Nastro 9, lato A

21 marzo 1992. Alle 12.45. Guardando Il pasto nudo al Liberty Hall. Allen e William fanno commenti durante il film. Dopo la proiezione si discute su personaggi, attori e snodi della trama. Mailer è un doppiogiochista.

ag: Ornette Coleman e la London Philarmonic. Lo stile dei titoli di testa è un po’ astratto, non organico come la tua pittura. Moderno, suppongo, minimalista… «Basato sul libro di William Burroughs.» Applauso. Diretto da David Cronenberg. «Evviva! Bravo» dice Bill.

wb: Evviva.

ag: Evviva per «Nothing is true; everything is permitted, Hassan-i Sabbah». [«Niente è vero, tutto è permesso, Hassan-i Sabbah».] Da dove viene, «The Mark Inside»? [«Il Micco Interiore».]

wb: È mio.

ag: Sì, ma intendevo: che libro è?

wb: Pasto nudo.

ag: [Al registratore] Era l’epigrafe del libro…

wb: «Il Bifo».

ag: Ah, sì, il capitolo del Bifo.

[Sonoro del film: «Lo sterminatore».]

ag: Ma lo dice senza battere ciglio, «lo sterminatore». Mentre nel libro c’è un punto esclamativo: Sterminatore! si legge all’inizio.

wb: Ti fai sentire. [William ha lavorato come sterminatore – o disinfestatore – a Chicago. Il titolo del libro ispirato a quella esperienza, Sterminatore!, corrisponde al grido che l’addetto alla disinfestazione lanciava nei palazzi per avvisare i residenti del «servizio».]

ag: Sì, se vuoi che ti sentano, devi strillare. Hai già visto questa versione, il montaggio definitivo?

wb: Sì, certo.

[Sonoro del film: «Mi stai chiedendo di sputarti in faccia? È questo che vuoi?».]

ag: Questa è la fine del libro, subito… C’è quel personaggio, Martin, [ride] che fuma. Sono veramente così smidollato, io?

wb: Be’, non saprei.

ag: Coraggio, ammettilo, mi consideri uno smidollato. Ha la faccia butterata! [Riferito al personaggio di Kerouac.]

[Sonoro del film: «È il sacrilegio… il sacrilegio».]

ag: «Hanno rubato la mia polvere per scarafaggi, qualcuno mi vuole incastrare»: questa è un’invenzione di Cronenberg.

wb: Sì, certo.

ag: Tu però l’avresti detto con un tono vagamente divertito, non in modo così serio…

wb: Dobbiamo limitarci a quello che vediamo.

ag: Il sax soprano mi ha strappato un sorriso, Coleman era piuttosto bravo, il suono… Hai notato la parete con il rivestimento di metallo?

wb: Mh-mh.

ag: Qui il dialogo è tuo, me lo ricordo, è il primo capitolo.

[Segue un lungo tratto di nastro non registrato. La registrazione riprende in macchina, sulla via del ritorno dopo la proiezione.]

jg: … vederlo per la seconda volta…

michael: L’ho trovato più comprensibile, perché la prima volta ero confuso per via della trama. Stavolta, invece, sono riuscito a seguire meglio.

wb: Sì, è comprensibile.

michael: È una storia lineare.

wb: Sì, assolutamente.

michael: Mi era sembrato molto sconclusionato…

ag: Più lineare, sì, ma continuo a non capire bene… Ormai l’ho visto tre volte…

michael: Sono felice di aver avuto l’opportunità di rivederlo, al cinema.

wb: Anch’io…

michael: Non penso che su un televisore farebbe lo stesso effetto. Sarebbe molto più piccolo.

wb: No, io volevo vederlo così.

ag: L’avevi già visto così, Bill? In un cinema?

wb: Sì, certo.

ag: Ah, ok.

jg: In questo stesso cinema, a novembre. Una proiezione privata, prima che il film venisse distribuito.

wb: Stesso posto, sì.

ag: Quindi migliora… dicevi che migliora vedendolo una seconda volta.

wb: Sì.

ag: Quali elementi ti sono sembrati più chiari?

wb: Be’, in generale, il fatto che tutto sia collegato.

ag: Sì, certo, ogni volta che [il protagonista] prende la carne nera le macchine per scrivere si trasformano in scarafaggi.

