Non sono mai stato a un appuntamento al buio ma decido che devo fare una buona prima impressione. Controllo di essere a posto usando la fotocamera dell’iPhone quando scendo dal pullman e penso di comprare dei fiori.
Il fiorista è chiuso, faccio quindi un salto da Sainsbury. Non mi intendo di fiori e non ho idea di cosa possa piacere a Olivia England, né aiuta il fatto che Jake si sia cucito la bocca al riguardo e l’abbia lasciata avvolta nel mistero. Mi chiedo quali prendere prima di usare la moneta per decidere tra le gerbere multicolore e i tulipani rosa. Vincono i tulipani. Pago a una cassa automatica e cerco di staccare le etichette dal cellophane per renderli un po’ più lussuosi.
Arrivo in anticipo. Questa pizzeria appartenente a una nota catena è situata all’interno di una vecchia fonderia, ma dentro è anonima come tutte le altre del paese. Decine di tavoli di mogano scuro abbinati a sedie beige sono già apparecchiati con posate e bicchieri da vino. Risulta subito chiaro che non c’era bisogno che ne riservassi uno: stasera l’ampio locale, probabilmente in grado di ospitare un centinaio di persone, è vuoto. Un trentenne solitario seduto in fondo, assorto a studiare il menu, alza lo sguardo apparentemente contento di non essere più solo.
Mi viene incontro una cameriera sorridente.
«Salve, come va? Un tavolo da uno?»
«No, da due», rispondo quasi sulle difensive. «In effetti ne avevo prenotato uno…»
Prima che possa finire, mi sta già accompagnando in fondo al ristorante e, afferrando nel contempo due menu. Nonostante sia disponibile l’intero locale, mi fa accomodare accanto all’uomo, che deve spostare il suo zaino e mi rivolge un cenno imbarazzato mentre mi siedo sulla panca di pelle che corre lungo l’intera parete.
Stiamo letteralmente condividendo lo stesso posto. Cos’hanno che non va le altre sedie?
«Le porto intanto qualcosa da bere?»
«Solo un po’ d’acqua del rubinetto, grazie… e ho anche un voucher, vuole vederlo?» Lo recupero dalla tasca della giacca e lo apro mostrandoglielo.
Non ero titubante nei confronti di questo appuntamento per via di Jade o di quanto male sia andato quello su Tinder, ma più che altro perché sono senza soldi. Dato che mi sono bruciato una buona parte dei risparmi ascoltando un vecchio avere un orgasmo al telefono, mi restano quattordici sterline sul conto e un anello di fidanzamento che ne vale centinaia nel cassetto. Per fortuna ho scoperto che questo ristorante offre due pasti al posto di uno se è il tuo compleanno e ho pensato che se la regina può permettersi due compleanni all’anno, perché non posso farlo anch’io?
Temo che la cameriera mi chieda una prova di qualche tipo, invece non guarda neppure il voucher quando lo prende.
«Grazie, vado a scansionarlo alla cassa.»
Sono contento che Olivia non sia ancora qui. Non c’è bisogno che sappia che pagherò soltanto la metà della nostra cena.
Prendo il telefono e apro Facebook per controllare di nuovo che aspetto abbia. Jake si è rifiutato di mostrarmi qualsiasi fotografia, ma attraverso il suo profilo sono riuscito a trovare quello di Olivia. l̳i̳b̳r̳o̳ ̳t̳r̳a̳f̳u̳g̳a̳t̳o̳ ̳a̳l̳ ̳s̳i̳t̳o̳ ̳e̳u̳r̳e̳k̳a̳d̳d̳l̳. Il problema è che l’unica foto che vedo è di gruppo e risale a tre anni fa. Per ammazzare il tempo continuo a sfogliare Facebook, Instagram e Twitter aggiornando i post, nel caso ce ne siano di nuovi.
Per fortuna non passa molto prima che arrivi. Dice qualcosa alla cameriera e si incammina verso di me. È un percorso piuttosto lungo che mi dà parecchio tempo per decidere come accoglierla. Sorrido entusiasta e poi mi rendo conto di non poter continuare a farlo per tutti i trenta secondi che impiegherà a raggiungere il tavolo con le sue scarpe con il tacco alto. Allora la saluto con la mano in modo davvero goffo prima di decidere di alzarmi.
