Nastro 8, lato A
20 marzo 1992. Dalle 21 alle 22. Mattino del 21 marzo 1992. Edith Sitwell. Gatti. Tutto il mio amore, adesso, è riservato agli animali. James Shirley. Great American Mysteries. Il caso Crispo. Richard Elovich. John Healey da Città del Messico. Lo sparo a Joan.
sl: Che cosa ne pensate di Dame Edith Sitwell? [1887-1964]
wb: Ha scritto qualcosa su…
ag: Qualcosa sulla sua vanità.
wb: Dame Edith Sitwell era proprio una troia.
ag: Con me è stata carina.
wb: Sul serio?
ag: Con me e Gregory è stata carina. Ci ha difesi dagli attacchi di Life Magazine.
sl: Quando è successo?
ag: Quando siamo andati a Oxford nel 1956 o ’57… nel ’57, abbiamo incontrato Auden, Quentin Anderson, Quentin Stevenson, Dell Morey e Edith Sitwell, e lì a Oxford l’abbiamo sentita leggere Façade. Poi ci ha invitati a pranzo a Londra, al Sesame Club, un club per nobildonne. E noi le abbiamo detto: «Possiamo farti nostra?». E lei: «Oh, sono già vostra». Molto carina.
wb: Carina davvero…
ag: Poi però Time Magazine [sic], due anni dopo, ha scritto che ce l’eravamo arruffianata e avevamo cercato di offrirle della marijuana, ma lei avrebbe detto: «Oh no, mi provoca sempre eruzioni cutanee».
wb: No, non marijuana, eroina.
ag: Eroina o qualcosa del genere.
wb: Perché ad alcune persone provoca reazioni allergiche.
ag: Sì, ma avevano fatto una gran confusione. Lei, allora, gli ha scritto una lettera molto perentoria, dicendo che non si sarebbe mai degnata di frequentare il giornalista in questione, a differenza dei due eccellenti poeti americani per cui nutriva una grande stima.
wb: Oh, grandioso.
ag: Sì, è stata proprio carina.
wb: Era un po’ una vecchia… sì, un po’. In un certo senso è stata anche uno dei sostenitori di…
ag: Oh, di Denton Welch.
wb: Denton Welch.
sl: Come dessert volete fragole, lamponi… o entrambi?
ag: Entrambi.
wb: Io prendo i lamponi. [Al gatto] Ciao micio, ciao Spooner. Oh, ti adoro, micio. La mia bestiola. Mmh. Ti adoro, ti adoro. Tutto il mio amore, adesso, è riservato agli animali.
ag: Be’, voi due siete una bella coppia, devo ammetterlo.
wb: Guardalo. Guarda come… questo è Toughs. Osservalo, guarda come appoggia le zampe su di me. Sì, micio…
ag: È il più affettuoso di tutti?
wb: Be’, no, Ruski è più affettuoso… ma questo lo adoro, mmh. Oddio, oh no… lo infastidisci in qualche modo. Su, su. Dai, piccolo. Ti adoro. Adoro il mio gatto. Il mio Spoony. Vedi, non fa che donare puro amore. Guarda… Oddio, il mio Spooner. Lo adoro. È infastidito da quello che stai facendo.
ag: Non gli sto facendo un bel niente, adesso […]
wb: Non hai idea del sentimento, dell’amore che trasmette questo gatto. Guardalo, guarda come mi vuole bene […] Oh, il mio gatto… Il mio Spooner […] Oh quanto ti adoro ti adoro ti adoro ti adoro. Mmh. Ok, ok, Spooner, è tutto ok, Spooner. È un po’ nervoso, è un gatto un po’ nervoso.
ag: È perché mi sto muovendo parecchio.
wb: No, è sempre stato un gatto un po’ nervoso, così. Non so perché. Quando è arrivato qui era già adulto. Be’, no… avrà avuto un anno, forse. Ed è qui da un paio d’anni circa.
sl: I lamponi si conservano molto poco.
wb: Mh-mh. Spooner, il mio Spoonsy! Qualcuno gli dia ancora un po’ di cibo, perché è…
sl: A Spooner? Per distrarlo, dici?
wb: Spooner, bestiola. Spooner. Lui sa… diventa molto affettuoso quando vuole del cibo. È incredibile quanto ci sa fare.
ag: Mmh. Che profumo!
wb: Di lamponi. Come vecchi… fienili, d’estate.
sl: I mangiatori di lamponi.
[Interruzione.]
ag: Ti sei sistemato veramente bene, qui.
wb: Oh sì… è fantastico.
ag: Be’, hai tutto questo spazio solo per te, hai la casa, la tua solitudine. Hai persone che vengono a darti una mano, un bel po’ di persone.
wb: È vero, sì.
ag: Brave persone, intelligenti.
wb: Ne ho bisogno. E grazie a loro ho potuto riprendermi Ruski… è molto importante per me. Il mio Ruski.
ag: Quando Steven e Wes si sono trasferiti qui, in questa casa, hai potuto riprenderti Ruski?
wb: Sì.
ag: Ah.
wb: Non me ne separerò mai più. Dio santo, adoro quel gatto.
ag: Scettro e corona ruzzoleranno a terra, e nella polvere e saranno assimilati ai quattro lati sghembi e al sei… la morte allunga le sue mani gelide su re, gattini, cui spunteranno le ali. [Allen improvvisa su «Ajax: Dirge» di James Shirley.]
