Nastro 11, lato B

22 marzo 1992. Dialogo a colazione, a casa di William. Gangster inglesi e altri expat a Tangeri. Barbara Hutton. David Herbert. Manusi perde il controlllo. Rubio e il Rabbino Capo. William legge gli appunti del dottor Wolberg su un caso di ipnoanalisi. L’ultimo segreto dello Spirito del Male. Brion era uno sciamano. Jacques Stern era un demone. Sei tu il paziente di cui parlava Wolberg? Allen si prepara per la partenza. Brion gli ha dato un nome, lo sciamano lo ha catturato, ma è ancora in circolazione. Lo sciamano verrà martedì per benedire la casa.

wb: Billy Hill gestiva tutto il giro delle scommesse di Londra. Lo si vedeva abitualmente al Parade Bar, a Tangeri.

ag: Parlavano delle loro imprese?

wb: No, non ne parlavano.

ag: Credo che quel libro di Iain Finlayson parli dei Kray.1 [Tangier: City of the Dream.]

wb: I fratelli Kray e Gipsy Hill, che era la moglie di Billy Hill. Gestiva un locale, un locale notturno in rue du Mexique.

ag: Nel libro di Green… quell’autrice di nome Green che ha scritto su Tangeri, si parla dei Kray?

wb: No. È più sull’alta società della zona montana, e su quella donna che collezionava animali. Daphne du… Maurier [sic], o come si chiamava.2

ag: Dice molto su Barbara Hutton?3 A quanto pare era messa male.

wb: Lo era davvero. Non completamente, ogni tanto si rimetteva in sesto.

ag: A quanto pare prendeva un sacco di farmaci.

wb: Per lo più alcol, una mistura orribile di alcol e barbiturici. Sai, pillole. È molto meglio l’eroina che assumere misture del genere. Sai, si lasciano proprio andare. Non riescono a camminare. Si è sposata, vediamo… quante volte… a Tangeri due, c’era questo giovanotto, era un tipo gentile, e viveva con Barbara Hutton, e lei l’ha piazzato in una scuderia. Era una specie di allenatore, e lei gli passava centomila dollari. Era molto generosa. E poi c’è stato [il barone Gottfried] von Cramm, un campione di tennis, che era una checca… è stata sposata con lui per un po’.

ag: Perché volersi sposare con un gay?

wb: Non riesco a immaginarlo. Vedi, lei era così, una che si sposava e basta, era una cosa ridicola. Poi ci fu quell’uomo che gestiva un… era un vietnamita che aveva un… negozio di antiquariato o di oggetti orientali a Marrakech. Così lei pagò perché lui andasse alla sua ambasciata e si facesse registrare come un principe. Lei sosteneva che fosse un principe. E Lord Herbert le disse: «Senti, Barbara, non è un principe, e ti sta abbindolando». E lei: «Non rovinarmi la vita! Vattene!». E lui: «D’accordo, allora, vai e sposalo». E lei lo fece. Durò per qualche mese, forse un anno.

ag: Era a Tangeri, quando ci siamo stati noi nel ’61?

wb: Conosco la casa. È una casa gigantesca. So dov’era. Ma lei era molto popolare tra la gente del posto.

ag: Spendeva un sacco di soldi?

wb: Spendeva un sacco di soldi. Contribuiva, molto generosamente, a iniziative di beneficenza. Tirò fuori un sacco di soldi per ospedali, aiuti alimentari e cose del genere. Sai com’è, era un tipo caritatevole. Per questo piaceva a tutti.4

ag: L’hai mai incontrata?

wb: No, no.

ag: Non sei mai stato invitato…?

wb: No, no. Nessuno mi invitava, perché mi consideravano un paria.

ag: Non hai mai conosciuto [Lord David] Herbert?

wb: All’ultimo, alla fine [risata], alla fine del mio soggiorno, quando ero… diventato in qualche modo famoso…

ag: Che anno era?

wb: Be’, sarà stato…

ag: Dopo che Pasto nudo era stato pubblicato?

wb: Dopo che Pasto nudo era stato pubblicato e io avevo ottenuto una certa fama. È stato allora che la colonia inglese decise che, be’, era meglio prestare un po’ di attenzione a questo signore. Stava diventando una personalità, un personaggio.

ag: Sì. Perciò Herbert ti invitò a casa sua?

wb: Ero proprio sul punto di partire. Avevo il biglietto e tutto. E lui disse: un suo vecchio amico, Graham Eyres Monsell – che io avevo conosciuto a Harvard, e poi era diventato un lord –, è qui e avrebbe piacere di rivederla… e io feci, be’, sono in partenza, ho già fatto il biglietto.

ag: Perciò non sei mai stato a casa sua. Era un tipo eccentrico.

