Hershel entrò nella stazione di polizia portando un bicchierone di carta di caffè e un sacchetto di ciambelle. Sua moglie soffriva di un attacco di emicrania, perciò era passato dalla pasticceria, per la colazione, anziché far rumore in cucina.
Posò il sacchetto vicino alla caffettiera e rabboccò il bicchiere prima di tirare fuori una ciambella glassata al cioccolato.
«Ho portato la colazione» annunciò, dandole il primo morso.
Vera gettò all'indietro un ricciolo della lunga parrucca bionda e cercò di sembrare interessata, pur proseguendo la sua conversazione al telefono.
Gli agenti Tullius e Carter erano alle rispettive scrivanie, con la testa china su dei fogli, e non alzarono gli occhi.
«Che roba è?» chiese Hershel.
Tullius si appoggiò alla spalliera della sedia.
«Le liste che ha chiesto, Capo. Io ho quella dei proprietari di pickup blu ultimo modello, Carter quella dei pedofili.»
«Tenetemi informati, se trovate delle corrispondenze» disse Hershel, e si diresse verso il suo ufficio.
Aveva un proposito che intendeva sottoporre agli Earle, prima di metterlo in atto. La ricerca di Bobby Earle stava per subire un'accelerazione.
Penny stava tirando fuori i biscotti dal forno quando il telefono squillò.
«J.R., vuoi rispondere, per favore?» chiese.
«Subito» rispose lui.
Grato che il solco che si era creato fra lui e Katie fosse ormai superato, non poté trattenersi dal toccarle la spalla, rassicurante, mentre si alzava dal tavolo della colazione per rispondere al telefono.
«Casa Bates.»
«Oh, bene, è lei» disse Hershel. «Avevo proprio bisogno di parlarle.»
Il tono del capo della polizia fece sussultare J.R.
«Ha notizie?»
Katie balzò da tavola e si affrettò a raggiungere il marito, ansiosa di sentire la conversazione. Lui la strinse a sé mentre Porter continuava a parlare.
«Non notizie nel senso che intende lei» rispose il capitano. «Volevo solo farvi sapere che ci stiamo dando da fare per incrociare i dati dei proprietari di pickup blu con i pedofili schedati.»
«C'è qualcosa che possiamo fare per aiutarvi?» chiese J.R.
«In effetti, è per questo che ho chiamato. Ricorda quando le ho detto che avevo pensato di diramare un'allerta, e poi avevo rinunciato perché tutti credono ancora che Bobby sia perito nel tornado, e non volevo dare al rapitore una ragione per fuggire?»
«Sì?»
«Be', la situazione è cambiata» spiegò Hershel. «Stamattina alla pasticceria non si parlava d'altro, e ho cominciato a pensare che, visto che ormai la cosa è di dominio pubblico, questo cambierà i piani di chiunque lo tenga prigioniero.»
«Che cosa ha bisogno che facciamo?» chiese J.R.
«Mi occorre una foto di Bobby. So che è una richiesta difficile, visto che il tornado si è portato via tutto quello che possedevate, ma pensa di poter trovare...»
«Abbiamo delle foto» lo interruppe J.R. «Quando le servono?»
«In mattinata. Adesso mi metterò al lavoro sul comunicato. Non abbiamo molto su cui basarci, ma il racconto di una testimone oculare sul pickup blu e la foto di suo figlio sono meglio di niente.»
«Le porteremo le foto subito dopo colazione» promise J.R.
«Bene. Ci vediamo, allora.»
«Che cosa ha detto?» chiese Katie, quando J.R. riattaccò.
«Hanno bisogno di una fotografia di Bobby. Dirameranno un'allerta.»
Katie sussultò.
«Ma credevo...»
«Hershel dice che ormai tutta la città sa che Bobby non è rimasto vittima del tornado, e visto che io sono ricomparso, nessuno può pensare che lo abbia rapito. Il capitano teme che se il rapitore è uno del posto e lo tiene ancora prigioniero, la notizia potrebbe spingerlo alla fuga in ogni caso, perciò è meglio se la gente comincia a cercarlo.»
Penny aveva ascoltato senza interrompere, ma quando vide che Katie cominciava a cedere al panico, intervenne.