[Risate.]

ag: E cominciano a parlargli [ride]. E a dirgli che cosa deve fare. Però, ti ricordi? Inizialmente è Benway a dargli la carne nera. Eppure l’allucinazione cominciava prima della carne nera…

jg: Con la polvere per gli scarafaggi.

ag: Con la polvere per gli scarafaggi, ma senza neanche averla presa. Perché quando lo arrestano lui non l’ha presa, giusto?

michael: Sì che l’ha presa, per la prima volta in assoluto, gliel’ha data Joan.

ag: Sì, quindi probabilmente era già fuori di testa all’inizio. O comunque l’allucinazione è cominciata quasi subito, con la polvere, e la comparsa dello scarafaggio gigante che gli ha chiesto di essere nutrito, senza che lui fosse sballato. Il virus dello scarafaggio-macchina per scrivere che chiedeva di essere nutrito…

jg: «Strofinala sulle mie labbra.»

ag: … la sostanza.

jg: … Be’, la prima volta a me è sembrato… mi ha colpito che alla fine lui venga cooptato. Recupera la sua [macchina per scrivere] Clark Nova, che è stata torturata ed è in punto di morte, e le ultime parole di Clark Nova per lui sono: «Ricorda solo questo, tutti gli agenti disertano e tutti gli oppositori si vendono».

wb: Sì, giusto.

jg: Così, quando finalmente raggiunge l’obiettivo di tutta la routine, cioè trovare Benway e – hai presente? – prova a indagare, viene cooptato da Benway, ma in realtà hanno tentato di cooptarlo per tutto il tempo.

ag: Lo so, ma era… Clark Nova che sembrava appartenere alla Cia, no… era la Cia o era la macchina per scrivere Moscibecco che parlava della Cia?

jg: La macchina per scrivere Moscibecco, diceva… [Risate.]

michael: Moscibecco.

ag: La macchina per scrivere Moscibecco. Quindi, da un lato è la Cia a ingaggiare Lee perché si avvicini a Benway, si infiltri nell’Interzona Incorporati e scopra chi ne è a capo, e poi salta fuori che è proprio Benway, il capo. E Benway lo incarica di andare ad Annexia.

jg: Sì, vuole che lui…

ag: Devo dire però che fin dall’inizio ci sono rimasto un po’ male che Benway non si riveli il capo della Cia.

jg: Sì.

ag: Perché sarebbe stata una mossa ovvia.

jg: Secondo me…

ag: Non ci hai mai pensato, Bill?

wb: A che cosa?

ag: Riguardo al film, che Benway sarebbe stato perfetto come capo della Cia?

wb: Come minimo dovrebbe essere un triplogiochista.

ag: Sì. Be’, un doppiogiochista è Mailer, perché si è infiltrato nella Cia con l’immaginazione e allo stesso tempo non l’ha distrutta, scoprendo che è umana, niente di più.

jg: In effetti, ha avuto un’onorificenza e ha parlato a un’assemblea interna dei membri della Cia.

ag: Sul serio?

jg: Sì, ci è andato un paio di mesi fa; erano tutti presenti, e lui ha davvero incontrato quella gente e sentito la loro opinione.

wb: E qual era la loro opinione?

ag: Dov’è che l’hai letto?

jg: Un articolone sul New York Times.

ag: Davvero? Oh, me lo sono perso.

wb: Certo… Vorrei averlo… Ce l’hai ancora? Perché a un certo punto è sparito…

jg: Te l’ho dato; è da qualche parte, a casa di William.

ag: Oh, proviamo a cercarlo. Voglio leggerlo. Me lo sono perso, sul [New York] Times.

