«Dopo la fine della loro relazione erano così distrutti, con il cuore così a pezzi che, disperati, correvano qui al ponte e decidevano di suicidarsi. Si buttavano giù…»
Non ho raggiunto quel livello. Non ancora.
Finalmente ho trovato un nuovo lavoro come guida turistica a Bristol e sto raccontando l’incredibile storia di Sarah Ann Henley al mio gruppo di turisti mentre ci troviamo accanto al Clifton Suspension Bridge. L’unica cosa buona emersa dalla riunione a scuola è stata l’accenno di Greg al fatto che avrebbe dovuto trovare nuove guide turistiche per l’estate per la sua agenzia. La moneta ha colto al balzo l’occasione per uscire di casa e alla fine la mia esperienza nel settore dell’hospitality e persino la mia laurea in storia mi sono tornate utili.
«Questo tuttavia accadeva quando le donne indossavano quelle ampie gonne di crinoline, ed era un giorno molto ventoso. Per qualche motivo il vento ha investito la sua gonna che le ha fatto da paracadute ammortizzando la caduta. È atterrata nel fango sul fondo della gola, settantacinque metri più in basso, senza subire gravi lesioni…» Dopo soltanto pochi giorni ho capito che i turisti sono molto più interessati ai particolari morbosi dei suicidi che a sentir parlare delle capacità ingegneristiche di Isambard Kingdom Brunel.
Non è sinceramente il lavoro che sognavo di fare a cinque anni. Non mi aspettavo di passare diciannove anni a studiare per finire a indossare una maglietta verde fluo e portare in giro per Bristol una masnada di turisti solo per essere pagato «quello che considerano giusto». Ma in questo momento ho bisogno di qualsiasi lavoro per restituire il fido e comprare da mangiare a Jeremy. Papà inoltre vuole iniziare a farmi pagare l’affitto dato che i signori Dawson, quattro porte più in giù, hanno un inquilino che paga vitto e alloggio. Pensavo che un vantaggio di vivere a casa fosse la possibilità di risparmiare.
A quanto pare non è così.
Scendiamo dall’osservatorio superando le splendide case di Sion Hill e ci fermiamo all’ormai defunta Clifton Rocks Railway. Mi spremo le meningi per ricordare tutto quello che devo raccontare condendolo con qualche battuta. Il gruppo di oggi è composto da tre adolescenti francesi alla pari, una coppia di tedeschi di mezza età, un australiano con lo zaino in spalla, un gruppo di amici spagnoli e la più noiosa donna americana mai esistita al mondo.
«Bath è chiaramente famosa per le sue terme, però Bristol ha cercato di competere e si dice che anche l’acqua qui abbia proprietà curative…»
«Jane Austen vive ancora a Bath?» È la quindicesima domanda che l’americana mi fa in venti minuti.
«Purtroppo ha dovuto lasciare il centro città, visti i prezzi troppo elevati, e trasferirsi altrove», sono tentato di rispondere, invece spiego con educazione che Jane Austen è morta da più di duecento anni.
«Come stavo dicendo, tra Bristol e Bath è nata una rivalità ma l’acqua qui ha un sapore molto migliore. Se andate a visitare le terme romane a Bath, non bevete l’acqua laggiù perché è disgustosa.» L’australiano e le ragazze francesi sogghignano. I tedeschi non fanno una piega e l’americana sta già pensando a un’altra domanda.
Greg mi ha detto che questo lavoro è un modo straordinario per incontrare donne single giovani e attraenti. Si è scordato di accennare alle turiste fastidiose, esigenti e curiose.
Quando raggiungiamo la Cabot Tower, facendo un’ampia deviazione per non passare davanti al mio vecchio barbiere, si mette a piovere. Mi chiedo perché la gente voglia andare in giro per la città con questo tempo. Forse vogliono godersi una vera esperienza britannica. Hanno tutti l’ombrello, quindi sono solo io a infradiciarmi e a rischiare una polmonite.
«Giovanni Caboto, o John Cabot come lo chiamiamo noi, salpò in cerca dell’Asia. Finì tuttavia per prendere la direzione sbagliata e trovò invece il Nord America», urlo al di sopra del rumore della pioggia che tamburella sul calcestruzzo. «La chiamò Terranova. Giovanni non era un uomo dalla fervida immaginazione.»
La pioggia batte sempre più forte. Mi sembra di essere a un gioco a premi per bambini in cui vengo colpito da secchiate d’acqua mentre cerco di rispondere alle domande. Sono a metà storia quando noto Jake che cammina mano nella mano con l’altro Jake dietro il gruppo.
Cosa fanno qui?
Si mette a farmi delle smorfie perché perda il filo. È rimasto un bambino. Non mi stupirebbe se mi avesse rintracciato di proposito per ricordarmi di ripassare per il quiz televisivo, per il quale è sempre più eccitato. Per fortuna odia bagnarsi i capelli, perciò non si ferma abbastanza da irritarmi. Oggi non ho bisogno di altri clienti molesti.
Verso la fine del giro di due ore indico uno stencil di Bansky in fondo a Park Street. Mi volto verso il mio gruppo, costretto a gridare per farmi udire al di sopra del baccano delle auto, e un tour rivale spunta dall’altra parte della strada. La guida è vestita da pirata. Forse dovrei essere grato di non essere caduto tanto in basso.
Almeno non ancora.
«Come ho detto all’inizio, non c’è una tariffa fissa per il giro, ma sarebbe bello se poteste dare quello che pensate valga. Vi ringrazio molto e vi auguro di godervi il resto del soggiorno a Bristol.»
Il gruppo applaude sommessamente e io indietreggio, gli abiti zuppi, aspettando che la prima persona frughi nelle tasche. Ho imparato in fretta l’importanza della mentalità di gruppo. Al di là di quanto dia il primo, tutti gli altri lo imitano. L’americana, che viene da un paese in cui le mance sono una consuetudine, mi si avvicina.
Mi allunga venti pence.