38.

«Dai, ti prometto che ti divertirai. E ci saranno un sacco di persone che conosci.»

Avrei dovuto capire immediatamente che proprio per questo non mi sarei divertito.

Jake e la moneta hanno pensato che fosse una buona idea che partecipassi anch’io alla festa di Natale dei suoi colleghi per distogliermi dai miei pensieri. Eppure non passano neanche cinque minuti dal mio arrivo allo zoo di Bristol che sette persone mi chiedono cosa stia facendo al momento, e io torno immediatamente là con la mente.

Il nonno, Lucy, il disastro della mia vita.

Non sento affatto lo spirito natalizio.

Non so se sia proprio questo il momento in cui capisco che essere venuto alla festa è stata una cattiva idea, ma i miei timori trovano conferma quando per poco non mi spezzo i denti addentando il pane vecchio servito con l’antipasto.

«Dio, lo hanno tagliato giovedì?» Jake, seduto vicino a me, cerca di spezzarlo e quindi di tagliarlo con il coltello, ma gli va male in entrambi i casi. Mangiamo il pâté di fegato di pollo da solo.

«Quanto abbiamo pagato la cena? Quaranta sterline a testa, no?»

Nonostante il costo per organizzare l’evento qui, non diresti di essere allo zoo. Non ci fanno neppure passare dal cancello principale, entriamo da una porta laterale presidiata da due corpulenti buttafuori che evidentemente si aspettano che le feste aziendali sfuggano di mano. L’unico elemento che lo ricorda è l’orrenda moquette tigrata. Per quaranta sterline mi aspettavo di essere servito dagli oranghi.

«Direi che l’anno prossimo dovremmo ripartire da zero. Queste feste di Natale creano più problemi che altro, te lo garantisco. E comunque sono tutti qui solo per spettegolare.»

«Allora sarà meglio che ti comporti bene stasera, direttore, perché non parlino di te lunedì mattina.»

«Non preoccuparti. Jake vuole che torni per mezzanotte. Stasera non sarò un animale da festa. A proposito, sei molto elegante», esclama con un tono in linea con il mio pensiero.

Sono vestito in modo fin troppo formale.

«La mail che hai inoltrato diceva stile “molto casual chic”. Non sapevo cosa significasse. Molto chic? Molto casual? Come ti vesti “molto casual chic”? È un casual elegante ma con il cravattino?»

«Credo che tutti gli altri abbiano semplicemente ignorato il “molto”.»

Mi guardo intorno nella sala e tutti gli altri uomini indossano jeans e blazer. Uno ha una camicia hawaiana. Ci saranno circa sessanta o settanta persone in totale con il partner al seguito, e riconosco una manciata di facce qua e là, persone conosciute quando sono andato a trovare Jake o quando lavoravo con loro prima che cambiassero albergo.

«Hai noleggiato lo smoking solo per questo?»

«No, a dire il vero è lo stesso abito che ho usato per la festa di Jessie, benché abbia dovuto farlo pulire a secco. Vedi, non sei l’unico che riutilizza un vestito. Anche se a giudicare da tutti gli altri, saresti potuto venire con il tuo costume da cane e non saresti sembrato fuori posto.»

Il DJ è l’unica altra persona con un completo addosso. È un ragazzo sovrappeso di non più di vent’anni con una folta barba, che sembra si stia godendo il giorno di libertà dal carcere, ma quantomeno ha fatto lo sforzo di ripulirsi. Mentre batte il piede al ritmo dell’ennesima canzone melensa di Natale, gli controllo la caviglia per vedere se porti un braccialetto elettronico. I suoi piedi apprezzeranno anche la musica, ma dalla faccia appare annoiato come tutti gli altri. Mi chiedo se oggi i DJ non siano superflui, visto che tutto quello che fa è premere PLAY su una playlist di Spotify e restare là per il resto della serata accanto a un paio di luci multicolore da discoteca che puoi comprare da Poundland.