wb: Era interessante, ed è sparito quando io… certe cose dovrebbero essere…

jg: Norman ha mandato a Bill un biglietto molto gentile, dicendo che era dispiaciuto di non poter… sapeva dell’invito a venire e a scrivere qualcosa con William, e rimpiangeva di non poterlo fare per via del troppo lavoro.

ag: Di che cosa si tratta?

jg: Be’, faceva parte di una rosa di persone, sai, un gruppo molto ristretto che avremmo voluto avere qui per questa specie di progetto.

ag: Oh, volevate che venisse e dialogasse con Bill.

jg: Sì, che facesse un pezzo sul film. Ed era una bella idea ma penso che…

wb: Non credo che lo farà.

jg: Io nemmeno.

ag: Be’, non si può mai dire, fa un sacco di cose interessanti.

jg: Il biglietto era molto gentile, diceva…

wb: Un biglietto molto gentile, sì.

jg: Dice: «Faremo senz’altro qualcosa insieme prima che ci mettano sotto sale». [Risate.]

wb: Sì, un biglietto gentile.

ag: L’ultima volta che l’ho visto ha detto: «Ci vediamo troppo poco. Dovremmo uscire qualche volta». In tanti anni non era mai successo. Lo vedrò alla festa del Pen Club, a fine mese, o ai primi di aprile, credo.

jg: Penso che alla fine, quando Fadela si straccia la maschera e viene fuori che è Benway, e Roy Scheider [l’attore che interpreta Benway] fa quel discorso…

ag: Sì, il discorso finale è un po’ affettato…

jg: Per quanto mi riguarda, ho la sensazione che… lo vedo… quella è la scena che a me… Non critico David Cronenberg per non aver fatto il film in un… Non penso che avrebbe dovuto farlo in modo diverso da come ha scelto di fare…

wb: No.

jg: Ma quando Benway, alla fine, fa quel discorso sopra le righe, be’, per me quello corrisponde di più al sapore del romanzo. «Oh, questa storiella di Fadela, ah ah… la vecchia Fadela dev’essere rispettata.»

ag: Già, no, le parole vanno bene. È la recitazione che a volte manca di quell’energia da whiskey di contrabbando [ride].

jg: Se ci pensi, è buffo. Immagina cosa sarebbe successo se Peter Weller [l’attore che impersona Bill Lee], invece di interpretare in modo impassibile la scena del buco del culo parlante e la parte in cui dice: «Ma una vecchia e saggia Checca, Bobo, si chiamava così», se invece di dirlo in modo impassibile avesse davvero calcato la mano…

ag: No, non parlo di calcare la mano, no, no, di energia, piuttosto.

jg: Sì, ma, voglio dire, se fosse stata una cosa isterica, per attirare l’attenzione, sarebbe stato Ken Russell.

ag: Non è detto… sai, io avevo letto quel pezzo ai miei studenti prima… quattro giorni prima, senza sapere che fosse stato inserito nel film, ed era divertente, pieno di umorismo, di un umorismo dissacrante. In questo modo non si coglie l’umorismo dissacrante della voce. Non deve essere gay o queer o chissà che altro.

jg: No, è diverso… diverso…

ag: Ma in particolare non ho apprezzato per niente la mancanza di verve del «Mercato» letto da Martin.

jg: Sì, «Il mercato», quando lui legge…

ag: [Oh, lo trovo insopportabile.] L’ha interpretato senza un briciolo di colore nella voce.

jg: Sai chi aveva qualche battuta grandiosa, recitata… interpretata benissimo? Ian Holm.

ag: Chi è?

jg: È Frost, Tom Frost.

ag: Giusto. Sì, sì.

jg: Quando è per strada e la macchina per scrivere si schianta ai suoi piedi, e lui dice: «È la mia povera Mujahideen, per Dio!». [Risate.]

wb: Oddio [un po’ distante]. Oh, ecco i miei poveri gatti… venite, via dalla porta… ecco la mia Calico.

jg: Così adesso hai visto Il pasto nudo, Udo.

udo: Già, sono molto contento…

ag: Un bel modo di vederlo… sarà in Europa.