wb: Mai stato. Ma sono stato invitato a casa dell’Onorevole David Idiot [risata], come lo chiamava Brion. David Eliot. Era quello che viveva insieme al suo ragazzo, al suo ex ragazzo, uno dei gemelli Kray. Quando il giovane Kray venne a Tangeri, prese a frequentare l’Onorevole David Idiot. Era un ragazzo volubile e testardo. E finì per rompere con David Idiot. Ma mi invitò a casa sua, e prepararono un pranzo all’inglese, assolutamente perfetto. Cioè, agnello, patate arrosto, gelatina alla menta, cavoletti di Bruxelles, e un pudding, un pudding dolce.

ag: Stracotti, i cavoletti, o ben cotti?

wb: Erano cotti a puntino. Non replicavano tutti i difetti della cucina inglese. Aveva una grande casa sulla montagna.

ag: Brion frequentava questa gente? Barbara Hutton e gli altri?

wb: Era un po’ ai margini, perché Brion riusciva sempre ad alienarsi le simpatie altrui per via della sua lingua tagliente, e perché non era ossequioso nei loro confronti. È riuscito ad alienarsi David Herbert, in qualche modo.

ag: A quanto pare, non era difficile.

wb: Non troppo, ma… Oh, be’, lui diceva che «tutto quello che chiedo a una persona… uno che invito a casa mia… è che sia se stesso». Non poteva soffrire chi si atteggiava, nessun tipo di finzione. Diceva: «È gente di second’ordine. Fuori. E non tornate».

ag: Be’, si è arrogato il ruolo di giudice dell’alta società.

wb: Lo è stato. Per anni. È ancora vivo. Avrà più di ottant’anni.

ag: Ha scritto un libro sull’argomento, lo sai.

wb: Lo so. L’ho letto.

ag: E Rupert Croft-Cooke? Anche lui ha scritto un libro, alla fine degli anni sessanta o giù di lì.5

wb: Sì, be’, lui era un tipo di second’ordine.

ag: Il libro di Finlayson si occupa anche di Croft-Cooke.

wb: L’ho letto. Ho letto il libro di Croft-Cooke.

ag: Parla di me come di una specie di poeta beatnik da quattro soldi, una cosa del genere.

wb: Chi lo dice?

ag: Croft-Cooke.

wb: Oh, sì. Be’, era un vero snob.

ag: Ti ricordi quella volta che gli ho dato un bacio al Mar Chica [bar]. Ha reagito come se fossi un vampiro.

wb: Neanche gli avessi lanciato un serpente in faccia.

ag: Dovevo essere ubriaco. Non so perché l’ho fatto.

wb: Era una persona orribile. Un autentico snob. Mentre Lord David Herbert non aveva bisogno di esserlo. Lui era uno di prim’ordine e lo sapeva. Lo è ancora adesso.

sl: L’hai incontrato, quando siete stati là, in quel giro che avete fatto con Cronenberg?

wb: La sola persona che abbiamo visto è stato Paul. Paul Bowles. Che era in una specie di convalescenza, dopo un intervento. Sono rimasto sorpreso che accettasse di venire a cena con noi. Perché di solito non esce. […]

Oh, via di lì. Scendi di lì, bestiola. Su, vieni in braccio. Su, micio. Oh, zitto. Quando fanno quel verso, sono sul punto di graffiare.

ag: Mi ricordo che tu diventavi un tipetto piuttosto tremendo quando ti ubriacavi o andavi su di giri con il majoun e andavi in giro sventolando il machete. Maniere molto poco cortesi, direi.

wb: Sì, be’, è stato tanto tempo fa.

ag: Io e Peter avevamo un po’…

wb: Non mi metterei mai a fare agguati alla gente. Sto molto attento con le armi.

ag: E niente pistolas arrugginite.

wb: Sì, non si è mai troppo prudenti.

ag: Io non sono mai stato troppo sfrenato, mai ubriaco, mai avuto dipendenze davvero pesanti. Sono stato uno smidollato tutta la vita.

wb: Be’, meglio così.

ag: Mi chiedo se dovrò scontarlo, questo, in una prossima vita.

wb: Il peggior ubriaco che abbia mai visto era… com’è che si chiamava? Da sobrio era un tipo piacevole, ma era un gran brutto… Dio mio, una sera a Tangeri sono uscito con lui e si è ubriacato. Tira fuori un coltello: «Chiunque si azzardi a rompermi le scatole, si becca questo!». E si mette a zigzagare da un lato all’altro della strada sventolando il coltello. [Ride.] Cristo santo, metti via quell’arnese prima che qualcuno si faccia male. Prima che succeda qualcosa di brutto.

ag: Anche tu sventolavi il machete. Non è la stessa cosa? Dicevi esattamente cosa avresti fatto se avessi perso il controllo o se fossi incappato in qualcuno che aveva perso il controllo.

wb: Quel tale che perdeva il controllo si chiamava Manusi. Chiunque era in grado di accorgersene, era una bomba a orologeria vivente. L’ultima volta che l’ho visto, mi ha detto: «Perché l’ambasciata americana ha messo delle cimici nella mia testa?».

ag: Oh-oh. Come mia madre.