È fin troppo presto per le canzoni di Natale, sia come fase della serata sia come periodo. Siamo solo all’inizio di novembre. Dato che durante le feste l’hotel e il ristorante di Jake sono strapieni, festeggiano sempre in un momento diverso dal mese di dicembre. L’anno scorso, forse per risparmiare, hanno organizzato l’evento a metà gennaio, ma si sono lamentati tutti perché il Natale era ormai più che alle spalle. Quest’anno lo hanno anticipato, il che significa che la maggior parte dei presenti avrà due cene di Natale in meno di dieci mesi. Io ne ho abbastanza di una dopo dieci minuti.

La cameriera sembra altrettanto stufa quando sostituisce i pezzi di pane duri come sassi che nessuno ha mangiato con il tacchino arrosto. La aspettano settimane lunghe. La carne è asciutta e l’intero piatto così salato che sembra acqua di mare. La responsabile delle risorse umane, Cathleen, osserva che è un peccato sprecare tanto cibo e che potrebbero riceverlo i bambini africani. Qualcuno le dice di star zitta.

Mentre aspettiamo l’inevitabile dessert disgustoso e approfittiamo il più possibile degli alcolici gratuiti, un pesce della fortuna spuntato dal Christmas cracker di qualcuno viene passato in giro. È molto più divertente del mio tagliaunghie. Dice a Jake che è volubile, a Cathleen che è passionale, all’informatico Harry che è innamorato, il che come ovvio scatena un’ondata di finti pettegolezzi nella tavolata. Quando alla fine mi arriva, resta immobile sul mio palmo.

«Ehm, cosa significa quando non si muove?»

Anna, che facevo sempre arrabbiare affidandole tutte le telefonate di cortesia quando eravamo colleghi, legge sul pezzetto di carta.

A quanto pare significa il morto.

Maledettamente intelligente, il pesce.

Appena l’ultima persona finisce di mangiare, il DJ ci invita sulla pista da ballo. Passa un po’ prima che tutti lo capiscano, dato che tiene il microfono troppo vicino alle labbra e sembra annunciare un cambio di binario per il treno delle 18.52 per London Paddington. Il microfono crepita e sibila assordandoci con i suoi suoni acuti. Anche quando capiamo quello che dice, dobbiamo fisicamente spostare i tavoli e le sedie ai lati della sala creando una pista da ballo cosparsa di Christmas cracker aperti, cappellini di carta colorati e cibo gettato per terra, molto probabilmente di proposito.

Quaranta sterline per questo. Sul serio?

Mette una playlist con il volume a palla con gli Wham!, i Dead or Alive, Rick Astley e i Foreigner. Gli invitati di mezza età si lanciano in pista schiacciando cavolini di Bruxelles sulla moquette, scivolando sull’occasionale carota e facendo schizzare in aria patate arrosto. Tutti hanno bevuto fin troppo, portando di nascosto i propri alcolici incartati e mascherati da regali di Natale. Nell’angolo noto una donna che mostra il petto a qualcuno che sicuramente non è suo marito. Mi chiedo perché tutti decidano di darsi alla follia una volta all’anno davanti a persone che dovranno vedere tutti i giorni.

Jake mi abbandona per unirsi al trenino che sta ballando la conga e resto in disparte, appoggiato al muro, in una posizione imbarazzante. Noto l’addetto alle manutenzioni che dà un pizzicotto sul sedere alla receptionist mentre va a riempirsi il bicchiere.

Poi la vedo dall’altra parte della pista.

Lei mi nota nello stesso momento e i nostri sguardi si incontrano. Ho un tuffo al cuore. È la prima volta che la vedo da quella sera. Non so se andare da lei, ma è lei a prendere la decisione e si precipita verso di me. È chiaro prima ancora che si avvicini che ha bevuto troppo. Ricordo come diventasse allegra dopo un paio di bicchieri di vino.

«Ehi, tesoro», esclama Jade facendo un balzo e stampandomi un lungo bacio sulla guancia come se l’ultimo anno non ci fosse stato. Questa è la donna che mi ha spezzato il cuore, e la prima cosa che mi dice dopo undici mesi è: «Ehi, tesoro».

«Cosa fai qui? Non mi aspettavo di vederti», affermo.

Dopotutto sono contento di indossare lo smoking. Così vede cosa si è persa.

