Nastro 4, lato B

20 marzo 1992. Il diavolo nel corpo. Cut-up degli U2. La parola come virus: nuova versione. Allah è ovunque. Il test libertario. Controllo delle armi.

ag: Il libro di cui stavamo parlando prima è Il diavolo nel corpo, di Malachi Martin, sottotitolato Le più sconvolgenti esperienze di possessioni diaboliche e gli esorcismi per liberarsi dal Male. E… [in America] è uscito per Perennial Library, Harper & Row. Bill ha fatto qualche annotazione: «La luce in fondo al tunnel» c’è scritto alla fine. «In un universo magico non esistono casi fortuiti.» E accanto a questa descrizione dell’esorcista «squassato con una ferocia che non avrebbe mai immaginato» ha commentato: «Be’, padre, che cosa ti aspettavi? Un orologio d’oro?».

Si prosegue il 20 marzo. Comunicato dell’Associated Press da Los Angeles… riportato sul Lawrence Journal-World del 19 marzo: «Il gruppo rock irlandese U2 sta cercando di placare il clamore suscitato da un articolo di giornale secondo cui, durante un concerto, sugli schermi sarebbe comparsa la scritta lampeggiante: “Bombarda il Giappone ora”. In realtà, stando a una nota rilasciata dall’ufficio stampa di Los Angeles del gruppo, le parole sono apparse separatamente, ma erano inserite in un flusso a scorrimento rapido»… «un segmento del flusso»… che diceva: «tutti sono razzisti a parte te, bombarda…».

[Entra William.]

wb: Io posso pescare, tu no.

ag: Cosa vuol dire che non posso pescare?

wb: Perché non sei di questo stato, non hai una licenza.

ag: Ah, certo, serve una licenza per pescare?

wb: Esiste una licenza speciale per la pesca nel lago, ma c’è anche… per chi è di un altro stato… la normale licenza di pesca, io però non ne ho bisogno perché ho più di sessantacinque anni. Ma tu sì, perché vieni da un altro stato.

ag: Io ho più di sessantacinque anni, mio caro.

wb: Lo so, ma non sei residente, Allen.

ag: Capito, se sei residente in Kansas e hai più di sessantacinque anni, non hai bisogno di una… carini… pensano che tu sia troppo bacucco per andare…

wb: Tu puoi lanciare la lenza, e se qualcosa si avvicina lo prendo io. Sono io a pescare.

ag: Pensano che dopo i sessantacinque anni tu sia troppo bacucco per andare in un ufficio a chiedere una licenza?

wb: Be’, no, è solo… hai presente i cittadini anziani… agevolazioni.

[William lascia la stanza.]

ag: Bene, riprendiamo… [Allen legge:] In realtà, stando a un comunicato rilasciato dall’ufficio stampa di Los Angeles del gruppo, le parole sono apparse separatamente, ma erano inserite in un flusso a scorrimento rapido. Un segmento del flusso diceva: tutti sono razzisti a parte te bombarda dove in sostanza Giappone caos voglio tutto lo voglio adesso pistola, puntini puntini. Una recensione del 6 marzo sull’Atlanta Journal-Constitution ha riportato la frase «Bombarda il Giappone ora» inserita in «un fiotto di parole in voga sparate a una velocità quasi subliminale».

Il critico musicale Steve Dollar ha dichiarato che lui aveva scritto… che aveva… che si era appuntato quel che aveva captato del testo, che scorreva però talmente veloce da permetterti di cogliere solo certe parole.

Ho chiesto a Bill che cosa ne pensava e lui ha detto che, be’, visto che era nello stile dei suoi cut-up, ovviamente gli U2 erano stati influenzati dalle sue giustapposizioni e dai suoi rapidi flussi di parole. Le suggestioni subliminali implicite nella ricollocazione delle parole estrapolate. E ha detto, be’, potresti avere anche altre sequenze, come «Tutti in sostanza Giappone» o «Voglio il Giappone» o «Voglio il Giappone adesso» o «Tutti a parte te»… «Voglio tutti a parte te». «Ti voglio adesso, Giappone»: potresti ricavare anche questo.

