Nastro 9, lato B

21 marzo 1992. James ricorda la genesi del film. Il personaggio di Allen nel film Heart Beat. Come William è diventato pittore. Corso nel Padrino, parte iii. L’esorcista (film). La storia e il personaggio dello Spirito del Male. Brion Gysin. Il diavolo nel corpo.

jg: Be’, William, la strada per arrivare a questo film è stata molto lunga.

wb: Vero?

jg: Prova a pensare. Quando tu e David vi siete incontrati a New York era il 1984.

wb: Sì, l’ho incontrato a New York il giorno del mio compleanno.

jg: Nell’estate dell’84, proprio a questo telefono, ho ricevuto la chiamata di Jeremy Thomas, che mi ha sottoposto i termini contrattuali di massima per un’opzione, e io in sostanza io ho dato l’ok.

wb: Sì.

jg: Ed è più o meno quello il periodo in cui ci siamo visti con Andrew Wylie, e Andrew ci ha dato una mano a regolare tutto. Nel gennaio del 1985 siamo andati a Tangeri con Jeremy, Hercules [Bellville] e David.

ag: Così tanto tempo fa?

jg: Sì.

wb: Proprio così.

jg: Poi David è venuto qui, sarà stato nel febbraio dell’86, vero Michael? Per il compleanno di William?

michael: ’86?

jg: Sì, l’hai incontrato il giorno del compleanno, no?

michael: O era l’87?

jg: Forse l’87. In ogni caso, la prima stesura della sceneggiatura l’ha mandata a dicembre dell’89. L’ha finita allora. E la prima stesura è molto vicina a quello che si vede sullo schermo.

ag: Chi l’ha scritta?

jg: David. David si è scritto la sceneggiatura e tutte le revisioni. Dopo il viaggio a Tangeri gli ho mandato una copia delle lettere a Ginsberg, lo conosci il libro.

ag: Da dove ha preso le informazioni sul mio rapporto con Jack, dalla biografia?

jg: Be’, ha letto la biografia di Ted [Morgan], certo. Lo so perché il fatto che il bicchiere d’acqua che rotolava a terra non fosse stato colpito dalla pallottola è un particolare tratto dalla testimonianza di Eddie Woods sull’omicidio.

ag: Eddie Woods è morto ad Amsterdam?

jg: Era un altro Eddie Woods.

ag: Bill diceva che ha rivisto qualcuno di… il proprietario della casa in cui è successo.

jg: John Healey.

ag: John Healey.

jg: Te lo ricordi? Era il barista del Bounty.

ag: No, non lo conoscevo.

jg: Era seduto proprio qui, dove sono io adesso… Be’, Allen, mi vengono in mente due personaggi cinematografici basati, almeno vagamente, sulla tua storia personale. Questo, in Pasto nudo, e quello di Heart Beat, il ruolo interpretato da Ray Sharkey.1

ag: Sì.

jg: Che ricordo…

ag: Sono entrambi degli smidollati! La caratterizzazione leggendaria con cui passerò alla storia è quella dello smidollato! Har har har!

jg: Ricordo che nel ’78, con William, siamo andati a Los Angeles per scrivere un pezzo su quel film.

ag: Quale? Heart Beat, sì.

jg: A un certo punto mi è giunta voce che dopo aver letto la sceneggiatura eri così disgustato dal personaggio di Ginsberg che hai chiesto loro di non usare il tuo nome…

ag: Non dal mio personaggio, ma da tutto quanto. In particolare, la battuta su cui ho avuto da ridire era: «Cameriere, ho uno stronzo nella minestra».

jg: Giusto.

michael: Non l’ho mai visto, il film.

jg: Oh, non è male.

michael: Ce l’abbiamo?

jg: Si può noleggiare. «Cameriere, ho uno stronzo nella minestra.»

ag: Be’, mi è sembrata tremenda. Non volevo avere niente a che fare con quel genere di cose commerciali, tutto qui. Volevo essere puro come neve sospinta dal vento. E loro mi hanno offerto ventimila dollari.

jg: Per usare il tuo nome?

ag: Certo. E io ho detto: «Assolutamente no».