«Papà era stato invitato in rappresentanza del nostro albergo ma non poteva venire, perciò sono qui io al suo posto. Però me lo ha detto soltanto un’ora fa, quindi mi sono persa gran parte della cena.»

È splendida per essere una che è stata appena informata della festa. Indossa un abito rosso elegante che non le ho mai visto prima e i suoi capelli, di un colore più naturale rispetto all’ultima volta, sono raccolti da un fermaglio luccicante. Il rossetto è in tinta con l’abito.

«George non è qui con te stasera?» Non riesco a trattenermi.

«No, ci siamo lasciati. È tornato da sua moglie.»

Mi aspetto che lo annunci con imbarazzo, invece urla al di sopra della musica.

«Mi dispiace», dico prima di rendermi conto che mi dichiaro mortificato perché la relazione della mia ex con l’uomo con cui mi ha tradito, e per cui mi ha lasciato, è finita male.

«E tu ad ogni modo come stai? Hai trovato quella ragazza che stavi cercando?» Adesso sfrega il viso contro il mio per parlare al di sopra del baccano delle Weather Girls. Sento l’odore di vino rosso nel suo alito. Per essere una persona che si è persa gran parte della cena, è riuscita ad approfittare al massimo delle bevande gratuite.

«Come fai a saperlo?» rispondo, e i nostri sguardi si incontrano di nuovo. Riaffiora una valanga di ricordi.

Lei si guarda intorno prima di rispondere.

«Non ricordo. Penso di aver visto i post su Instagram di Jake.»

«Okay. Sì, l’ho trovata ma non ha funzionato.» Mi sento a disagio perché non ho qualcosa per suscitare un po’ più di gelosia.

«Quindi siamo tutti e due single?»

«Presumo di sì.»

La musica è troppo forte per poter conversare decentemente. Devo leggerle le labbra per capire che cosa dice.

«Ricordi quando siamo venuti qui?» urla di nuovo.

«Allo zoo? Sì, è stata una giornata divertente, no?»

Ci guardiamo. Ripenso all’appuntamento allo zoo, alla prima volta che abbiamo dormito insieme, dopo.

«Ti va di andare via?» chiede indicando la porta con la testa.

Mentre Cathleen viene sollevata in aria e faticosamente posata a terra in una goffa imitazione di Dirty Dancing, decido che non posso sopportare di vederla ballare al ritmo degli sdolcinati successi degli anni Ottanta. La moneta mi dice che è ora di guadagnare l’uscita, perciò lascio Jake nel suo elemento e vado con Jade dove possiamo sentirci senza essere costretti a urlare.

«Allora come te la sei passata?» chiede mentre ci allontaniamo dallo spazio recintato dello zoo nell’aria fredda corroborante.

Sta succedendo davvero?

«A essere sincero sono stato meglio… il nonno è morto.»

«Mi dispiace, Josh.» Mi prende per mano. «So quanto eravate legati.»

«E non so cosa sto combinando per quanto riguarda il lavoro. Alla fine mi hanno offerto un impiego…»

«È una bella cosa, no?»

«Sì, suppongo di sì, ma non so se sia veramente quello che voglio fare.»

Mi accorgo che ci stiamo ancora tenendo per mano.

«E poi pensavo di aver conosciuto un’altra… ma ho combinato un casino. E non vorrà mai più rivedermi.»

«Mi dispiace.»

«Non è colpa tua.»

Un gruppo di studenti ubriachi ci supera barcollando.

«Mi dispiace anche per quello che è successo… sai, tra noi.» Incespica nelle parole.

Anche se sono scuse in preda ai fumi dell’alcol, è bello sentirglielo dire. «Perché lo hai fatto?»

«Sai cosa, adesso mi sembra stupido ma credo che fossi troppo buono. È strano? Secondo me ci deve essere un equilibrio. A volte a una ragazza piacciono le teste di cazzo.»

Io lo sono stato per un anno intero da quando mi hai lasciato.

«George era meno gentile?»

«Era un grande stronzo», grida come se fossimo ancora alla festa e non mi trovassi a qualche centimetro da lei. «Ho scoperto che dormiva anche con una receptionist di un albergo di Londra.»

«Mi dispiace.»

