40.

«Sei molto più compatibile con Lucy. Bilancia e gemelli sono un’ottima combinazione», afferma la mamma estraendo dalla confezione il Victoria sandwich del supermercato. Sto di vedetta per accertarmi che nessuno veda la manovra. «Ho sempre saputo che Jade non era la donna per te perché le vostre stelle non erano allineate.»

«Peccato che non me lo abbia detto prima», rispondo alzando gli occhi al cielo. Non che mi stia guardando mentre solleva lo strato superiore di pasta e aggiunge un po’ di marmellata di fragole, mettendone di proposito troppa, tanto che cola di lato.

«Josh, puoi buttare via la scatola?»

«Sì, certo.» La prendo dal banco della cucina e apro l’armadietto dove si trova il cestino.

«No, non lì. In quello sul retro.»

Con tutti gli altri preparativi per la messa in onda del quiz televisivo, è riuscita a scordarsi di preparare una torta, perciò sono corso in macchina da Tesco. Mi sorprende che non voglia che faccia a pezzi le prove e le bruci in un inceneritore. Prende una forchetta, colpisce i bordi della torta finché sembra fatta in casa, la affetta in modo volutamente impreciso e la sistema su un grande piatto. Perfettamente imperfetta.

«Ho anche qualcosa di vegano per i Jake, nella credenza, se vogliono. Hai controllato se tutti hanno da bere? Ci sono altre bottiglie nella lavanderia.»

Appena torno in cucina armato di una nuova bottiglia di vino, la mamma mi blocca all’istante.

«Josh, sai che ci mancherai.»

«Vuoi dire che non avrai qualcuno che ti aiuti a eliminare le scatole delle torte?»

«No, sono seria. La casa sarà così vuota e silenziosa senza di te.»

«Credevo che saresti stata contenta di liberarti di me per la seconda volta.»

«Naturalmente no. So che vuoi andartene ma questa sarà sempre casa tua, ogni volta che vorrai o avrai bisogno di tornare. La tua camera sarà sempre là per te.»

«Se impedirai a papà di affittarla.»

«Mi assicurerò che non lo faccia», sorride.

«Mi dispiace se sono stato musone, triste e probabilmente un fastidio per gran parte dell’anno.»

«Non temere, tutte cose già viste con te! Sono solo contenta di vederti più felice ora.»

«Sì, lo so, grazie. Ad ogni modo sarà meglio che vada a vedere se vogliono un altro bicchiere.»

Prima che il discorso si faccia troppo commovente, entro in sala da pranzo dove All I Want for Christmas rimbomba dal lettore di CD, per controllare se qualcuno ha il bicchiere vuoto. Come sempre la mamma ha invitato mezzo paese e tutte le donne sembrano essersi riunite qui: Karen, Madeline, Beryl. C’è persino la signora O’Nion. Per fortuna completamente vestita. Decido di dirigermi in fretta in salotto.

Il corrimano è decorato con i biglietti di auguri natalizi attaccati con il Bostik Blu-Tack: sono perlopiù di parenti lontani che mandano inavvertitamente a più destinatari la stessa ridicola lettera accompagnata dagli auguri. Ho persino ricevuto un biglietto da Eva, felicissima di sapere che ho trovato Lucy e che a sua volta ha trovato l’amore su Instagram, niente di meno che una sherlockiana come lei. La foto del suo travestimento deve aver funzionato.

Il Natale è passato secondo le consuetudini: la sovreccitazione, l’affannosa apertura dei regali, il tacchino stracotto, il pudding quasi crudo, i problemi di stomaco, il discorso della regina, le russate, le battute eccessive, le discussioni. L’unica differenza è stata che una foto in cornice del nonno ha preso il suo solito posto a tavola. Guardando il lato positivo abbiamo avuto persino il nostro cioccolatino alla funzione di Natale, vuoi perché Jesus ha scambiato due parole con il vicario, vuoi perché questi ha provato pena per noi dopo l’incidente del carro funebre.

Nonostante i biglietti, sembra più Pasqua che Natale, vista la marea di oggetti a forma di coniglio sparsi per la casa. La mamma ha deciso che, dopo la sua vita da piccione e un breve periodo di transizione nelle vesti di fenicottero, il nonno ora è un coniglio. E non un coniglio qualsiasi, proprio Jeremy. Non cerco di capire. Sono solo contento che in questo modo se ne occuperà con gioia quando io e Lucy saremo via.