«I biscotti sono pronti. Sedetevi, sedetevi! Non vi ci vorrà molto per far colazione, e qualunque cosa dobbiate fare riuscirà meglio con qualcosa nello stomaco.»
Katie era pronta a schizzare fuori di casa.
«Ma il capitano ha bisogno di una foto di...»
«Penny ha ragione» la interruppe J.R. «E quei biscotti hanno davvero un profumo delizioso. Porter sta stilando un comunicato. Dopo aver fatto colazione gli porteremo la fotografia, e la cosa si metterà in moto.»
Katie si sedette, ma aveva lo stomaco contratto. Anche imburrando un biscotto e cospargendo di pepe le uova, non poteva smettere di pensare a Bobby. Sapeva che era spaventato. Quello era certo. Ma era sofferente? Era affamato? Come poteva, lei, mangiare quel buon cibo senza sapere se lui era stato nutrito?
«Katie.»
Lei batté le palpebre, poi alzò gli occhi. J.R. la stava osservando. Avvertì la sua ansietà e, nello stesso tempo, la sua forza. Allungò una mano attraverso il tavolo e prese la sua.
«Sto bene.»
«Lo so, piccola» mormorò lui, e sorrise.
Il fatto che il suo sorriso ricordava tanto quello di Bobby peggiorò la sofferenza di Katie. J.R. non l'aveva detto ad alta voce, ma lei aveva ricevuto il messaggio. Dobbiamo essere forti per Bobby.
«Quei biscotti hanno un aspetto favoloso, Penny. Vuoi passarmi la marmellata?» chiese.
Penny sorrise, compiaciuta.
«Sicuro. È di pesche. L'ho fatta io.»
«Questo la rende anche migliore» commentò J.R., servendosi a sua volta.
Ma anche lui non poteva smettere di pensare a suo figlio. Di ricordare l'ultima volta in cui avevano mangiato insieme, il suono della sua risata, il suo sorriso. Tuttavia non poteva permettersi di lasciar trasparire la sua sofferenza. Katie teneva duro a malapena. Lui doveva essere forte per entrambi... e per il loro bambino.
Hershel aveva pronto il comunicato da diramare ai media e aspettava che gli Earle portassero la foto quando Vera lo chiamò al telefono interno e rivoluzionò tutto.
«Una chiamata per lei sulla linea uno» annunciò.
«Grazie» disse Hershel, e prese la linea. «Capitano Porter.»
«Capitano, qui è l'agente Edwards. Abbiamo informazioni riguardo ai suoi detenuti evasi.»
Hershel si raddrizzò bruscamente sulla sedia.
«L'ascolto.»
«Abbiamo scoperto una macchina in un corso d'acqua, diversi chilometri fuori da Bordelaise. Ne era stata denunciata la scomparsa da un certo Tom Dailey subito dopo il tornado. C'è sangue sui sedili, davanti e dietro. Abbiamo rilevato le impronte e le abbiamo inviate via fax a Quantico. Ho la prova che alla guida c'era il nostro agente scomparso, Aroyo.»
Hershel era senza parole.
«A parte le impronte e il sangue, siete sicuri che non è stata gettata nel torrente dal tornado?»
«No, a meno che i tornado non abbiamo l'abitudine di andare in avanti e all'indietro nello stesso tempo.»
«Come?»
«Secondo le nostre informazioni, il tornado ha proseguito verso l'interno, dopo avere colpito Bordelaise. E la macchina è scomparsa dopo il passaggio del tornado. Perciò non può averla trasportata là, perché è stata ritrovata nella direzione opposta. È arrivata qui perché qualcuno la guidava, e ci sono le impronte di Nick Aroyo sul cruscotto, sul volante e sull'interno della portiera. Abbiamo anche trovato quattro tute da detenuto insanguinate fra gli indumenti danneggiati dal tornado, in un grande magazzino locale. Supponiamo che siano entrati attraverso le finestre rotte, si siano serviti di vestiti nuovi dagli scaffali e abbiano abbandonato le tute, prima di lasciare la città.
«Diavolo» borbottò Hershel.