jg: Hai fatto bene. E lo sai qual è la cosa peggiore del film?

ag: Che cosa?

jg: È basato sui racconti di Carolyn.

ag: Sai, si sono comprati il suo libro a poco per poter sfruttare Kerouac.

jg: Lo so. Lo so. Ma il problema è…

ag: Cioè, per sfruttare il nome di Neal e quello di Jack.

jg: Lo so, ma il problema è che la storia che racconta lei, e non ho niente contro Carolyn, la storia che racconta, e lo si vede bene adesso che è uscito il libro vero e proprio, è l’idea che… sai, il lato femminile della Beat generation. C’è lei che tira su i bambini, cucina, fa le pulizie, cerca di vivere una vita decorosa e porta avanti i suoi bizzarri esperimenti sessuali. E intanto Neal muore e poi muore Jack e lei esce e accende l’irrigatore del prato, e quella è l’ultima scena. Ed è tutto incentrato sulla sopravvivenza; tutti quei poeti matti finiscono male.

michael: Be’, è un aspetto della faccenda.

jg: Sì, lo è. Joyce Johnson lo ha affrontato molto bene nei suoi due libri.

wb: Mi è sembrato ci fossero dei bravi attori.

ag: In questo film, vuoi dire.

wb: No, sto parlando di Heart Beat.

ag: Sul serio?

wb: Il ritratto di Neal l’ho trovato fantastico.

jg: Nick Nolte.

wb: Nick Nolte era pazzesco. Ho pranzato con questa gente ed era come avere Neal lì, seduto accanto a me. Che profondità. Non è lo stesso, invece, per Kerouac.

jg: Sì, ma la mezza pinta di whiskey che Nick tira fuori dalla scarpa e beve durante il pranzo era più una cosa da Jack che da Neal.

ag: Sì. Be’, per come la vedo io…

wb: No, ma io avevo la sensazione che Neal fosse lì ogni volta che mi trovavo davanti Nick Nolte.

jg: E tu che ne pensi, Allen? Mi interessa.

ag: Be’, mi è sembrato che sia Neal sia Jack avessero un aspetto e un linguaggio migliore nella vita reale che in Heart Beat.

jg: Mh-mh. Non ne dubito.

ag: E mi pare che Nolte increspi le labbra abbastanza spesso… tradendo una specie di tormento interiore con un leggero movimento della bocca… be’, Neal controllava meglio il suo corpo, credo.

udo: A me Kerouac sembrava Philippe Mikriamos di Parigi.

ag: Ah uh.

wb: Quale?

ag: In Heart Beat.

wb: In Heart Beat. Be’, non credo di aver mai visto tutto il film, io e James siamo stati lì… L’unica cosa che posso dire è che Nick Nolte mi è sembrato molto convincente nella parte di Neal.

jg: Noleggiamolo. Vado a prenderlo e lo guardiamo.

ag: Tu l’hai visto?

jg: Guardiamolo adesso.

ag: Bill?

wb: No, non voglio vedere…

ag: No, intendevo: lo hai mai visto? Hai mai visto il film uscito nelle sale?

wb: Ne ho visti dei pezzi. Ma Kerouac è molto più… è una parte molto più difficile da interpretare rispetto a Neal. Più complessa, più…

ag: Sì. Il tizio che faceva Kerouac nel Pasto nudo non era molto… era proprio brutto. Con la faccia butterata e via dicendo.

wb: Grigio, l’aria slavata.

ag: Be’, per quanto riguarda me non mi posso lamentare. Ma Kerouac era di certo molto più attraente e si esprimeva decisamente meglio. Sai, ti serve un attore che parla in modo molto più elegante, e più attraente. Più attraente!

jg: Il tipo che interpreta Tom Frost, la parodia di Paul Bowles, a me sembra un attore davvero notevole.

ag: La recitazione è buona, anche se è più un uomo d’affari tracagnotto che l’esile… ma è un personaggio diverso. È un agente di un qualche tipo, capace di presentarsi con una pistola, e Bowles è…

wb: Anche quel pezzo in cui parla fuori sincrono.

ag: Quello era ottimo.

