III.

Fatti incredibili che accadono solo in Italia. Il contratto con la società di vigilanza sospeso a tempo indeterminato per una lite fra i responsabili e la direzione sanitaria. Due delle quattro videocamere di sorveglianza fuori uso perché necessitavano di una manutenzione rimandata sine die causa mancanza di fondi. Personale dimezzato per via dell’influenza stagionale, dimezzamento che si aggiunge al calo fisiologico del weekend. Insomma, entrare in quel maledetto policlinico e portarsi via la ragazza, la ragazza ancora senza nome, è stata una passeggiata.

«Ammesso che se la siano portata via e non se ne sia andata da sola» osserva il dirigente del commissariato di zona, diretto superiore del Biondo.

«Assurdo» insorge quest’ultimo.

«A me invece pare ovvio» si difende il dirigente. «Si è alzata e se n’è andata. Magari non ha il permesso di soggiorno, magari è clandestina, magari ha solo paura…»

«È un’eventualità da non scartare» concorda Sax.

«Ma che dite!» sbotta il Biondo. «Voi non l’avete vista! Non si reggeva in piedi, era piena di tagli…»

«Tu stesso però ci hai raccontato che secondo i medici…»

«Sì, ma comunque dovevano tenerla sotto osservazione, sotto…»

«È già un miracolo che lo abbiano fatto… per quanto? Ventiquattr’ore? In fondo, non era mica piantonata…»

Quando Alba li raggiunge, la breve riunione è già conclusa, gli sbirri di zona hanno sbaraccato, l’unico medico reperito si è profuso in scuse, ma era appena arrivato e di quello che è accaduto, anzi, di quello che può essere accaduto durante la notte non ha la più pallida idea, e i malati si aggirano incuriositi attorno al trio composto dall’agitato Biondo, da Alba, flemmatica, e dall’indecifrabile Sax.

Neanche loro, però, hanno visto niente, sentito niente.

«Secondo me» dice il Biondo, «l’hanno portata via.»

«Il motivo?» chiede Sax.

«Di sicuro non la vogliono uccidere» interviene Alba.

«Sono d’accordo» annuisce Sax, «altrimenti l’avrebbero già fatto in questo schifo di policlinico.»

«Forse vogliono capire se ha raccontato qualcosa che non doveva» azzarda Alba.

«O vogliono impedirle di parlare.»

«Quindi, non siamo sicuri di niente.»

«Certo.»

«Ora troviamola» dice risoluto il Biondo.

«Sempre che non abbia deciso lei di tagliare la corda» sottolinea Sax.

«Ancora!» sbotta il Biondo.

Alba si astrae dalla discussione e ascolta rapida il messaggio vocale di mammina, che le ricorda “il piccolo impegno del pomeriggio”. Il Biondo la spia con la coda dell’occhio. La sua espressione si fa cupa. Alba ne intuisce la gelosia e gli sorride, finta ingenua.

Poco dopo sono al commissariato. Alba e Sax sfogliano l’originale del fascicolo. Nelle fotografie la ragazza ha l’aria stravolta, gli occhi ora chiusi, ora sgranati. Le ferite da taglio sembrano superficiali. Il referto medico lo conferma. I risultati delle analisi tossicologiche non sono ancora pervenuti, ma c’è da giurare che è stata drogata. Morfina? GHB, DMA, flunitrazepam, qualche altra droga dello stupro? Il laboratorio si pronuncerà nella giornata di domani.

Alba rilegge le note del pronto soccorso. L’esame superficiale del corpo rivela tracce di microlesioni cutanee. Piccole bruciature, forse. Risuona un campanello d’allarme. Alba si fa dare dal Biondo una copia del fascicolo. Lo studierà con calma più tardi.

Da un bar vicino il Biondo ordina panini, patatine, Coca-Cola. Si torna a discutere. Si ripetono più e più volte cose già dette. È un modo per esorcizzare il senso di frustrazione e di impotenza. Il Biondo, nota Alba, le si è seduto accanto, e a volte i loro corpi si sfiorano. Quando accade, lui arrossisce. E lei sorride, come aveva fatto prima, in ospedale. Il tempo scorre. Il pomeriggio della domenica diventa tetro; ombre spesse, venate di gelo, invadono il commissariato deserto. Tuoni remoti ricordano che l’inverno è ancora in pieno fermento. Alba e Sax salutano il Biondo e se ne vanno ciascuno per la sua strada.

Il Biondo resta solo e compone un numero di telefono. Gli risponde una voce femminile. Aspra, scostante.

«Simona? Sono io.»

«Sì, sei tu. Il solito stronzo.»

«Scusami per ieri sera, c’era un’emergenza.»

«Ci sono sempre emergenze, con te.»

«Potrei… Ti va di vederci fra un’oretta?»

«Cos’è, all’improvviso ti è venuta voglia di scopare?»

«Perdonami, Simona. Hai ragione, sono il solito stronzo.»

La voce femminile sospira. L’ultima battuta è pronunciata con un tono più dolce. Anche se in sottofondo si percepisce un che di stanco, rassegnato.

«Ti aspetto. Ma è l’ultima volta.»

Il Biondo chiude la conversazione. Dovrà passare da casa, darsi una ripulita, prendere un regalo per Simona. Vuole bene a quella ragazza, a suo modo. Una collega delle “volanti”, più giovane di lui. Riccia, mora, lucana, cintura marrone di kung-fu, le mancano tre esami alla laurea in Legge. L’obiettivo è il concorso in magistratura. Vuole diventare PM per ripulire le strade dalla feccia. Cattivissima: al confronto, il Biondo è un vecchio garantista. Come amante è tenera e gentile. Il Biondo le vuole bene ma sa che non potrà giocare ancora a lungo coi suoi sentimenti. Da quando ha rivisto Alba, non è più lo stesso. Mentre passa davanti alla guardiola, il piantone lo richiama.

«Commissario Romani?»

«Che c’è?»

«Una chiamata dall’obitorio. Vogliono sapere se abbiamo diramato noi l’avviso di ricerca di un sudamericano.»

«Dammi qua.»

Il Biondo torna sui suoi passi, afferra la cornetta del telefono fisso (sì, ne esistono ancora, negli uffici pubblici) mentre un brutto presentimento si fa strada.