Erik Jensen stava passando una giornata impegnativa.
Clive Warren gli era stato sopra dal momento in cui era arrivato al lavoro. Erik se lo era aspettato, ma non si era immaginato che Clive avrebbe obbligato Everett Stopes a cercare di chiudere il cantiere. Era stato abbastanza difficile cercare di tenere a bada il proprio lupo, e gli operai erano sul piede di guerra.
Aveva finito per dare al caposquadra la sua carta di credito per comprare hamburger e birra per tutti al pub della vicina cittadina di Springton, poi era andato all'ufficio della circoscrizione per esaminare i codici.
A metà pomeriggio aveva finito per chiamare un avvocato per vedere cosa si poteva fare. Sembrava che avrebbe dovuto fermare i lavori per almeno qualche giorno, e questo voleva dire pagare gli operai per non fare niente, e poi lavorare freneticamente per recuperare il tempo perduto.
Naturalmente, quando arrivò al parcheggio dell'università, sulla sua auto c'era una multa, nonostante il campus fosse proprietà privata e lui avesse un permesso. La pagò all'ufficio della circoscrizione, tornando a casa, e prese la ricevuta.
La cosa strana era che, nonostante tutto, Erik si sentiva splendidamente.
Ainsley Connor era a casa sua, proprio in quel momento, e lo aspettava. Lo sapeva che non sarebbe rimasta, ma avrebbe goduto di tutto il tempo che aveva con lei, finché fosse durato.
Accostò vicino a casa. Appena scese dal furgone, fu assalito da un forte odore; poté sentire, contemporaneamente, sostanze chimiche, fumo e qualcosa di dolce.
Corse su per le scale ed entrò sbattendo la porta d'ingresso. Cressida doveva stare di pattuglia, che cosa aveva permesso che facessero ad Ainsley?
Non era nel portico, che era un brutto segno, dato che era la stanza migliore della casa. Entrò di corsa in salotto e si fermò sui suoi passi.
Ainsley era lì davanti a lui, in cima a una scala. Aveva una t-shirt macchiata di vernice e un paio dei suoi jeans. In una mano teneva un pennello, e nell'altro un piccolo secchio.
I lunghi capelli scuri erano legati in un'alta coda di cavallo, che le incorniciava il viso a forma di cuore in un modo che non vedeva da quando facevano le medie. Aveva le guance rosa per l'eccitazione, e lo stava fissando con un misto di speranza e terrore. Era così bella che riuscì a malapena a toglierle gli occhi di dosso.
Lo sguardo di Ainsley saltò da lui al soffitto.
Erik guardò la stanza. Tutto il legno risplendeva. Era di tre tonalità più chiaro. Il soffitto era dipinto del color crema che aveva comprato ma non aveva mai avuto il tempo di passare. E Ainsley stava facendo qualcosa alle travi di legno dipinto che attraversavano il soffitto.
“Volevo solo pulire il legno, ma poi sono andata in cantina a cercare il pulitore e ho visto la vernice con l'etichetta soffitto del salotto, e allora ho dato una prima mano. E poi mi sono resa conto che il soffitto a cassettoni è castagno e non pino. Legno così bello non dovrebbe essere dipinto bianco come era prima, ma dovrebbe essere scrostato, quindi ho iniziato a farlo. Spero che non ti dispiaccia...”
“Ainsley, è fantastico! Tu sei fantastica! Cosa hai fatto al legno?”
Lei arrossì di piacere.
“Oh, aveva solo bisogno di una bella pulita e di un po' di olio.”
“Ma perché sento odore di bruciato?”
“Merda!”
Scese di corsa giù per le scale e corse verso la cucina.
Erik la seguì, apprezzando l'aspetto del suo sedere nei jeans.
Qualsiasi cosa stesse tirando fuori dal forno, probabilmente si stava pentendo di essere stato trovato da lei.
“Era il pollo che avevi nel surgelatore.” disse, scuotendo la testa.
La coda di cavallo le dondolava avanti e indietro con ogni scossa di disapprovazione, spargendole in modo seducente i capelli castani sulle spalle e sulla schiena.
“Sono felice che tu l'abbia bruciato.” disse lui fermo.
“Perché?”
“Voglio cucinare per te. Hai messo a posto il mio terrificante salotto... sai da quanto tempo rimandavo questo lavoro?”
Il viso di lei si illuminò, e lo fece sentire così bene che quasi faceva male.
Prese del formaggio e del burro dal frigo.
“Ti piace ancora il formaggio grigliato?” chiese.
“Con la zuppa di pomodoro?”
“Forse ce ne è un barattolo da qualche parte in dispensa.”
“Come è andata la giornata?” si appollaiò sullo sgabello, sorridendogli per fare colpo.
“Terribile,” disse lui allegro, “sono contento di essere a casa.”
“Cressida ha detto che Clive sta provando a far chiudere il cantiere.”
Cressida.
Il sangue di Erik cominciò a ribollire. Cercò di restare calmo. Ainsley non era sua, e se voleva continuare a fare casino con Cressida non erano affari suoi.
Quando guardò in su per risponderle, capì che aveva visto la sua reazione. Era esterrefatta.
“È passata prima di iniziare il turno, solo per dirmi cosa stava succedendo. Abbiamo, sai, solo parlato.”
Grazie al cielo.
Erik era confuso per la propria reazione esagerata. Naturalmente l'idea di due donne qualsiasi insieme era sexy, e il pensiero di quelle due avrebbe dovuto farlo impazzire. Ma pensare a chiunque altro con Ainsley lo faceva vedere rosso.