wb: Ottimo, sì.

ag: Desincronizzazione.

wb: Non me n’ero accorto la prima volta.

ag: Oh, è una delle cose migliori, delle più memorabili, credo, ma io ho già visto il film due volte.

wb: Sì, questa volta l’ho notato, geniale…

udo: Questo dettaglio l’ho notato. Ho perso molto del dialogo, vedendolo per la prima volta, ma lo vedrò di nuovo appena arrivo in Svizzera perché lo daranno alla fine… non vedo l’ora.

jg: È tutto un po’ biascicato, ci sono molte cose che io…

ag: La parte più biascicata è il buco del culo parlante. Senza conoscere il testo, dubito che la gente riesca a decifrare quel tono basso, monocorde: si perderanno qualche parola, le connessioni.

jg: È una scelta interessante, perché se guardi Queer e le routine di Pasto nudo

ag: Oh, è una scelta fantastica mettere…

jg: Voglio dire, l’idea di Peter [Weller, l’attore che impersona Bill Lee nel Pasto nudo] di interpretarlo in quel modo. Non posso proprio biasimarlo. Ma mi immagino sempre Bill Lee seduto al Bounty, che cerca di fare colpo su Allerton, arriva, si toglie gli occhiali da sole e dice: «Giornata dura allo studio, sai, sembra che riusciamo a scavare un pozzo». E poi hai presente la storia del vecchio petroliere che mette da parte le mappe e alza tutta la polvere… «Hai mai sentito dell’uomo che insegnò al suo culo a parlare?» Voglio dire, è un po’ come una chiacchiera da ciarlatano, un imbonitore… che getta un’esca…

ag: Comincia così.

wb: W.C. Fields, carnevalesco, carnevalesco.

ag: Oh, è una scelta fantastica mettere…

jg: [Con la voce di W.C. Fields] «Il buco del culo finì per parlare di continuo, giorno e notte. Potevi sentire l’uomo a isolati di distanza, che gli gridava di stare zitto. Provò persino a prenderlo a pugni…»

ag: Vuoi essere amato come tutti gli altri.

jg: È come se fossi sonnambulo…

ag: È monotono. Un po’ come se fosse sotto l’effetto dell’ipnosi in quell’altra…

jg: Esatto, è come se fosse stato programmato per dirlo.

ag: Mi pare che non gli abbiano dato abbastanza colore, perché avrebbe potuto essere davvero esilarante nel film. Di notte, mentre guidano tra apparizioni occasionali di…

wb: Quello è ottimo, la scena in movimento, con gli arabi sul ciglio della strada. È tipico di quando guidi a Tangeri, e passi accanto alle persone, e di tanto in tanto vedi anche un cammello.

jg: «Checca. Credo che non dimenticherò mai l’indicibile orrore che mi fece gelare il sangue nelle vene quando la malefica parola inaridì le mie orecchie vacillanti…»

wb: «Il mio cervello vacillante» mio caro.

jg: «Cervello vacillante. Checca, una malattia. Ce l’abbiamo nel sangue da generazioni. I Lee sono sempre stati dei pervertiti.» Voglio dire…

ag: Avrebbero potuto metterci un po’ più di colore…

jg: È un’altra cosa… ma altrimenti non sarebbe più stato Bill Lee, che è il protagonista della storia. Questo tipo è una specie di personaggio kafkiano, hai presente? Prigioniero in questo… senza saperlo. Vado a noleggiare Heart Beat nel caso vogliate guardarne qualche minuto. Anche solo per divertimento. Ho fatto un bel po’ di ricerche, soprattutto sulla faccenda di Città del Messico, non sull’omicidio, ma su tutto l’ambiente. E sono soprattutto affascinato dalla personalità di William come individuo reale. Preferirei un tipo di storia più vicina alla sua vita.

ag: A me interesserebbe di più vedere una delle opere di fantasia ma fatta bene. Più fedele… più fedele alla struttura [del libro].

jg: È quello che stiamo facendo con Gus [Van Sant] per I ragazzi selvaggi.

ag: Sarà interessante.

jg: Hai mai visto il mio trattamento per I ragazzi selvaggi?

