Alba si è passata il 18 Rouge Noir sulle unghie, e ora accarezza il piatto di linguine ajo e ojo, il Biondo ha fatto fuori un’altra mezza bottiglia di rosso, Sax si è mantenuto nel giusto mezzo.
Quando è stressata, Alba può divorare quantità inopinate di cibo o tirare giornate intere ad aria e acqua. Anche nei confronti del mangiare è sempre lei a decidere le regole del gioco, immune ai riti di una contemporaneità divisa fra anoressia e bulimia. C’è stato un tempo in cui viveva questa singolarità come una condanna: perché le altre sì, e io no? Poi ha capito che era un altro effetto della Triade Oscura, come l’assoluta mancanza di attacchi di panico, il sonno del giusto, una certa brachicardia ottima quando il corpo ti richiede sforzi superiori alla norma. Continua a chiedersi se tutto questo sia un privilegio o una condanna. D’altronde, la Triade può farti diventare un leader politico, un premio Nobel, un dittatore, oppure il disgraziato che stira le gambe in fondo a un vicolo. La Triade esige comunque un prezzo da pagare. Alba si augura che lo esiga il più tardi possibile.
Sax pesca in ghiacciaia una vaschetta di gelato, del tutto incongrua tenuto conto dell’inverno che sta infuriando su Roma. Il Biondo chiede un superalcolico. Sax li precede in un vasto salone con un pianoforte a coda. Poltrona Frau, chaise-longue classica, un contrabbasso antico sul suo sostegno che fa tanto natura morta, in pendant con le vedute campestri alle pareti. Alba è conquistata da un pastorello appoggiato a un tronco. Sotto un cielo ambiguo, che potrebbe indifferentemente preludere alla bonaccia come alla tempesta, il suo sguardo di giovinetto, limpido e fosco a un tempo, sembra perforare la tela e puntare a un oltre indefinito.
«Mio suocero ha una particolare predilezione per la scuola di Posillipo» spiega Sax. «Questo è uno Smargiassi. Whisky, grappa, Armagnac, bourbon?» domanda poi, sollevando il piano di un vano bar in stile anni Cinquanta.
Il Biondo opta per un whisky.
«Torbato?»
«Malt or blended, sir?» ribatte il Biondo, sbuffando e facendo il verso a una vecchia pubblicità. «Dammi ’sto whisky che devo fuma’.»
Sax gli lancia una bottiglia. Il Biondo, nonostante sia mezzo sbronzo, l’afferra al volo. Gli spunta l’ombra di un sorriso. Per un istante riaffiora l’antico cameratismo. L’atmosfera si distende.
Un tempo eravamo una squadra…
Riflessione idiota, conclude Alba, ora che il Biondo è andato a fumare la sua sigaretta sotto il porticato e lei e Sax bilanciano i ballon per far riscaldare il cognac. A parte il ribrezzo che le scatena l’espressione “siamo una squadra” – quell’orrido gergo sportivo… ma quand’è che tutti loro, tutti noi abbiamo cominciato a parlare così male? –, non sono mai stati una squadra. Il sostegno reciproco, il cameratismo, la fiducia… l’unico che ci ha creduto davvero è stato proprio il Biondo, povero orso schietto e malinconico. Loro due, lei e Sax, ah! Due perfetti solisti. Anche il fatto della Sirenetta, il fatto per il quale si sono ritrovati, come in una di quelle commedie psicologiche dove gli attori si sfondano di gin e nel frattempo si vomitano addosso ogni sorta di cattiveria, prede di un livore antico e mai sopito… anche allora non fu mica la solidarietà a spingerli, non è che si sentissero fratelli, legati per la vita e per la morte; no, a pensarci bene, anche quello era solo un modo di farsi gli affari propri. Di cercare la via d’uscita più comoda. L’unica possibile.
Sax si avvicina. I bicchieri si sfiorano.
«È alla giusta temperatura.»
«E allora beviamo.»
Per tutta la cena non hanno affrontato l’argomento. Una tregua concordata tacitamente. Ma nessuna tregua dura in eterno.
«Lui è convinto» sussurra Sax.
«Già. E tu?»
«Potrei chiederti la stessa cosa.»
«Non lo so. Dobbiamo studiare bene la faccenda.»
«Certo. Io continuo a non crederlo possibile. Ma se fosse…»
«Se fosse?»
«Dovremmo affrontare la situazione.»
«Bel casino.»
«Niente che non si possa risolvere.»
La sicurezza che Sax esibisce la sconcerta. E la irrita. È un po’ patetica, quella posa continua da gran borghese. Sax era decisamente più simpatico nei panni del giovanotto della provincia pontina che si pagava gli studi suonando, e solo con il primo stipendio sarebbe riuscito a liberarsi della camera ammobiliata sulla Laurentina. Che ne sarebbe stato di lui se non avesse sposato la figlia di un uomo di potere?
Sono ingenerosa, si dice Alba. Sax sarebbe stato comunque un ottimo poliziotto. E un collega leale. Tendo a esagerare. Lo psico cerca in tutti i modi di spiegarmelo. Sono acida perché sono furiosa con me stessa, perché non vorrei essere qui, perché vorrei essere diversa da come sono, e invece no, no, io sono esattamente come sono e mi piaccio, ma ancora non ho la forza per ammetterlo.
«Piove anche sotto il porticato, cocco» mugugna il Biondo, che è rientrato e sventola la chioma spruzzando tutt’intorno goccioline alla maniera dei cani bagnati. «Io là fuori non ci torno. E la prossima sigaretta me la fumo qua, chiaro?»
«Non pensarci proprio» flauta, soave ma deciso, Sax.