Arrivando in fondo al corridoio, trovo Geoff e Desmond assorti a discutere dei risultati delle partite. Quest’anno Geoff ha evitato del tutto il cibo, anche con il telo protettivo che la mamma ha messo sui divani. Per poco non mi scontro con papà che sembra un allibratore a bordo pista ad Aintree: cerca di spennare tutti malgrado l’esito del quiz sia risaputo. Offre una varietà di quotazioni al riguardo: chi raggiungerà il punteggio massimo, quanti punti otterrà ogni squadra, chi vincerà.

In soggiorno Jake e Jake si stanno scambiando effusioni davanti alla TV dopo essersi assicurati un posto in prima fila. Jessie e Adam sono accoccolati sul divano, e aspetto che lui distolga lo sguardo prima di prendere un cioccolatino: ho paura che mi costringa a fare una flessione sulle braccia per smaltirne le calorie.

«Tua nonna mi ha appena dato lezioni di shag», esclama Lucy quando mi siedo sul divano vicino a loro.

«Cosa?» esclamo inorridito.7

«Sì, vedi, adesso devo fare l’uomo quando ballo con Jean al posto del nonno…» spiega la nonna.

Oh, il ballo. Adesso ha più senso.

Cerco di scacciare l’idea della nonna che spiega alla mia fidanzata come si scopa.

«Dovresti chiedere a Jake di mostrarti come si balla in stile Beyoncé.»

«Non ho mai sentito parlare del ballo biosano. Sembra interessante», afferma la nonna.

Non la correggo né cerco di spiegarle chi sia Beyoncé. Mi stupisce che non sia già in piedi a danzare davanti a tutti.

Bacio Lucy sulle labbra. È così bello averla qui, che stia con noi stasera prima della nostra partenza domani.

«Tuo padre non sta scommettendo su quanto durerà tra voi?» scherza zio Peter dall’altra parte della sala. «Verrò invitato a breve a un’altra festa di fidanzamento?»

Alzo gli occhi al cielo.

La mamma entra con la sua finta torta fatta in casa.

«Scusate, penso di aver esagerato con la marmellata. È un po’ pasticciata ma spero che sia buona.» Trovo vagamente inquietante quanto sia convincente la recita e mi sento in colpa per aver cospirato con lei.

«No, è una meraviglia», esclamano tutti all’unisono.

«Prego, servitevi da soli. Avete tutti da bere? Siamo tutti pronti?» dice esasperata come se fosse reduce da un’impresa titanica.

Posa la torta sul tavolino accanto alla copia nuova di zecca della rivista degli ex allievi della mia scuola, arrivata per posta una quindicina di giorni fa e contenente un accenno alla mia imminente apparizione in TV. L’hanno inserita troppo tardi se pensavano che avrei donato loro la vincita.

«Josh, vuoi andare a dire agli altri in sala da pranzo che inizierà tra un minuto? Devono prendere posto.»

Da come è stato organizzato, pensereste che stiamo per assistere alla nostra partecipazione a un film di Spielberg, non a una breve apparizione in un quiz televisivo inserito nella programmazione natalizia tra repliche e film ormai dimenticati.

Dopo aver avvertito tutti che tra un paio di minuti inizia, vado a prendere il cellulare in camera. Quando apro la porta che sfrega contro la moquette, una piccola parte di me si aspetta di vedere il nonno seduto lì, per nascondersi dalla folla. Fisso il letto, rivivo i momenti che abbiamo condiviso quasi un anno fa. È ancora difficile concepire che non lo rivedrò più. Gli sarebbe piaciuto guardarmi in televisione.

Benché non sia grande e famoso come il Père-Lachaise, stamattina ho portato Lucy a fare un giro nel cimitero intorno alla chiesa per vedere la sua nuova lapide e salutarlo prima di partire per la nostra avventura. Lo ringrazio perché tutto è andato come è andato. Mi chiedo cosa penserebbe dell’anno che ho passato. Del mio viaggio. Di Lucy. Spero che sia contento.

«Josh, vieni? È cominciato.» Faccio quasi un salto quando Lucy mi coglie di sorpresa abbracciandomi.

«Sì, scusa, non possiamo perderci i miei quindici minuti di gloria.»