«Scusa il ritardo.»
«Non c’è problema, Lisa, non ho ancora ordinato», afferma l’uomo accanto a me quando si siede al suo tavolo.
No. Ti prego, no.
Lei mi sorride comprensiva.
Mentre mi risiedo e mi tengo la testa tra le mani, sento un’altra voce femminile.
«Josh?»
«Sì, oh, ciao, sei Olivia?»
Rialzandomi per salutarla, sbatto le ginocchia contro il tavolo.
È un vero incubo.
«Come stai? Sei molto bella», dico cercando di mascherare il dolore.
Lo è davvero. Non sarà Miss England, ma è senza dubbio attraente. Jake ha fatto bene. Ha lunghi capelli biondi che le ricadono oltre le spalle e occhi verdi, malgrado abbia una dentatura che basterebbe per tre persone. Da bambina avrà mandato in bancarotta la fatina dei denti.
«Grazie, anche tu stai bene, mi piace la tua camicia», afferma gentile.
Un’altra scelta fatta con la moneta, visto che non riuscivo a decidere quale indossare.
«Grazie. Oh, ti ho preso questi.» Mi ero quasi scordato di darle i fiori.
«Che belli. Sai che non dovevi, ma è una cosa molto dolce», dice prendendoli.
La moneta sta andando alla grande.
«Com’è stato finora il suo compleanno?» chiede la cameriera portando la caraffa d’acqua.
«Bello, grazie», rispondo subito sperando che Olivia non mi chieda come faccia la cameriera a sapere che compio gli anni.
«Ha fatto qualcosa di divertente?» prosegue lei con un forte accento spagnolo.
Cos’ho fatto per il mio compleanno? Merda.
Sono sicuro che da quando me lo ha chiesto siano già passati almeno quindici minuti. Inizio a sudare abbondantemente. La mia camicia blu, per la quale Olivia mi ha appena fatto i complimenti, sta rapidamente cambiando colore. Due chiazze bagnate si stanno formando sotto le ascelle, trasformandosi in una cascata di sudore. Devo asciugarmi la fronte con il tovagliolo.
Di’ solo qualcosa, Josh. Qualsiasi cosa.
«Sono andato da Laser Quest», balbetto con stupore della cameriera, di Olivia e soprattutto di me stesso.
Come mi è saltato in mente? Quale ventottenne va da Laser Quest per il suo compleanno? Esiste ancora, poi?
«Ah, fantastico, ha ricevuto qualche bel regalo?»
Ma cosa sono tutte queste domande? Tra un po’ mi sottoporrà al waterboarding?
D’un tratto capisco quello che sta facendo. Sospetta di me. Vede al di là della mia storia. Probabilmente ha avvertito le autorità che sto truffando il ristorante. Verrò scortato fuori e arrestato. Se non riesco a cavarmela con queste domande, non avrò alcuna chance sul banco davanti a un avvocato fanatico. Ammetterò ogni sorta di accuse. Verrò rinchiuso per anni. Sto per svenire.
«Uno yo-yo.»
Uno yo-yo? Cosa diamine sto dicendo?
La cameriera ha un’aria perplessa. Spero sia perché gli yo-yo non sono popolari in Europa e presume si tratti di una nuova consolle per videogiochi o del nome di un nuovo cellulare, molto più indicati per un ventottenne. Perché non l’ho detto? Cosa mi prende?
«Okay, be’, buon compleanno!» Sta cercando di essere cordiale ma io non ci casco. Ho visto abbastanza repliche di serie poliziesche da conoscere la prassi. Il poliziotto buono, il poliziotto cattivo. Non me la farà così facilmente.
«Chiamatemi quando sarete pronti a ordinare.» Ci lascia, presumibilmente per andare a studiare la prossima mossa.
Proprio quando credevo di aver ottenuto una tregua dall’inquisizione, attacca Olivia.