[The glories of our blood and state
are shadows, not substantial things;
there is no armor against fate;
death lays his icy hand on kings.
Scepter and crown
must tumble down
and in the dust be equal made
with the poor crooked scythe and spade.]
[Le glorie del nostro sangue e del nostro stato / sono ombre, non cose sostanziali; / non c’è corazza contro il fato; / la morte allunga le sue mani gelide sui re. / Scettro e corona / ruzzoleranno a terra / e nella polvere saranno assimilati / alla misera falce sghemba e alla vanga.]
wb: Be’, sai… questo [libro] è interessante.
ag: Miti americani, sì, è proprio il tuo genere di cose. Great American Mysteries, di Joe West, pubblicato da Globe Communications, Boca Raton, Florida. Nel 1991… Se non sbaglio, è dall’estate scorsa ce l’hai sotto mano. Vero?
wb: Sì.
ag: Ricordo di averlo visto. Stavo cercando di documentarmi su quel caso in cui il tizio alla fine se l’è cavata.
wb: No. Lui l’ha fatta franca ma l’altro… l’esecutore vero e proprio, no. Adesso è in prigione, si è preso una ventina d’anni, e penso sia ancora dentro. Ben gli sta. Perché diavolo gli è saltato in testa di far fuori un’innocua checca norvegese? È orrendo.
ag: Un ospite straniero, per di più.
wb: Sì, guarda qui. Eccolo, il tizio. Anthony Andrew Crispo. È lui, il mercante d’arte.
ag: Giusto. È ancora in attività?
wb: No, be’ è successo di tutto… Il fisco l’ha lasciato sul lastrico ed è stato in galera per sei, otto anni.
ag: Crispo?
wb: Sì, per le tasse, le tasse da pagare. Be’, sapevano che era coinvolto nell’omicidio, ed è per questo che sono stati così duri con lui. Ben gli sta. Che assurdità, uccidere, ferire la gente… Ecco il ragazzo, era molto attraente.
[Nel 1985, nella contea di Rockland, fu ritrovato il corpo carbonizzato di uno studente del Fashion Institute of Technology. La vittima era stata uccisa con un colpo di pistola alla testa, e l’arma venne rinvenuta nella galleria del mercante d’arte Andrew Crispo, il cui socio, Bernard LeGeros fu accusato dell’omicidio. La difesa dichiarò che Crispo aveva fatto inginocchiare la vittima e l’imputato aveva premuto il grilletto. Crispo non fu incriminato e non testimoniò. Lo scalpore suscitato dal processo, tuttavia, incoraggiò un altro uomo a farsi avanti, che riferì di essere stato aggredito nella galleria. «Questa volta Crispo fu accusato di rapimento, sodomia, aggressione, violenza e sequestro di persona. Ma alla fine, fu ancora una volta il suo braccio destro, Bernard LeGeros, a prendersi la colpa…» In seguito, Crispo andò in carcere per evasione fiscale, fu rilasciato, e un decennio dopo finì nuovamente dentro per tentata estorsione. «Continuò a essere l’uomo nero del mondo gay di New York. Era… l’individuo a cui pensavano i gay più avanti con gli anni quando mettevano in guardia i giovani dalle Brutte Cose che succedevano quando uscivi con…» Choire Sica, New York Magazine, 1º aprile 2012.]
ag: Ma che cosa ci faceva lui con quei due? Voleva guadagnarsi da vivere come artista…? Il ragazzo, intendo.
wb: Voleva intrufolarsi nella scena artistica. Frequentare Crispo e Warhol, sai. Era solo una piccola checca snob.
ag: Be’, non era poi tanto piccolo; sembrava un tipo piuttosto mascolino.
wb: Be’, non dicevo piccolo di statura, intendevo nel senso… occhi azzurri, capelli biondi, un metro e ottanta di altezza, sessanta chili. Era molto esile. Ventisei anni. Uno studente norvegese.
ag: Era un masochista? Perché mi pare l’avessero fatto sdraiare a terra o qualcosa del genere.
wb: Credo di sì. Voleva frequentare questi tizi, e loro l’hanno ucciso. Suo padre era capitano di una nave, in Norvegia. Ci sono stato, nella sua città, è un porto, com’è che si chiama?
ag: Bergen?
wb: Bergen. Ero in vecchio albergo per marinai, con le navi, foto di navi…
ag: Bella città, ci sono stato anch’io.
wb: Direttamente al porto, nebbia… Mi sarebbe piaciuto fare il marinaio. Non facevo fatica a immaginarmelo. A immedesimarmi. E poi ci hanno pensato loro a rimetterlo al suo posto.
ag: Ma l’hanno torturato un bel po’ prima di farlo fuori. L’hanno minacciato.
wb: Be’, comunque sia… «Ridendo, Crispo gli ha risposto: “Tornerai in Norvegia in una fottuta cassa”».
ag: Chi è stato a raccontarlo?
wb: È solo… Penso sia la testimonianza del giovane che è poi finito in prigione. Si chiamava Bernard. La sua famiglia ingaggiò un vecchio avvocato. Eccolo qui, menomato dall’artrite. Disse che Bernard, il giovanotto, era sotto l’influenza perversa di Crispo, proprietario di una prestigiosa galleria d’arte nella zona con le quotazioni immobiliari più alte del mondo, sulla Cinquantasettesima Est, a Manhattan. In realtà, Crispo era un orfano. Cresciuto in un convento di suore. Poi è diventato un mercante d’arte, come è arrivato dove… be’, è scritto qui. Ha fatto fortuna.
