo la prima colazione in cucina e il bambino stava chiedendo in quel momento se avrebbero avuto tempo per una gita a Disneyland. L’impianto incassato nelle pareti e del tutto invisibile stava funzionando alla perfezione. Dwight lo aveva fatto installare in tutte le sue proprietà per garantirsi una sicurezza infallibile, ma per questa volta sarebbe stato utilizzato per un altro scopo.
Non sarebbe sceso a Los Angeles prima del fine settimana, ma in pratica era già lì in compagnia della troupe televisiva. E in occasione delle riunioni generali, sarebbe stato in grado di vedere e ascoltare tutto.