Stamattina, durante la nostra prima conversazione della giornata, gli ho letto… alcuni appunti presi parlando con Stephen Bornstein, quello dei m-e-m-e. L’idea come virus. Di virus avevamo già parlato. Un virus non può sopravvivere al di fuori dell’[ospite]. Non è un essere vivente e non si può riprodurre autonomamente al di fuori [dell’ospite], ha bisogno dell’ospite, che può essere una cellula umana o una qualunque cellula, e Stephen ha paragonato un virus a… se prendi un virus è come… se prendessi un’idea. E un’idea… lui dice che un’idea è simile a un virus, nel senso che a qualcuno viene un’idea o la prende da qualche parte e la passa a qualcun altro, che la diffonde attraverso il pettegolezzo, e in breve tutti quanti hanno la stessa idea. Soprattutto nel caso di pensieri che si presentano sotto forma di un legame indissolubile tra due, tre, quattro parole che formano un… che esprimono l’idea… lui l’ha paragonato allo strumento del marketing chiamato positioning statement, l’idea virale di un’azienda.

Ha descritto il modo in cui l’azienda o la persona si rispecchiano in tre parole. Come uno slogan basato su un’idea virale, che si conserva intatto passando di bocca in bocca. O come una citazione. Secondo Bornstein le idee hanno un’esistenza propria come un virus, come un’«idea di cui è arrivato il momento». Un’idea è come un virus opportunistico di cui è arrivato il momento.

[Bornstein] per esempio, sostiene che il virus della religione egizia fosse il monoteismo, introdotto da Akhenaton, prima del monoteismo ebraico, e che il positioning statement o asserzione virale del monoteismo ebraico fosse la sacralità della vita umana esemplificata dalla storia di Abramo, cui fu ordinato di sacrificare il proprio figlio adorato, ma Dio amava Abramo, così le mani dell’angelo fermarono il coltello con cui stava per sacrificare Abramo [(sic) Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco]. Dio non pretese un sacrificio umano. Il positioning statement era dunque che il sacrificio di… che Dio non esige sacrifici umani. Dio era… Dio amava Abramo o… sacralità della vita umana. Di fatto, un ariete sbucò fuori da un cespuglio e fu sacrificato al posto di Isacco. Il Dio degli ebrei non pretese un sacrificio umano.

Quindi, potresti dire che il virus ebraico, invece che Dio è uno… egizi… era la sacralità della vita umana. Mmh… quello cristiano sarebbe la compassione, o il perdono dei peccati. È incluso nel sacrificio di Cristo… che è morto per i tuoi peccati, quindi Cristo è morto per i tuoi peccati… sacralità della vita umana degli ebrei, e in più, per i cristiani, compassione o perdono dei peccati. A questo punto… ho chiesto a Bill quale fosse il positioning statement o l’idea virale dell’islam… abbiamo ipotizzato che… fosse… Allah Akbar, Dio è grande, Dio è tutto. Il positioning statement del buddhismo sarebbero, credo… i tre segni di esistenza, o i tre gioielli: Buddha, dharma e sangha. O i tre segni di esistenza, come la sofferenza, l’impermanenza e l’anātman, la non esistenza di un io individuale permanente. Forse le quattro nobili verità, che andrebbero poi esposte: l’esistenza contiene sofferenza ecc.

A Bill ho chiesto solo quale fosse il positioning statement dell’islam. Ha detto: «Be’, Allah è tutto. Allah è tutto e ovunque».

