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LAURIE era finalmente pronta a chiudere la giornata quando notò la luce trapelare da sotto la porta della camera di suo padre. Bussò delicatamente alla porta e aprì uno spiraglio.

Era sotto le coperte a leggere Sports Illustrated.

«Scusa, ho visto la luce.»

Leo posò la rivista e le fece cenno di entrare. «Stai tenendo duro, bimba?»

Se aveva temuto di sembrare invecchiata di dieci anni in un giorno, la domanda di suo padre glielo confermò. Si lasciò andare pesantemente sul letto appoggiando la testa ai suoi stinchi sotto la coperta. Al momento le sembrò il posto più comodo del mondo. «Una volta non sopportavo che mi chiamassi così. Poi, non so da quando, ha cominciato a diventare musica per le mie orecchie.»

«Alle volte i papà la sanno lunga.»

«Non sempre. Ricordi quando hai cercato di appiopparmi Petey Vandermon?»

«Non sono sicuro di condividere l’espressione che hai scelto, ma ti concedo che il mio tentativo di favorire un’intesa tra voi è stato un fiasco assoluto.»

«Petey è stato il peggiore», continuò ridendo Laurie. «Tu mi convincesti ad andare con lui a quella stupida festa a Long Island. Petey si fece prendere dal panico nel labirinto degli specchi e uscì urlando. Mi piantò in asso là dentro per venti minuti a cercare come uscire.»

Leo rise sommessamente. «Sei tornata a casa infuriata giurando che se avessi cercato di fare Cupido ancora una volta, non mi avresti rivolto più la parola. Poi quella sera, prima di andare a letto, mi presi anche una ramanzina da tua madre.»

«C’è da dire almeno che le tue intenzioni erano buone.»

«Se ricordo bene, Petey avrebbe dovuto aiutarti a dimenticare quello Scott non mi ricordo cosa.»

«Mister Futuro Presidente. Portaborse di un membro del Congresso. Veniva con una borsa già al liceo.»

«Non mi piaceva. Aveva un che di… untuoso.»

«Credo di non avertelo mai detto, ma ha fatto l’avvocato ed è finito incriminato per essersi intascato fondi dei clienti.»

Suo padre rovesciò un lembo della coperta in un gesto di orgoglio. «Visto che papà la sa lunga?»

«Ci sono momenti in cui penso che nessuno la sappia lunga come te. Pensa a come ho conosciuto Greg.» Il termine «conoscere» era un’esagerazione dato che in quel momento era priva di conoscenza. Era stata tamponata da un taxi in Park Avenue e Greg era il medico in servizio al pronto soccorso. Prima i suoi genitori e poi a suo tempo lei stessa avevano avuto motivo di ringraziarlo per le cure premurose che le aveva riservato, ma è un fatto che di lì a tre mesi erano fidanzati. Un anno dopo la madre di Laurie era morta e Greg si era fatto in quattro per tutti.

Suo padre si sporse per accarezzarle i capelli. «Ti rifugi nei ricordi solo quando c’è qualcosa che ti angustia. So che sei preoccupata per Jerry, ma si riprenderà perfettamente.»

Laurie trasse un respiro profondo. Non voleva piangere di nuovo. «Senza contare che ho appena sentito Brett. Quell’uomo dev’essere un vampiro, mi sa che di notte non dorme mai. Ho dovuto pregarlo e scongiurarlo di farmi fare il Cinderella Murder e adesso che c’è qualcuno che ha preso di mira lo show non vuol sentir parlare di annullare il programma. Da una parte mi solleva dal dover prendere una decisione, ma pretende addirittura che vengano rispettati rigorosamente i tempi prestabiliti per la produzione. Mi ha tenuto un sermone su quanto Jerry vorrebbe che continuassimo a lavorare come se niente fosse, ma io so che a lui importa solo la data della messa in onda.»

«Mi domando se tutto questo abbia a che fare con la tua decisione di rimanere in questa casa. Se è così, io quello lo strozzo.»

«Sono solo pochi giorni ancora, papà, e adesso siamo tutti allertati a dovere. Hai sentito anche tu il detective Reilly che ha promesso di far sorvegliare la villa.»

«Tu fai quello che devi, Laurie. Sai che a guardarti le spalle ci sono sempre io.»

«Grazie, papà. È tutto a posto. Del resto quest’aggressione a Jerry mi ha persuaso che tra i nostri partecipanti c’è senz’altro anche la persona che ha ucciso Susan. Questo mi spinge ad andare fino in fondo.»

«Ho chiamato la polizia dell’Alameda County. Mi manderanno delle registrazioni del traffico davanti alla casa di Rosemary all’ora in cui è stata uccisa la sua amica. Ci darò un’occhiata. Forse troviamo qualcosa.»

«Non ti sento molto ottimista.»

La sua alzata di spalle fu una risposta esauriente. Laurie si rialzò e si chinò ad abbracciarlo. «Mi sa che adesso vado a letto. Domani vediamo Frank Parker.»

«Domani? Non stavi scherzando quando hai detto che Brett vuole che non ci siano ritardi.»

«Abbiamo tenuto per ultima l’intervista con il pezzo grosso. Poi ci resta solo la grande sessione finale e finalmente si torna a casa.»

«Sai che non puoi prevedere scalette così stringenti, Laurie. E non farti troppe illusioni sulla possibilità di risolvere il caso. Ora come ora, l’unica cosa che conta per me è che nessuno corra più altri pericoli. E tu non osare neanche per un secondo incolpare te stessa per quello che è successo a Jerry.»

«Per forza lo faccio. Non posso evitarlo.»

«Se dovesse essere colpa di qualcuno, è mia. Solo dopo che tu e gli altri siete usciti per andare da Madison ci siamo accorti che non avevamo abbastanza chiavi di casa per tutti. Jerry ha dato a me l’ultima copia pensando che non ci fosse niente di male a non chiudere la porta a chiave se avesse dovuto uscire solo per pochi minuti.»

«Papà…»

«Quello che sto cercando di puntualizzare è che con i se e i ma c’è da farsi venire il mal di testa.»

Non c’era bisogno che aggiungesse altro. Quante volte si erano chiesti entrambi se avrebbero potuto fare qualcosa per salvare Greg? Vide la luce spegnersi sotto la porta mentre la richiudeva, ma sapeva che nessuno dei due avrebbe preso sonno molto presto.