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A SETTE chilometri da lì, a Westwood, Dwight Cook passeggiava avanti e indietro davanti al suo letto.

Gli era affiorato alla memoria il ricordo a lungo dimenticato di suo padre che gli urlava addosso quando lui doveva avere dodici o tredici anni. Smettila di andare avanti e indietro! Fermati! Mi fai impazzire. Ed è una cosa da matti. Maggie, di’ a tuo figlio quanto rende la gente nervosa quando si comporta così.

Sua madre aveva preso suo padre per un braccio. Non strillare in questo modo, David, gli aveva bisbigliato. Sai che quando alzi troppo la voce lo destabilizzi. E quando è così si mette a camminare avanti e indietro. E non dire mai che fa cose strane.

Al liceo, Dwight aveva imparato a controllare quel camminare ossessivo sedendosi invece sulle mani. Aveva scoperto che rimanendo fermo e concentrandosi sulla sensazione che gli dava il peso del proprio corpo sulle mani non innervosiva il prossimo come quando si metteva a camminare avanti e indietro. Ma adesso era da solo nel suo bungalow, quindi non c’era il pericolo di innervosire nessuno. E aveva provato ripetutamente a sedersi sulle mani, ma il turbinio che aveva nella testa, la destabilizzazione non si era fermata.

Sostò per un momento in corrispondenza del centro del letto a schiacciare REWIND e poi di nuovo PLAY sul laptop che reggeva passeggiando.

Continuava a far scorrere a velocità aumentata lo spezzone dove si vedeva l’uomo con la faccia nascosta da un passamontagna apparire sullo schermo e attraversare deciso la sua casa vuota entrando dalla porta che non era stata chiusa a chiave. Ventitré minuti. Tanto era durata l’assenza di Jerry, rientrato con il sacchetto della colazione comprata alla tavola calda. Se l’avesse consumata in cucina, forse l’uomo con il passamontagna sarebbe uscito senza che se ne accorgesse.

Ma Jerry non era andato in cucina. Era andato direttamente nello studio, dove l’uomo con il passamontagna stava sfogliando i documenti che Jerry aveva lasciato sparpagliati sul tavolino.

Sempre passeggiando, Dwight aveva chiuso gli occhi a ogni colpo inferto alla vittima. L’arma usata era la targa di cristallo che aveva ricevuto dall’UCLA quando aveva donato i suoi primi centomila dollari in occasione della laurea.

Guardò finire l’aggressione e l’uomo con il passamontagna uscire di corsa dallo studio portando via un paio di laptop.

Doveva prendere una decisione.

Se non avesse consegnato quel video, le persone che stavano indagando sull’aggressione non avrebbero potuto contare su una prova chiave. Se lo avesse fatto, si sarebbe saputo che spiava le attività di Under Suspicion. Per lui poteva essere la rovina professionale, per non parlare della possibilità di un’incriminazione per un reato grave. Ma soprattutto sarebbe stato tagliato fuori dalla produzione del programma e non avrebbe più avuto accesso al caso di Susan.

Era un’analisi di costi e benefici, un problema di statistica. Quale comportamento aveva le maggiori probabilità di dare dei frutti, il videotape dell’aggressione o la prosecuzione della sua sorveglianza dentro la casa di Bel Air?

Schiacciò REWIND e si fermò sull’immagine più nitida dell’uomo con il passamontagna. Studiò ancora una volta il marchio sul lato sinistro della camicia. Per quanto abile fosse nel manipolare le immagini computerizzate e nel cercare informazioni in Internet, la qualità del video non era sufficiente a fornirgli dettagli riconoscibili del logo. L’aggressore era un tipo muscoloso, evidentemente molto forte, ma non c’era modo di identificarlo.

Concluse che quel video era inutile. Ma se avesse continuato a sorvegliare le attività della troupe televisiva, avrebbe conservato la speranza di capire chi aveva ucciso Susan.

Chiuse il laptop e smise di passeggiare avanti e indietro. Aveva preso la sua decisione. Ora doveva assicurarsi che il suo fosse un azzardo vincente.