QUANDO Laurie bussò alla porta della stanza di Nicole, Alex era al suo fianco. Lui e Leo avevano insistito perché non uscisse da sola. Alla fine avevano deciso che Leo sarebbe rimasto a casa con Timmy e Grace e Alex avrebbe accompagnato lei all’albergo.
A socchiudere la porta fu Gavin, il marito di Nicole.
«Salve, Laurie. Sono le nove passate. Eravamo d’accordo che venisse qui?»
«Abbiamo bisogno di parlare con Nicole.»
«Spero sia importante. Mia moglie è già a letto.»
Si fece da parte per lasciarli entrare. Laurie si meravigliò di trovarsi in un ampio soggiorno, con sala da pranzo separata su un lato. Evidentemente Gavin aveva supplito con fondi propri per trovare per sé e sua moglie un alloggio più signorile di quello messo a disposizione dalla produzione televisiva. «Non è in pericolo, vero?» domandò Gavin. «È così tremendamente nervosa da quando Rosemary le ha telefonato per questo programma.»
Laurie sentì Alex dare intenzionalmente un colpetto di tosse. Le stava ricordando che non doveva lasciarsi guidare dalla sua naturale propensione a consolare i suoi testimoni. «Per la verità sì, c’è la possibilità reale che sia in pericolo.»
«Ma è impossibile», sbottò Gavin. «Nicole!» chiamò poi. «C’è bisogno di te, vieni qui.»
Quando uscì dalla camera da letto, Nicole indossava pigiama e vestaglia. «Chiedo scusa, mi preparavo per mettermi a letto.»
Non sembrava dispiaciuta.
«Dicono che sei in pericolo.»
«Ho detto che potrebbe essere in pericolo», lo corresse Laurie. «Ha mai visto quest’uomo?» Laurie le mostrò la foto della patente di Steve Roman, osservando attentamente la sua reazione.
Nicole rimase impassibile. «No, non mi pare.»
«Si chiama Steve Roman. Pensiamo che sia l’uomo che ha ucciso Lydia Levitt, la vicina di casa di Rosemary.»
«E io come potrei conoscere un ladro?»
«Pensiamo che Lydia abbia sorpreso quest’uomo a spiare attraverso le finestre della casa di Rosemary, ma non era un ladro. Stava cercando informazioni sulle persone coinvolte in Under Suspicion. Tant’è che qualche giorno dopo la morte di Lydia pedinava me e la mia famiglia a San Francisco. Probabilmente stava spiando anche lei. Potrebbe essere anche la stessa persona che ha aggredito Jerry, il mio assistente.»
«Temo di non seguire la sua logica», disse Nicole.
«Steve Roman è da molti anni membro degli Apostoli di Dio.»
Laurie aveva pensato di esporle la sua teoria sulla possibilità che Keith Ratner, in quanto seguace dell’AD, avesse mandato Steve Roman, uno dei suoi amici, a sabotare lo show, ma l’espressione sul viso di Nicole indicava con chiarezza che non ne era totalmente all’oscuro.
«Oggi, durante le riprese, ha detto di non ricordare per che cosa aveva litigato con Susan. E quando ci siamo viste la prima volta, è rimasta nel vago sul motivo che l’ha spinta a lasciare Los Angeles. Aveva a che fare con questa chiesa, vero?»
«Io… io non ne so niente.»
Alex le consegnò la cartelletta con i documenti che avevano preparato prima di uscire di casa. Laurie le mostrò la prima foto, un ritratto di Susan a diciannove anni, che sorrideva all’obiettivo. Subito dopo le mostrò una seconda foto, quella di Lydia Levitt.
«Queste due donne sono morte. Adesso non è più questione di fatti personali che vuol tenere per sé», disse Laurie. «Ci sono persone a cui viene fatto del male. In questo momento il mio amico Jerry è ricoverato in ospedale. E tutto questo ha a che fare con gli Apostoli di Dio.»
Gavin passò un braccio protettivo intorno alle spalle della moglie. «Nicole, se sai qualcosa…»
«Io non ho mai voluto nasconderti niente, Gavin. Cercavo solo di proteggere me stessa. Di proteggere noi due.» Gli prese la mano stringendola tra le sue mentre alzava gli occhi su Laurie. «Ve lo dirò. Ma solo per essere d’aiuto. Niente telecamere.»
Laurie annuì. A quel punto la verità contava più dello show.