ag: No.

jg: Ti dovrebbe piacere.

wb: Credo di sì. A me piace molto. È un Peter Pan, un Peter Pan queer.

ag: Come si chiama la sala dove siamo stati?

jg: Liberty Hall. Il direttore-proiezionista che ci ha aiutato è Jeff Johnston.

michael: È il direttore.

jg: Si occupa della parte cinematografica. Il proprietario è David Millstein, e il ragazzo che ci ha dato una mano è Tim Griffith. Ma Jeff Johnston è quello che ci è stato davvero d’aiuto, il cineasta che manda avanti la baracca.

udo: Come hai fatto ad avere la copia?

jg: Ho chiamato la Fox, e quando mi hanno detto che non avrebbero mai mai mai mai fatto uscire una versione video, ho detto, be’, posso capire, ma questa è un’occasione importante e mi è capitato di sentire che avete delle copie inutilizzate [ride], una sessantina. No, in realtà sono stato fortunato, non ho nessun merito. Ho avuto una botta di fortuna. È saltato fuori che l’assistente del responsabile della distribuzione, Angela, è una grande fan di William. Si è presa a cuore la cosa, personalmente. E io ho promesso di farle avere una copia del libro autografata. Lei mi ha accennato che le avrebbe fatto piacere e io le ho detto che l’avrebbe avuta, certo.

ag: Michael, com’è già che ti chiami? Mi faresti lo spelling?

michael: Di cognome, dici?

ag: Sì.

michael: e-m-e-r-t-o-n.

wb: Me… me.

jg: Michael Emerton, m-e.

michael: William, quel biglietto che mi hai scritto era così tenero. «Caro me» […] Caro me.

jg: Caro me. [Citando il film:] «È la mia povera Mujahideen, per Dio!»… Ian Holm non era niente male.

wb: Adoro quella scena. Avete visto Belli e dannati? Tu, Allen?

ag: Sì.

wb: Già. Mi piace molto la scena con… com’è che si chiama, Udo Kier con la lampada… il ballo con la lampada.

jg: «Sitting on a bullet, thinking of power.»

wb: Era fantastico.

ag: Assomigliava al tizio che c’è in questo film.

wb: Sì, è vero.

ag: Sono la stessa persona?

wb: No.

jg: A quale tizio in questo film?

ag: Il viscido…

jg: No, è diverso ma… Hans?

ag: Hans è un misto di Alan Ansen e Dutch Tony […] Quando vi siete conosciuti tu e Bill? In che anno?

jg: Io e William? L’ho incontrato… Ok, ho capito cosa intendi. Ho conosciuto te a New York, nel maggio del 1973 […] E con William ci siamo conosciuti a febbraio… il 12 o il 10 febbraio del 1974.

ag: È il giorno in cui sei venuto a trovarmi? E io poi ti ho mandato direttamente lì.

wb: Allora affittavo quel loft da Mike Balog.2 Enorme, una trentina di metri.

ag: Il loft.

wb: Il loft.

ag: Dov’è che era? Al 77 di Franklin Street o qualcosa del genere.

wb: No, no a Broadway.

jg: Al 452 di Broadway.

wb: 452 di Broadway, mio caro. Sotto casa c’era una specie di sordida caffetteria ebraica, che occupava tutto l’edificio.

ag: Quello me lo ricordo, non ricordavo dove fosse.

wb: Sai cos’è successo a Mike Balog? Si è suicidato, con un fucile .22, un’impresa tutt’altro che semplice. Ma lui ce l’ha fatta. A Los Angeles.

jg: A Los Angeles, due anni fa.

wb: L’ultima volta che l’abbiamo visto era in un loft davvero malridotto…

ag: Affittavate il loft da lui?

wb: Affittavamo il loft, sì.

ag: Il proprietario era lui, o…?

jg: Lui lo affittava a sua volta…

ag: Voi eravate in subaffitto.

jg: In realtà, lui lo subaffittava da Debbie.

ag: Sul serio?

jg: Debbie, che lavorava per Bob Rauschenberg. E lui frequentava quel Rauschenberg… Lafayette Street…

ag: Debbie…?