[Allen legge le domande di un «Test libertario: questioni personali ed economiche», che William ha ricevuto con la posta. William risponde.]

ag: «Il servizio militare dovrebbe essere volontario, niente leva obbligatoria.» Sì o no.

wb: Sì.

ag: «Il governo non dovrebbe controllare la radio e la televisione o la stampa.»

wb: Sono d’accordo. Sì.

ag: «Abrogazione delle restrizioni del sesso agli adulti consenzienti.»

wb: È un sì, non dovrebbero esserci restrizioni.

ag: «Le leggi sulle droghe fanno più male che bene, vanno abrogate.»

wb: Sì.

ag: «Immigrazione ed emigrazione devono essere libere.»

wb: Sì.

ag: Adesso, le questioni economiche. «Gli agricoltori dovrebbero fare il proprio mestiere senza quote o sussidi.»

wb: Be’… è una faccenda piuttosto complicata.

ag: Quindi è un sì, un forse, o un no?

wb: Mi verrebbe da dire forse, perché non sono sicuro, non ne so abbastanza.

ag: Ok. «La gente se la passa meglio con il libero scambio che con i dazi.»

wb: Probabile.

ag: Ok, quindi è un sì. «Le leggi sui minimi salariali fanno sparire il lavoro e vanno abrogate.»

wb: Mi domando se sia davvero così.

ag: Ok, è un forse.

wb: Sì, direi forse, perché su queste cose economiche non sono abbastanza preparato.

ag: «Le tasse vanno eliminate. Pagamento dei servizi su base volontaria.»

wb: Come dici?

[Allen ripete la domanda.]

wb: Fffforse.

ag: Le spese mediche…

wb: Sì, capito, giusto…

ag: «Gli europei e i giapponesi dovrebbero pagare per la propria difesa.»

wb: Eh be’, sì, dovrebbero. Ora…

ag: Vuoi che i giapponesi si riarmino?

wb: No, non voglio che si riarmino.

ag: Ma che paghino per la propria difesa.

wb: Che paghino per la propria difesa, sì, più o meno, sì. Oppure metti «forse» per questa.

ag: Bene, sei un libertario al cento per cento sulle questioni personali. E al venti per cento su quelle economiche. Con un ottanta per cento di «forse».

wb: Be’, le loro posizioni sono quelle di un sacco…

ag: Loro ti classificherebbero dunque…

wb: Le loro posizioni sono quelle di un sacco di gente che non va a votare perché, in fondo, tra il Partito democratico e il Partito repubblicano non c’è nessuna differenza.

ag: Sì. Loro ti classificherebbero come un liberale di sinistra.

wb: Sì.

ag: Non un autoritario, non un libertario, non un moderato, non un conservatore di destra, ma un liberale di sinistra.

wb: Suppongo di sì.

ag: Questa è la bussola della tua indipendenza politica. Prendi i punteggi e li metti qui.

wb: Capito.

ag: Ma no… non è molto chiaro perché c’è solo «no» e non «forse».

wb: Sì, be’…

ag: Ecco il cartoncino per segnare il punteggio.

wb: Ok. Non ho intenzione di portarmelo in giro, lo metto via.

ag: Dovremmo rilegalizzare le droghe?

wb: Che cosa?

ag: Ecco la posizione del Partito libertario sulle droghe: «Le leggi sulle droghe non aiutano, anzi peggiorano le cose».

wb: È vero.

ag: «I politici di professione si affannano a farsi un nome come tenaci guerrieri antidroga. Gli esperti concordano nel sostenere che la guerra alle droghe è persa, e non la si potrebbe comunque mai vincere. È tempo di considerare la rilegalizzazione. Basta pensare all’alcol negli anni venti. Proibizionismo = crimine organizzato.»

wb: Esatto. Be’, l’ho sempre detto.

ag: «Le strade divennero campi di battaglia, i criminali si comprarono le forze dell’ordine, gli alcolici adulterati accecarono e uccisero la gente. I diritti civili furono calpestati.»

wb: Certo, naturalmente.

ag: Quindi, abrogazione. «[Se] l’alcol fosse stato legalizzato, le bande criminali sarebbero state escluse dal commercio di alcol. L’odierna guerra contro le droghe è una replica del proibizionismo. Quaranta milioni di americani sono pacifici consumatori occasionali di qualche droga illegale, senza alcuna minaccia per il prossimo. Il crimine organizzato ci guadagna. Il mercato nero sembra sempre alimentare la domanda.»

wb: Certo, è tutto molto vero.