«Jake non mi ha detto che era il tuo compleanno. Sono molto lusingata che tu abbia deciso di trascorrerlo con me.»
Oh, no. «È… sì, non preoccuparti, è un piacere», rispondo maldestramente.
Mi rendo conto di aver appena detto a quella ragazza attraente, sofisticata, che ho trascorso la giornata a correre in una stanza buia fingendo di sparare a qualcuno. Non ho alcuna chance con lei.
«Dovrò darti il regalo in un secondo momento», sorride prima di accorgersi di quanto provocante sia quella frase e fa una risatina. Anch’io mi metto a ridere.
Sapevo che seguire le decisioni della moneta avrebbe funzionato.
«Allora, cosa ti va?» Cerco di sviare il discorso dal mio finto compleanno. La moneta ha già prefissato la mia scelta, ma dato l’interrogatorio da parte della cameriera mi sento troppo nervoso per mangiare qualsiasi cosa.
«Offro io, a proposito. Mi fa piacere, non capita tutti i giorni di invitare a cena una bella donna.»
Questa in effetti era azzeccata, no?
«Oh, no, sei molto gentile ma…»
«Insisto. E… be’, è il mio compleanno, quindi non puoi metterti a discutere con me.»
«Sei molto gentile, grazie.» Sorrise.
«Cosa ti andrebbe?»
«Mi attira molto il branzino.»
Aspetta un attimo. A quel prezzo non mi stupisce che ti attiri.
«E gli spaghetti? Li ho già mangiati qui ed erano veramente buoni», affermo cercando di convincerla a scegliere un’alternativa meno cara. Anche con l’offerta due per uno, non posso permettermi il branzino.
«Ehm, okay, sì, mi sembra una buona idea», risponde fidandosi del mio suggerimento senza leggere la descrizione. «È molto tranquillo, no?» osserva guardandosi intorno nel ristorante deserto.
«Vedi, ho deciso di affittare l’intero locale solo per te», scherzo. Sto per commentare che la coppia accanto non ha afferrato il messaggio quando mi rendo conto che possono sentirmi. Anche lo chef può sentire ogni parola che diciamo. Non potevano mettere un po’ di musica?
Quando la cameriera si avvicina di nuovo, temo che afferri la lampadina che pende dal soffitto e mi accechi con la sua luce lanciandosi in un secondo interrogatorio.
«Avete già deciso?»
«Sì, prendiamo una pizza margherita e un piatto di spaghetti», dico indicando il menu.
«Perfetto. Da bere?»
«Penso che l’acqua del rubinetto vada bene», dico prima che Olivia possa ordinare qualcos’altro.
«Okay, arrivano subito. Se avete bisogno di altro, chiamatemi.»
«Grazie molte», le risponde entusiasta Olivia.
«Come conosci Jake?» chiedo.
«In realtà conosco il fidanzato di Jake, Jake.»
«È disorientante, vero?»
«Sì, un po’», sogghigna. «Sono amica sua da quando andavamo a scuola e di recente ho avuto occasione di conoscere il tuo Jake. Lavoravi con lui, giusto?»
«Sì, lavoravamo insieme all’albergo.»
«Ora non più?»
«Ehm, direi di no… A dire il vero sono in fase di cambiamento. E tu?»
«Sto facendo il dottorato…»
Sono troppo distratto dalla coppia accanto per ascoltare con attenzione. Si baciano appassionatamente a pochi centimetri da noi portando la scena degli spaghetti di Lilli e il vagabondo a nuovi livelli.
«Be’… Jake mi ha raccontato che ti sei lasciata con il tuo ex da poco?» Mi allungo per fare la domanda cercando di distogliere lo sguardo dalla loro pagliacciata con gli spaghetti.
Perché mai gliel’ho chiesto?
Non sono sicuro che due persone con una brutta separazione alle spalle siano destinate a stare insieme, e non è nemmeno necessariamente un buon argomento di conversazione. Non è il discorso più ottimistico da fare a cena al primo appuntamento.