wb: Era dimagrito, e aveva quello sguardo malato tipico degli schizofrenici. I malati mentali. Persino l’odore. Hanno un odore particolare.

ag: Acido.

wb: Acido. Come la pipì di topo.

ag: Com’è che si chiamava?

wb: Manusi.

ag: Italoamericano, o cosa?

wb: No caro, era arabo. [Manusi viene dal sanscrito: donna.] Davvero fanatico. Ha detto a Dave Woolman: «A te piacciono i ragazzini: Allah non gradisce». E tutti dicevano, Cristo santo, questo tizio è pericoloso. Be’, aveva un grande coltello da macellaio e ha perso il controllo nel Grand Socco, proprio dove mi sarei trovato anch’io, se non mi fossi fermato a bere qualcosa, un caffè, con qualcuno. E poi ho sentito le serrande abbassarsi. Le serrande dei negozi. E questo significa guai. Ed è stato quando ha cominciato. Ha cominciato allora, ha ucciso una, due, tre, forse quattro persone. Ed è passato anche davanti all’ambasciata, che all’epoca era nel quartiere indigeno.

ag: È vero, me lo ricordo.

wb: E gli ufficiali dell’ambasciata hanno richiamato dentro il soldato di guardia e hanno chiuso le porte. Lui [il soldato] aveva una .45. Avrebbe potuto fermarlo, mai, sai com’è, meglio tenersene fuori. Così quello ha avuto via libera per tutta avenida d’España, prima che la polizia marocchina lo accerchiasse e gli sparasse all’addome, senza ucciderlo. Poi gli hanno chiesto: «Qual è il problema? Cosa ti è preso?». E lui ha detto: «Be’, sono preda di uno spirito maligno». Si è giustificato così. Gli hanno dato vent’anni di galera. Ma ci fu un’evasione di massa, e tra gli evasi c’era anche Manusi… Perciò non so che fine abbia fatto esattamente.

Poi c’era il ragazzino che stava con me. Rubio. Biondo. Un ragazzo dai capelli rossi che veniva dal Rif… Lo chiamavano Ginger. Be’, Ginger prese e accoltellò il Rabbino Capo di Tangeri.

ag: Wow.

wb: All’addome.

ag: E perché?

wb: Pura follia, sai. Lo vedeva come un nemico. Quello era un grande personaggio. Andava in giro come una nave da crociera; aveva barba e modi grandiosi, lo vedevi passare come passa una nave. E be’, si è ripreso. Tutti gli ebrei erano usciti a pregare per lui davanti all’ospedale spagnolo. E Ginger finì al manicomio che c’è a Tangeri. Lo dirigeva un medico belga. Era un posto molto umano. Non si picchiavano gli internati, niente di tutto questo. Poi lo trasferirono a Rabat. Gli feci avere qualche soldo.

ag: Questo fu dopo che l’avevi conosciuto.

wb: Sì. Sono andato a letto con lui parecchie volte. È poi uscito… dopo un paio d’anni. Ora è il saggio del Petit Socco. Comunque, aveva perso una gamba per via di un’infezione. Poi mi ha fatto sapere, abbastanza di recente, sarà stato due anni fa, che si trovava in Florida da degli amici; un amico americano l’aveva portato in Florida per una cura. E mi ha invitato laggiù per un pranzo marocchino. E ci siamo parlati al telefono.

ag: Quanti anni aveva a quel punto?

wb: Quaranta, o…

ag: Tu l’hai conosciuto quando era un ragazzino.

wb: Sì. Credo volesse che io chiamassi e parlassi con il suo benefattore, e io l’ho fatto. Sai, tanto per provare che ci conoscevamo. Mi ha mandato una sua foto. E così via. Spero stia bene.

ag: È un rapporto di lunga data.

wb: Sì. Piena di…

ag: Piena di pericoli. Ha mai detto perché ha accoltellato il rabbino?

wb: No, ha detto: «Sai com’è…», [ride] sai com’è. Be’, c’è un forte sentimento antiebraico.

ag: Sì.

wb: Gli ebrei americani non li considerano neanche ebrei. Ma quello lì, sì, lo consideravano ebreo. Perciò, non credo che le autorità… erano inclini a vedere le cose in maniera piuttosto tollerante, in altre parole.

ag: [James] ieri mi ha dato questo… hai dato un’occhiata agli appunti del dottor Wolberg?

wb: No!

ag: Be’, risalgono più o meno al 1947, vuoi sentire? Devo leggerteli?

wb: Che cos’è?

ag: Gli appunti del dottor Wolberg.

wb: Oh no. È molto…

ag: È molto interessante, in effetti. Parla dello Spirito del Male o comunque tu lo voglia chiamare.

wb: Aspetta un momento, questo è interessante. [Legge:]

Non era stato in grado di far riaffiorare questo dopo diversi anni di psicoanalisi. L’analista credeva che, attraverso lo strumento della regressione, sarebbe stato possibile far ritornare il paziente a un periodo della sua vita in cui sarebbe stato capace di ricordare e rivivere un’esperienza traumatica che potesse spiegare la sua omosessualità.

