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Quella notte il sogno tornò.

C'era qualcosa di diverso.

Ainsley balzò fuori dal marciapiede e nei boschi del college, deliziandosi dell'improvviso profumo di pino mentre i suoi occhi si abituavano all'ombra. Riusciva a sentire i passi di Brian dietro di lei, quindi corse più velocemente. Gli aghi di pino potevano essere scivolosi, ma Ainsley non cadde.

In qualche modo oggi gli alberi sembravano più alti e l'odore di pino più pungente del solito. I passi tuonarono dietro di lei, si voltò e vide Julian che la inseguiva.

Ad Ainsley si rizzarono i peli dietro al collo; non andava bene, doveva essere Brian. Si fermò e cominciò a voltarsi.

Julian la circondò con le braccia e la sollevò facendola girare all'impazzata in cerchio. Sembrava così forte e lei era praticamente senza peso. Improvvisamente si sentì come un pallone ad elio e lo afferrò per il braccio, cercando di non fluttuare via.

Lui rise e la guardò negli occhi; il colore era sbagliato, erano come fuoco blu.

La mise giù e fece cadere lo zaino a terra.

“Beh?” Alzò un sopracciglio.

Lei fece scivolare il suo zaino dalle spalle e lo mise giù.

Lui la stava guardando, il blu elettrico dei suoi occhi che brillava in modo strano.

Cosa c'era che non andava?

“Julian, non penso sia una buona idea.”

Il bosco intorno a loro divenne più buio.

Ainsley rabbrividì.

“Povera cara, hai freddo! Fatti riscaldare da me.”

Il suo sorriso era sincero, ma gli occhi erano sbagliati. Lei arretrò di un passo.

“Sto bene.”

“Ainsley, cosa c'è che non va?”

“Cosa sta succedendo ai tuoi occhi?”

Uno sguardo fugace gli attraversò il viso e poi sparì.

“È la luce, Ainsley. Anche i tuoi occhi stanno brillando.” Fece un passo verso di lei. “Sei bellissima.”

La sua voce era diventata bassa e ipnotica e le fece correre il cuore. Fece un passo avanti per incontrarlo, aspettandosi morbidi e seducenti baci.

Lui la sorprese spingendola contro l'albero che era alle sue spalle, la corteccia gli spinse le dita sulle scapole e la sua insistente bocca cercava quella di lei. Fece scorrere le mani giù per la sua cassa toracica e le passò i pollici sui capezzoli.

L'inaspettato fremito di passione la fece ansimare.

Premette il suo corpo magro contro quello di lei, più morbido. Lei sentì il suo membro che si induriva contro il suo fianco. Un altro brivido di desiderio la attraversò in risposta.

Gli spinse i seni contro il petto e gli fece scorrere le unghie giù sui bicipiti muscolosi.

Lui ringhiò eccitato e le divorò di nuovo la bocca, facendo ondeggiare disperatamente il bacino contro di lei.

Improvvisamente Ainsley poté sentire tintinnare le stoviglie al ristorante dell'hotel, e sentì l'odore degli scappamenti delle auto sull'autostrada subito fuori della città. Riuscì a sentire il sapore della pioggia: stava arrivando un temporale, a un centinaio di miglia da lì.

Cosa stava succedendo? Tutto sembrava familiare, ma non era giusto, come in una cattiva imitazione.

Iniziò a piangere e i singhiozzi le scossero il corpo.

Julian si tirò indietro.

“Ainsley, mi dispiace, so che sei una brava ragazza, non dobbiamo farlo.”

Si sentì dire, “Julian, stare con te così potrebbe essere la mia cosa preferita.”

Le sue braccia circondarono il collo di lui, afferrò il suo labbro inferiore tra i denti e lo succhiò delicatamente.

Lui si arrese con un ringhio e le prese il viso tra le mani. La sua lingua cercò quella di lei. Di nuovo, premette il viso contro di lei.

Un'ondata di desiderio la percorse e gli gemette in bocca.

La sollevò e la adagiò dolcemente sul letto di aghi di pino. Si distese accanto a lei su un fianco e la accarezzò dal torace alla vita, i suoi occhi azzurri alla ricerca di quelli di lei.

Riusciva a sentire ogni singolo ago di pino sotto di sé, ma non sentiva la terra fredda, e non le importava più del colore dei suoi occhi; le importava solo del calore della mano che viaggiava lungo tutto il suo corpo. Inarcò la schiena, offrendogli i seni.

Lui rispose immediatamente, tenendo rispettosamente nella mano a coppa il suo seno destro. Lei lo guardò mentre faceva passare ancora il pollice sul capezzolo, e le sue labbra si aprirono meravigliate perché il capezzolo si gonfiò, uscendo sopra la mezza coppa del reggiseno e spingendo contro il tessuto della sottile t-shirt.

La testa di Ainsley cadde all'indietro sugli aghi di pino mentre lui le mangiava il capezzolo attraverso la stoffa della maglietta. La sensazione era travolgente e lei la sentì su tutta se stessa contemporaneamente.

Presto, il contatto attutito non fu più abbastanza per lui e le sollevò la maglietta. Lei l'aiutò a farsela passare sopra alla testa. I seni le facevano male mentre lui si allontanava da lei per sfilarsi la t-shirt del Tarker’s Hollow High.

Il suo corpo magro e muscoloso era aggraziato e insieme potente.

Lui non le diede il tempo di ammirarlo, ma affondò velocemente la testa e le strofinò e baciò dolcemente i seni.

Lei gli afferrò i capelli stringendolo a sé.

Lui rispose succhiandola dolcemente. Il gemito che le scappò immediatamente sembrò renderlo più sicuro e divenne più duro.