«Non è una cattiva notizia, dal nostro punto di vista» disse Edwards. «Significa che probabilmente il nostro uomo è ancora vivo.»
«Mi fa piacere saperlo, ma nello stesso tempo significa anche che ho tre delinquenti in libertà sul mio territorio» scattò Hershel. «Scusi, non intendevo alzare la voce. Grazie per l'informazione. Mi dica dove siete. Manderò un mio agente con un carro attrezzi per portare qui la macchina. Capirete che anche noi dobbiamo raccogliere i nostri elementi di prova.»
«Nessun problema, Capo. Ho solo voluto tenerla al corrente. Troverà la macchina appena giù dal ponte su Bonaventure Creek. E giusto perché lo sappia, intendiamo continuare le ricerche fino a quando rintracceremo il nostro agente. Se i suoi evasi sono ancora con lui, saremo felici di aiutarla a riprenderli.»
Hershel sospirò. «Quando li abbiamo arrestati per possesso di metamfetamine era già stato emesso un mandato d'arresto per loro a New Orleans. Erano qui solo provvisoriamente, in attesa di trasferimento» spiegò. «Se li trovate, non riportateli a me.»
«Intesi» rispose Edwards.
Hershel chiuse la comunicazione, poi uscì dal suo ufficio. Entrambi gli agenti stavano ancora lavorando sulle liste.
«Tullius, chiama l'officina di Marvin e digli di seguire con il carro attrezzi voi ragazzi a Bonaventure Creek. È stata appena ritrovata la macchina di Tom Dailey.»
Lee sollevò le sopracciglia.
«Ma Capo... non finiremo mai di controllare queste liste, se continuiamo a fare altre cose. Quello che mi preme più di tutto è trovare Bobby Earle al più presto. Perché non può semplicemente mandare il carro attrezzi?»
Hershel sospirò.
«Perché i nostri detenuti scomparsi sono appena resuscitati. Secondo la squadra di ricerche della DEA, hanno trovato quattro tute da carcerati insanguinate tra gli indumenti danneggiati dei grandi magazzini, e quando hanno rinvenuto la macchina di Dailey, c'erano dappertutto le impronte del loro agente sotto copertura, oltre a macchie di sangue sui sedili, sia davanti, sia dietro, il che significa che entrambi i sedili erano occupati... molto probabilmente da quei dannati evasi. E perché dobbiamo assicurarci che le prove non siano manomesse, dopo che Marvin avrà tirato fuori la macchina dal torrente e l'avrà rimorchiata qui.»
Anche Lee Tullius sospirò.
«Sì, signore, capisco.»
Lanciò un'occhiata di rimpianto agli stampati, poi li spinse da parte e prese il telefono.
«Carter, assicurati di rilevare campioni di sangue, impronte, tutto quanto. So che la DEA ha già raccolto le sue prove, ma quelli erano nostri prigionieri. Sono scappati mentre erano sotto la nostra custodia. Saremo anche una piccola stazione di polizia, ma siamo capaci di rilevare i nostri elementi di prova.»
«Sì, signore» disse Carter, e spinse da parte i suoi elenchi.
Pochi minuti dopo, mentre i due agenti uscivano, entrarono gli Earle.
Hershel guardò gli stampati abbandonati, sospirò, frustrato, poi andò ad accoglierli, stringendo la mano a J.R. e salutando Katie con un cenno del capo.
«'Giorno, gente. Mi avete portato la foto?»
«In realtà ne abbiamo due che potrebbero servire» rispose J.R. «Una è un'istantanea a figura intera, l'altra l'ultima foto della scuola.»
«Perfetto» disse Hershel. «Non ero sicuro che aveste qualcosa, considerando quello che è successo alla vostra casa.»
«Mentre ero in ospedale, alcune signore della nostra chiesa hanno cercato fra le macerie per salvare fotografie e oggetti da conservare per ricordo» spiegò Katie.
«È una buona notizia» commentò Hershel. «Terrò da conto queste foto e ve le restituirò appena possibile.»
«Quando diramerà l'allerta?» chiese J.R.
«Aspettavo solo le foto. Sarà diramato immediatamente.»
Katie rabbrividì.
«Dio... Deve funzionare.»
«Sì, signora» disse Hershel.