Questa era davvero una semplificazione eccessiva.

Quando vidi il paziente, mi parve evidente che fosse notevolmente limitato nelle sue relazioni con gli altri. Egli andava alla ricerca di sistemi per aggirare la sua ansia e, attraverso certe letture, si era convinto che qualora fosse stato in grado di scoprire un qualche segreto nel suo passato riferito a ferite traumatiche inflittegli, ciò avrebbe potuto spiegare e rimuovere le sue paure nei confronti delle persone, specie delle donne.

Mi parve evidente che nel corso del suo lungo periodo di psicoterapia, egli era riuscito a evitare di entrare in relazione profonda con uno psichiatra, e aveva trascorso la maggior parte del tempo nel tentativo di enucleare elementi della sua storia passata che sembrassero giustificare la sua difficoltà. Era diventato progressivamente sempre più frustrato, poiché andava scoprendo che i suoi ricordi e la sua spiegazione delle difficoltà pregresse sortivano scarsissimi miglioramenti sulla sua ansia e sulle sue attuali difficoltà nei rapporti interpersonali.

Egli si era via via convinto che tutti gli incidenti pregressi che aveva rievocato non erano che ricordi schermo, e che profondamente racchiuso in lui c’era un ricordo talmente traumatico e devastante per il suo conscio da eludere qualsiasi tentativo di indagine. Volle perciò aiutarsi con l’ipnosi al fine di risalire all’origine della sua difficoltà. È stato possibile indurre uno stato di trance abbastanza profondo, e con lo strumento della scrittura automatica in uno stato regressivo, il paziente è stato in grado di recuperare una esperienza nella quale aveva assistito a rapporti sessuali tra i suoi genitori. Egli ha vissuto un profondo spavento nel vedere per la prima volta l’organo genitale femminile, che concepì come mutilato. Questo incidente suscitò forti paure di castrazione e un senso di orrore alla vista degli organi genitali femminili, per la paura di trovarsi di fronte alla possibilità di finire anch’egli castrato.

Questo è tipicamente freudiano… aspetta un momento.

Nel recuperare questo traumatico evento primario, le emozioni rivissute in relazione all’evento stesso lo hanno momentaneamente esaltato. Ciò nonostante, questo non ha modificato neppure in minima parte il suo consueto schema caratteriale, né gli ha permesso di abbandonare la sua paura delle donne. Il risultato è stato che egli insisteva nel ritenere valido quanto aveva recuperato, ma ipotizzava vi fosse qualcosa di ancora più profondo: qualcosa che, qualora fosse stato enucleato, avrebbe istantaneamente eliminato la sua ansia.

ag: Allucinato, o cosa?

wb: Enucleato [per enucleare, si intende la rimozione del nucleo di una cellula, o l’isolamento e la rimozione di una ghiandola o di un tumore dal tessuto che lo circonda].

ag: Oh, isolato in quel senso… riferito a un nucleo.

wb: In questo caso, se pure l’obiettivo di recuperare ricordi primari è stato raggiunto, non siamo riusciti a indurre nessun cambiamento nella sua struttura nevrotica. Dal punto di vista terapeutico, questo caso ha dovuto essere registrato come un insuccesso. Per quanto il fallimento non sia da imputare all’ipnosi, quanto piuttosto all’idea, generalmente sbagliata, che recuperare ricordi primari traumatici possa alleviare un problema caratteriale.

ag: Questo è davvero divertente. Sai che cosa implica, in un certo senso? Che non c’è un trauma primario, non c’è uno Spirito del Male, e tu stai inseguendo un fuoco fatuo, se cerchi una ragione…

wb: Ultima…

ag: … una ragione ultima o un trauma ultimo, il fatto che hai avuto un trauma nel vedere i tuoi genitori.

wb: Non erano i miei genitori.

ag: E chi allora?

wb: Se qualcosa c’è, è collegato alla governante e alla sua ragazza.

ag: A quanto pare, a quel punto dell’ipnoanalisi l’impatto del ricordo dei genitori che fanno l’amore è stato notevole, almeno per un momento.

sl: Forse è soltanto il ricordo della nascita.

wb: Il trauma della nascita, questo è [Otto] Rank.

ag: Ma stando a quello che dice lui [Wolberg], qualcosa è successo, tra te e i tuoi genitori.

wb: Non…

ag: Ma niente di così terribile. Tu avevi comunque l’impressione che ci fosse qualcosa di ancora peggiore. E avevi la sensazione, persistente, di una qualche esperienza davvero primaria.

wb: Sì.

ag: E lui dice che il caso è un insuccesso dal momento che tu non riesci a ritrovare questa esperienza primaria perché forse non c’è, o qualcosa del genere. Sarebbe una maniera davvero divertente di misurarsi con lo Spirito del Male. [Ride.] Alla fin fine, la conclusione è che tu avevi davvero questa [ridendo] convinzione di un peccato originale.

wb: Sì, be’, è interessante. Da dove viene?

