ALLE nove, Leo spense la luce nella stanza del nipotino. Timmy si era portato a letto il nuovo volume della saga di Harry Potter, ma, come il nonno aveva previsto, dopo una giornata così lunga ed estenuante, si era addormentato sulla prima pagina.
Lasciò la porta socchiusa nel caso il bambino si fosse agitato durante la notte e s’incamminò per il corridoio.
Se esisteva un barlume di luce nella brutale aggressione al collega di Laurie, era nel fatto che sua figlia era finalmente disposta a concedergli che qualcuno stesse prendendo di mira le persone collegate al suo show. Del resto il motivo principale che lo aveva spinto a seguirla in California era stata l’uccisione della vicina di casa di Rosemary Dempsey.
Non di meno Leo non era felice della decisione di Laurie di alloggiare nella casa di Bel Air. Il detective Reilly aveva consentito loro di tornarci dopo che la Scientifica aveva finito i suoi rilevamenti, ma c’era da chiedersi se fossero davvero al sicuro. «È evidente che l’aggressore aveva un obiettivo», aveva commentato Reilly. «Si è portato via i computer, quindi c’è da pensare che abbia trovato quello che voleva e non tornerà.»
Leo non era del tutto d’accordo con lui, ma era pur vero che la troupe era numerosa e che la polizia aveva comunque deciso di far passare un’auto di pattuglia davanti alla casa ogni venti minuti. E poi, pensò Leo, nella peggiore delle ipotesi c’è sempre la mia pistola.
La polizia non aveva ancora individuato nessun testimone. Alcune delle case del vicinato erano dotate di telecamere di sorveglianza, ma ci sarebbe voluto del tempo prima che gli investigatori visionassero tutte le registrazioni. Se fossero stati estremamente fortunati, avrebbero forse trovato immagini di automobili o persone che andavano o tornavano in direzione della villa.
In camera sua, Leo chiuse la porta e cercò un numero di telefono che aveva usato di recente. Era quello del detective O’Brien dell’ufficio dello sceriffo dell’Alameda County.
«Detective, sono Leo Farley. Ci siamo sentiti qualche giorno fa sulla tua indagine sull’omicidio di Lydia Levitt.»
«Ricordo bene. Anzi, guarda caso proprio ieri ho risentito uno dei miei vecchi amici al dipartimento di New York, J. J. Rogan.»
«A proposito di tuffi nel passato. Ero il suo tenente quando entrò nella squadra investigativa.»
«È quello che mi ha detto. E ha confermato che tu sei di ‘quelli giusti’, citando le sue parole.»
Alla luce di quello che intendeva chiedere a O’Brien, Leo fu contento di quella promozione.
«Mi avevi detto di avere qualcosa di una telecamera sui movimenti a Castle Crossings.»
«Sì, ma la strada che passa lì davanti è molto battuta. Ci sono un gran numero di veicoli che vanno e vengono in entrambe le direzioni. Non abbiamo un’idea precisa di chi sia entrato nel quartiere recintato. Ho messo uno dei miei a prendere nota dei numeri di targa perché trovi i corrispondenti proprietari, ma stiamo parlando di un mucchio di gente. Io ho privilegiato l’ipotesi del furto e mi sono lavorato i miei informatori, ma questo è un colpo andato male e il responsabile non ne ha fatto parola in giro.»
Leo gli riferì dell’aggressione di Jerry e aggiunse che riteneva più che probabile che anche quella, oltre all’uccisione di Lydia Levitt, andasse messa in relazione a Under Suspicion.
«Esamineremo certamente questa teoria», promise O’Brien. «Non escludiamo nessuna eventualità.»
«Un quartiere recintato che non ha delle telecamere all’ingresso?» si meravigliò Leo.
«Verrebbe naturale pensarlo, ma in quei posti non avvengono mai grandi crimini. C’è il muro di cinta che è già un bel deterrente, e poi le guardie al cancello mettono su un bel po’ di messinscena, però lasciano anche passare molta gente se solo hanno l’impressione che sia a posto.»
Leo aveva sperato che dopo l’ultima volta che si erano parlati O’Brien avesse fatto qualche progresso decisivo nella sua indagine, ma sapeva anche quanto le cose andassero a rilento quando non c’era nessun vero indiziato su cui lavorare. «Dunque quello che mi stai dicendo è che quella registrazione su quel tratto di strada lì davanti potrebbe essere come cercare un ago in un pagliaio.»
«Proprio così.»
«Non è che ti tornerebbe utile l’assistenza di uno sbirro newyorkese in pensione per passare in rassegna quella lista di proprietari d’auto?»
«Se può essermi utile? Ti ripago in whisky alla prima opportunità.»
«Affare fatto.»
Dopo una rapida discussione che Leo non capì fino in fondo su digitalizzazione, dimensione di file e compressione di dati, il detective O’Brien calcolò di potergli inviare tutto quanto per e-mail l’indomani mattina.
«Dovrò probabilmente farmi aiutare da mio nipote per aprire i file», brontolò prima di riattaccare.
Mettersi a esaminare immagini di automobili su una strada piena di traffico era sicuramente come cercare un ago in un pagliaio. Ma se avesse per caso trovato lo stesso ago in due diversi pagliai alle estremità opposte dello stato, magari avrebbe imbroccato la pista giusta.