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MADISON Meyer si infilò nel séparé allo Scarpetta, uno dei suoi ristoranti italiani preferiti, facendo attenzione a evitare che le si arricciasse l’orlo del vestito extracorto. «Ti sono mancata, professore?» chiese con allusiva civetteria. Si era assentata per andare a rinfrescarsi il rossetto. Quando aveva le labbra color ciliegia, gli uomini avevano la tendenza a fissarle la bocca.

Richard Hathaway rispose con un sorriso. «Terribilmente. E tu hai mancato il carrello dei dessert. Il cameriere si è trattenuto per un intero minuto in una dettagliata descrizione prima che gli facessi notare la tua assenza. Credo che possa esserci una correlazione inversa tra il comune buonsenso e la capacità di trasformare in orazione l’elenco di un menu. Gli ho chiesto comunque di riprovare quando fossi tornata al nostro tavolo.»

«Adoro quando usi espressioni come ‘correlazione inversa’ in una normale conversazione.»

Quando aveva ricevuto la lettera di Under Suspicion aveva cullato la fuggevole speranza di riattaccare con Keith Ratner. C’era stato un momento in cui fra loro era andata piuttosto bene. Entrambi attori. Entrambi ambiziosi. Entrambi un po’ ambigui. Forse sarebbe riuscita a farsi finalmente amare da Keith come lei un tempo aveva amato lui.

Ora però aveva perso ogni interesse per Keith. Aveva sempre pensato che la sua adesione all’AD fosse un espediente, come se l’immagine di un benefattore bigotto potesse riscattarlo dallo stigma di quello-che-potrebbe-avere-ucciso-la-sua-ragazza. Invece no, sembrava che fosse veramente cambiato. Una perdita su cui non versare una lacrima.

Poi si era scoperto che Keith non era l’unica ex fiamma presente a quella piccola rimpatriata dell’UCLA. Con Richard Hathaway gli anni erano stati generosi. Se possibile, con l’età era persino migliorato. Naturalmente i milioni di dollari che aveva guadagnato facevano la loro parte. Aveva quel genere di patrimonio che faceva sentire in bolletta gli attori più celebri. E poi era un uomo geniale. C’era un motivo se all’università tutte le studentesse sospiravano per lui.

Si sforzava di non illudersi troppo, ma faceva fatica. Richard aveva in programma di tornare nella Silicon Valley di lì a un paio di giorni. Dunque il suo nuovo intento era di inculcare nella sua mente l’idea che, se avesse voluto compagnia, era disposta ad andare con lui.

«Stavo giusto pensando di dirti», buttò lì, «che il mio agente vuole che faccia un’audizione per una pièce teatrale a San Francisco. È una piccola produzione ma ci sono alcune stelle del cinema interessate alla parte di protagonista, quindi attirerà una notevole attenzione.» Non c’era nessuna pièce teatrale, naturalmente, ma in un secondo tempo avrebbe sempre potuto dirgli che erano venuti a mancare i fondi necessari per l’allestimento.

«Mi sembra una buona occasione.» Hathaway cercò in lontananza con lo sguardo. «Comincio a temere che quel cameriere non tornerà più. Peccato, perché i dolci erano veramente appetitosi.»

«Andrò su la settimana prossima», continuò Madison. «Sai, nel caso ti andasse di rivederci.»

«Come no. Fammi sapere in che hotel alloggi e troverò un ristorante da quelle parti.»

Be’, una cena era meglio che niente. Avrebbe potuto concedersi un paio di notti in albergo se serviva ad agganciare un uomo come quello. «Oh, a proposito di alberghi, quasi dimenticavo. Oggi Laurie Moran ti ha visto uscire dalla mia stanza. Mi sa che ormai la frittata è fatta.»

«Non è un gran che di frittata. Siamo due adulti consenzienti.»

«Vero, ma c’è lo stesso qualcosa di un tantino scabroso, no?» Madison bevve un altro sorso del vino rosso che Hathaway aveva ordinato senza nemmeno consultare la lista. Aveva un sapore costoso. «Comunque non hai idea di quanto la sua produzione sia scappata di mano. Hai visto che c’è un mandato d’arresto per un affiliato alla stessa chiesa di Keith? Ho sentito anche qualcuno del personale dell’albergo dire che Dwight aveva piazzato telecamere dappertutto in quella villa di Bel Air. Inquietante, no?»

«Telecamere?»

«Sì, e non quelle normali di un sistema di sorveglianza. Telecamere invisibili e microfoni in tutte le stanze. So che era tuo grande amico, ma a me questo sembra un po’ maniacale. Mi ha fatto ricordare il modo strano e sognante in cui guardava Susan. Sapevi che era tipo da spiare il prossimo senza che lo sapesse? Forse era il suo modo di tenere le situazioni sotto controllo. Ah, eccolo che arriva!»

Il cameriere tornò e, come Richard aveva promesso, l’assortimento era irresistibile. Madison non mangiava mai dolci, lo zucchero aveva un modo perfido di gonfiarti e la macchina da presa moltiplicava per dieci volte una rotondità indesiderata. Ma forse si sarebbe concessa un morsichino di quella torta al cioccolato dall’aspetto così invitante.

Il cameriere era arrivato a metà della sua esibizione quando Richard lasciò improvvisamente cadere sul tavolo tre biglietti da cento dollari. «Sono davvero mortificato, ma ho paura di avere problemi di stomaco.»

«Non si sente bene, signore?» s’affrettò a preoccuparsi il cameriere. «Se è una cosa grave, posso chiamare l’assistenza medica.»

«No.» Hathaway si era già alzato. «Ho solo… ho solo bisogno di andar via. Vuol essere così gentile da farmi chiamare un taxi?» Intanto gli allungava banconote da cinquanta. «Sono davvero spiacente, Maddie. Ti chiamo domani. E, per piacere, se non ti sembro troppo sfacciato, mi piacerebbe che venissi a stare da me quando vieni su per la tua audizione, d’accordo? Sono un po’ distante da San Francisco, ma ti farò avere un autista.»

Le mandò un bacio e se ne andò.

Il cameriere rivolse a Madison uno sguardo desolato. «Allora lo devo chiamare quel taxi?»

«Sicuramente. Ma prima prenderò una fetta di quella torta al cioccolato. E un bicchiere del vostro miglior champagne.»

«Molto bene, signora.»

Vent’anni prima Richard le aveva dato buca e guarda cos’era successo. Aveva vinto uno Spirit Award. Questa volta l’aveva piantata in asso prima che avessero finito di cenare, però l’aveva anche invitata a casa sua. E l’aveva chiamata Maddie.

Lo aveva preso al laccio e non se ne era nemmeno accorto. Madison Meyer Hathaway. Le suonava proprio bene.