«Sì, ho scoperto che Hamish mi tradiva.» Ne parla con tono esasperato, come se ancora non ci credesse. «Era un docente, molto intelligente, molto bello, molto più vecchio di me, e stavamo insieme da quando avevo diciannove anni. Siamo andati a cena nella nuova casa della mia migliore amica. Era la prima volta che ci andavamo, e lui ha avuto difficoltà a spiegarmi come mai il suo telefono si era collegato automaticamente al wi-fi di lei.»
Quindi non era così intelligente.
«Salta fuori che si vedevano di nascosto.»
Che razza di persona le mentirebbe?
«La cosa più irritante dell’intera faccenda è che avevamo appena comprato una casa insieme, perciò ora ci vivo io da sola.»
Comprare casa? Io non posso permettermi di pagare il prezzo pieno di una cena.
Prima che cominci a parlare di altre cose da adulti come le carte di credito, la pensione e i bambini, mi chiede di raccontare le mie disgrazie. Mi sembra tutto strano, ma la cosa sembra funzionare. Jake ha davvero fatto una gran cosa organizzandomi questo appuntamento con Olivia.
Solo non incasinare tutto, Josh.
Vista l’assenza di altri clienti, ci servono in fretta. La cameriera ha messo una candelina sulla pizza e inizia a cantarmi «Buon compleanno». Per la prima volta stasera sono contento che non ci sia nessun altro nel ristorante. Non avrei potuto reggere un locale zeppo partecipe dei nostri discorsi. Siedo a disagio finché non termina e Olivia inizia a battere le mani.
Sapendo stavolta di non avere la mamma per mandare avanti la conversazione, ho trovato alcuni interessanti argomenti da primo appuntamento, tuttavia non ne ho bisogno dato che passiamo oziosamente ma piacevolmente alle classiche domande sulla famiglia, sugli hobby e sulle vacanze. Olivia si attorciglia i capelli con le dita e arrotola gli spaghetti intorno alla forchetta. La mia pizza margherita è più gustosa alla luce del fatto che pagherò solo metà prezzo. Temo di stare diventando come papà.
I due accanto a noi, che hanno passato il tempo a divorarsi a vicenda più che a gustare il cibo, pagano e se ne vanno. Questo induce infine qualcuno ad accendere lo stereo, ma a quanto pare scelgono una playlist di canzoni d’amore che rende tutto più imbarazzante, visto che ora siamo seduti in un ristorante totalmente vuoto ascoltando Whitney Houston.
«Desiderate un dessert?» chiede la cameriera portando via i piatti.
«Direi che siamo a posto, grazie. Possiamo avere il conto per favore?» chiedo a malincuore. Quanto avrei voluto avere soldi a sufficienza per pagare un secondo piatto e continuare a chiacchierare.
Olivia appare altrettanto delusa di fronte alla mia decisione di interrompere così la cena.
Fingo di andare in bagno per fermarmi alla cassa a controllare che il conto sia esatto. £ 31.85. Mi sembra tanto. Dopo aver comprato i fiori, ho solo quattordici sterline sul conto.
La cameriera mi ha fregato?
«Scusi, non credo che abbia applicato lo sconto compleanno», affermo nervoso.
«Ah, mi scusi, lo faccio ora. Ecco. Adesso dovrebbe essere giusto.»
£ 16.90. È ancora troppo.
Scorro il conto, sicuro di aver conteggiato tutto in modo corretto. Quando arrivo in fondo, noto il servizio a discrezione.
Deglutisco.
«Scusi, il servizio è opzionale? Può togliermelo, per favore?» Vorrei sprofondare. La cameriera è scioccata, come se avesse trascorso tutta la sera a interessarsi sinceramente del mio compleanno.
«Che cos’è questo addebito extra di una sterlina e cinquanta?»
«È una donazione per beneficenza. Questo mese sosteniamo Fight for Life, un’associazione che aiuta i bambini malati di cancro.» Si accinge a stampare un nuovo scontrino.
Non posso.
«Ehm, può togliermi anche questa, per favore?»
«Sul serio? È per beneficenza.»
«Mi scusi, sì, le spiacerebbe eliminarla?» Guardo per terra.
«Okay. Le porto il conto, signore», risponde con tono passivo-aggressivo.
