di Luca Crovi
Pellicole cinematografiche come Arsenico e vecchi merletti e La signora omicidi ci hanno insegnato a temere certe vecchiette capaci di seppellire cadaveri di avvelenati in cantina, ma anche di sventare rapine. Con Che fine ha fatto Baby Jane? e Piano... piano, dolce Carlotta un regista come Robert Aldrich riuscì diabolicamente a mettere in scena le ossessioni e le perversioni delle anziane Bette Davis, Joan Crawford e Olivia De Havilland per una accoppiata di storie gotico-noir davvero eccezionali in cui l’età avanzata delle protagoniste non diminuiva di certo la loro cattiveria ma anzi la acuiva sia nella finzione che nella realtà (come ha svelato anche l’incredibile serial tv Feud creato da Ryan Murphy).
Ma non pensate che le vecchiette terribili siano inventate dal nulla. Se la Paulette spacciatrice di marjuana interpretata da Bernadette Lafont nell’omonimo film di Jérôme Enrico del 2012 può magari farvi sorridere la sessantottenne pensionata russa Tamara Samsonova di San Pietroburgo che si meritò sulle cronache dei giornali il soprannome di «Granny The Ripper», ovvero la nonna squartatrice, sicuramente vi spaventerà. Ex dipendente di un hotel Tamara dall’età di sessantacinque anni praticò l’arte dell’omicidio arrivando a mietere nell’arco di vent’anni una quindicina di vittime. Personalmente smembrate e puntualmente divorate dalla donna che appuntava anche sul suo personale diario i dettagli precisi dei suoi crimini: «Ho ucciso il mio inquilino Volodya, tagliato a pezzi nel bagno con un coltello e quindi messo i pezzi del suo corpo in una busta di plastica per poi disfarmene». Chissà se il regista indiano M. Night Shyamalan era a conoscenza di questa storia quando ha realizzato il suo The Visit, mettendo in scena due degli anziani più perversi della storia del cinema, capaci di innescare più di un incubo nei loro supposti nipotini.
Insomma la terza età è un territorio incredibilmente fertile per chi voglia scrivere una storia nera e questo lo ha capito benissimo anche Marilù Oliva che ci regala con Le Sultane un romanzo allo stesso tempo pauroso e divertente. Sì perché l’elemento spaventoso e quello humour vanno spesso a braccetto in questa storia che è al contempo un incredibile ritratto sociale delle periferie italiane, ambientato in un palazzo che molti potrebbero riconoscere come il proprio condominio. Wilma, Mafalda e Nunzia sono le sovrane incontrastate di un palazzo popolare di via Damasco a Bologna.
La loro è stata una vita difficile per la quale hanno lottato con i denti e l’avanzare dell’età non ha di certo semplificato la loro vita. La prima deve vedersela con una figlia sciagurata adescata da una setta satanica, la seconda accudisce amorevolmente il marito malato di Alzheimer, la terza è combattuta fra bigottismo e desideri di peccato. Ognuna di loro apparentemente sembra innocua, eppure basterà l’ennesima lite con la giovane e insopportabile vicina Carmela a cambiare il ritmo delle loro giornate, trasformandole per sempre. Ma non posso dirvi altro su di loro, ho promesso di non aprire la porta dei loro appartamenti. Anche se non sono uno spacciatore o un truffatore non è detto che accettino che io vi sveli altri segreti su di loro. Perché le Sultane sanno benissimo che scrittrici come Marilù Oliva sono responsabili di ben altri crimini. Rubano le storie e le vite degli altri e le mettono nei loro romanzi.