ag: «Le bande criminali approfittano della situazione e guadagnano milioni, uccidono altri spacciatori, le persone innocenti restano vittime del fuoco incrociato. Polizia e giudici corrotti. Droghe tagliate, sperimentali, danni e morte. Il crimine aumenta. La metà dei fondi per le forze di polizia e le carceri viene sperperata per crimini connessi con le droghe.»

wb: Esatto.

ag: «Tra i consumatori di droga, sono pochi quelli che ogni giorno commettono crimini per soddisfare dipendenze rese artificialmente dispendiose. Si tratta di rapinatori, ladri di auto e borseggiatori. Lo stato di polizia americano. Le libertà civili soffrono. Siamo tutti sospetti sottoposti ad arbitrari test sulle urine, posti di blocco sulle autostrade, spionaggio delle nostre finanze personali. Le proprietà possono essere confiscate senza processo, non appena la polizia ti accusa di essertele procurate con i proventi della droga.»

wb: È vero.

ag: «L’America sta diventando uno stato di polizia per via della guerra alle droghe.» Be’, più chiaro di così!

wb: Piuttosto chiaro, sì, ed è quello che ho sempre detto. L’ho scritto in un articolo su Spin… No all’isteria sulla droga.

ag: Ho parlato della stessa cosa in un articolo su High Times, quest’anno. L’hai visto? La lunga intervista che ho fatto su High Times?

wb: Sì, mi pare di sì.

ag: Continuano. «L’America può vendere droghe legali. Le droghe che oggi sono illegali erano legali prima del 1914.»

wb: È vero.

ag: «La ricetta originale della Coca Cola conteneva cocaina. Gli americani non avevano grossi problemi con cocaina, oppio, eroina o marijuana. Le droghe erano a buon mercato, c’era poca criminalità. La maggior parte dei consumatori si gestiva la sua droga preferita e conduceva una normale esistenza produttiva. I tossicodipendenti fuori controllo erano un’esigua minoranza. Le prime leggi che proibirono l’uso delle droghe erano razziste, finalizzate a impedire che gli operai cinesi usassero l’oppio e i neri e gli ispanici consumassero marijuana e cocaina.»

wb: Perché?

ag: «Alcuni americani useranno sempre alcol, tabacco, marijuana o altre droghe. La maggior parte di loro non è dipendente, sono bevitori o consumatori sociali. Le droghe legali sarebbero economiche. I tossicodipendenti potrebbero finanziarsi le proprie abitudini con un lavoro onesto. Il crimine organizzato sarebbe privato dei profitti. La polizia potrebbe tornare a proteggerci dai veri criminali.»

wb: Sì. Ci sono reati contro la persona e reati contro la proprietà. Ecco tutto. Quando la polizia esula da questi ambiti comincia a essere… detestata ecc. Nessun risultato positivo.

ag: «Le norme penali non fanno altro che insabbiare il problema, riempiendo di denaro le tasche della classe criminale. Se le droghe fossero legali, le persone caritatevoli potrebbero fare di più per educare e riabilitare i consumatori di droga che cercano aiuto. Le droghe dovrebbero essere legali. Gli individui hanno il diritto di decidere per se stessi cosa mettersi in corpo.» Fanno notare che il sindaco di Baltimora, Kurt Schmoke, e lo scrittore conservatore William Buckley chiedono «l’abrogazione delle leggi sulle droghe americane, repressive e inefficaci». Mi sembra buono. Sono molto concisi, molto chiari e corretti.

wb: Molto chiari.

ag: Poi c’è un pezzo sul possesso responsabile delle armi. Questo fa per te. «Parità di diritti per i possessori di armi americani. Il possesso di armi in sé non danneggia altre persone e non può giustificare moralmente le penalizzazioni criminali. La maggior parte dei partecipanti alla Rivoluzione americana del 1776 usarono in quella guerra le proprie armi personali. La Carta dei diritti aveva lo scopo di impedire al governo di privarli di queste libertà. I fautori del controllo dichiarerebbero colpevoli tutti i possessori di armi senza alcun processo, per il semplice fatto di possederle. I fautori del controllo delle armi sono come i proibizionisti all’inizio del ventesimo secolo.» Usano anche qui il parallelo con il proibizionismo: renderle illegali non blocca l’uso delle droghe né l’uso delle armi.

