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La testa di Ainsley scattò all'indietro.

“Brian.”

Era in piedi con loro nella stanza. Il suo viso era perfetto. Sulla schiena aveva uno zainetto. Ainsley cominciò a tremare.

“Cosa?” chiese Clive.

“Stai facendo un errore.” disse Brian.

Ainsley cercò di forzarsi a respirare.

“Cosa c'è che non va?” chiese di nuovo Clive.

Ainsley lasciò Clive e si voltò verso Brian.

Clive la fece voltare di nuovo e cercò di prenderla ancora tra le braccia. La guardò negli occhi, confuso, cercando di capire cosa stesse succedendo. Gli venne in mente una qualche idea.

“Se sei preoccupata di restare incinta, Ainsley, posso solo venirti sulle tette.” si offrì Clive.

“Per favore, non lo fare.” la implorò Brian.

“So cosa sto facendo,” rispose Ainsley, “Clive proteggerà la città; già lo fa, in un certo modo.”

“Certo che lo farò. Di che cosa stai parlando?” chiese Clive.

Non poteva vedere l'altra persona nella stanza con loro.

“Clive Warren è colui che mi ha ucciso.” disse Brian semplicemente.

“Non è vero.” disse con un sospiro Ainsley.

“Lui mi ha fatto questo!” gridò Brian.

Un lampo balenò, illuminando Brian di luce celeste. Improvvisamente, il suo viso fu pieno di sangue rappreso, i suoi vestiti strappati, e lui ricoperto di sangue.

“No!” gridò Ainsley, distogliendo subito gli occhi da Brian.

“Ainsley,” disse Clive, “che diavolo sta succedendo?”

Lei incontrò il suo sguardo, e lo studiò. Non c'era modo che potesse essere vero. Giusto?

“Clive,” chiese, decidendo di mettere le carte sul tavolo, “hai ucciso tu Brian Swinton?”

“Cosa?” chiese Clive.

“Hai ucciso tu Brian Swinton?”

“Quel ragazzo del club della matematica del liceo? Gli avevo detto di stare lontano da te. Non mi ha ascoltato.” Ainsley poteva vedere la rabbia crescere, sentire il suo cuore pompare. “Vi ho seguito nel bosco. Vederti con lui mi faceva girare i coglioni. Non era come noi, non era un lupo. Non era nessuno. Era debole. Ti ho evitato di fare un grosso errore, Ainsley. Ti ci è voluto troppo per arrivare a ringraziarmi, ma meglio tardi che mai.”

Ainsley era senza parole.

“Ora, so che dici che dobbiamo creare una connessione, ma ho la sensazione che se ci mettiamo giù si risolverà tutto.”

Lui si mosse come per prenderla tra le braccia.

Ainsley lo schivò.

“Non diventerai alfa, Clive.” La sua voce era piatta, senza emozioni. “Vai via.”

Clive restò immobile, poi la rabbia gli trasformò il viso. Un'espressione   furibonda piegò e distorse i suoi bei lineamenti fino a renderlo quasi irriconoscibile.

“Non dirmi cosa devo fare, piccola puttana grassa,” sputò, “io sarò alfa. Ti ho dato anche troppe possibilità di farlo nel modo più semplice.”

In un attimo, Ainsley si rese conto del suo errore. Il terrore la prese fino alle ossa. Stava per essere attaccata e stuprata da un uomo della dimensione di un gigante, e non c'era nessun testimone, a parte un fantasma.

Disperata, si guardò intorno nella stanza. C'era una finestra che dava sul tetto del portico di fronte e la porta dietro di lei. L'avrebbe presa prima che potesse raggiungerle.

Desiderò avere un'arma. In “True Romance” il personaggio di Patricia Arquette aveva combattuto con un tipo colpendolo con il coperchio dello scarico di un bagno, ma il bagno era in fondo al corridoio.

Clive fece un passo verso di lei e lei indietreggiò verso la cassettiera, facendo cadere un trofeo del softball del liceo. Senza pensarci, lo afferrò dietro alla schiena e aspettò.

Quando Clive fece un altro passo avanti, lei gli lanciò il trofeo con tutta la forza possibile.

Lo colpì duro. Ainsley fu grata di avere un buon braccio da lanciatore per la prima volta in dieci anni. Clive fece un passo indietro e lei riuscì a vedere il sangue uscirgli da un taglio frastagliato sul viso.

Poi gli occhi gli si illuminarono di giallo.

Clive stava per trasformarsi.

Stava per farla a pezzi, proprio come aveva fatto con Brian.

Quell'idiota le aveva rovinato la vita, aveva distrutto la sua relazione con i suoi genitori, aveva ucciso una persona a cui voleva bene, e ora stava per stuprarla e ucciderla, tutto per nutrire la sua irrazionale ambizione. E non c'era niente che potesse fare.

No.

No, c'era qualcosa che poteva fare.

Poteva trasformarsi. Poteva combattere.

Freneticamente, cercò di ricordarsi come si era sentita quando si era quasi trasformata con Julian. Cosa aveva fatto per iniziare?

Non aveva fatto niente. Era stata solo così furiosa che niente l'avrebbe potuta fermare.

Ma qualcosa l'aveva fatto.

Clive fece un altro passo e lei seppe di avere solo qualche secondo.

Ainsley si strappò le parole dalla memoria.

“Subsisto lupo mutatis!” si sentì gridare.

Un'ondata di malsana luce blu le scaturì dalle punte delle dita, si avvolse intorno a Clive e lo sbatté sul pavimento.

Lei ebbe il tempo di vedere la sua espressione scioccata prima di scattare fuori della porta e giù per le scale.

“Puttana!” lo sentì urlare mentre scappava attraverso la cucina verso la porta sul retro. “Cosa mi hai fatto?”