jg: Non ricordo il cognome. Ma ricordo che Debbie era la padrona di casa.

wb: L’ho incontrato da Bob Rauschenberg.

jg: La prima volta.

wb: Credo di sì.

jg: Questo nel ’65 con [David] Prentice e… Ma ricordo che era così deprimente, l’ultima volta che l’ho visto. Stava in una specie di loft di cemento in Lispenard Street, completamente buio, con l’acqua che colava lungo le pareti. C’erano delle strane sculture a cui stava cercando di lavorare, delle cose in metallo saldato, ma lui non era davvero capace di saldare. Era così solo. E stava diventando psicotico. Ricordo che una volta andavamo sempre all’Ocean Club, con lui e Ralston Purina.

wb: Sì.

ag: Davvero?

jg: Una volta l’ho riportato nel bunker, era fuori. Era così schizzato; gli bastava fumarsi una canna per diventare stranissimo. Innocuo, ma strano. Poi dopo… te lo ricordi.

wb: Qualcosa riguardo… oh, sì. Nel loft della Broadway lui faceva delle cose con del compensato rotto. Ed è quello che mi ha dato l’idea, in seguito, di sparare colpi di fucile attraverso il compensato. Non so come facesse. Li rompeva con dei martelli o qualcosa del genere. Ho detto, oddio, guarda come… sembrano città e oggetti.

ag: Mh-mh.

wb: Così ho sparato un colpo con un fucile attraverso un pezzo di compensato, l’ho guardato e ho detto, Gesù, questa è un’opera d’arte!

ag: Ah ah.

wb: Ed è così che ha avuto inizio la mia carriera di pittore, quindi, in un certo senso, devo la mia carriera di pittore a Mike Balog, che si è suicidato. L’ho saputo da Earl McGrath, sai, che cos’era successo al povero Mike Balog. Be’, sì, era… Non so che cosa gli sia accaduto dopo l’ultima volta che l’abbiamo visto.

jg: Si è trasferito a Los Angeles e non ci stava più con la testa e alla fine ha fatto quello che ha fatto.

wb: Era terribilmente autodistruttivo.

jg: Tantissimo, sì.

wb: Evidentemente.

jg: Be’, Allen, ti prometto che se Gus e io riusciamo ad avviare il nostro progetto sui Ragazzi selvaggi, e penso che ce la faremo, sarà…

ag: Voglio una parte.

jg: Puoi averla.

ag: Voglio essere il… che cosa voglio essere? Che cosa c’è nei Ragazzi selvaggi?

jg: Un sacco di personaggi.

wb: Io potrei interpretare… il colonnello.

jg: Tu faresti il colonnello? Ha una parte piuttosto importante.

ag: Dai una parte a Gregory, è sempre fantastico nei film. L’hai visto nel Padrino?

jg: Oh no, non l’ho visto, è il…

ag: Il padrino, parte iii.

jg: E lui fa parte del cast?

wb: No.

ag: L’hai visto, Bill?

wb: No, non ho visto il film.

ag: Gregory ha un cameo di un minuto, geniale.

wb: Che cosa fa?

jg: C’è una discussione durante un’assemblea del consiglio di amministrazione della Banca vaticana. E il padrino sta assumendo il controllo della banca. Ed è stato tutto concordato in anticipo, ma all’improvviso, in questo compassato consiglio d’amministrazione, in una specie di piccola cappella del Vaticano, un azionista ribelle, con i capelli brizzolati e abiti diversi da quelli degli altri azionisti, si alza, prende il microfono e dice: «Ma come possiamo permettere che un mafioso di quel genere controlli la nostra società? Ha la carta della Sicilia stampata in faccia. Non si può essere cattolici e mafiosi!» [risata generale]. Poi gli tolgono il microfono, e nel cast è indicato come «Gregory Corso, l’azionista ribelle».

wb: È perfetto per la parte.

ag: E si è scritto le sue battute. A quanto pare, dice lui, è la prima volta che «la mafia» viene citata testualmente in un film.

jg: Oh.

wb: Davvero?