ag: Mi chiedo se lui e Shafrazi andassero d’accordo.
wb: Non ho idea.
ag: Probabilmente si conoscevano.
wb: Sì, certo. Crispo. Mi piacerebbe chiedere ad altri artisti di New York se conoscessero questo tizio.
ag: Raymond lo conosceva.
wb: Chi? Raymond Foye. Sì. Be’, un altro che lo conosceva è Richard Elovich. Perché per un periodo ha fatto l’usciere al Limelight.
ag: Crispo?
ag: No, non Crispo, Richard Elovich.
ag: Ah, e quindi conosceva…
wb: Be’, di vista, sapeva chi era.
ag: A Richard le cose vanno piuttosto bene, sai. Ha fatto una discreta carriera come performance artist.
wb: Mi fa piacere sentirlo.
ag: Lo sapevi?
wb: Be’, sapevo di… L’ho visto sul giornale quando distribuiva aghi.
ag: Sì, con Act Up…1 ma fa spesso delle performance davanti a St. Mark’s e al Kitchen, ed è un autore, un attore e un performance artist di tutto rispetto. Sono un po’ come degli happening. E le iniziative con Act Up sono un’estensione della sua attività teatrale. È anche stato ad Hazelden, era a pezzi, credo si facesse. Sai, ha lavorato per Jasper Johns per un po’… ed era a pezzi, per l’alcol o la roba.
wb: Sì, lo so…
ag: Parecchio tempo…
wb: Eroina, speedball e compagnia bella… un eroinomane.
ag: Tre anni fa, quando Peter [Orlovsky] è stato portato in ospedale quasi fuori di testa e l’hanno tenuto lì per un mese, Richard è venuto e ha fatto un discorsetto a Peter, una specie di incoraggiamento a entrare in un programma di recupero. È stato molto bravo, devo ammetterlo. Molto gentile, fermo, sollecito, è davvero cresciuto, in un modo meraviglioso.
wb: Sì, non penso… C’è stato un momento in cui era quasi insopportabile. Quando l’ho visto a Parigi, non so, era talmente esagitato, ha innervosito tantissimo sia me che James.
ag: Su di giri per la cocaina o cosa?
wb: Non lo so. Ricordo soltanto che era impossibile averlo intorno.
ag: Be’, adesso è molto misurato.
wb: Oh, lo so, perché l’ho visto anche in seguito. È venuto qui ed era molto gentile, ragionevole e tutto. Sì, mi ha colpito.
ag: Uno, due [scatta una foto]. Fammi vedere cosa… mezzo secondo…
wb: Hai la luce alle spalle.
ag: Sì. Ok, uno, due. Ok, molto bene. L’ho pensata ieri sera, ho inquadrato e messo a fuoco. Uno, due, ok.
wb: Un’altra sorpresa che ho avuto qui… Be’, aspetto finché non hai…
ag: Che cosa è successo?
wb: Be’, si è fatta viva una persona dal Messico, John Healey. Era il gestore del Bounty, a Città del Messico. La cosa orrenda con Joan [l’uccisione di Joan da parte di Burroughs] è successa nel suo appartamento.
ag: Al civico 210 di Orizaba.
wb: No, non al 210, dove c’era il Bounty.
ag: Ah, quindi non è successo nel tuo appartamento.
wb: Oh no, no… è stato nel suo appartamento.
ag: Oh, per tutto questo tempo ho pensato fosse successo in Orizaba.
wb: No, sopra… c’era un condominio sopra il Bounty, gestito da una messicana… una donna fantastica.
ag: Healey era lì quando è successo?
wb: No. Be’, era in giro, ma… in ogni caso, beveva parecchio. Pensavo che, boh, fosse morto da anni. Ma poi è venuto fuori che ha smesso di bere e ha una casa a Porto Vecchio o qualcosa del genere, sulla costa.
ag: Porto…
wb: Qualcosa così… comunque, aveva un amico a Wichita che aveva allontanato… aveva aiutato a smettere con l’alcol e l’eroina. E sono venuti a trovarmi. Healey avrà la mia età, qualche anno di meno, sarà sui settantasette, settantacinque.
ag: Sta bene di salute?
wb: Sì, be’, è a posto, ha smesso di bere anni fa, non tocca più neanche un goccio. E io che pensavo oddio questa gente sarà morta da anni, per problemi al fegato o chissà che altro. Lui mi ha raccontato di alcune persone, mi ha detto che cos’era successo a varie persone. John Crowley sarebbe andato a trovarlo, dall’Alaska…
ag: Chi era?
wb: John Crowley, non lo conoscevi. Ha bazzicato al Bounty per un po’. Sarebbe andato a trovare John dall’Alaska, in macchina. Ed è morto in un incidente lungo il tragitto.
ag: Proprio in occasione di quella visita?
wb: No, niente a che vedere con quella visita. È successo qualche tempo fa… e varie altre persone… che cosa gli era successo, di tutte quelle che riusciva a ricordare. Prenderei ancora un po’ di tè, adesso.