Ainsley poteva vedere le stelle. La pelle le prudeva tutta, sembrava essere troppo grande per il suo stesso corpo, e poteva sentire il sangue di Julian che gli martellava nelle vene. L'odore della sua eccitazione le bruciava nelle narici.

Quando lui spinse sul suo fianco lei poté a sentire la sua erezione attraverso i vestiti. Iniziò ad adunghiare i suoi jeans, cercando di toglierli.

Si palparono l'un l'altra febbrilmente; la loro poca abitudine reciproca rallentava il progresso, ma alla fine la passione vinse e tutti gli abiti furono sparsi intorno a loro.

Julian giaceva sopra di lei, ed erano entrambi nudi e tremanti per il desiderio.

A questo punto Ainsley era mezza impazzita per la lussuria e aveva una terribile sensazione strisciante: era sicura che appena lui sarebbe stato dentro di lei il fuoco sarebbe stato placato.

Non era così che doveva funzionare?

Sollevò i fianchi per incontrare i suoi e lui trovò il modo di premere contro il suo punto più sensibile.

Cercò di essere gentile, ma alla fine dovette spingere forte contro di lei per trovare l'ingresso. Ansimò mentre lei lo riceveva.

Il dolore fu rapido.

“Stai bene?” le chiese tra i denti stretti.

Lei fece un sorriso stretto e annuì.

Quando le fu completamente dentro, lei rabbrividì nell'estasi, ma la sensazione che aveva aumentò invece di affievolirsi. I denti cominciarono a farle male e la pelle le si increspava in modo innaturale sopra ai muscoli.

Julian era troppo perso nelle sue sensazioni per notarlo; piccole perle di sudore si formarono sulla sua fronte, e spinse lentamente, ma la sua compostezza gli stava costando molto. Presto avrebbe perso il controllo e Ainsley sapeva che sarebbe tutto finito.

Sperando di finirla presto e di scappare alla squallida attrazione, Ainsley alzò i fianchi e le infilò le unghie nella schiena.

“Piano.” pregò lui.

Lei rispose aggrappandoglisi al collo e succhiando la sua pelle salata.

“Ainsley!” Le prese i fianchi e si piantò dentro di lei, incapace di contenersi.

Lei poteva sentire il sangue che gli pulsava nel membro e il rumore del seme che sciamava e ronzava pronto per essere rilasciato in lei.

Il dolore dentro di lei era completamente sparito, erano rimaste solo la strana attrazione nauseante e il piacere netto e mieloso a combattere per la sua attenzione.

Lui spostò il suo peso e trovò un angolo diverso dentro di lei.

Il piacere avvampò dentro Ainsley e la sommerse. Lei si librò in aria ed esplose come un fuoco d'artificio; ogni terminazione nervosa stava facendo faville. Gridò forte in estasi.

Julian immediatamente si gonfiò dentro di lei, i suoi occhi blu che brillavano in anticipazione.

Ma il piacere di Ainsley si era dissipato e ora tutto ciò che era rimasto era lo schiacciare torbido della cosa disgustosa che la consumava.

Tutto era avvenuto in un istante.

Sentì il suo corpo espandersi; era come stirarsi per la prima volta dopo aver dormito troppo in una pigra domenica, il sollevo era delizioso.

Lo scintillio negli occhi di Julian si trasformò in terrore, e la sua bocca si spalancò.

Lei lo spinse via da sé senza sforzo e quasi non si accorse che lui stava eiaculando nell'aria. I suoi occhi erano fissi sulla gola di lui.

Lui cadde a terra urtando forte la schiena. La caduta gli aveva tolto il respiro e fece un rumore come di una porta che scricchiola, cercando l'aria. Il suo membro inconsapevole stava ancora contorcendosi e sputando fuori ragnatele liquide che gli coprivano il ventre. Le vene del collo gli stavano scoppiando.

Ainsley fece un balzo; le sue zampe gli circondarono la testa. L'odore della sua paura e del suo dolore le riempivano il muso. Il cocktail di debolezza le faceva venire le vertigini. Alzò la testa e ululò una nota di trionfo prima di morderlo al collo.

I suoi canini affondarono senza sforzo nella sua carne, e lei fu premiata dal suono lamentoso e gorgogliante delle sue preghiere senza parole. Poi il primo fiotto di sangue le colpì il fondo della gola.

Il suo calore ramato le si diffuse giù per il petto e nel ventre; il suo intero corpo cantò di felicità. Si tuffò di nuovo dentro di lui, godendosi lo spettro di consistenze: la carne morbida e burrosa, l'osso che fece funzionare la sua viziosa mandibola, ma più di tutti la cascata di sangue che sembrava infinita.

Una sveglia suonò in lontananza, riverberando nelle sue sensibili orecchie con un tono terribile. Era troppo lontana per essere una minaccia per il premio di Ainsley, quindi la ignorò.

Lui farfugliò una o due volte e poi perse i sensi. Il gioco era troppo facile, ma il prezzo era delizioso. Leccò la dolce ambrosia dal suo collo.

La sveglia suonò di nuovo.

Lei scosse la testa e i suoi muscoli lanciati si incresparono giù fino alla sua coda, ma non riusciva a scappare all'orribile suono. Si colpì le orecchie con una zampa.

La zampa si intrecciò in un groviglio di capelli lunghi, umani.

Ainsley si svegliò all'improvviso.

Il suo telefono cellulare stava suonando, attaccato al caricatore accanto al letto. Lo afferrò.

Julian Magie.

Lo fece cadere di nuovo sul comodino come se stesse andando a fuoco. Ainsley si tirò le ginocchia al petto e dondolò avanti e indietro, cercando di convincere la sua mente a tornare al mondo reale.

Inspira. Espira.

Era solo un sogno.

Il telefono suonò di nuovo.

Assolutamente non poteva parlare con Julian, adesso.