VI.

Festa di fine corso, anno 2008. Un paio di buontemponi erano saliti su una specie di palco improvvisato e avevano intonato La compagnia, un vecchio pezzo di Battisti che Vasco aveva rispolverato l’estate precedente, con immenso successo. Sax si era unito con il suo strumento. Lo sconcerto dei vecchi sbirri dai capelli impomatati aveva presto ceduto al clima di irrefrenabile, contagiosa allegria. L’alcol scorreva (sarebbe stato un bel problema per chi avrebbe guidato al ritorno) e l’euforia dilagava. Alla fine ce l’aveva fatta persino Ippoliti, il fesso della compagnia. Promosso per il rotto della cuffia, ma promosso. Si diceva in giro che fosse un super-raccomandato. Sta di fatto che non la finiva più di esternare urbi et orbi la sua felicità, sputacchiando briciole di tartine e tracannando un calice dopo l’altro di prosecco. Alba e Gianni si tenevano per mano, radiosi e pieni d’orgoglio. Una nuova vita li attendeva. Il mondo apparteneva a loro. E al dr. Sax. I tre allievi più brillanti del biennio. Il capo della polizia in persona si era complimentato. Avrebbero scelto per primi la destinazione. Più di un dirigente, da più parti d’Italia, si era fatto vivo, per sondare il terreno.

Alba e Gianni si tenevano per mano, e cantavano a ritmo scambiandosi di tanto in tanto occhiate calde e profonde e agitando i pugni per salutare Sax.

Erano belli, giovani, spericolati, forti, invincibili. E stavano dalla parte giusta. Avrebbero difeso il mondo dal crimine, l’avrebbero salvato da se stesso, se necessario.

Il Biondo sognava la polizia Giudiziaria. Lavorare fianco a fianco coi magistrati, magari in grandi inchieste sulla mafia. Ma era disposto ad accontentarsi della Mobile: in ogni caso, non avrebbe accettato nessun incarico d’ufficio. Non era tipo da scartoffie. Quanto ad Alba era pronta a volare in America per un corso all’FBI. Lui non aveva nemmeno cercato di dissuaderla. Sarebbe stato ingeneroso e crudele, nei confronti della sua donna. Sentiva che il legame era solido, non temeva il distacco.

Per Sax, invece, qualunque destinazione era indifferente.

Il suo carisma faceva passare in secondo piano il vestito troppo largo, le scarpe lise, la cravatta ordinaria. Il vestito era un prestito del Biondo, il resto ce l’aveva messo lui: Sax, il povero. Ma ora tutto sarebbe cambiato. Non ci sarebbero state più scuse umilianti, serate a base di tonno in scatola, impegni addotti all’ultimo istante per saltare cene conviviali… Sax aveva penato troppo per potersi permettere ulteriori sofferenze. Non sarebbe mai più tornato indietro. La polizia, per lui, era la sicurezza.

E il trampolino di lancio verso chissà dove.

Uno alla volta i musicisti si stancarono, e anche Sax dovette riporre lo strumento. Da casse invisibili un DJ lasciò partire un pezzo techno. Investiti da sonorità che non riuscivano a digerire, i dirigenti più anziani cominciarono a smobilitare. Presto sarebbero rimasti solo i ragazzi. Gli allievi, ormai non più tali, del corso 2008. I nuovi centurioni. Resisteva alla fuga dei vecchi solo un uomo maturo, alto, distinto, con un sorriso indecifrabile. Alba e Gianni lo videro confabulare con Ippoliti.

In quel momento li raggiunse Sax, sudato e ansimante. Alba gli indicò il tipo che parlava con Ippoliti.

«Sai chi è quello?»

«Certo.»

«Potreste informare anche me?» s’inserì il Biondo.

«Cono di Sangiorgio. Un pezzo grosso dei Servizi.»

«Servizi?» trasecolò il Biondo. «Perché è qui?»

«Be’» ridacchiò Sax, «forse Ippoliti gli sta parlando delle sue pene d’amore.»

«Shopping, ecco perché» disse Alba, lapidaria. «Sceglie i migliori fra noi e li arruola.»

«I migliori? E che ci fa allora col povero Ippoliti?» ironizzò il Biondo.

«Bah, sarà sensibile agli amori infelici!» suggerì Sax.

«Che deficienti che siete!» sbottò Alba.

Da quando si era lasciata accompagnare a casa, la sera in cui aveva impartito una salutare lezione al Biondo, Ippoliti le moriva dietro. Si era, all’uso antico e provinciale, dichiarato. La delicatezza con cui lei lo aveva respinto aveva attizzato la fiamma. Quell’amore senza speranza era diventato un tormentone fra gli allievi del corso. Alba, dal canto suo, era troppo signora per infierire. Comunque, sul momento, i tre amici si fecero una risata, pensando al povero Ippoliti trasformato in super-spia.

Negli anni successivi, quando il suo legame con Cono si fu consolidato, Sax tornò sull’argomento, e gli chiese direttamente perché quella sera avesse reclutato, primo fra tutti, proprio quel fesso.

«Perché è un ottimo elemento, leale, fidato, obbediente.»

Cono non avrebbe mai detto tutta la verità. Non certo al marito di sua figlia. Giannaldo c’era dovuto arrivare da solo. Ippoliti possedeva una sola qualità: era un totale imbecille. E gli imbecilli sono preziosi, in qualunque struttura degna di tal nome. Lo sono per due motivi fondamentali: il primo è che a un imbecille puoi far fare quello che vuoi, se sai come prenderlo. E in questo Cono era un maestro. Il secondo è che se non te lo accaparri tu, l’imbecille, finisce che se lo prende qualcun altro, e lo usa per danneggiarti. E avere contro un imbecille può rivelarsi una vera catastrofe.

Quella sera Cono, come faceva da anni, era davvero andato a pesca. Dopo aver studiato scrupolosamente i dossier degli allievi, aveva scelto Ippoliti e “attenzionato” i tre amici: Alba, il Biondo e Sax. Attenzionare non significava scegliere: anzi, al riguardo, Cono era piuttosto titubante. Aveva scartato subito Alba e il Biondo. Lei perché era una donna intelligente, e le donne intelligenti sono nocive. Lui perché era onesto, e gli onesti, al contrario degli imbecilli, vanno lasciati al nemico. Era indeciso riguardo a Sax. Contro di lui giocavano il legame con gli altri due e una certa estrosità, il lato artistico, quella passione per il jazz, una falla che poteva rivelarsi fonte di pericolo. D’altronde, a suo favore c’era una qualità indiscutibile: Sax era povero. E i poveri sono altrettanto malleabili degli imbecilli, ma molto, molto più utili.

Poi notò qualcosa che da un lato lo mise in allarme e dall’altro gli aprì il cuore a una piccola speranza. Luisella, la sua unica figlia, si era fermata proprio accanto al sassofonista. Rideva alle sue battute, e per una volta sembrava felice.

La sua bambina triste, precocemente orfana, tanto colta e devota, tanto sensibile e gentile.

E tanto bruttina e scolorita.

Luisella rideva: un evento.

Cono chiamò Ippoliti, il suo nuovo adepto, e gli sussurrò un ordine all’orecchio.

Ippoliti scattò come una molla e si diresse a passo di carica verso il dr. Sax.

Cono aveva deciso che era il caso di concedere un’opportunità a quel ragazzo.