ag: Vedo se l’acqua è abbastanza calda, sì. Devo aspettare che [il bollitore] fischi, o…?
wb: Sì. Be’, sì… non c’è più niente lì? No, no no no, prendo una bustina nuova. Oh, non usiamo mai… oh, quello va benissimo, sì, ottimo.
ag: La metto dentro?
wb: Sì, mettila dentro. Riempi la tazza, riempila con l’acqua. Con l’acqua calda… sì, benissimo.
ag: Sì, l’acqua è calda adesso.
wb: Mh-mh.
ag: Come ha fatto [Healey] a ripulire tutto dopo lo sparo? In questi anni ho sempre pensato che fosse successo nel tuo appartamento o in quello di Joan.
wb: No. No, non è stato lì.
ag: È intervenuto in qualche modo durante il confronto con la polizia?
wb: Be’, è stato interpellato come testimone.
ag: Ha detto qualcosa su tutta la faccenda? O aveva letto Queer?
wb: Non lo so, non credo.
21 marzo 1992. Alle 10.15. Murder Along the Way. True Crime in America’s Suburbs. I casi di William Kunstler. Il caso dell’ereditiera Johnson. Mortimer e Lita Hornick. Armi. Gruppi musicali influenzati da William. Houdini e Thurston, il Grande Mago.
ag: Murder Along the Way. True Crime in America’s Suburbs [di Kenneth Gribetz, Penguin Books, London 1991].
wb: È… interessante. Non è affatto male anche come scrittore, questo tizio. C’è un caso in cui Kunstler era l’avvocato della difesa.
ag: Sì, è molto in gamba.
wb: Kunstler? [Gribetz] diceva: «Kunstler si è precipitato da New York come un leone arruffato, gridando al “complotto”. Ma non li ha convinti. Penso che il tipo fosse colpevole come il demonio, nessun dubbio al riguardo».
ag: Kunstler è molto bravo a… ti ricordi il caso di Larry Davis?
wb: Qual era già?
ag: Lui era un nero che la polizia aveva usato come informatore. O l’avevano pizzicato e poi trasformato in un informatore. Un omone molto robusto, che alla fine non ne voleva più sapere ed è andato… stava andando alla polizia o era andato alla polizia per avvisarli di un doppio gioco degli agenti della narcotici. Quelli allora hanno organizzato una spedizione, hanno buttato giù la porta e gli hanno sparato nel suo letto…
wb: Gli hanno sparato nel suo letto?
ag: … o hanno tentato di sparargli nel suo letto.
wb: L’hanno ucciso?
ag: Lui ha fatto fuori qualcuno ed è scappato. Erano degli incapaci. Lui è scappato e fuggendo ha ucciso qualcuno, uno dei poliziotti. Gli sbirri poi hanno dichiarato di essere andati a… solo per parlare con lui o arrestarlo o chissà…
wb: [Ridacchia.] Certo, come no.
ag: Così Kunstler ha ricostruito l’irruzione in casa e dimostrato che [Davis] era a letto, disarmato, e che il letto era crivellato di colpi, la porta era stata buttata giù. Aveva testimoni e fece una ricostruzione completa per dimostrare che erano semplicemente stati degli incapaci e che… In verità credo si fossero sparati addosso a vicenda.
wb: Sicuro… sì, ricordo il caso.
ag: E [Davis] si era sbarazzato di uno degli sbirri killer. Quindi lui…
wb: Era tutto un gran casino, e…
ag: Davis è dovuto tornare in tribunale dopo un altro blitz, per possesso di droga o qualcosa del genere, e al momento è in prigione, ma è riuscito a cavarsela nel processo per omicidio. Il più pesante in assoluto… perché tutti i giornali l’hanno buttata su «Davis il killer di poliziotti, Davis il killer nero di poliziotti». Il peggio del peggio. Era una sorta di ribaltamento della situazione. E nessuno dei giornali ha riconosciuto che c’era qualcosa di losco nella storia della polizia, incredibile. Cioè, si si sono limitati a dire…
wb: Be’, puzzava fin nell’alto dei cieli…
ag: Era un processo con giuria.
wb: Be’, la polizia ne ha fatte fin troppe di cose del genere. Hanno licenza di uccidere chiunque, specie gli informatori arroganti.
ag: Sì.
wb: Ed è davvero troppo brutale. In questo caso, comunque, il tipo era colpevole. Fu una vicenda divertente… bizzarra. Perché lo trovarono con un… con i pantaloni abbassati, che si scopava una ragazza che a quanto pare aveva accoltellato e poi, oh, era… [inudibile]. Quindi molto dipendeva dal fatto che non trovavano il coltello. Kunstler disse che era impossibile che lui avesse semplicemente… alla fine trovarono il coltello in macchina, nella macchina della polizia, e Kunstler disse che nessuno, con le mani legate dietro la schiena, sarebbe mai riuscito a prendere il coltello e a calciarlo sotto il sedile. Ma un poliziotto lo fece, dimostrò che era possibile.
ag: E questo non bastò a distruggere la versione di Kunstler?
wb: Be’, questo e altre cose… fu solo… aspetta un attimo… «dopo soli quarantacinque minuti di dibattito, i giurati emisero un verdetto di colpevolezza».
ag: Dopo che cosa? Quanto tempo?