Di fatto quando sto per rispondere all’unica e sola domanda, c’è una breve interferenza. Papà teme che saltino tutte le scommesse e insiste perché vengano considerate nulle a causa del problema tecnico.

«Brasile, è il Brasile. Oh, dai, come fai a non arrivarci?» urla zio Peter.

«In studio è molto più difficile», osservo, cercando di concentrarmi sulla TV e non sul chiacchiericcio creato dalle risposte di tutti.

«Ma è così che appariamo veramente?» chiede Jessie chinandosi verso di me.

«Non credo.»

«Perché sembro così snob?» si chiede turbato Jake.

«È la tua voce.»

«Che faccia hai appena fatto?» osserva Jake mentre la telecamera zooma per farmi un primo piano.

«Guarda Jake, è così tranquillo», ride Jessie.

«Non volevo sembrare nervoso, perciò ho ipercompensato», spiega lui mentre in TV assume l’aria di chi si rilassa in spiaggia.

«Sst, possiamo guardare?»

«Non riesco a sentire niente, alza il volume», grida la mamma costringendo tutti a cercare freneticamente il telecomando.

Mi guardo intorno. Zio Peter è al telefono, Desmond profondamente addormentato.

«Oddio, non guardare Twitter», sussurra Jake dall’altra parte della sala.

«Perché? Stanno mandando tweet su di noi? Oh, wow.»

«Cosa dicono?»

«Che tipo di persona twitta qualcosa sui concorrenti di un quiz televisivo?»

«Hmm, RedHead98 per esempio. Mi ha definito stupido hipster occhialuto.»

«Una descrizione piuttosto precisa, in effetti.»

«È crudele.»

«Ce n’è di positivi?»

«Questo mi piace un sacco. Jake potrebbe aprirmi in qualsiasi momento. Eccone un altro: Jake ha la chiave del mio cuore hashtag figo.»

«Parlano tutti di te?»

«Scusa, ho cercato solo Jake.»

«Sei così vanesio.»

Non penso di voler sapere quello che dicono di me i miei fan adoranti.

Quando la puntata finisce con un’inquadratura dei Quizlamic Extremists arrabbiati e frustrati, io e Jessie usciamo in corridoio mentre Jake rimanda indietro la registrazione per rivedere i momenti migliori.

«Complimenti, Josh.»

«Cosa, per aver azzeccato una domanda? Sei tu che hai vinto per noi.»

«No, per aver portato a termine qualcosa. Non intendo mentire, è la cosa più assurda da portare a termine, e ci sono state un sacco di volte in cui avrei voluto che non lo facessi, però lo hai fatto. Hai mantenuto il proposito di usare la moneta tutto l’anno.»

Mi ero chiesto di che cosa stesse parlando finché non ha citato la moneta. Con tutto il resto, me n’ero quasi scordato. Ormai mi viene istintivo.

«Mi restano ancora alcuni giorni ma sì, suppongo di sì. Oh, e ho qualcos’altro da mostrarvi. Aspettate un attimo.»

Ricompaio dalla mia stanza con addosso un ampio cappotto e un cilindro.

«È il tuo nuovo stile scelto dalla moneta?»

«No. Potete controllare il cilindro, per favore? Dentro non c’è niente, giusto?»

«No. Di cosa stai parlando?»

«Okay, ora se guardate qui…» Jessie fa come indicato. «Cosa c’è d’un tratto nel cappello?»

«Jeremy!» esclama. «Hai estratto un coniglio dal cilindro. Ben fatto! Finalmente hai imparato un trucco di magia. Come ci sei riuscito?»

«E so anche suonare il piano. Be’, solo una canzone, in realtà.»

«Sì, Lucy mi ha raccontato della tua grande performance. Sembra carina. Sono così contenta che tu l’abbia trovata e che alla fine abbia funzionato.»

«Ho scelto il tavolo perfetto?» chiedo scherzando sull’analogia che Jessie aveva fatto al caffè.

Lei sorride e si morde il labbro.

«Sì, indubbiamente il tavolo perfetto, Josh.»

«E anche tu e Adam, sembrate così felici, anche se non so come tu faccia a partire per l’Islanda con lui.»

«Che vuoi dire? Perché no?»

«Jessie, ogni volta che ti vedo hai addosso una giacca da sci. Lassù congelerai!»

«Starò bene. Ci andiamo solo per cinque giorni. Non come te. Come ti senti all’idea di partire per il vostro grande viaggio?»