ag: Sì, stando a quanto dice lui… la mafia l’avrebbe impedito per tutti questi anni. E lui ha vissuto a Roma, sai, e bazzicava nella piazza di Giordano Bruno, dove Giordano Bruno è stato bruciato. Era il posto dove i tossici, gli americani e i bohémien euro-italo-americani…

wb: Ad aggiornarci sui pettegolezzi del Vaticano ci pensa Pierre Rochette. È venuto a trovarmi qui.

ag: Oh. Non l’ho mai conosciuto.

wb: Oh, be’, lui è…

jg: Sul serio? Non molto tempo fa è andato a Mosca con Gus Van Sant e Francesco Clemente.

ag: Sì, ho sentito. Clemente lo conosce.

wb: Ha conosciuto E.M. Forster.

ag: Davvero? L’ha convertito?

wb: No. Conosceva E.M. Forster, conosceva… fammi pensare… be’… ha battezzato i figli di Clemente.

ag: Ah!

wb: E ha conosciuto anche Durrell. Lawrence Durrell.

jg: Sua madre era molto attiva in società e Durrell frequentava spesso il suo salotto.

ag: E allora, Bill, cosa ti ha fatto? Ti ha convertito alla fede?

wb: No. No. Niente del genere. Penso che abbiano un karma molto negativo con cui non hanno fatto i conti… la Santa Inquisizione…

ag: Giusto.

wb: Adesso…

ag: Be’, l’Inquisizione lì e in America…

wb: No, sto parlando dell’Inquisizione, l’Inquisizione. Fanno degli esorcismi. Io dico che gli spiriti in questione sono i resti di anime torturate dall’Inquisizione. C’è poi tanto da stupirsi se si ritraggono davanti al nome di Gesù Cristo? Se l’acqua santa li brucia?

jg: Mh-mh. Buona idea.

wb: Un’idea che riuscirebbe molto sgradita alla maggior parte dei preti.

ag: [Rochette] come prenderebbe un’idea del genere?

wb: Non lo so.

jg: L’ha presa…

wb: Non l’ha capita.

jg: L’ha presa bene.

wb: Non l’ha capita!

jg: Davvero?

ag: Ma come la prenderebbe, un’idea simile?

wb: Non lo so. Non lo so proprio.

jg: La analizzerebbe.

ag: Come si pone riguardo alle politiche della chiesa, se è così intelligente?…

wb: Pensa che si sbaglino riguardo all’omosessualità.

jg: Si sbagliano sull’aborto.

wb: Sbagliano sull’aborto.

jg: Si sbagliano sulla contraccezione, mettiamola così.

wb: Sta piuttosto attento, altrimenti lo buttano fuori dalla Chiesa con un calcio nel sedere.

ag: Sì.

wb: Non gli ho mai parlato di questa idea. Mi è venuta dopo aver letto parecchio materiale sull’esorcismo.

jg: Scrivigliela, sarebbe felice di prenderla in considerazione. Ci tengo, però, a raccontare quello che ha detto a William: «Non posso neanche darti l’estrema unzione, che non deve per forza essere data in punto di morte, ma può essere data [agli ammalati]». William era ancora convalescente dopo…

wb: Il bypass.

jg: La prima operazione.

wb: No, era la seconda.

jg: Era prima del tuo…

wb: Sei sicuro?

jg: No, in effetti no. Pensavo fosse in primavera, ad aprile.

wb: Non ne sono sicuro.

jg: Ma lui ha detto: «Non posso darti l’estrema unzione né farti un esorcismo finché non sarai stato battezzato».

ag: Giusto. Sì.

wb: È corretto.

jg: E io ho detto: «Be’, William, vuoi farti battezzare? Hai un prete proprio qui, può farlo».

ag: Sì.

jg: Non è troppo tardi, pensa a Tom Eliot, Graham Greene.

ag: Sono stati battezzati in punto di morte?

jg: Non in punto di morte. Eliot è diventato anglicano intorno ai trent’anni…

wb: Oddio… sì, l’anglicanesimo, una specie di cattolicesimo annacquato.

jg: Oh sì, sono i più leziosi. Gli anglicani hanno le vesti più raffinate.