wb: Quarantacinque minuti. Penso fosse abbastanza… E questo era il caso che ti dicevo. Qui, poi, ci sono vari omicidi di checche. Persone che hanno ucciso una checca, una vecchia checca e… l’hanno fatta fuori. Per rubare qualcosa che… un anello che aveva, pensavano valesse dei soldi ma in pratica era solo un anellino da rigattiere… sarà costato quindici dollari. Era solo bigiotteria. [Sfogliando il libro.] E… uno… sosteneva di aver cercato di aiutare una ragazza nel parcheggio… Era colpevole.
ag: Conosci Jim Bakker? Sembra che abbia divorziato dalla moglie.
wb: Chi?
ag: Sai, Jim Bakker, il predicatore che è finito in galera.
wb: Oh sì.
ag: Sembra che abbia divorziato. Come se non bastasse, è caduto anche l’ideale dell’amore eterno…
ag: Come ha fatto Kunstler a tirare fuori dai guai [il tizio del parcheggio]?
wb: Non c’è riuscito. «La speranza di Kunstler di dirottare il processo e distogliere l’attenzione dalle prove effettive, creando lo scenario per un complotto, è svanita. Alla fine, la giuria non ha creduto all’affermazione di Amer Zada, che sosteneva di aver solo cercato di aiutare la ragazza, e non di ucciderla e violentarla. È stato tutto inutile: sia l’ipocrita dichiarazione di innocenza, sia i tentativi di Kunstler di instillare l’idea che l’arma del delitto fosse stata escogitata a tavolino e piazzata nel posto giusto, che i testimoni contro Amer fossero stati corrotti, che gli sbirri fossero razzisti e l’intero caso non fosse altro che un complotto.»
ag: Be’, mi chiedo… chi è il colpevole? Zada?
wb: Zada. È una specie di turco.
ag: Fammi lo spelling.
wb: z-a-d-a.
ag: Il fatto è che Kunstler esamina i casi molto attentamente, e in genere non li accetta se rischia di perdere o li considera scontati.
wb: Non capisco perché abbia accettato questo.
ag: Chi è che scrive, il pubblico ministero?
wb: Il libro è scritto dal pubblico ministero, sì.
ag: Be’, allora… Quanto gli hanno dato, vent’anni?
wb: Sì.
ag: Ed era a New York.
wb: Be’, nello stato di New York, da qualche parte a nord, non a New York City.
ag: Mmh. [Lungo silenzio.] Ok, metto a posto in cucina.
wb: Ok Calico, vieni bestiola.
[Interruzione.]
wb: … fine settimana lì.
ag: Tu, John Giorno e Les Levine.
wb: Sì. Lei si chiamava Johnson e aveva sposato uno psichiatra di nome Victor, che praticava lobotomie in modo sconsiderato. Be’…
ag: Era l’erede dei Johnson del talco per bambini…
wb: Sì.
ag: Johnson Pharmaceuticals.
wb: Aveva anche un appartamento gigantesco vicino alla Società delle Nazioni. L’intero piano di un palazzo.
ag: Oh, nello stesso edificio di Truman Capote, Kennedy e tutti quanti.
wb: Enorme, un posto enorme… Be’, lei sosteneva che…
ag: E com’è che tu hai passato lì il fine settimana? Di chi era amica?
wb: Era la mecenate di John Giorno e Les Levine. E aveva un’enorme dépendance per gli ospiti, dove abbiamo alloggiato. Be’, in ogni caso, sosteneva che Victor stesse cercando di ucciderla e avesse ingaggiato dei mafiosi per farlo.
ag: Victor, cioè il marito?
wb: Sì.
ag: Ooh. E lui era ancora sposato con lei e viveva lì?
wb: Sì. Fu un caso piuttosto complicato… Non credo sia stato condannato.
ag: Questo, però, è successo dopo che te ne sei andato.
wb: Sì, sì, certo, io l’ho frequentata per pochissimo tempo. E lui alla fine ha ottenuto… Non so se abbiano divorziato, ma lui ha ottenuto l’appartamento e una grossa somma di denaro, e in più esercitava come psichiatra. Ma secondo lei voleva di più, voleva tutto. Non so se sia vero. Di lui ho un ricordo davvero molto vago.
ag: Johnson’s Wax o Johnson Pharmaceuticals? Non ricordo.
wb: Johnson’s Pharmaceuticals.
ag: L’avevi controllato, in che anno era?
wb: Sì, sono i Johnson del talco per bambini e quel genere di cose… mmh… James lo sa di sicuro. Sarà stato quindici anni fa.
ag: Suppongo che ormai il mecenatismo sia finito [ride].
wb: Be’, John non aveva niente…
ag: Niente a che fare con tutta la faccenda.
wb: Ho sentito che avevi un appuntamento con Lita Hornick.
ag: Sì, la vedo spesso.
wb: Ah.
ag: È molto simpatica, in effetti.
wb: Molto simpatica, sì. Sai, suo marito Mortimer…
ag: È morto poco tempo fa [schiocca le dita], così.
wb: Sì, per un attacco di cuore.
ag: E succederà anche a lei, perché ha i miei stessi sintomi: insufficienza cardiaca congestizia. Ma si rifiuta di sottoporsi a qualsiasi dieta, così è costantemente in affanno, ed è sovrappeso.
