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L'estasi della trasformazione riempì il corpo di Ainsley.

Fremiti di piacere e di anticipazione la attraversarono; il suo lupo era pronto a scattare, quando si sarebbe liberato sarebbe stato dirompente.

“Subsisto lupo mutatis!” Julian alzò la mano e un lampo di agghiacciante luce blu gli uscì dalle punte delle dita, colpendo Ainsley così forte che lei rimbalzò sulla porta di noce come una bambola di pezza.

Un dolore le sbocciò dietro la testa, ma fu quasi cancellato dall'agonia rilasciata dalla malefica luce blu, che le serpeggiava per tutto il corpo e le comprimeva il petto. Il sangue le si freddò e cercò di respirare, come se fosse stata gettata in un fiume gelato.

La sua trasformazione si bloccò e il suo lupo smise di ululare; non se ne era andato completamente, era solo... nascosto, dovunque fosse.

Julian la fissò, impietrito per il terrore.

Spingi, le disse una voce nella testa.

Con tutto ciò che aveva, Ainsley spinse contro la luce; all'inizio non accadde niente, anzi, il dolore si intensificò.

Spingi, ripeté la voce, più insistente.

Raccolse il resto delle sue forze attorno a sé e spinse di nuovo.

Qualcosa si ruppe dentro di lei, e la luce le lasciò il corpo con la forza di una pallottola; il suo intero essere cantò inebriato.

La luce colpì Julian dritto nel petto, sbattendolo indietro sulla finestra di vetro piombato dello studio, che esplose immediatamente. Lei ebbe il tempo di vedere la sua espressione di shock mentre il corpo di lui veniva proiettato violentemente nello spazio sopra ai rododendri lì fuori.

Ainsley scivolò sul pavimento; la maggior parte del vetro era uscito dalla finestra insieme a Julian, ma ne era caduto dentro abbastanza per infilarsi nei suoi piedi nudi. Si accovacciò nel vano della finestra rotta e diede un'occhiata al cortile lì sotto.

I rododendri stavano ancora scuotendosi per l'atterraggio di Julian, ma lui se ne era andato.

Restò accucciata alla finestra, aggrappandosi allo stipite per reggersi.

Cosa era accaduto?

Cosa si erano fatti l'un l'altra?

Ainsley si lasciò scivolare a terra; minuscole ferite sui piedi e sulle mani le sanguinavano, e le faceva male tutto.

La stupenda finestra di vetro era rovinata e lo studio di suo padre era di nuovo a soqquadro. Non importava cosa facesse in questa orribile città, non importava, tutto ciò che toccava andava in malora.

Perché le cose non potevano essere normali almeno per un po'?

Si raggomitolò su un fianco.

Si sarebbe permessa di piangere per due interi minuti, poi si sarebbe tirata su, si sarebbe tolta il vetro dalle mani e dai piedi e avrebbe pulito di nuovo lo studio.

Poi avrebbe fatto tutto ciò che avrebbe dovuto per potersene andare via da Tarker’s Hollow, il più velocemente possibile.