wb: Lo so. Vesti leziose. Ma [sottovoce] di che cosa stavo parlando?

jg: Esorcismi, demoni.

wb: Sì, esorcismi e demoni. Be’, è stato dopo quel… Non mi ero mai spinto tanto addentro a tutta la faccenda dell’esorcismo…

jg: Prima che lui ti dicesse quello.

wb: Fino ad allora, sì.

jg: William, ti ricordi di essere venuto con me a vedere L’esorcista, a Times Square?

wb: Certo che mi ricordo.

jg: Ti ricordi? Sembrava dovesse essere un film spaventoso, aveva quella fama. E noi eravamo seduti lì, ed era pomeriggio, e poi si è alzato il sipario e il film si apriva con un’immagine di Georgetown e la scritta L’esorcista. Qualcuno ha fatto [grida], gridato in preda al terrore. Tutto il pubblico è scoppiato a ridere. [Risate.]

ag: Era un buon film, nel complesso?


William a casa di Steven Lowe
Lawrence, Kansas, 19 marzo 1992

wb: Oh è…

jg: Il primo è fantastico.

wb: Ottimo, sì, ottimo. Lei fa quel numero di girare la testa di trecentosessanta gradi.

ag: Sì, quello ricordo di averlo visto.

wb: Poi sputa addosso al prete. Be’, questo succede realmente, sai, negli esorcismi, la gente sputa… ma la cosa particolare è che possono sputare talmente tanto da riempire dei secchi. Sai, più di quanto potrebbero avere in corpo. È uno dei loro trucchi: sputare secchiate di una cosa che sembra… come spaghetti pieni di capelli!

ag: Oddio!

wb: E hanno un odore disgustoso. Secchi pieni!

jg: E che cosa ne fanno di quella roba dopo che l’indemoniato l’ha sputata fuori?

wb: La portano via e la buttano da qualche parte.

jg: Penso che dovrebbero studiarla; dovrebbero consegnarla agli scienziati per farla esaminare.

ag: Buttarla nel cesso o qualcosa del genere.

wb: Oh, potresti…

jg: Poi avresti un cesso posseduto. [Risata generale.] Il diavolo nel cesso.

wb: [Al gatto] Micio, sì, sei così affettuoso.

udo: Sei tutto bagnato.

wb: Viene da fuori, sta piovendo. Ne parlerò con Pierre, all’epoca non ero così informato.

ag: Quindi lo rivedrai.

wb: Spero di sì. Mi piace. È gentile. Dovresti procurarti quel libro e leggerlo, il libro sull’esorcismo.

ag: Sì. Ho preso nota.

wb: Sì. Vale davvero la pena di leggerlo, ogni fottuta parola. Ogni fottutissima parola è interessante. Io lo trovo affascinante.

ag: Tu sei uno specialista in quell’ambito.

wb: Già, proprio così.

ag: Esorcismo e sciamanesimo, hai un interesse particolare per quel genere di cose. Quindi! E nella cerimonia cui abbiamo assistito? Hai intravisto qualcosa dello Spirito del Male o della sua valenza, storica o biografica?

wb: Be’, io so che cos’è. Lo so da anni.

ag: La balia, la tua governante, o…?

wb: No, no, lei ha avuto solo [un ruolo] molto secondario in questa vicenda. La prima persona che mi ha mostrato lo Spirito del Male è stato Brion Gysin. È stato lui a dire: «Lo Spirito del Male ha sparato a Joan perché», e io non ho mai scoperto perché. «Lo Spirito del Male ha sparato a Joan perché.» Brion l’aveva scritto in uno stato di trance. E lui disse che era scritto in una sorta di grafia dell’Ottocento, i tempi dei bramini bostoniani, quei giorni così caotici. C’erano alcuni grandi personaggi all’epoca, era la fine della fin de siècle.

ag: Quindi la formula «Spirito del Male» era sua, ma tu hai mai individuato l’essenza specifica o la personalità o il personaggio storico o… lo spirito?

wb: Be’ no, è molto legato alla figura del tycoon americano. A Hearst, Vanderbilt, Rockefeller, tutto quel sostrato di malvagità americana avida. Una malvagità monopolistica, materialista. Il male. Il male americano. Il male americano ai suoi vertici peggiori. È esattamente questo.

