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La mattina successiva, Ainsley si svegliò presto per finire di mettere in ordine la pila di fogli sul tavolo della sala da pranzo. Si mise seduta al tavolino sorseggiando una tazza di tè English Breakfast caldo. Non riusciva a farsi il caffè usando il Keurig arrampicato in cima al bancone della cucina; quelle piccole capsule sembravano un insulto, a lei e alla bevanda.

Mise da parte tutte le fatture e le ricevute del negozio di ferramenta della madre; era l'esecutore testamentario che se ne sarebbe dovuto preoccupare. Finora non aveva trovato nessun riferimento ai lupi mannari.

Ainsley sapeva che prima o poi non ci sarebbe rimasto niente da mettere a posto laggiù, non avrebbe avuto più scuse e avrebbe dovuto affrontare lo studio di suo padre. La prospettiva la eccitava e la deprimeva contemporaneamente.

Michael Connor aveva avuto una meravigliosa collezione di libri, con volumi di tutti i classici della letteratura russa; da Tolstoy a Turgenev, li aveva tutti, e nella maggior parte dei casi in più di una copia.

C'erano libri con la copertina morbida pieni di note prese nella sua calligrafia attenta; quelli avevano un valore sentimentale e avrebbero trovato posto nella libreria di Ainsley.

C'erano anche volumi con la copertina rigida di pelle lucente e sovracopertine di carta, alcuni in lingua originale, altri in traduzione, regali degli studenti e dei colleghi di suo padre, o addirittura acquisti alle vendite in giardino, che lui faceva e poi dava via se pensava che la traduzione fosse accettabile.

E poi c'erano le gemme rare; alcune di queste le riconosceva a prima vista, perché era stata con lui quando le aveva comprate. Ognuna valeva migliaia o anche decine di migliaia di dollari.

Michael Connor non credeva che si dovessero chiudere a chiave i libri rari e li teneva in mezzo al resto della collezione. Ainsley ricordava il modo in cui tirava fuori un volume per leggerlo attentamente, notando le sottili differenze di traduzione. Lo aveva visto anche, passando, accarezzare i dorsi con una tenerezza inconsapevole come quando, da piccola, le arruffava i capelli.

A meno che non avesse fatto un inventario che lei ancora non aveva trovato, Ainsley non aveva idea di quali libri avrebbero dovuto essere venduti alla libreria, e quali a un'asta. Anche se sapeva che avrebbe dovuto mandarli tutti a vendere da un commerciante di libri, le sembrava sbagliato darli via.

Desiderò che ci fosse stato qualcuno più pratico di libri rari ad aiutarla in quel lavoro.

Ainsley stirò le braccia sopra la testa. Era impossibile continuare a lavorare, doveva fare due passi e iniziare a parlare con un agente immobiliare del posto.

Avrebbe dovuto uscire di casa.

Forse si sarebbe anche premiata con una tazza di caffè lungo la strada; Tarker’s Hollow non aveva subito la rivoluzione di Starbucks, il che era un peccato. Ainsley immaginò lo shock di un Pike’s Place caldo con la soia, che le riscaldava il petto e la pancia e la riportava alla vita. Di certo c'era qualche posto dove trovare una tazza appena decente da qualche parte in città.

Si tolse la t-shirt e i pantaloni da yoga e si infilò un vestito attillato e un paio di scarpe col tacco. Si ricordò anche di prendere un paio di grossi occhiali da sole, sperando di mantenere l'anonimato.