Sicuramente ha smesso con i convenevoli quando mi segue al tavolo e lo sbatte sul ripiano.
È solo seccata perché non è riuscita a smascherarmi.
«Sei sicuro? Mi va bene pagare la mia parte», esclama Olivia appena prendo il conto, sollevato che la cena sia venuta soltanto £ 13.70.
«Ma certo, è stata proprio una serata piacevole», rispondo galante mentre la cameriera alza gli occhi al cielo.
Ora di certo si scorda la mancia.
Estraggo il portafoglio dalla tasca, faccio per prendere la carta di debito e cado in preda al panico. Non c’è.
Oh, cazzo.
Volevo dirlo tra me, invece lo dico a voce alta, con Olivia e la cameriera che mi fissano.
Mi tasto frenetico per verificare se l’abbia messa in un’altra tasca. No. Non c’è da nessuna parte. Estraggo le altre carte dal portafoglio – la tessera ferroviaria, la patente provvisoria, una pila di carte dei vari negozi che ho accumulato – nel caso sia nascosta dietro qualcuna di esse e le sparpaglio tutte sul tavolo.
Penserà che lo abbia fatto apposta.
«Stai bene?» chiede Olivia quando ricomincio a sudare. La cameriera batte impaziente il piede per terra.
«So che è incredibilmente imbarazzante ma credo di aver lasciato la carta da qualche parte. Per caso, se non ti spiace, potresti pagare tu? Scusa tanto. Posso trasferirti subito la somma.» Svuoto il resto del contenuto delle tasche sul tavolo, la moneta, il cellulare, le chiavi e un fazzolettino, a dimostrazione che la mia carta non c’è.
La cameriera guarda con compatimento Olivia, pensando che si meriti molto di meglio.
«Okay, certo, non è un problema.» Sembra vagamente perplessa quando prende di nuovo la borsa. «Quanto dobbiamo? Dà un’occhiata al conto. Mi sembra molto ragionevole. Potete tenervi le mance o vanno al ristorante?» domanda mentre le porge la carta di credito.
«Di solito al conto viene aggiunto il servizio a discrezione, ma mi è stato chiesto di toglierlo.» Mi guarda fredda. «Le mance pagate con le carte vanno prima di tutto al ristorante, ma quelle in contanti vanno direttamente a noi.»
«Allora le lasceremo una mancia in contanti. Grazie mille per aver reso questa serata così piacevole.» La cameriera le sorride prima di guardarmi inespressiva e di allontanarsi.
«Mi dispiace moltissimo, devo averla lasciato nel negozio quando ho preso i fiori… ho dovuto inserirla nella cassa… e adesso sono così abituato a usare il sistema contactless… quindi immagino di averla lasciata là», cerco di spiegarle.
«Non preoccuparti, davvero. Però dovresti bloccarla», afferma aiutandomi a raccogliere le altre dal tavolo.
Prende la mia patente provvisoria che mi porto ancora dietro come documento d’identità.
«Oddio, guardati, questa foto è buffissima… ora sei molto più bello», sorride.
Nonostante il mio passo falso, è incredibile, non sembra scoraggiata.
«Perché dice che il tuo compleanno è in settembre?»
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Cosa rispondo?
Non posso più mentire.
«È una cosa un po’ imbarazzante ma in realtà in questo momento non ho molti soldi, perciò ho finto che fosse il mio compleanno per avere uno sconto del cinquanta percento.»
«Oh, okay.» Tace. «Non so se offendermi o ammirare la tua scaltrezza… anche se, visto che non è il tuo compleanno, oggi non ci sarà nessun regalo per te.» Sorride, più sconsolata stavolta. Non riesco a credere che non se ne sia già andata.
Mi rimetto impacciato tutto in tasca.
«Credo tuttavia che il minimo che tu possa fare è lasciarle una mancia. Puoi mettere quella moneta da cinquanta pence, io vedo quanti spiccioli ho.» Olivia indica la moneta sul tavolo.
Cazzo.
«A dire il vero… scusa, io… non posso.»
Oh Josh. Brutto idiota.