OLTRE al Land Cruiser nero, Laurie aveva fatto noleggiare anche un furgone di grandi dimensioni per le attrezzature della produzione e anche una macchina da mettere a disposizione di Leo e Timmy. Fece dondolare le chiavi mentre andava verso il SUV. «Ti va di guidare o faccio io?»
«Scegli tu.»
«Non sono mai stata in macchina a Los Angeles e credo di doverci almeno provare. Se ho la sensazione che sto mettendo a repentaglio le nostre vite, accosto e ci scambiamo.»
«Accettato», rispose Alex. «Anche se mi preoccuperei più della vita di un automobilista abbastanza stupido da farti arrabbiare.»
«Ammetto che in auto so farmi rispettare», rise Laurie. «Ma cercherò di evitare le risse.»
Aveva già inserito nel GPS i dati della loro destinazione. Allacciate le cinture, partì alla volta di Westwood.
«Mi meraviglia che tu non abbia un autista», osservò Alex.
«Sentilo, quello che ha in casa un maggiordomo», lo apostrofò lei, ironica. «Seriamente, non hai ancora capito Brett Young? Mi sta già sul collo così per le spese di questo special. Venire a girare in California non è a buon mercato. Credo che possiamo cavarcela anche senza autista.»
«La casa che avete scelto non mi sembra venga via per pochi spiccioli.»
«Buffo che mi parli della casa. Jerry mi ha detto solo stamattina che appartiene a Dwight Cook. Ce l’ha messa a disposizione gratuitamente.»
«Sembri irritata.»
«No, va bene così. Solo che Jerry ha avuto cento opportunità per informarmi un po’ prima.»
«Ma così c’era il rischio che tu non volessi accettare e sarebbe stato costretto a rimettersi a cercare una casa abbastanza grande per tutti noi e adatta a girare con le telecamere, il tutto in ristrettezze economiche. Come si suol dire, meglio chiedere perdono che permesso.»
«Hai ragione. Certe volte faccio fatica a vedere in Jerry qualcosa di più dell’apprendista pelle e ossa che portava il caffè a tutti.»
«Non sono affari miei, ma da quel che ho visto è ben più di così. Sa fare molto bene il suo lavoro.»
«Lo so. Mandare te da Keith oggi ne è un esempio perfetto. Keith e Madison hanno l’ossessione per la scala sociale. Vivono in un mondo in cui misurano quotidianamente il loro valore dalla velocità con cui il posteggiatore va a prendere la loro macchina. Non fa esattamente parte della crème, ma guarderebbe Jerry e Grace molto dall’alto in basso.»
«Nessuno guarda dall’alto in basso Grace», obiettò Alex.
«Vero.»
«Dove lo incontriamo?»
«In una piccola libreria di Westwood. Da quel che ho letto in Internet, sembra che faccia da luogo alternativo, una faccenda da controcultura.»
«Come mai lì? Credevo che la notte in cui fu uccisa Susan avesse detto che era in no so quale chiesa.»
C’era da aspettarsi che Alex avesse studiato accuratamente tutto il materiale riguardante il caso. «Già, così almeno ha sostenuto lui. Ma non si trattava di una vera chiesa, era un’organizzazione ancora in divenire, con un’aria un po’ da setta di fanatici, se posso dire la mia. Keith disse alla polizia che quella sera aveva partecipato a una discussione del gruppo in quella libreria. Quando la polizia ha indagato, è venuta a sapere che i membri della congrega si facevano chiamare Apostoli di Dio.»
Alcuni del gruppo avevano confermato la presenza di Keith alla riunione all’ora in cui Susan veniva uccisa, ma, per quel che Laurie sapeva della loro organizzazione, c’era da chiedersi se non fossero così fanatici da far voto di omertà coprendosi l’un l’altro.
«Hanno fatto molta strada da quando tenevano riunioni di reclutamento nelle piccole librerie indipendenti», osservò Alex. «Adesso non è una delle più grosse organizzazioni religiose della West Coast?»
«E secondo te come ci sono arrivati?» ribatté lei. «Con i soldi. Dicono che si impegnano ‘a fare il bene di Dio’», spiegò facendo il gesto delle virgolette per sottolineare che non erano parole sue, «ma in realtà si occupano soprattutto di raccogliere denaro. Dovrebbe servire per assistere i poveri, ma qualche dubbio non può non venire. E i seguaci sembrano infatuati al punto da non accorgersi di niente.»
«Ed è per questo che l’alibi di Keith ti convince così poco.»
«Infatti. Non dimentichiamo che Ratner era un attorucolo mezzo morto di fame e che era appena entrato nel giro dell’AD. Non si capisce allora perché i membri del gruppo dovrebbero esporsi così tanto per coprire una sua eventuale responsabilità nell’omicidio di Susan.»
«In avvocatese, noi lo chiamiamo arringare con se stessi.»
«Lo so. Guardo uno dei sospettati e penso che sia completamente innocente, poi, in un batter d’occhio, me lo immagino a rincorrere la povera Susan in quel parco. Persino la sua amica Nicole si è comportata in maniera strana quando le abbiamo parlato, mi ha dato l’impressione di nasconderci qualcosa. Capisco che la polizia non sia mai riuscita a dipanare questa matassa.»