«A essere onesto non vedo l’ora. Sono così eccitato al pensiero di passare il mio tempo con Lucy. Ricordo che sia tu sia il nonno mi avevate detto all’inizio dell’anno che avrei capito quello che volevo quando lo avessi trovato. Ammetto, ero scettico, invece avevate ragione.»

«Come sempre!» Sorride.

«Sto ancora aspettando di avere un’analoga rivelazione per quanto riguarda il lavoro, ma mi auguro di tornare con più di un’idea di quello che voglio fare.»

«Sono certa che sarà così. Alcune cose richiedono un po’ più di tempo per essere capite, ma ci arriverai… spero prima dei trent’anni.»

«Chissà perché me lo sentivo che lo avresti detto.»

«Scusa, non ho potuto resistere.»

«Vivendo qui sono stato più un adolescente volubile che un quasi trentenne. Penso che la mamma e il papà siano felici di riavere la casa tutta per loro.»

«Ne dubito molto. Sai che mancherai a tutti.»

«Ho appena promesso di chiamare la nonna ogni tot giorni e di aggiornarla perché possa seguire il nostro viaggio sul suo vecchio atlante. E sai che voi potrete seguire tutti i miei aggiornamenti su Instagram insieme alle altre migliaia di persone che per qualche ragione vogliono continuare a conoscere la mia storia con la Ragazza dei girasoli.»

«Tu, influencer! Mi aspetto telefonate e aggiornamenti Instagram con regolarità. Però mi sono appena resa conto che questo significa che ti perderai la mia festa annuale in maschera.»

«Lo so. Hai deciso il tema di quest’anno?»

«Pensavo magari di scegliere gli anni Novanta.»

«E da cosa si vestirà Jake allora? Qual è un cane famoso degli anni Novanta?»

«Beethoven?» interviene Jake raggiungendoci nell’atrio. Deve aver probabilmente già spolverato il suo costume da cane. «Sarà meglio che torni per il mio matrimonio.»

«Certo. Non me lo perderei per nulla al mondo. Hai deciso dove organizzare il ricevimento?»

«Forse all’hotel, ora che siamo diventati il trentaquattresimo miglior albergo della città. Una recensione ha detto addirittura che siamo migliori della media. Non posso lamentarmi.»

«Doppie congratulazioni! Davvero, non riesco però a credere che ti sposerai. È tutto così pazzesco.»

«Lo è, vero?»

«Cosa mi avevi detto? Che non ero abbastanza vecchio da sposarmi? Quindi ora quello vecchio sei tu.»

«Zitto. Non lo so, mi è sembrata la cosa giusta e Natale mi è parso il momento perfetto per fare la proposta.» Jessie lo guarda come se avesse detto la cosa sbagliata.

«No, hai ragione», annuisco. «È perfetto e sono felice che Jake ti abbia detto di sì. Siete una coppia fantastica. E ci siamo assicurati un altro J per la squadra del quiz.»

Usando l’eredità del nonno ho restituito a Jake e Jessie i soldi che mi avevano prestato, perciò non è completamente al verde per il grande giorno.

«Oh sì, tu mancherai per un bel po’ ai quiz. Cosa faremo senza di te?»

«Sono sicuro che ve la caverete», rispondo. «Ora che abbiamo battuto i Quizlamic Extremists una volta, sono certo che riuscirete a batterli ogni settimana. E pensate a tutte le conoscenze che avrò al mio ritorno.»

«No, quello che succederà è che ci sarà una domanda su un luogo che hai visitato e tu ricorderai di esserci stato ma non la risposta.»

«Giusta osservazione, devo ammetterlo.»

«Ti unirai anche tu alla nostra squadra?» chiede Jake quando Lucy ci raggiunge. Adesso siamo tutti e quattro accalcati.

«Se mi accetterete… adesso siete i campioni del quiz televisivo.»

«Ne saremmo felicissimi, anche se dovremo cambiare il nome della squadra ora che i nostri nomi non iniziano tutti per J.»

«Non penso di averlo ancora detto a Josh», afferma guardandomi in modo teatrale. «Sul mio certificato di nascita Lucy è il secondo nome. Il primo è Jenny.»

«Cosa? Sul serio?» Ci guardiamo sconvolti.

«No, non lo è. Sto scherzando!»

Scoppiamo tutti a ridere nell’atrio.