ag: Ed è quello il personaggio che ti ha posseduto.

wb: Sì, certo.

ag: E sarebbe una cosa legata ai Burroughs? O a Ivy Lee, o sviluppata da Ivy Lee?3

wb: No, non necessariamente.

ag: E si sarebbe manifestato rendendo la tua mano malferma con Joan? [Si allude all’instabilità o al tremore della mano che reggeva la pistola da cui sarebbe derivata la morte di lei.]

wb: In ogni caso, adesso sei…

ag: Questa è la caratterizzazione che gli dava Brion, in modo da…

wb: No, lui ha detto: «Lo Spirito del Male ha sparato a Joan perché». La frase era troncata così, col «perché»… sparato a Joan perché…

jg: Penso che tu sia sulla strada giusta.

ag: Be’, nella prefazione a Queer ne hai parlato come dello Spirito del Male che era penetrato dentro di te e ti aveva prima depresso e poi…

wb: Sì, certo.

ag: E la sua [di Brion Gysin] frase era «lo Spirito del Male ha sparato a Joan perché», e si tratta della tua possessione. Così mi chiedevo: con lo sciamano hai intravisto qualcosa dell’azione, delle modalità o della figura dello Spirito del Male dentro di te mentre veniva esorcizzato?

wb: Be’, sì, lui [lo sciamano] ha detto che era il caso più duro con cui avesse mai avuto a che fare. E per un attimo ha pensato che avrebbe perso la battaglia.

ag: Ricordo che ieri, quando lui ne stava parlando, dicevi: «Be’, ha dovuto fronteggiare l’intero capitalismo americano, Rockefeller e la Cia».

wb: Sì. Sì.

jg: J.P. Morgan, ITT [ridacchia]…

wb: Tutte queste cose. E Hearst. Soprattutto Hearst.

ag: Hearst, l’uomo della parola, l’archetipo del manipolatore dell’immagine.

wb: Sì. Esattamente. Se dicono che qualcosa è vero, lo è. Lui disse: «Noi non riferiamo notizie, le facciamo!».

wb: Ho visto il film un’infinità di volte. Quarto potere […] Be’, Orson Welles ha avuto un sacco di guai per quel film.

ag: Non si è mai ripreso.

wb: Non dirett…

ag: Be’, il film… Non ha più potuto far niente a Hollywood, dopo.

wb: Esatto, esatto.

ag: Probabilmente Louella Parsons o qualcun altro lo criticò aspramente.

wb: Be’, lo sciamano ha detto che non aveva capito con chi si stava misurando. Non si aspettava la forza e il peso e l’intensità maligna di questo spirito, di questa «entità», come l’ha definita, un’entità. Allo stesso modo, in un esorcismo, il prete deve fronteggiare lo spirito. Alcuni non sono abbastanza forti. Alcuni vengono uccisi. C’è stato un caso in cui il prete si è fottuto il tipo, il tipo si è fottuto il prete.

ag: Il tipo o lo spirito?

wb: Lo spirito si è fottuto il prete.

ag: Nel corpo del tipo che era…

wb: Oh no, no… È zompato sul povero prete e l’ha fottuto su per il culo. Diceva: «Sei la mia troia, ti cavalcherò!». E il prete… be’, alla fine ha vinto, ma ha passato momenti infernali ed è morto circa un anno dopo. Lo spirito l’ha fottuto. Letteralmente, letteralmente e metaforicamente.

ag: Se ne parla nel Diavolo nel corpo di Malachi Martin.

wb: Sì. Vedo se riesco a trovare questo caso specifico.



Nastro 9, lato B

1 Heart Beat (1980) è un film di John Byrum, basato sull’omonimo memoir di Carolyn Cassady e interpretato da Sissy Spacek, Nick Nolte e John Heard.

2 Michael Balog (1946-1987), un pittore amico di William e James.

3 Lo zio materno di William, Ivy Lee, fu un pioniere nel campo della pubblicità e delle pubbliche relazioni, a servizio dei Rockefeller.