Avrebbe potuto uccidere Clive Warren.
Dopo tutto questo tempo, Ainsley era a casa. Era rimasta nel suo letto quella mattina, calda e disponibile, ma quando lui aveva oltrepassato il segno era andata nel panico e si era coperta. Il cuore di Erik sanguinava a quel pensiero. Chi poteva sapere per quanto tempo l'attacco di Clive l'avrebbe perseguitata? Forse non avrebbe mai più voluto avere a che fare con un altro lupo
Nonostante il modo in cui il suo cuore batteva quando si permetteva di ricordare quella mattina, Erik era completamente impegnato a dare ad Ainsley il tempo e lo spazio di cui aveva bisogno per rimettersi in sesto. Non gli importava se non fosse mai successo. Non gli importava se non avesse mai scelto un alfa. Erik voleva solo proteggerla.
“Allora è vero?” chiese Ainsley.
“Sì, lo è.”
“Non sembri turbato.”
Ci pensò su.
“Nemmeno tu, e avresti ragioni migliori delle mie. Cosa hai fatto oggi, a parte far resuscitare il mio salotto dai morti?”
“Qualcosa che mi ha cambiato la vita.”
Si voltò, alla nota pensierosa che colse nella voce di lei.
“E cosa?” chiese, appoggiandosi al bancone dall'altra parte rispetto a dove era lei.
Era così vicino che riusciva a vedere le pagliuzze dorate nei suoi occhi verdi. Aveva le labbra socchiuse, e lui desiderò far scivolare la lingua in mezzo a loro. Lottò per riconquistare la pazienza e il controllo.
“È venuta Grace e mi ha portato a casa. Lì era terribile, la gente l'aveva bombardata di uova e riempita di graffiti. E naturalmente sono andata in camera mia ed era completamente vuota.”
Fece una pausa, e sembrò sforzarsi di restare calma.
“Ti prendo dei vestiti in città domani.” si offrì lui burbero.
“Grazie. È solo che in quella stanza c'erano tutte le foto di famiglia e la mia roba personale. Comunque, non importa, sono solo cose. Quello che è veramente importante è quello che è successo dopo.”
Lo guardò negli occhi e chinò leggermente la testa, come se stesse prendendogli le misure.
“Che cosa è successo?”
“Sai perché ho lasciato la città?”
“Aveva qualcosa a che vedere con il ragazzo nuovo?”
Lei trasalì appena, e annuì.
“Si chiamava Brian Swinton. E sì, pensavo di averlo ucciso.”
Cosa?
“Perché avresti dovuto pensare una cosa del genere?”
“Ero nel bosco, e ci stavamo baciando, e poi sono svenuta. Quando mi sono risvegliata, ero a casa nel mio letto, e tutti dicevano che era stato ucciso da un orso. Non riuscivo a ricordarmi niente, e non capivo perché l'orso non avesse ucciso anche me. È allora che i miei genitori mi hanno detto che ero un lupo.”
“E pensavano che l'avessi ucciso tu?”
“No, hanno detto che probabilmente mi ero trasformata per proteggerlo, e che sono svenuta perché era la prima volta.”
“Ma tu non pensavi che fosse vero.”
“La spiegazione più semplice di solito è quella giusta.”
“Il rasoio di Occam.”
Sembrò sorpresa.
“Sì, leggo. Solo perché sono un uomo lupo non vuol dire che sia uno stupido.” la prese in giro lui.
Lei scosse la testa con un sorriso e continuò.
“Quindi ero sicurissima di averlo ucciso. È per questo che sono scappata e non mi sono mai voltata indietro.”
“E cosa è successo oggi per farti cambiare idea?”
“Sai che io ho... la magia?”
Annuì. Sembrava un po' a disagio, ma continuò.
“Anche Grace ce l'ha.”
Erik riuscì a non sembrare sorpreso, sperò.
“Okay.”
“Per favore, non dirlo a nessuno.”
Scosse la testa.
“Ha creato un cerchio e mi ha fatto tornare indietro a vedere cosa fosse successo. Non ho ucciso io Brian.”
Aveva negli occhi una luce trionfante.
“Certo che non l'hai fatto! I lupi non uccidono le persone, Ainsley. Siamo predatori, non assassini. Non uccidiamo per sport.”
“Beh, questo non ha trattenuto Clive da cercare di uccidermi, ieri sera. E non l'ha fermato nemmeno quella volta: è stato Clive a uccidere Brian. L'ho visto. È stato... terribile. Credo che fosse perché voleva essere lui l'alfa, anche allora.”
Quello che stava dicendo aveva senso. Erik scosse la testa, cercando di capire come Clive potesse aver fatto una cosa del genere. E se l'aveva fatto allora, cosa avrebbe potuto fare ora, disperato come era?
“Quindi per tutto questo tempo non ti sei mai trasformata perché pensavi di poter far male a qualcuno?”
“Sì.”
“Ma ora sai che non è così.”
Annuì.
“Ainsley, devi imparare a trasformarti e a essere un lupo. È il modo migliore di proteggerti. Mi permetterai di insegnartelo?”
Riuscì a vedere l'eccitazione dietro ai suoi occhi seri.
“Sì, per favore, Erik.”
“Prima mangiamo.” disse lui.
Era meglio che mangiasse parecchio. Se fosse stato solo simile alla sua prima corsa da lupo, probabilmente non avrebbe voluto ritrasformarsi per ore.
Era eccitante pensare che avrebbe preso parte alla sua prima volta.