udo: In Europa uscirà il giorno della mia partenza di qui. Il 21… 24.

jg: In Germania.

udo: Sì, anche in Germania e in Svizzera. Credo sarà…

jg: Lo scorso fine settimana, a Parigi, ha esordito benissimo.

ag: Davvero? E quanto ha fatto di incassi?

jg: Non so come sia andata questa settimana ma [il weekend] è stato un trionfo, sai, erano tutti molto ansiosi di vederlo… Grazie per essere venuti al cinema.

ag: Oh, sì, be’, è stato interessante. Ho capito molte cose in più, ma continua a sembrarmi un po’, non so… un po’ pacchiano, per certi versi.

jg: Sai, mentre lo guardavo mi veniva da pensare che, in un certo senso, David ha preso William alla lettera su un paio di cose che…

ag: Lo cita di continuo, parafrasandolo e frammentandolo.

jg: Nella sua introduzione a Pasto nudo, William ha scritto: «Mi sono risvegliato dalla Malattia a quarantacinque anni. Non ricordavo di aver scritto questo libro».

ag: Giusto.

jg: Ma era una specie di finzione. William ricordava di aver scritto il libro; era una cosa così. Poi, naturalmente, nell’introduzione a Queer dice: «Sono obbligato a giungere alla terrificante conclusione che senza la morte di Joan non sarei mai diventato uno scrittore». David [Cronenberg] ha preso alla lettera un paio di cose come queste, e anche altre.

ag: Sì, e le mette insieme come un puzzle.

jg: Esatto.

wb: Sì, quella era una finzione.

jg: Ti ricordi di aver scritto Pasto nudo, vero?

wb: Certo. No, parlo di diversi tipi di memoria.

jg: Allen, hai mai visto la dichiarazione di nove pagine che William ha scritto come introduzione al libro di Ira, più alcune pagine di domande e risposte?

ag: L’ha usata poi? Ira mi ha mandato l’intervista.

jg: Che io e William abbiamo fatto per la stampa.

ag: Sì.

jg: Perché lì William parla di Kiki, dice: il vero Kiki…

ag: Non era così effeminato…

jg: …non era orgoglioso di aiutarmi a essere uno scrittore, era solo…

ag: Un amico.

wb: Io non ero uno scrittore. Be’, ero uno scrittore ma…

jg: Certo che lo eri.

ag: Avevi già pubblicato un libro, Bill, dopotutto.

udo: Mi stavo chiedendo dove fosse la cosa, l’omicidio di Joan…

[Il microfono viene urtato, l’ultima parte del commento di Udo è poco chiara.]

jg: L’omicidio di Joan? Penso che David, semplicemente, non abbia saputo resistere.

ag: Ma due volte.

jg: Quando ha preso in considerazione la vita e il libro [Pasto nudo] e tutti gli altri libri [di William], probabilmente non ha saputo resistere alla tentazione di affrontare l’argomento in qualche modo, è una specie di metaevento.

ag: Ma due volte mi sembra un po’ troppo. Distoglie l’attenzione dalle posizioni di fondo, dalla struttura e dall’immaginazione, per spostarla su Bill come persona. E sulla biografia di Bill, invece che sulla struttura fantastica, sebbene… Così diventa una specie di storia psicologica di Burroughs o di William Lee, invece che un’affabulazione di William Lee. In questo senso mi è sembrato un po’ indiscreto. Lo stesso… Mi è sembrato un po’ indiscreto anche su Paul Bowles.

jg: Erano molto… Devo dire che Jeremy e Hercules, in privato, erano piuttosto in ansia al riguardo… quando hanno ricevuto la prima stesura, che è molto simile al film, erano piuttosto in ansia rispetto alla possibile reazione di Paul, con cui avevano appena lavorato su quel…

ag: Be’, conoscono Paul, e a quanto pare erano… Hai presente il libro su Tangeri che ho portato qui? Hai già dato un’occhiata?

jg: Non l’ho ancora visto.

ag: Eccolo. C’è parecchia roba su Cherifa al mercato, su anni di appassionata ambivalenza.

