Nunzia vorrebbe farsi aiutare da Casimiro a portare su la spesa, ma come al solito lui manca nel momento del bisogno. Ha provato a citofonare dal basso due volte, poi si è rassegnata e ora eccola annaspare aggrappata alla rampa – ne deve fare due: in totale diciotto gradini. Giunta davanti al portone, qualcuno le apre l’uscio dall’interno.
«Casimiro...».
«Ciao, Nunzia».
«Perché non hai risposto al campanello?». L’attenzione della donna è sviata da un ospite che siede nella sua poltrona e la saluta con un sorriso tonto.
«Corradino!».
Raramente Casimiro porta gente in casa, lei si volta verso il fratello per ricevere spiegazioni, che arrivano repentine: «Era tanto triste, così... così...».
Nunzia indovina da cosa sia causata l’espressione scimunita sulla faccia del vicino. «Così l’hai invitato a prendere un goccino?».
«Sì, no... cioè... non l’ho fatto ubriacare, stavolta!».
«È vero» si intromette l’altro con voce da gatto. «Abbiamo bevuto solo due bicchierini, Nunzia, ma mi hanno preso male!».
«E perché mai vi siete messi a bere?». Lei redarguisce il fratello, che nel frattempo provvede a spostare in terrazzo sporte e profumi dell’orto.
«Casimiro: Corradino sta vivendo un momento difficile».
«Ma io volevo solo consolarlo!».
«Nunzia...». Corradino si alza dalla poltrona e le va incontro. «...non sarà un bicchierino di vino a distogliermi dalla retta via. Piuttosto suo fratello mi ha spaventato».
«Cos’ha fatto?» domanda Nunzia a Casimiro, che rientra in casa dal terrazzo e tenta di difendersi: «Non ho fatto niente di male. Gli ho solo raccontato il mio sogno di stanotte».
Nunzia alza gli occhi spazientiti al cielo.
«E cosa hai sognato?». Si avvicinano tutti e tre al centro della stanza, nei pressi della tavola circolare.
«Be’, forse ieri sono rimasto impressionato e... insomma... ho sognato che dopo il funerale tornavamo qui, tu uscivi per incontrarti con le tue amiche e io restavo solo. Suonavano alla porta, andavo ad aprire e non c’era nessuno. Sbirciavo fuori dal pianerottolo, rientravo in casa e vedevo là... là dietro alla tenda», e indica la parte destra, più vicino all’angolo, del tendone di broccato pesante della finestra, «...e a un certo punto, cosa ti vedo sbucare dalla tenda?».
«Cosa?». Nunzia è curiosa, in fondo trova quasi artistici questi sogni surreali del fratello.
«La mamma di Corradino».
Nunzia sposta un moscerino che deve essere volato dalla sporta di Prisco. Ripensa al funerale della mamma di Corradino. Si è intrattenuta il minimo indispensabile nella camera mortuaria, l’unica reazione di fronte ai morti è quella di chiudersi a riccio, per Nunzia a nulla valgono le promesse sempiterne di mondi paralleli: per lei il decesso è cristallizzato negli sketch macabri di tombe, corpi decomposti, scheletri.
«Dicevo, la mamma di Corradino sbuca da là in fondo e si arrampica sul muro come...», Casimiro riprende il racconto, «...come se fosse una lucertola, infatti ha una coda lunga».
«Ma è una vecchia o un animale?».
«Non lo so, è un animale con la testa di una persona, sai come sono i sogni. Fatto sta che la mamma di Corradino sale fino al soffitto e viene quassù, verso il lampadario». Intanto Corradino si stringe tra le braccia. Casimiro va avanti: «Gira la testa verso di me e mi guarda con occhi cattivi. Ma non sono io che le interesso. Stacca il lampadario, che per poco non mi cade addosso. Resta un buco nel muro. Lei si mette a scavare con foga, ha le unghie lunghe, mi piombano addosso tutti i calcinacci, finché infila nel buco la sua coda di rettile ed è come se stappasse il muro all’improvviso, tanto che sento lo stesso rumore di quando si apre una bottiglia. E sai cosa succede?».
«Cosa?».
«Dall’appartamento di sopra, quello di Carmela, arrivano fiotti di sangue che macchia tutto: il tavolo, le tende, la televisione...».
«Oh Gesù». Nunzia si fa il segno della croce. «È già la seconda volta che sogni sangue collegato all’appartamento di sopra. Forse sei rimasto impressionato dalla sparizione di Carmela. Aggiungici il funerale. Più le schifezze che ti bevi...». Si porta alla bocca il cornino appeso alla medaglietta e gli stampa sopra due baci frettolosi. «Certo che mi hai inquietata... sai cosa faccio? Ora vado su da Bubi a sentire se quella disgraziata è tornata».