«E quanto a quelle liste? Aveva trovato qualche indiziato?» chiese J.R.
Hershel scoccò un'occhiata alle scrivanie dei due agenti e aggrottò la fronte.
«Non ancora. È un lavoro lento, capite. Non siamo attrezzati come nelle grandi città per incrociare i dati con il computer.»
Prima che J.R. potesse rispondere, la voce di Tullius giunse attraverso la radio.
«Stiamo partendo, Capo. Il carro attrezzi ci segue.»
J.R. si voltò di scatto verso la finestra mentre un'autopattuglia sfrecciava via a tutta velocità.
«Erano Lee e Carter?» chiese.
Hershel annuì.
«Abbiamo avuto un'emergenza.»
«Se loro se ne sono andati, chi sta lavorando sulle liste?»
«Nessuno, al momento, ma non appena...»
J.R. afferrò Hershel per un braccio.
«Capo! Per favore! So che è contro le regole, ma si tratta della vita di nostro figlio. Abbiamo già perso tanto tempo... Ci mostri che cosa fare. Sappiamo leggere. Se è solo questione di incrociare dei nomi...»
La reazione di Hershel fu immediata, e molto più energica della prima volta in cui aveva sentito la proposta.
«Le procedure della polizia non...» Poi si interruppe, vedendo l'espressione di Katie. «Oh, al diavolo» borbottò. Poi additò le scrivanie. «Per farla breve, quella è la lista che abbiamo avuto dalla Motorizzazione. Ci sono tutti i pickup blu ultimo modello della circoscrizione. Controllate tutti i nomi con la lista dei pedofili schedati, a partire dal punto in cui Tullius ha smesso. Ma c'è sempre la possibilità che il rapitore guidasse un pickup rubato o preso in prestito, perciò anche se non si trovano corrispondenze non possiamo escludere nessun proprietario che risieda qui. Metteteli su quella lista laggiù. Vogliamo eliminarli, essere sicuri che abbiano ancora i loro veicoli.»
J.R. prese posto su una sedia, Katie sull'altra. Senza una parola, chinarono la testa e si misero al lavoro, mentre Hershel rientrava nel suo ufficio per diramare l'allerta.
Bobby si era addormentato al tavolo della cucina con una matita rossa in una mano e una gialla nell'altra, senza aver finito la figura che stava colorando.
Era quello che Newt stava aspettando. Gli tolse di mano le matite e lo prese in braccio per portarlo in camera da letto, immaginando come sarebbe stato quando avesse potuto giocare con quel piccolo, fragile corpicino.
Stava ancora fantasticando mentre legava Bobby, ma quando si trattò di mettergli il nastro adesivo sulla bocca gli diede una seconda occhiata e cambiò idea. Aveva il naso così gonfio che c'era il pericolo che non riuscisse a respirare bene. Impedirgli di respirare con la bocca poteva essere una sentenza di morte. Riluttante, Newt posò il nastro adesivo, ravviò i capelli scuri, arruffati di Bobby, poi uscì, chiudendo la porta.
Dopo una rapida occhiata dalle finestre sul davanti, accese il televisore, poi prese una birra. Erano giorni che non se la sentiva di fare qualcosa, a parte mangiare e dormire, ed era bello stare meglio e potersi muovere. Anche se non erano neppure le dieci del mattino, aprì la bottiglia e cominciò a fare zapping fra i canali.
Pochi minuti dopo, qualcuno bussò alla porta. Newt premette il pulsante che escludeva il suono dell'apparecchio poi si alzò e andò ad aprire. Era Sam.
«Salve, Newt! È magnifico vederti vestito e in grado di muoverti un po' meglio. Stai guarendo bene, immagino.»
«Sì, sì, benissimo» rispose Newt. «Quello è il tuo ragazzo?»
Sam sorrise e accennò con la testa all'uomo robusto che stava prendendo una grossa sega elettrica dal cassone di un fuoristrada Dodge verde.
«Già, quello è il mio Freddy. Libererà il tuo pickup da quegli alberi in un batter d'occhio.»
Newt annuì.
«Ti ringrazio. Devo andare in un posto, domani.»
