COME era stato predisposto, Kate sedeva a un’estremità del divano, il più lontano possibile dalla poltrona di Alex, affiancato da Madison e Nicole.
«Ho pensato di cominciare da dove si trovava ciascuno di voi la sera del delitto», esordì Alex. «Keith, vuole iniziare lei?»
Keith spiegò che si trovava in una libreria con alcune altre persone che avevano confermato la sua presenza e aggiunse spontaneamente che era una riunione degli Apostoli di Dio. «La gente può farsi l’opinione che preferisce sugli Apostoli di Dio, ma io sono sempre stato molto franco sui miei rapporti con l’AD. A quei tempi stavo ancora imparando i suoi propositi evangelici, ma dopo la morte di Susan mi ci sono dedicato completamente. Ho scoperto di essere una persona più felice quando avevo occasione di rendermi utile tramite la mia chiesa. Sono diventato meno egoista. Comunque era là che ho passato quelle ore. Per tutta quella sera.»
Alex annuì, al momento soddisfatto. «E lei, Madison?»
«Ho idea che molti dei vostri telespettatori conoscano già la mia versione, perché sono probabilmente famosa soprattutto per essere l’alibi di Frank Parker.» Laurie restò colpita dalla velocità con cui Madison aveva modificato il suo atteggiamento davanti alle telecamere. La diva in cerca di un rilancio di celebrità era scomparsa. A parlare in toni gravi e misurati ripetendo una recitazione imparata a memoria, ora c’era la speaker di un network d’informazione.
«E secondo Frank Parker», tenne a precisare Alex, «si è presentata all’audizione con un aspetto da ‘milione di dollari’.»
«Be’, anche a me piace pensarlo. Ma è stata la mia audizione a procurarmi la parte.»
Alex annuì di nuovo. Fin lì, tutto bene.
A quel punto toccava alla persona che a Laurie interessava di più, Nicole.
«Quella sera? Non penso veramente mai a dove mi trovavo. Quando ricordo quel sette di maggio, per me è sempre la sera in cui è morta Susan.»
«Più che comprensibile. Ma sicuramente quando viene uccisa una persona che ci è vicina, la sua compagna di stanza in questo caso, credo che sia impossibile non chiedersi: E se fossi stata presente anch’io? Avrei potuto impedirlo?»
Nicole lo aveva ascoltato annuendo. «Senz’altro.» Era così che Alex conduceva i suoi controinterrogatori. Offriva al teste un elemento sul quale convenire facilmente per poi usarlo per guidarlo verso la direzione desiderata.
«Dunque», la esortò Alex, «ricorderà dove ti trovava.»
«Sì», rispose a bassa voce Nicole. «Per la verità mi sento molto in colpa e mi vergogno di quello che ho fatto. Sono andata al O’Malley’s, un bar lì vicino. E ho bevuto troppo.» Senza essere sollecitata, aggiunse: «Ero maledettamente in ansia per un esame di biologia».
Era stata una questione di pochi secondi, ma a un tratto Nicole aveva assunto un atteggiamento difensivo.
«Non era troppo turbata dopo il litigio con Susan per potersi concentrare nella maniera giusta sui suoi studi?» l’affrontò Alex.
Nonostante il trucco, fu evidente il pallore improvviso di Nicole. «Come?»
«Dalle nostre indagini è risultato che proprio quel pomeriggio, poche ore prima che Susan fosse uccisa, voi due abbiate avuto un litigio piuttosto infuocato.»
«Susan era la mia migliore amica. Qualche volta si bisticciava, ma niente che si possa definire litigio infuocato.»
«Davvero? Perché secondo la nostra fonte, il litigio fu così violento che a un certo punto lei le hai scagliato addosso qualcosa. Poi Susan l’ha minacciata, dicendo che se non cambiava registro l’avrebbe fatta cacciare dalla sua stanza.»
Nicole era agitata, cominciava a balbettare, tormentando il microfono agganciato a un’asola della camicetta di seta, come per cercare di staccarlo. Accanto a lei, Madison cercò di nascondere un sorriso. Se la stava godendo.
«Madison», disse Alex girandosi verso di lei, «mi sembra che lei provi gusto a vedere Nicole in difficoltà.»
«Non direi che ci provo gusto. Però devo ammettere che dopo essere stata sospettata per tutti questi anni, trovo abbastanza ironico che quella che doveva essere la cara compagna di stanza scagliasse oggetti contro Susan.»
«Qualcuno potrebbe trovare ironico che sia stata proprio lei quella ad aver sentito litigare», obiettò Alex. «Dunque la domanda che ho per lei, Madison, è perché non ha mai riferito alla polizia quello che aveva sentito.»
«Non c’è nessuna ragione particolare. Arrivavo per il corridoio e ho sentito che si prendevano a urlacci. Non volevo mettermi in mezzo. Quando la porta si è aperta, mi sono infilata nel bagno per tenermi fuori dalla loro scenata. La prima a uscire è stata Susan, poi anche Nicole. È successo verso le sei. Quando sono stata sicura che il melodramma si era allontanato abbastanza, sono entrata in camera. Più tardi ha chiamato Frank e tutto il resto si sa già.»
«Ha detto di ritenersi risentita per essere stata sospettata, ma le prove di un violento diverbio tra Susan e Nicole avrebbero potuto sviare altrove i sospetti, invece non ha mai fatto parola di quel litigio.» C’era dello stupore nella voce di Alex.
Il silenzio nella stanza si fece pesante. Laurie si ritrovò a sporgersi in avanti in attesa della risposta di Madison. Sperò che lo stesso avrebbero fatto i telespettatori.
Quando Madison rimase muta, Alex rincarò la dose. «Avrei io una teoria da proporle, Madison. Diciamo che attirare l’attenzione su Nicole avrebbe messo in secondo piano Frank. E allora il suo alibi per lui non sarebbe più stato così prezioso.»
«Il motivo per cui non ne ho mai parlato è semplicemente perché non ho mai pensato nemmeno per un istante che Nicole potesse aver ucciso Susan.»
«E in secondo luogo non le dispiaceva essere indispensabile a Frank Parker. Non è vero, Madison?»