ag: James.

wb: Conosco James, chi…

sl: Peter Sayles.6

ag: Swales.

wb: Swales. Se non sbaglio, Wolberg è morto. Tre anni fa [Wolberg morì nel 1988]. Doveva essere molto anziano, di sicuro intorno ai novanta. Eissler è ancora vivo. Kurt Eissler, che adesso è a capo del Psychoanalytic Institute a New York, è un freudiano ortodosso, e non permetterà mai alcuna deviazione rispetto al dogma stabilito da Freud.

ag: Lui cosa…

wb: Un sacco di gente ha detto che questi cosiddetti ricordi di… questi ricordi sessuali primari sono come un’invenzione dell’analista piuttosto che del paziente. E il paziente, avvertendo che l’analista vuole trovare una cosa del genere, gliela fornisce. Spesso non sono riferiti a nulla.

ag: Sì.

wb: Ci sono moltissime persone, migliaia, specie quelle che vivono, in grandi caseggiati, cui capita spesso di vedere cose del genere [gente che fa sesso].

ag: Dipenderà dal grado di isolamento dalla vita vera o dalla vita sessuale o dalle classiche attività da cortile, il fatto che possa o meno risultare impressionante, per uno a cui il sesso è stato in larga parte taciuto o tenuto nascosto, se all’improvviso scopre i suoi genitori che scopano, tutti nudi, magari nel periodo mestruale con il sangue dappertutto, e la donna sotto, e lui che grida e lei che grida… potrebbe essere un discreto trauma, se nessuno ti ha mai spiegato delle api e dei piccioni!

wb: Be’, certo, questo è vero. E tieni presente che i pazienti di Freud erano quasi tutti della media borghesia, viennesi, piuttosto inibiti. Borghesia medio alta. Perché costava.

ag: Ma io mi ricordo di aver visto i miei genitori. Eppure non li ho visti davvero. Una volta mi è capitato di… credo di avertelo raccontato durante quella psicoterapia che abbiamo fatto quando abitavamo insieme…

wb: Sì.

ag: Un’estate, a Coney Island o Rockaway o dov’era, stavo rovistando nell’armadio e ho visto la vaselina, la gelatina K-Y, il lubrificante vaginale insomma, e l’irrigatore o qualcosa del genere. Preservativi.

wb: Sì.

ag: E rimasi piuttosto scioccato!

wb: Be’, non mi stupisce.

sl: Avevi visto il set completo per il sesso.

ag: Be’, quel che era, tutta l’attrezzatura.

wb: Sì, l’attrezzatura, i parafernalia.

ag: Dava l’impressione di un’operazione, una cosa simile: «Lui inserisce il suo pene nella vagina di lei». Ricordi la spiegazione?

wb: Comunque sia… Poi Eissler disse che… negò che questo fosse vero [i falsi ricordi, e ribadì invece] che Freud aveva ragione. Un po’ come il papa, diventò una specie di papa. Si rifiutò di incontrare Ted.

ag: Ted Morgan? [L’autore di una biografia di William uscita nel 1988.]

wb: Secondo Ted lui aveva detto: «Be’, non posso rivelare nulla». E Ted: «Nemmeno se il paziente dà il suo consenso?». E lui: «In certi casi, no».

ag: E in questo caso specifico, gli sembrò…

wb: Gli sembrò che sarebbe stato dannoso.

ag: Dopo tutti quegli anni, dannoso per che cosa? Per la tua salute mentale?

wb: Non per me. Ma per la psicoanalisi.

ag: Oh. E come?

wb: Ecco qui una persona dalla pessima reputazione, una sorta di personaggio negativo agli occhi della società, ed è stato in analisi per tanti anni. È una diffamazione della terapia analitica, non ti pare?

ag: Pessima reputazione, ma allo stesso tempo eri una persona celebrata. Questo, in sostanza, vorrebbe dire che le sue valutazioni e i suoi appunti finirebbero per qualificarti come una specie di… impossibile.

wb: Ascolta, lui si rese conto che la cosa scottava troppo. Non voleva averci niente a che fare. Non voleva che ci fosse nessun riferimento alla terapia. Tutto qui…

ag: Torniamo a Wolberg: «Mentre la conclusione [del paziente] era che probabilmente c’era qualcosa di ancora più profondo della visione dei genitori nell’atto di fare l’amore; qualcosa che, qualora fosse stato enunciato, avrebbe immediatamente rimosso la sua ansia».7 Dunque, un segreto più profondo. Presumibilmente il segreto dello Spirito del Male, o della possessione. Ma lui sta dicendo che non c’è un ulteriore trauma.

wb: Sì, perché non sarebbe stato in grado di affrontarlo.

ag: E tu ritieni ancora che ci fosse un qualche evento specifico?

wb: Certo che c’è stato.

ag: Ma non è stato possibile recuperarlo.

wb: Non con strumenti come questi, no.

ag: E il ricordo di questo evento sarebbe necessario per poter praticare un esorcismo?