Sam guardò la pelle ustionata che si stava staccando dalle mani di Newt.
«Pensi che le tue mani saranno guarite abbastanza da permetterti di guidare?»
«Me la caverò» rispose Newt, poi guardò da sopra la spalla, verso il corridoio. «Senti, ho qualcosa sul fornello. Devo andare.»
«Sì, certo» disse Sam. «Comunque, scusa per il ritardo.»
«Niente di grave, purché quegli alberi spariscano oggi.»
«Contaci» disse Sam, poi tirò fuori di tasca un paio di guanti e andò ad aiutare il figlio, mentre Newt chiudeva a chiave la porta.
«Era ora» brontolò, tornando alla sua sdraio.
Riprese la birra e bevve un sorso, poi abbassò lo schienale e alzò il volume del televisore.
Nel giro di pochi minuti, il forte ronzio della sega elettrica tagliò l'aria, indicando che il lavoro era cominciato. Newt sorrise fra sé e continuò a fare zapping fra i canali, finendo per decidersi per un film con John Wayne.
Stava giusto finendo la birra quando il programma che stava guardando fu improvvisamente interrotto. I forti bip intermittenti erano simili a quelli che precedevano l'annuncio di un pericoloso fenomeno meteorologico, ma Newt sapeva con certezza che non c'era una sola nuvola in cielo. «Che cosa diavolo...?»
«Interrompiamo questo programma per un importante annuncio. È stata appena diramata un'allerta per un...»
Poi sullo schermo comparve una fotografia, e Newt non udì più nulla.
Il bambino! Stavano cercando il bambino! Secondo le ultime notizie che Newt aveva sentito, pensavano che fosse morto nel tornado. Perché diavolo avevano cambiato idea?
Poi tornò a concentrarsi sull'annuncio ed ebbe una risposta a cui non era preparato.
«... visto l'ultima volta mentre veniva prelevato da un maschio bianco che indossava jeans, una maglietta e un berretto da baseball scuro, e guidava un pickup blu ultimo modello. Se vedete qualcuno che corrisponde a questa descrizione accompagnato dal bambino in questa foto, chiamate...»
Il cuore di Newt batteva all'impazzata mentre si catapultava fuori dalla sdraio. Corse alle finestre anteriori, poi a quelle sul retro, sbirciando attraverso le tapparelle per vedere se la casa era circondata. Tutto quello che poté vedere furono Sam e suo figlio che segavano gli alberi.
Per alcuni, frenetici momenti non riuscì a pensare. Il suo primo istinto fu di salire sul furgone e darsi alla fuga. Lasciare il bambino e filarsela finché poteva. Ma più camminava nervosamente avanti e indietro, più si calmava.
La descrizione del rapitore era vaga. Poteva adattarsi a chiunque. E non avevano né il numero di targa né il modello del pickup. Poteva essere uno qualsiasi... Ford, Dodge, Chevy... perfino una marca straniera. C'erano migliaia di pickup blu ultimo modello. Si stava facendo prendere dal panico per niente.
Tuttavia, non poteva smettere di agitarsi. Era vissuto in Louisiana per tutti quegli anni senza essere mai schedato per reati sessuali. Era riuscito a volare sotto il radar della legge senza attirare l'attenzione su di sé, perché si era tenuto fuori dai guai. Se solo non avesse preso il bambino. Se solo...
«Merda. È troppo tardi per questo» borbottò. «Quel che è fatto è fatto. Che cosa devo fare adesso?»
Corse in camera da letto, giusto per rassicurarsi che il bambino fosse ancora fuori combattimento. Ma mentre guardava Bobby Earle dormire, si rese conto che non voleva rinunciare a lui. E fu allora che prese la sua decisione.
Sarebbe fuggito.
Con il bambino.
Non appena il suo furgone fosse stato liberato, avrebbe lasciato Bordelaise per sempre. Corse in cucina, afferrò la scatola di sacchi di plastica che usava per l'immondizia e tornò in camera da letto. Vuotò i cassetti sul pavimento, ficcò quanti più indumenti possibile in un sacco e lo legò. Riempì nello stesso modo un altro sacco, poi un altro, fino a quando armadio e cassettone furono vuoti. E dopo andò da un locale all'altro, riempiendo i sacchi di plastica con tutto ciò che possedeva, finché arrivò in cucina.