wb: Ha anche avuto una serie di incidenti. La sua cura… per quello che prendeva. E poi…
ag: Si è ustionata…
wb: Con il disinfettante. Si è cosparsa di disinfettante, dappertutto, e poi si è accesa una sigaretta o qualcosa del genere [e si è] bruciata. Mi sembra una cosa veramente autodistruttiva, sai.
ag: Per certi versi, è una persona davvero divertente. È estremamente generosa ma in un modo molto bello, con le brave persone.
wb: La rivista Kulchur.
ag: Ha sostenuto John, ha sostenuto Kulchur, e un sacco di persone, di ogni genere.
wb: Alcuni dei miei lavori più vecchi, prima della Scimmia sulla schiena e prima di Pasto nudo, sono stati pubblicati su Kulchur. Oh, ho sempre pensato fosse molto simpatica.
ag: Mi porta a cena al Four Seasons, una volta al Four Seasons…
wb: Sei mai stato al Lutèce?
ag: Sì, con lei.
wb: Non è fantastico?
ag: Sì. Sei mai uscito con lei?
wb: Sì, sono uscito con lei e Mortimer.
ag: Una volta che vieni a New York, usciamo di nuovo a mangiare con lei.
wb: Sì. Il cibo era davvero incredibile… be’, costa cento dollari a testa.
ag: Be’, lo fa ancora, sai, mi invita fuori un paio di volte l’anno.
wb: E mi sono accorto che lui [Mortimer] pagava una quota mensile. Quindi a fine pasto niente mancia, niente del genere. Si alza, semplicemente, e se ne va; tutto sul suo conto, il servizio e compagnia bella. Sì, il cibo era incredibile. Ho preso la selvaggina, che mi piace molto, degli hors-d’oeuvres pazzeschi e una specie di sorbetto, credo. E anche il vino era incredibile. Lui ha detto: «Prendiamo ancora un po’ di quel vino a buon prezzo». [Ride.]
ag: Chi l’ha detto, Morty?
wb: Morty. Be’, ti puoi immaginare quanto costasse quel vino a buon prezzo, quasi cento dollari a bottiglia.
ag: L’ultima volta che ci sono stato ho preso…
wb: Che vino pazzesco…
ag: E ho chiesto al maître se era possibile averlo senza sale. Ha risposto: «Naturalmente, monsieur» [ride]. E hanno fatto un ottimo lavoro.
wb: Oh sì.
ag: Delle verdure e del vitello alla piastra che era davvero fantastico. Niente sale.
wb: Qualsiasi cosa facciano dev’essere perfetto, con dei prezzi del genere. Se ordini le fragole, sai, le fraises des bois, le fragoline selvatiche, le passano in rassegna a una a una per essere sicuri che non ci siano parti verdi o troppo mature. Ogni singola fragola dev’essere impeccabile. Be’, è questo che paghi.
ag: L’esaminatore di fragole. [Ride.]
wb: Le esamina una a una. [Ginsberg si dirige verso il lavandino della cucina.] Be’, sono rimasto molto sorpreso e molto compiaciuto nel vederti sparare così bene, Allen.
ag: Aspetta un secondo. Cos’è che dicevi?
wb: Dico che sono sorpreso e molto compiaciuto per come te la sei cavata a sparare.
ag: Oh, bene, bene…
wb: Non hai sparato con una .22, ma con una .45.
ag: Sì, ma a quanto pare è un’arma molto maneggevole.
wb: Sì.
ag: Quella dopo… Non sono neanche riuscito a…
wb: Con quella piccola.
ag: Quella piccola non sono neanche riuscito a tenerla in mano.
wb: È tosta, la .357 magnum, rincula parecchio.
ag: Com’è che si chiama quella lunga, invece?
wb: Ruger .45.
ag: Quella con cui ho sparato magnificamente al cuore di Buddha.
wb: È una Buddha… è una…
ag: Buddha .45. [Ride.]
wb: Spara sia con la .45 Apc, che è la cartuccia automatica, sia con la .45 long Colt, che è quella delle classiche pistole «pacificatrici» del vecchio West.
ag: Quella con cui sono riuscito a sparare è la .45 long Colt.
wb: Sì… be’, sono le .45 long Colt e le .45 Apc… Dal punto di vista balistico sono praticamente uguali. La differenza…
ag: Che cosa abbiamo usato noi?
wb: Noi avevamo le Apc. E poi hai anche…
ag: Cosa vuol dire Apc?
wb: Automatic Pistol Cartridge, cartuccia per pistola automatica. E sei stato molto bravo anche con la .45 auto. Quella è la pistola dell’esercito. Lo è stata per ottant’anni, finché…
ag: È quella che rinculava molto?
wb: No, non ha molto rinculo. L’unica che rincula è la .357 magnum, quella a canna corta. Wes l’ha comprata… a un ottimo prezzo, 225 dollari.
ag: Quanto costa la Apc?
wb: Cosa?
ag: Sembra un’arma più costosa?
wb: La Ruger?
ag: Quella a canna lunga.
wb: Canna lunga, sette pollici e mezzo, vediamo, costa, credo… Ha due cilindri, così posso usare sia le cartucce long Colt sia le Apc: un’ottima caratteristica.
ag: Due cilindri separati e intercambiabili?
wb: Be’, devo solo… sì, è lo stesso calibro, ma la forma delle cartucce è diversa, quindi ho due cilindri differenti. Penso che quella, nuova, nuova di zecca come la mia, costi circa trecento dollari.
ag: Mh-mh. Be’, quella è la mia pistola. Un po’ grossa, però, per portarsela in giro a New York.
wb: Be’, non è una pistola tascabile. Io ne ho una, dovrei averla qui da qualche parte. .25.
ag: Io non ne voglio una… Sono sicuro che ucciderei qualcuno… Voglio dire, è questo il motivo per cui non ce l’ho [perché ho un tremendo istinto omicida?].
wb: [Ride.] Be’, io anche. Ti faccio vedere…
ag: È che non mi fiderei di me stesso, se avessi uno di quei mostri. [Canta] Brought out my hairy monster, da dum da dut da du. Brought out my hairy monster. La conosci questa canzone?