wb: No, non è detto.

ag: Oppure il ricordo della sensazione. In altre parole, hai ricavato qualche cosa in quest’ambito dalla cerimonia dello sciamano nella capanna del sudore?

wb: Quello è stato molto meglio di qualsiasi cosa gli psicoanalisti si siano mai inventati. Lì si è toccato qualcosa di definito. Ha fatto più lui [lo sciamano] …

ag: Ma che cosa può essere stato, hai idea se si sia trattato di un evento preciso?

wb: È la via, il momento in cui lo spirito ha trovato il varco.

ag: Perciò il segreto ultimo sarebbe quel momento, in cui lo spirito ha trovato il varco.

wb: Be’, si presume che se lo vedi nel momento in cui trova il varco, dopo se ne andrà.

ag: Si dissolve.

wb: Questa, sai, è la stessa nozione, o lo stesso… esorcismo, psicoterapia, psicoterapia freudiana, pratiche sciamaniche, per arrivare al momento in cui, quale che sia, ha trovato il varco. E anche il nome dello spirito. Arrivare a sapere che è lo Spirito del Male: questo è un grande passo avanti. Perché lo spirito non vuole che si sappia il suo nome.

ag: Quindi è stato Brion quello che è riuscito a dargli un nome.

wb: Sì, sì.

ag: In che anno era?

wb: Be’, sarà stato nel 1959.

ag: A Parigi.

wb: A Parigi, sì.

ag: Come si era presentato il problema, allora?

wb: Be’, lui l’aveva visto.

ag: Perciò Brion era una specie di sciamano.

wb: Era uno sciamano. Uno sciamano molto potente. E mi aveva anche detto… mi disse: ora come ora, nessuno potrebbe avere su di te un’influenza peggiore di Jacques Stern.8

ag: Mh-mh.

wb: Perché è un demonio. Un piccolo demonio verde. Be’, era vero, ma c’erano anche dei momenti in cui non lo era, voglio dire, è come…

ag: Mi ricordo.

wb: Gregory diceva la stessa cosa. Diceva che a volte è come una specie di bambino, e altre volte è… ha qualcosa di veramente cattivo, di odioso.

ag: Ricordo che era stato molto generoso con me; una volta mi aveva prestato centodieci bigliettoni per andare in America, mentre stavo partendo. E poi forse…

wb: Poi comincia a urlare.

ag: Venti minuti dopo, ecco che dice…

wb: Comincia a urlarti contro: «Ehi tu, imbroglione!».

ag: «Ladro!»

wb: «I miei soldi!»

ag: Ma poi, quando si è ammalato, vent’anni dopo, gli ho mandato due banconote da cento, perché avevo sentito che era al verde. E ho ricevuto un biglietto molto carino da parte sua, in cui diceva che quasi nessuno gli aveva mai restituito dei soldi.

wb: È vero. Be’, te la ricordi la volta in cui fu sbattuto fuori dal Chelsea [Hotel]. Poi andò in quell’albergo per i poveri di Washington Square. E sgattaiolò in una stanza furtivamente, senza dirlo…

[Allen ride.]

wb: E lo sbattono fuori un’altra volta. Arriva davanti a casa mia, quando stavo giù sulla Bowery, con tutti i suoi averi in grandi sacchi della spazzatura. Me lo trovo lì, seduto su una sedia a rotelle scassata.

ag: E tu che hai fatto?

wb: Be’, ho dovuto farlo entrare.

ag: Sì.

wb: E per fortuna questo tizio, Maurice Wade, che viveva a Prince Street e che ho risentito da poco… l’ha trasportato fin su. Poi ho cercato di trovare qualcuno o una maniera per…

sl: Per sistemarlo da qualche parte.

wb: Per sistemarlo da qualche parte. E l’ho sistemato da una signora che lo conosceva da prima e aveva un appartamento. Due giorni dopo, squilla il telefono: «Non ce la faccio più. Ho una famiglia, un bambino, e questo mi fa a pezzi i mobili, appicca fuochi nei posaceneri. Non può restare». Così, dopo circa tre scene del genere, mi sono arreso e sono andato a Boulder. […]

sl: E cosa è successo a Jacques Stern? Dov’è ora?

wb: Non lo so. A un certo punto, rispunta in un… aveva un appartamento, costoso, sulla Cinquantasettesima Strada. […]

sl: A Gramercy Park?

wb: Gramercy Park. Per un po’ ha avuto una casa lì.

ag: Ed è l’ultima volta che l’ho visto… Avrà recuperato i suoi soldi, o qualcosa del genere.

wb: No, ma ha avuto tutta una serie di alti e bassi.

ag: Sì.