jg: Chi lo dice?

ag: Intendo quel genere di… è la sua ambivalenza, l’ambivalenza di Jane Bowles è indicata in modo molto chiaro lì. Ed è descritta con dovizia di particolari, di capitolo in capitolo. E la sua orripilante degenerazione in una forma di paralisi, una paralisi psicologica seguita dalla paralisi fisica. E tutta la faccenda di trovare l’oggetto sciamanico nella pianta, il pacchettino [con il sangue, i peli pubici e le unghie di Joan Frost] nascosto in casa, nella pianta. È tutto qui. Sembra che sia stato Ahmed Yacoubi [pittore amante di Paul Bowles] a trovarlo. Lo sapevi?

jg: Me lo ricordo.

ag: La sai, Bill, la storia che Cherifa aveva infilato nelle piante dei pacchettini velenosi, dai poteri magici?

wb: Se la so? A Tangeri la sapevano tutti.

ag: Sì. E a quanto pare è stato Ahmed Jacobi a scoprirlo.

wb: Be’, uh…

ag: Che li ha trovati, secondo questo libro.

wb: Be’, sì… questo è discutibile. C’è l’altro libro, quello di [Michelle] Green. Non l’hai letto il libro di [Michelle] Green?

ag: È in questo libro qui.

wb: Michael?

michael: Dimmi.

wb: Hai il libro di [Michelle] Green? [Un sogno ai confini del mondo. Paul Bowles e i rinnegati di Tangeri, Serra e Riva, Milano 1992.]

jg: Che cosa, il [titolo poco chiaro]?

michael: Dovremmo averlo, sì.

wb: Penso che ce l’abbiate.

ag: Vorrei dare un’occhiata e capire l’origine.

wb: A me è piaciuto. L’ho trovato divertentissimo e…

jg: Mi piacerebbe averne una copia.

ag: Puoi averlo molto facilmente. All’interno si parla di Burroughs.

jg: Be’, abbiamo concesso l’autorizzazione per…

wb: È considerato il migliore, ed è tutto incentrato su Paul e Jane Bowles, dall’inizio alla fine.

ag: In gran parte, sì, ma c’è di più di questo. È una lunga storia di Tangeri. Comincia…

wb: No, io sto parlando del libro di [Michelle] Green.

ag: Oh, be’, qui c’è tutto su Tangeri dai tempi dei tempi…

wb: Oh, be’, certo, questo aveva un sacco di altre cose.

[Lunga pausa nella conversazione.]

ag: Bene. Congratulazioni Bill, in realtà non è niente male, un’opera immaginifica, geniale.

wb: Sì, è vero.

ag: Approdare al grande schermo col buco del culo parlante. Non è un’impresa da poco. E diventerà di sicuro un film di culto, che la gente vorrà andare a vedere. Ma io non ho visto molti film. Sono tanti i film così folli e bizzarri?

wb: Brazil era decisamente folle e bizzarro.

jg: Ci sono tanti film. Punto.

ag: Ma la combinazione di droga, omosessualità… buona prosa…

jg: No. Questo è insolito.

ag: Ed è questo che colpisce. [Francesco] Clemente l’ha trovato un po’ pacchiano.

wb: «Pacchiano» non mi sembra la parola più adatta, che cosa intende lui per «pacchiano»?

ag: Un po’ esagerato, o troppo pittoresco, non abbastanza ordinario; nel libro c’è una certa ordinarietà.

wb: Be’, ricordati che in un film non si può usare più di un minuscolo frammento di un romanzo.

ag: Mi piace quello che hai detto in proposito: «Che cosa hanno fatto al mio romanzo? Niente, non gli hanno fatto niente. È ancora lì, sullo scaffale, per chi lo vorrà leggere». Chi stavi citando? Steinbeck?

jg: [Raymond] Chandler. Nell’introduzione al libro di Ira: «Come si sente, signor Chandler, rispetto a quello che hanno fatto al suo romanzo?».

wb: Non è questo il punto; sono due media diversi.