[Interruzione.]
ag: Eh? Ah, è quella a cui hai appena cambiato l’impugnatura, le hai messo un’impugnatura di gomma.
wb: Sì. È una cinque colpi.
ag: Com’è che si chiama, qual è il nome?
wb: È prodotta dalla Taurus.
ag: Taurus, giusto, le fanno in Brasile o giù di lì.
wb: Colt e Smith & Wesson ne fanno una identica.
ag: Ok.
wb: Questa è la classica calibro 25 dello sbirro fuori servizio.
ag: Ha un aspetto fantastico… sembra molto maneggevole. Molto seria, anche.
wb: [Rapidamente, tra sé e sé] Uno, due, tre, quattro, cinque, ok… uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette più uno nella camera di scoppio che fa otto. E un altro qui in fondo, nove.
ag: Uh, è carica?
wb: Sì, è carica.
ag: Ha una sicura?
wb: Cosa? Sì. C’è la sicura. Dovrei tirare giù questo.
ag: Be’, cerca solo di non puntarla contro la mia vecchia carcassa. [Ride.]
wb: [Click] Lo vedi? Questo significa che è pronta a far fuoco.
ag: [Impaurito] Woaohhh…
wb: Non devo far altro che alzare il grilletto e sparare.
ag: Magari no, dai.
wb: [Click] Ecco la… senti com’è leggera. È carica, ricordatelo, ma non è che parta per conto suo.
ag: Mh-mh. È una pistola molto piccola, vero?
wb: Sì.
ag: E ha sette pallottole.
wb: No, nove.
ag: Nove. Beretta.
wb: Sì.
ag: Chi le usa, queste?
wb: Mmh. Chiunque voglia avere con sé un’arma molto piccola, facile da nascondere. Ma non ha neanche lontanamente la potenza di una .45, ovvio, è una .25.
ag: Ma è abbastanza potente da ucciderti.
wb: Che cosa?
ag: Il colpo giusto ti ucciderebbe.
wb: Dipende dalla posizione. Sì. In testa o al cuore. Oh, sì, un sacco di gente resta uccisa con la .25.
ag: Pesa appena un po’ di più della .22, la Beretta.
wb: Sì.
ag: Nera, nera e compatta.
[Interruzione.]
ag: Qui in città hanno proiettato Il pasto nudo, all’Opera House. C’era il tutto esaurito, ha detto Bill. La gente sembra averlo apprezzato… ha avuto una buona recensione. Anche se il critico non sapeva bene come prenderlo. Ha scritto cose un po’ banali.
[Interruzione.]
ag: … dice il critico? Non ricordo… stupido, confuso.
[Interruzione.]
ag: … morto dieci anni fa e continuano a pubblicizzarlo come se fosse ancora vivo…
wb: Era scappata dall’Fbi.
ag: [Sei mai stato] in contatto diretto con lui?
wb: No, non…
ag: Così ho chiesto a questo ragazzo [David Greenberg]… molto interessante… di fare una lista di tutti i gruppi musicali che erano stati influenzati dalle tue opere.
William nel negozio di armi/banco dei pegni
Lawrence, Kansas, 18 marzo 1992
wb: Oh. Ottimo.
michael: È per questo che hai nominato i Ministry?
ag: Sì. Quindi era… dice che ci sono due tipologie. Alcuni sono colti e consapevoli, e altri sono stati influenzati indirettamente. Per quanto riguarda i cut-up, sia tuoi che di Cage, alcune cose di Dylan, dei Jefferson Airplane e, molto precocemente, dei Grateful Dead. Poi, tra i proto-punk: Lou Reed, Patti Smith, Jim Carroll, Steely Dan, Frank Zappa.
wb: Sì.
ag: Tra i punk degli anni settanta e ottanta, invece: Richard Hell, i Clash, Lydia Lunch, Chris Stein dei Blondie. Per quanto riguarda post-punk e new wave: Sonic Youth, Butthole Surfers, Laurie Anderson, Hüsker Dü, e Bob Mould, che veniva da quel gruppo, Nick Cave e Diamanda Galás. Questi sono quelli che ricordo… chi è Diamanda Galás? La conosci?
michael: È la cantante che fa quegli acuti quasi operistici… John Giorno la mette nei suoi album.
ag: Suono. Performance. Ci sono anche i Cabaret Voltaire, i Throbbing Gristle, con cui ha cominciato Genesis [P-Orridge], che poi ha fondato gli Psychic TV…
wb: Quindi, Genesis.