Perché continuo a scusarmi?

«Svanita l’euforia, non avevamo niente in comune. In realtà mi mancavano le cose che io e te facevamo insieme.»

«Sul serio?»

Per abitudine, ma anche perché lo desideriamo, finiamo per tornare a piedi all’appartamento di Jade. Quando apre la porta e io la seguo, mi accorgo di aver pensato che non ci sarei più tornato.

«Puoi prendere la bottiglia di vino in cucina? Ce n’è una aperta», dice sfilandosi le scarpe e crollando sul divano.

Ricordo ancora dove sta ogni cosa e nonostante nessuno dei due abbia bisogno di bere altro, afferro due bicchieri insieme alla bottiglia di Pinot.

So che Jake mi aveva avvertito che alla festa ci sarebbero state persone che conoscevo, però non mi sarei immaginato che la serata potesse andare così.

«A dire il vero c’è un’altra cosa», afferma appena mi siedo vicino a lei.

Tracanna il suo bicchiere e si volta verso di me.

«Be’… mi… mi dispiace anche di aver sabotato la tua ricerca di quella ragazza. Non lo so, suppongo che fossi gelosa», biascica.

Aspetta. Cosa? Cosa vuoi dire? Cos’hai fatto?

Lei prende il vino e invece di versarsene un altro bicchiere, beve un sorso dalla bottiglia.

«Jade, cos’hai fatto?» dico serio.

«Potrei aver mandato un messaggio a Jessie dicendole di essere io la ragazza e che non volevo mi trovassi. Ma dai, guarda come ha funzionato bene: preferisci di gran lunga essere qui con me ora piuttosto che con quella ragazza, no?»

«Ti riferisci al messaggio in cui c’era scritto che si sarebbe trasferita altrove con il suo fidanzato? Eri tu?»

Certo. Torna tutto.

«E sapevi com’ero vestito perché hai visto le nostre foto alla maratona su Facebook.»

«Sì, è stata una mossa molto astuta, non credi?»

Guardo Jade non sapendo se essere infuriato o lusingato. Per la prima volta da quando ci siamo lasciati provo pietà per lei anziché per me stesso.

Mi prende per mano.

«Perché lo hai fatto?»

«Non è chiaro? Mi sei mancato, Josh.»

Si china e mi bacia, la sua lingua accarezza la mia. Per trenta secondi non sento il sapore del vino rosso ma vengo trasportato in un universo parallelo in cui tutto è andato in modo diverso, in cui sono state fatte scelte diverse, in cui questo è giusto. Le passo le mani tra i capelli, lungo la schiena, la tengo, inebriato dal suo profumo.

Lo stesso che aveva pervaso il London Eye.

Inizia a sbottonarmi la camicia.

Cosa sto facendo?

«Scusa, dammi un minuto», dico scostandomi e ritirandomi in bagno. Non sono pronto per questo.

«Certo. Sbrigati», ammicca.

Chiudo a chiave la porta del bagno e fisso il mio riflesso nello specchio. Mi guardavo così ogni giorno, e valuto se il mio ritratto sia cambiato dall’ultima volta che sono stato qui.

Sono cambiato nell’ultimo anno?

Estraggo lentamente la moneta dalla tasca.

La moneta che ho raccolto dopo che lei mi ha spezzato il cuore.

Il cuore mi batte, la testa mi fa male.

Di’ semplicemente di no, Josh, ed esci di qui.

Sale volteggiando e atterra sul palmo della mia mano.

La sposto sul dorso. Testa, lo faccio, croce, no.

Abbasso lo sguardo.

Testa.

È quello che volevo, no?

E Lucy?

Al meglio dei tre lanci?

Ancora testa.

Solo una notte per amore dei vecchi tempi. Comunque non rivedrò mai più Lucy.

Non posso. Non dopo quello che Jade mi ha fatto.

Al meglio dei cinque?

Testa.

Testa.

Testa.

Quante erano le probabilità?

Ho giurato di attenermi alla moneta. Devo ascoltarla.

Apro la porta del bagno e attraverso il salotto dove ora il suo abito rosso giace buttato per terra. Entro in camera.

È stesa sul letto, completamente nuda.