wb: Un giorno è sul lastrico e quello dopo ha un appartamento gigantesco da qualche parte. E poi, in un ennesimo appartamento, sosteneva che Wendy, la sua ragazza, gli aveva fatto irruzione in casa con un agente della Cia e lo torturava per fargli confessare Dio solo sa cosa. E in effetti aveva delle bruciature di sigaretta sulla schiena. Mi chiama e mi dice, disperato: «Ti prego vieni». E alla fine quando ce ne andiamo, dopo avergli dato tutti i soldi che avevo con me, metti venti dollari, conveniamo entrambi che non c’era niente che lui non potesse aver fatto da solo, le ferite, il telefono strappato dal muro… oh, quel posto era un macello…

ag: Quando sarà stato, metà anni settanta? Fine settanta?

sl: Sì. La festa a Gramercy… ci siamo stati nel 1975.

wb: Be’, era… era stato al Gramercy Park Hotel per un po’, e sono andato a trovarlo. Una volta abbiamo cenato lì insieme, e mi era sembrato abbastanza ragionevole.

ag: Abbastanza…?

wb: Ragionevole. Ma poi sono tornato, e mi sono accorto che la serratura della porta della sua stanza era rotta. E ho detto: oddio, ci risiamo. E ha riattaccato con la storia che qualcuno gli era entrato in camera, ma era evidente che era stato lui a scassinare la porta. E il giorno dopo lo invitano a lasciare l’albergo… E poi era diventato amico di Stewart Meyer, e con Stewart ci siamo visti diverse volte. L’ultima volta che ho avuto sue notizie è stato tramite Stewart: si era di nuovo sposato, e la moglie se ne prendeva cura, quindi era in discreta forma.

ag: Sì, è quello che mi hanno detto di recente. Credo che ultimamente Gregory l’abbia visto, o l’abbia sentito.

wb: Oh, devo informarmi, mi farebbe piacere… perché le ultime notizie le ho avute da Stewart.

ag: E ho sentito che era in forma e aveva persino messo su qualche chilo.

wb: Sì, è quel che ho saputo anch’io.

ag: E che non era più fuori di testa, e si era come rabbonito.

wb: Mi chiedo se si faccia di qualcosa.

ag: Non penso, credo che abbia smesso di bere.

wb: Be’, per un po’ si è fatto di eroina…

sl: Allen… non so a che ora devi partire…

ag: Più o meno, vediamo, tra un’ora o giù di lì. […]

[Parla al telefono:] Nelle ultime due, tre settimane si sono concretizzate diverse cose… Sai, ho archiviato per anni le registrazioni dei mei reading. E adesso un’etichetta sta per far uscire un cofanetto di quattro cd, circa 270 minuti di poesia e musica. Alcune ore, tre ore o giù di lì col meglio di tutto quello che ho fatto negli anni, e Steven Taylor, il musicista mio assistente, sta mettendo tutto insieme su uno speciale apparecchio Dat, dove i vari pezzi si possono facilmente risistemare e sequenziare. Hal Willner si è incaricato della produzione… della supervisione dell’intero progetto, così è tutto sotto controllo e si sfruttano i materiali raccolti. E io non dovrò occuparmene granché…

Sono qui… mi hanno chiesto di venire, mi hanno pagato per venire qui a intervistare Bill, e scrivere qualcosa… così ho registrato dieci audiocassette di conversazioni, da novanta minuti l’una… Steven Taylor le ridurrà a… meno lavoro per me, se qualcun altro le mette insieme e fa un montaggio. Insomma, ho la sensazione di… essermi portato avanti […]

Ho fatto il mio angiogramma. Le vene sono pulite, nessuna ostruzione, nessun collasso, niente di niente. Sembra che… forse un virus ha colpito in modo lieve il cuore… perciò il cuore è leggermente indebolito. In pratica, se me ne sto tranquillo, non dovrebbero esserci problemi. Dormire abbastanza, non lavorare troppo, non tirare troppo. Un po’ come una vecchia automobile: se la tieni ai cinquanta all’ora andrà avanti in eterno. Ma se la spingi a ottanta o novanta, potrebbe rompersi […]

sl: Allen, io devo andare.

ag: Solo un momento.

sl: Ci sentiamo.

jg: Ho perso di vista Steve. Dov’è andato?

wb: A casa sua […] Oh, Spooner. Micio. Vieni qua, Spooner. Su, Spooner, su. Micio. Vieni qui, Spooner.

ag: Mi servono venti minuti, dieci, per fare la valigia…

jg: Vai. Fai pure. Non c’è poi tanta fretta…

ag: Stamattina ho letto a Bill gli appunti del dottor Wolberg.

jg: Che cosa ne pensi?

wb: Interessanti.

jg: Wolberg… credi di essere tu… sei tu il paziente di cui parla?

wb: Oh, non c’è il minimo dubbio.

jg: Penso anch’io [ride].

wb: Proprio nessun dubbio.

jg: La sua corrispondenza potrebbe essere stata conservata, ma le cartelle cliniche sono state distrutte.

wb: Le sue che?

jg: Le cartelle cliniche.

wb: Sono state distrutte.

jg: Quindi non ti senti turbato o, come dire, spaventato, a leggere queste vecchie osservazioni da parte di terzi, come possono essere le osservazioni del dottor Wolberg o simili?