ag: Sì. E gli Swans, inglesi [(sic) americani]. Poi Tom Waits, i Soft Boys. Li conosci? Hanno fatto un cut-up tra The Soft Machine [La macchina morbida] e The Wild Boys [I ragazzi selvaggi] ed è venuto fuori Soft Boys. Un tipo che si chiama Robyn Hitchcock. E la band Nova Express. I Cure. Qui siamo in Inghilterra. Gli Smiths. Li hai mai sentiti nominare?
wb: No.
ag: Poi, tra i punk e i post-punk, Siouxsie and the Banshees. Per certi versi i Sex Pistols, i Fugazi, i Cop Shoot Cop del «desolato bar Fugazzi», nel Lower East Side [ride]… nome del gruppo… Bongwater, questa è la band di Kramer.
wb: Non li conosco.
ag: Madonna, per certi versi.
wb: Sì.
ag: Bad Religion e Transylvania, sono del New Jersey. E dall’Inghilterra, Throbbing Gristle e Cabaret Voltaire.
wb: Questi li ho già sentiti.
ag: Poi, in Germania, Einstürzende Neubauten. Nick Cave. E, di recente, i Ministry, lo conosci questo nome?
wb: Oh, sì.
ag: Chi sono i Ministry?
michael: Mi pare siano in tre, e lui [il cantante, Al Jourgensen] fa queste urla martellanti… in effetti potevo…
ag: È roba recente, industrial.
michael: Sì, sì, post…
ag: Poi i Consolidated, li conosci? Un gruppo che si chiama Consolidated.
michael: No.
ag: I Nine Inch Nails, e infine, per certi versi, anche gli U2. È notevole…
wb: Sì, un elenco notevole.
michael: I Nine Inch Nails sono grandiosi.
ag: Conosci i Sonic Youth?
michael: Se ce l’ho?
ag: Li conosci?
michael: Mmh.
ag: Thurston Moore e Lee Ranaldo dei Sonic Youth vogliono produrre un mio disco, chiedendo a molti di questi gruppi, alle band più innovative, di scrivere musica per le mie poesie. E questo ragazzo si sta occupando di tutta l’organizzazione.
wes: Lo farai?
ag: Sì.
michael: Perché James potrebbe dirti un bel po’ di cose su… hanno tentato di contattare William varie volte.
ag: I Sonic Youth?
michael: Mh-mh.
ag: Be’, sono importanti, Bill, ne vale la pena. Ma io comincerò solo adesso a collaborare con loro, perché finora li ho solo incontrati e ho lavorato un po’ con…
sl: Sono molto intensi.
wb: Bravi?
ag: Molto bravi e molto popolari. Molto intelligenti. Lee Ranaldo mi ha dato un plico di sue poesie, e ho incontrato Thurston Moore a St. Mark’s, al grande reading dei beatnik.
michael: Che aspetto ha?
ag: Un tipo alto, robusto, dall’aria giovane.
michael: Quanti anni avrà adesso? Una trentina?
ag: A me è sembrato un ventenne.
wb: Il nome viene da quel Thurston…
ag: No, si chiama Thurston Moore.
wb: Thurston è un mago molto famoso. È quello che ha fatto sparire un elefante… Era molto in gamba. Un grande illusionista.
ag: Hai mai incontrato i Sonic Youth?
wb: No.
ag: Sono sui dischi di Giorno e su quello di Willner, il tuo disco di Willner.
wb: Però ho visto Thurston che faceva scomparire l’elefante.
[Michael ride.]
ag: Quando?
wb: Millenovecento… alla fine degli anni venti. Sono andato a un suo spettacolo. Era famoso…
ag: In che città?
wb: St. Louis.
ag: Ah ah.
wb: Ho visto anche Houdini.
ag: Hai visto Houdini! Sempre a St. Louis?
wb: Sì.
ag: Ma in che… in un grande teatro?
wb: Piuttosto grande, sì.
ag: Era pieno?
wb: Certo che era pieno, ovvio. Sia Houdini che Thurston facevano il tutto esaurito ovunque andassero.
ag: Ah ah.
wb: Ovvio.
sl: Mi chiedevo perché, quando sono arrivato, stessi nominando i Ministry.
ag: Una settimana fa gli avevo chiesto [a David Greenberg] di dare un’occhiata in giro e scoprire quali gruppi musicali fossero stati influenzati da Bill, direttamente o indirettamente, e… perché lui era informatissimo su tutte queste band. Frequenta Lee Ranaldo e altra gente del giro dei Sonic Youth. In effetti, è un ragazzo molto intelligente: è un bravo poeta e gestisce il reading della domenica pomeriggio alla Cbgb Gallery.
sl: Gallery?
ag: Sì, hanno una galleria proprio accanto al Cbgb’s.
sl: Una galleria d’arte?
ag: Ospitano mostre e performance, parecchia poesia. Io sono già stato lì per un reading e [David] ha già organizzato altre letture con Huncke e l’amico di Huncke, Peter [Orlovsky], Eliot Katz e Lee Ranaldo, ed è davvero un portento.
michael: È fantastico.
ag: Sì, davvero.
Nastro 8, lato A
1 Act Up (Aids Coalition to Unleash Power) è un’organizzazione ad azione diretta per la lotta contro l’Aids e la discriminazione sociale delle persone sieropositive, fondata nel 1987 presso il Lesbian and Gay Community Services Center di New York. [N.d.R.].