«Ehi, quest’aria di pessimismo non mi piace. Abbiamo appena cominciato.»
Il negozio era piccolo e pieno zeppo di libri fino al soffitto, in gran parte di seconda mano. Dietro la cassa, su un pannello erano elencati gli eventi in programma. Quella sera un autore avrebbe firmato copie di un libro intitolato Legalizzare tutto.
L’unica persona presente aveva una barba così folta da impedire di farsi un’idea di che età avesse. «State forse cercando un bar?»
Dunque non era la sola a pensare che lei e Alex sembrassero due pesci fuor d’acqua. Per fortuna in quel momento tintinnò il campanello della porta fugando l’imbarazzo generale. Dall’espressione di Keith Ratner, Laurie capì che aveva riconosciuto immediatamente Alex per averlo visto in televisione.
«Non credevo che oggi avremmo girato», disse, passandosi una mano nei capelli.
«Infatti», confermò lei. «Ma Alex ha voluto conoscerla prima di accendere le telecamere.»
Alex gli strinse la mano. «Piacere di conoscerla, Keith. Sono stato un grande fan di Judgment Calls.» Keith Ratner aveva impersonato un giovane pubblico ministero in una serie televisiva di breve durata.
«Grazie di averci ricevuti», disse Laurie. «E prima che lo dimentichi, abbiamo trovato dove girare la sessione finale della prossima settimana. È una casa non distante da qui.» Gli consegnò un foglietto con l’indirizzo di Bel Air.
«Nessun problema», rispose lui infilandosi il foglietto in tasca. «Però, vedo che questo posto non è cambiato per niente. Un vero flashback nel passato.»
«Era da tempo che non ci veniva?» volle sapere Laurie.
«Ci sono venuto solo un paio di volte, credo per delle riunioni.»
«Riunioni degli Apostoli di Dio, immagino.»
«Certo. È importante?»
«Solo se i membri della sua organizzazione le hanno tenuto bordone perché condivide la loro fede.»
«Alla faccia di una breve conversazione amichevole», brontolò lui. Cercò aiuto da Alex, che invece finse di interessarsi a un ripiano contrassegnato come HAIKU E TANKA. «L’unica ragione per cui sono stato sospettato è che a Rosemary non sono mai stato simpatico. C’erano sei persone a confermare alla polizia che quella sera ero con loro, prima qui in libreria, poi a prendere un caffè. Ma siccome facevamo parte di una nuova fede che la gente non conosceva, è come se la nostra parola non contasse niente.»
«Se le ho dato l’impressione di volerla criticare per il suo orientamento religioso, le chiedo scusa, Keith. Ma deve ammettere che, quando ci siamo parlati al telefono, ha cercato di spingerci a prendere in considerazione come sospettati tutti gli altri, escluso se stesso.»
«È nella natura umana», si giustificò Keith lanciando di nuovo un’occhiata ad Alex. «Il penalista qui presente lo capisce di sicuro. Qualcuno ha ucciso Susan e non sono stato io, perciò, sì, immagino si possa dire che sospetto di chiunque altro. La gente tende a dimenticare che era la mia ragazza. Per quattro anni. Io le volevo bene.»
«Però la tradiva», gli rammentò Alex. Non avrebbe assunto il ruolo del poliziotto buono.
«Non ho mai preteso di essere perfetto. Secondo voi perché ho cercato l’appoggio della fede? Qualcosa in cui credere? Non ero un ragazzo fedele, ma questo non fa di me un assassino. Avete fatto qualche indagine sul conto di Dwight Cook come vi avevo suggerito? Casca a fagiolo che abbia inventato qualcosa di così redditizio pochi mesi dopo la morte di Susan.»
«Per la verità mi sono interessata alla sua teoria», rispose Laurie. «E quello che ho scoperto è che lei sapeva così poco della sua ragazza da non avere nessuna idea delle attività di ricerca che svolgeva in laboratorio. Il suo professore ha confermato che Susan non aveva niente a che fare con i concetti che hanno dato origine alla REACH.»
«I professori non sanno niente di ciò che sono realmente i loro studenti. Dwight seguiva Susan come un cagnolino. Tutte le volte che andavo da lei, lo trovavo nei paraggi. Non m’importa se ha fatto un sacco di soldi. Io le dico e le ripeto che c’è sotto qualcosa.»
«Mi sembra che sia molto sulla difensiva, Keith.»
Lui scosse la testa. «Andate a fondo, se non volete credermi. Sa una cosa? Quando ho detto che avrei partecipato, lei mi ha garantito che sarebbe stata obiettiva, che si sarebbe comportata in maniera professionale, da quella giornalista che è. Invece mi sembra ovvio che abbia subito l’influenza di Rosemary nei miei confronti. Quindi me ne tiro fuori.»
«Le stiamo solo facendo delle domande», disse Laurie. «E lei ha firmato un contratto.»
«Allora fatemi causa.»
Il campanello della porta, quando uscì, suonò come il gong alla fine di un round di pugilato che Laurie sapeva di aver perso.