Genova, mercoledì 20 agosto
È arrivata la solita burrasca della seconda metà d’agosto; fra la pioggia improvvisa dopo il gran sole della settimana e i primi rientri dopo Ferragosto la città è intasata.
Mi sono alzato presto, sono uscito che non erano le otto, ma ho impiegato mezz’ora per quei sette chilometri fra casa e Questura. Avrei potuto mettere la sirena e fregarmene… ma avevo fretta o ero soltanto irritato di stare in coda, impotente come tanti altri genovesi?
Niente sirena quindi.
Quando arrivo, la Petri è già al lavoro, porta socchiusa.
Non faccio in tempo a chiamarla che è già nel mio ufficio. – Ho saputo della Ratto, commissario.
– Torrazzi?
– Ancora niente. Ma abbiamo alcuni dati interessanti dalla Scientifica. – Porge dei fogli. – Il piccolo frammento incastrato nell’orecchino della Descalzo è stato strappato, quasi sicuramente, da un foulard di seta. Seta vera, non sintetica. Hanno confrontato… – Una breve sospensione come per dare maggior importanza alla rivelazione che verrà. – Un Hermès, commissario!
Non sono un esperto di moda femminile, neppure maschile del resto, ma quel nome lo conosco persino io. Caro, maledettamente caro. – Quindi è difficile che fosse della Descalzo.
– Ed è probabile che sia dell’assassino.
– Dell’assassina. Una donna, Petri. È più probabile che sia una donna.
Annuisce e si frega gli occhi, gesto che le ho già visto fare due o tre volte da quando è arrivata. – Una donna… Anche chi aveva annunciato gli omicidi di Torino aveva una voce femminile. Sì, lo so, il commissario Crema aveva scoperto che Bertini era un doppiatore, un mago con le voci, ma il dubbio… – Strizza gli occhi e sbadiglia.
– Cosa c’è, Petri? – Perché mi è capitato di vederla stanca, depressa, preoccupata, ma oggi sembra prossima ad addormentarsi.
– Niente, commissario – ma nella voce c’è un mezzo sbadiglio trattenuto a stento.
– Per favore, Petri Lorenza! Siediti e dimmi cosa c’è. Stai male? Problemi con tua sorella?
Fa segno di no.
– Non per impicciarmi nella tua vita privata, ma stai dormendo in piedi. E siediti.
Finalmente obbedisce. – Ho provato, commissario. Da quando ho ricevuto il fascicolo da Torino continuo a provare a mettere i nomi in ordine.
– Le possibili vittime di Torino?
Annuisce.
– Niente, non riesco a capire come li ha disposti quei nomi. Continuo a dirmi che li ha ordinati in modo casuale, ma ogni sera non resisto e provo.
Quindi da giorni sta su la notte a cazzeggiare…
– Ho provato, ma non riesco a trovate un ordine in cui le vittime note abbiano i numeri assegnati dall’assassino.
– Avevamo detto di chiudere con questo discorso.
– Lei l’aveva detto, io no… – Ma lo dice a bassa voce.
– E cosa hai ottenuto? Che dormi in piedi. Abbiamo un omicidio, nostro. Forse due. Non puoi perderti dietro un caso già chiuso.
– Chiuso… Per modo di dire… Quei numeri devono avere un senso. Quindi ci deve essere un elenco. E le possibili vittime erano…
La interrompo. – Ora mi ascolti.
Le ho riferito il poco che sappiamo sulla morte della Ratto. – È necessario interrogare tutta la gente della via. Non soltanto via Antica Romana di Quarto, ma anche viale Cembrano. E via Pescia. Dovremo sentirli tutti e dovrai essere lucida e sveglia, – la fisso cercando di essere severo, un vero “capo” ed è una stretta al cuore ricordando che Bareto mi chiamava così e lo riprendevo. Era una specie di scherzo ormai. – Quindi vai a casa e ti fai un bel sonno, ordine del capo. E dimentichi liste e modi di costruirle. Dormi!
Sono solo, ho mandato la Petri a fare un bel sonno e ne avrei bisogno anch’io. Dovrei parlare con i possibili testimoni, vorrei farlo perché è la parte che apprezzo di più del mio lavoro.
Tutti hanno sempre detto che sono un tipo silenzioso, vero, e che non dà confidenza, vero. Però ascolto volentieri e spesso ho la sensazione che le persone riescano a parlare con me senza tante difficoltà, forse perché si sentono ascoltate.
Ma, come è successo alla Petri, non riesco a schiodarmi da quell’elenco fornito a Crema dall’agenzia elettrica. Dai numeri lasciati dall’assassino di Torino: sì, continuo a chiedermi quale fosse il suo elenco.
Devo togliere quell’ostacolo che blocca sia me sia la mia ispettrice.
Ho altro da fare prima di cominciare a sentire possibili testimoni.
Ricordo quanto mi ha raccontato Crema, ma riprendo ugualmente la documentazione ufficiale. No, non c’è indicazione che sia stato consultato un esperto per risolvere quel problema rimasto irrisolto.
Leggo con calma, niente.
Esco a fare due passi e a mangiare un boccone.
Torno e rileggo, niente.
Ma non tutto si riporta negli atti ufficiali e Crema può aver dimenticato di parlarmene o averlo ritenuto ininfluente.
Lo chiamo, gli spiego il problema e ho la risposta: nessun esperto è stato consultato, perché la soluzione del caso è comunque arrivata. Anche se non chiara in ogni dettaglio.
Mi ha chiesto se ritengo necessario consultarne uno.
Gli ho risposto che ne ho uno disponibile, e piuttosto bravo.
Raccomanda di fargli sapere perché anche lui era curioso e ancora lo è.
Guardo l’ora. Sarebbe arrivato il momento di tornare a casa. Sto uscendo quando squilla il cellulare: un collega della Scientifica.
– Stiamo ancora lavorando, ma abbiamo trovato qualcosa che forse ti può interessare. Un foglio con un numero. Numero due, Mariani.
– Dove era? – Perché ricordo di aver guardato accanto al corpo della Descalzo. E non ero solo e in tanti abbiamo controllato.
– In una tasca del vestito, mezzo appallottolato dentro un fazzoletto di carta.
Mi scappa detto: – Trovarlo un po’ prima? Sono passati cinque giorni.
– Svegliati, Mariani! Nella tasca della Ratto. Sul foglio e sul fazzoletto ci sono tracce di sangue…
Si è interrotto e chiedo, di slancio: – Della Descalzo?
– Oh, yes, Mariani! Ma non chiedermi altro perché non abbiamo concluso. Questo era un anticipo.
E quindi la morte della Ratto è davvero collegata all’omicidio Descalzo. La Ratto deve aver visto il foglietto con il numero quando l’ha trovata morta, deve averlo raccolto e ficcato in tasca.
Ha capito chi l’ha lasciato? Ha cercato di ricattare l’assassino che l’ha uccisa per farla tacere?
Ma aveva anche una certa età, problemi di salute… Era caldo… Può essere caduta, forse agitata o spaventata.
Una cosa è certa: oltre alla gola tagliata e ai dadi, abbiamo anche il numero.
Come a Torino. Ma ci manca la telefonata.
Ma nel primo di Torino non c’era stata.