Le mani gli tremavano e nonostante il ronzio regolare dei condizionatori alle finestre sudava profusamente. Il sudore gli faceva attaccare gli indumenti al corpo, rendendo più dolorose le ustioni. Questo significava che doveva fare una doccia, medicare le piaghe e indossare dei vestiti asciutti.
Imprecando, si svestì in cucina, lasciando gli abiti sul pavimento.
Ma le sue intenzioni furono subito frustrate quando ricordò che aveva già impacchettato indumenti e asciugamani, e quindi fu costretto a frugare di nuovo nei sacchi per trovare quello che gli occorreva. Quando finalmente entrò nella doccia, tremava. Continuava a credere di sentire dei colpi alla porta, e persone che gridavano. Prima ancora di finire, si era convinto che i poliziotti l'avevano trovato.
Fu solo quando chiuse l'acqua e uscì dalla vasca che si rese conto che quello che aveva sentito era il film che stava guardando fino a poco prima. Non era la polizia alla porta. Era John Wayne in soggiorno.
«Signore, Signore» borbottò, mentre si asciugava cautamente.
Le mani gli tremavano ancora mentre cospargeva di pomata le piaghe, e poi indossava una maglietta e un altro paio di calzoncini larghi. Appena vestito corse di nuovo alle finestre.
Sam e Freddy se n'erano andati. Gli alberi che gli avevano impedito di spostare il pickup erano stati trasformati in una pila di legna da ardere di fianco al container.
Agguantò le chiavi e corse fuori a controllare il veicolo. Un paraurti aveva un'ammaccatura. Ce n'era un'altra sulla portiera dal lato del passeggero, insieme a una quantità di graffi e al lunotto infranto. Ma tutto quello che gli importava di sapere era se sarebbe partito.
Salì al volante e, con mani tremanti, inserì la chiavetta nell'accensione.
«Per favore, per favore, per favore» sussurrò, poi girò la chiave.
Il motore si accese immediatamente.
«Sì!» esclamò Newt. Batté il palmo della mano sul sedile, poi trasalì per il dolore. «Merda» gemette. «Ricordati di non farlo più.»
Spense il motore e tornò in casa. Pochi momenti dopo stava caricando il furgone. Il primo fu il forno a microonde. Poi avvolse il televisore in una coperta e lo spinse contro la cabina, e infine fece lo stesso con il computer e gli accessori. Avrebbe voluto portare con sé il suo tavolo, le sedie e la poltrona reclinabile, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito a caricarli da solo.
Tutto quello che gli restava erano i sacchi di plastica... e il bambino.
Cominciò a caricare i sacchi il più rapidamente possibile, fino a quando il cassone fu traboccante di sacchi neri pieni zeppi. Aprì la porta dal lato del passeggero, poi, tornando in casa, si fermò a dare una lunga occhiata al piazzale. I soli veicoli nel parcheggio appartenevano a Sam e a un paio di tizi che lavoravano di notte, il che significava che stavano dormendo. Il figlio di Sam se n'era andato, e Newt sperò che Sam fosse andato con lui.
Persuaso che nessuno lo osservasse, entrò in casa e corse in camera da letto. Slegò i polsi e le caviglie del bambino, poi lo arrotolò nel copriletto e se lo caricò sulla spalla come un tappeto. Scese i gradini a tempo di record, scaricò Bobby sul sedile e chiuse la portiera.
Fece per salire, poi notò che aveva lasciato la porta di casa spalancata. Non c'era bisogno di rendere pubblica la sua assenza, pensò, correndo indietro a chiuderla.
Pochi secondi dopo era al volante. Mise in moto il furgone, si allontanò dal container in retromarcia, poi si avviò lentamente. Il serbatoio era pieno per meno di un quarto. Poteva fare benzina a ovest della città, mentre si portava sull'interstatale.
Scelse strade secondarie, evitando con cura di dare nell'occhio. Quando raggiunse i confini della città, sentì un peso cadergli dalle spalle.
«Dallas, Texas, stiamo arrivando» borbottò, e premette l'acceleratore.