wb: No no, per niente. Per niente. Ecco… Io… Io credo che il trauma che era emerso sotto ipnosi era…

ag: [Entra nella stanza] Mi sono perso la conversazione, era… stavate mettendo in dubbio che si trattasse di Bill?

jg: No.

wb: Non c’è il minimo dubbio. Sono io. Aveva a che fare più… Il trauma aveva a che fare con la bambinaia, a quanto pare, e la sua amica, anche lei una governante, e il veterinario. Il veterinario era un po’ il suo fidanzato, e il giovedì lei lo andava a trovare. Era il suo giorno di libertà.

jg: Sì. Tutti i giovedì?

wb: Be’, non tutti, ma…

jg: Tu l’accompagnavi sempre?

wb: Be’, qualche volta l’ho accompagnata, e poi non più. E ho fatto un sacco di capricci. O quantomeno non volevano che ci andassi.

jg: Ah. Il veterinario aveva delle mucche o altro, da lui?

wb: Sì, doveva avere un po’ di tutto… credo… diciamo un cavallo e una mucca… sì, li avrà avuti ma non ricordo.

jg: Come si chiamava?

wb: Be’… ho scordato quale fosse il suo nome. Ma qualcuno l’ha ritrovato e gli ha parlato. E lui ha detto, be’, io…

jg: Ha detto cosa?

wb: No, stavo dicendo… è…

jg: Vuoi dire che qualcuno l’ha ritrovato, all’epoca, e gli ha parlato di…?

wb: No, no, no, anni dopo.

jg: Davvero? E chi l’ha scovato?

wb: Chi era stato? Mi pare di ricordare… era stata mia madre a trovarlo, e gli aveva parlato e chiesto se sapesse di qualcosa di traumatico…

jg: Ma… hai raccontato la storia in Interzona, che cosa…?

wb: Quella era… pura supposizione.

jg: È successo tutto molto tempo fa. C’è da sperare che non sia troppo doloroso ripensarci.

wb: Ma non c’è motivo di… di farmi ricordare ciò che è accaduto.

ag: Bill e io ne abbiamo parlato prima, e lui dice così, vediamo… mentre Wolberg non è riuscito a risalire alla radice del trauma, c’è stato invece un episodio piuttosto esplicito… l’ingresso dello spirito. Lo Spirito del Male, ed è stato Brion a dare un nome allo Spirito del Male.

wb: Sì.

ag: E lo sciamano lo ha catturato?

wb: Lui dice di averlo catturato e rimosso dal corpo, ma che ancora si aggira qua intorno.

ag: Lo ha gettato nel fuoco.

wb: Tornerà qui martedì, torna in città, e vuole benedire la casa.

[Fine della trascrizione.]


Nastro 11, lato B

1 I gemelli Kray erano esponenti del crimine organizzato della Londra degli anni cinquanta e sessanta. Ronnie Kray andò a Tangeri intorno al 1960.

2 È probabile che William si riferisca a Daphne Fielding, alla cui cerchia mondana apparteneva la contessa Phyllis della Faille, che collezionava animali.

3 L’ereditiera dell’impero Woolworth Barbara Hutton (1912-1979) si trasferì in un palazzo nella Kasbah dopo il divorzio dal suo terzo marito, Cary Grant, nel 1945. I suoi sfarzosi ricevimenti sancirono l’ingresso di Tangeri nel circuito del jet-set internazionale. Si sposò – e divorziò – sette volte, e si dice che abbia dilapidato una fortuna stimata intorno ai 900 milioni di dollari.

4 Hutton finanziò una mensa per i poveri che arrivò a distribuire mille pasti al giorno.

5 Rupert Croft-Cooke (1903-1979), autore inglese di narrativa, saggistica e sceneggiature, si trasferì in Marocco nel 1953 dopo aver scontato in carcere una condanna in base alle leggi «sulla morale» cui ci si appellava per perseguire l’omosessualità.

6 Gli appunti del dottor Wolberg sono tratti da un saggio inedito di Peter Swales, «Burroughs in the Bewilderness: The Haunted Mind and Psychoanalyses of William S. Burroughs» (Grauerholz, p. 3).

7 William riteneva che la scena di sesso ricordata in stato di ipnosi coinvolgesse non i genitori ma la sua bambinaia con la sua ragazza. In ogni caso, era convinto che ci fosse un trauma ancora più profondo, forse connesso con la bambinaia che lo istruiva nel praticare sesso orale al proprio fidanzato. La bambinaia lasciò l’impiego dai Burroughs quando William aveva quattro anni (Morgan, pp. 33-34; Miles, p. 40).

8 Jacques Loup Stern (1932-2002), scrittore francese con ascendenze nell’aristocrazia e nell’élite ebraica dei banchieri, incontrò i Beat a Parigi nel 1958. Colpito dalla poliomielite intorno al 1949, fu per sempre costretto alla sedia a rotelle. Nel gruppo dei Beat, fu molto vicino a William, con cui condivideva molti interessi, eroina compresa.