wb: La gente non si rende conto che un’arma è un oggetto davvero molto semplice. Chiunque può andare in cantina e costruirsene una, un’arma a colpo singolo, in grado di uccidere. Come i miei fucili, le pistole – magari oggi li tiro fuori e li provo. Be’, funzionano. Sparano una bella scarica di piombo. E a una distanza moderata sono letali, senza dubbio. Quindi è facilissimo costruirsi un’arma. Come un liquore fatto in casa, sai. Ancora una volta, è questione di domanda e offerta.

ag: La loro proposta, quindi, è: «Se una persona commette un crimine con un’arma, si infliggano pure pene severe per i danni causati alla vittima, considerando colui che ha usato l’arma pienamente perseguibile per tutto il male provocato dalla sua negligenza. I politici dovrebbero incoraggiare il possesso delle armi per avere una cittadinanza responsabile e adeguatamente preparata». Sai, a livello generale… concordo con la visione del Partito libertario. Ma al momento pare ci siano oltre duecento milioni di armi – più armi che persone, in America, quindi non sarebbe possibile disfarsene. E nei licei di New York vengono anche usate in modo pressoché indiscriminato da pre­adolescenti… che non hanno alcun senso di responsabilità, a quell’età sono così pieni di ostilità…

wb: Sì, d’accordo… quando ero adolescente c’era una vera e propria cultura delle armi. All’epoca c’erano in giro altrettante armi di adesso, più o meno.

ag: Nella tua classe sociale e nel tuo gruppo.

wb: Sì, ma nessuno ha mai sparato a qualcun altro… i ragazzi non si sparavano tra loro.

ag: D’accordo, ma il grado di istruzione e le condizioni economiche erano ben diverse. Voi facevate parte dell’alta borghesia, qui tutti questi ragazzini vivono in una cultura della droga, con un tasso di violenza altissimo, e le armi sono sia uno strumento di autodifesa che di aggressione.

wb: Non lo metto in dubbio. In altre parole, hanno lasciato che la situazione degenerasse sempre di più e adesso strillano che devono fare qualcosa. E invece non faranno altro che aggravare ulteriormente il problema. Certo, potrebbero… New York, dove hanno più problemi ha la più… la legge sulle armi più severa in assoluto.

ag: Davvero? New York?

wb: Sì! New York ha leggi speciali, che non valgono al di fuori dei confini cittadini. È molto difficile ottenere una licenza, persino per il possesso di un fucile… un fucile. Anche se fuori da New York un fucile puoi comprartelo in un ferramenta. Be’, un fucile da caccia o una carabina possono facilmente essere trasformati in una pistola. Non devi far altro che scorciare il calcio e scorciare la canna, e hai un’arma magari un po’ bizzarra ma decisamente letale.

ag: Forse un fucile non tanto grande, un .22, ma uno molto grosso sarebbe difficile da maneggiare come una pistola.

wb: Sì, be’, certo, ma non te ne serve uno tanto grosso. Basta un fucile da caccia o una carabina, una carabina .410 potresti facilmente maneggiarla come una pistola.

ag: Ultimamente a New York leggi sui giornali che i ragazzini hanno paura di andare a scuola senza pistole, perché c’è tantissima violenza. Quindi il livello complessivo di violenza sale.

wb: Sale, certo, ma la risposta non è approvare leggi più restrittive sulle armi.

ag: E allora qual è la risposta?

wb: Se approvi leggi più restrittive, cosa succede?

ag: Le persone rispettose della legge rinunceranno alle loro armi e i ragazzi che se ne fregano se le terranno.

wb: Chiunque può farsi un’arma… armi improvvisate…

ag: Adesso nei licei hanno dei metal detector. Non puoi portarti un’arma a scuola. Lo sapevi?

wb: Sì.

ag: Sembra che questa pratica si diffonderà anche al di fuori di New York. Saresti d’accordo? Niente armi a scuola?

wb: Be’, sì, niente armi nei bar e…